Aus Open, day 4: Giorgi, Errani, Henin, servizi a confronto. Il mistero di Venus. Tre italiani superstiti. Nadal di tutti i colori

Editoriali del Direttore

Aus Open, day 4: Giorgi, Errani, Henin, servizi a confronto. Il mistero di Venus. Tre italiani superstiti. Nadal di tutti i colori

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La tecnica conta ancora prima dell’altezza per un buon servizio: quanta differenza tra Sara e Camila! Venus Williams si affida al regolamento per aggirare la domanda riguarda al suo, e della sorella Serena, ritiro dal doppio. Chi ha più chance di raggiungere il quarto turno tra i tre italiani superstiti: Giorgi, Errani o Seppi? Rafa Nadal, quanti colori nell’armadio

Leggi l’articolo de “Il Giornale” nel quale si cita Ubitennis per la sua ricerca su Nadal e quei trattamenti vietati dalla legge italiana

Nadal, il doping e quell’ombra sul tennis

Che fregatura per il pubblico
Che fregatura hanno preso gli spettatori che avevano pagato 90 dollari per il campo centrale oggi: in circa tre ore e mezzo, 3h e 33 se non sbaglio, si sono “volatilizzate” tre partite, con il 6-0 6-1 della Radwanska alla Larsson in 44 minuti, il 7-5 6-0 di Serena Williams alla Zvonareva in un’ora e 25 minuti, il 6-0 6-1 6-4 di Djokovic a Kuznetsov che è durato addirittura un minuto in meno del match di Serena.
Delle tre l’unica partita che ha riservato un minimo di suspence è stata quella di Serena, perché la n.1 del mondo che non ha più vinto questo Slam australiano dal 2010 _ non ha giocato nel 2011, ha perso due volte in ottavi e una nei quarti nei tre anni successivi – era indietro 5-3 e ha dovuto annullare due set point consecutivi e poi un terzo, prima di infilare quei quattro games di fila che…sono diventati dieci. Era il remake della finale di Wimbledon 2010, e la Zvonareva torna a casa con lo stesso bottino, 5 game, solo che quelli di cinque anni fa furono distribuiti diversamente: 6-3 6-2. Lì ci fu ancora meno suspence. Oggi per un set almeno c’è stata. E siccome con una temperatura che ha toccato i 35 gradi e con la condizione atletica di Serena che è sempre un po’ misteriosa dopo il famoso svenimento dell’ultimo Wimbledon oltre alle sue già descritte disavventure australiane degli ultimi anni…beh poteva accadere di tutto se avesse perso il primo set. E anche se Vera Zvonareva, precipitata a n.202 per tutti gli infortuni patiti, non fosse apparsa lontana dalla miglior condizione, dopo tanta forzata inattività.

Venus batte Serena in velocità
Venus Williams, n.18 WTA, è riuscita a stare in campo ancor meno della sorella. Del morbo di Sjogren che l’attanaglia a giorni non si è vista traccia nel match vinto agevolmente, 6-2 6-3 in 76 minuti, sulla modesta americanina Lauren Davis, n.53. A separare le due statunitensi tante cose, comprese i 30 centimentri di altezza: 1,57 generosi la Davis, 1,87 Venus (cui la Media Guide della WTA cambia sempre l’altezza: l’ho vista certi anni con 1,89, altri 1,88, 1,86, 1,85: come se i centimetri fossero chili e peso).

Una Camila Giorni in grande spolvero
Venus Williams sarà l’avversaria di Camila Giorgi, un match che davvero mi intriga molto dopo aver seguito Camila punto per punto sul campo 6, e in tribuna sempre con la stessa formazione del match giocato sulla stesso campo da Camila contro Flavia Pennetta. Io dietro a papà Giorgi, che aveva accanto il fisioterapista Giovanni Santarelli della clinica pisana di San Rossore, mentre vicino a me c’era Lucas Verdicchio, il maestro argentino che allena a Jesi i giovani ma fa da sparring partner a Camila.
Più sulla destra, coperto da un asciugamano bianco sotto al quale voleva mettere la testa al riparo dal sole incombente, il consigliere federale Raimondo Ricci Bitti, carnagione chiara e quindi a rischio con il buco dell’ozono, mio ex avversario negli anni Settanta fra i “seconda categoria”, fratello del presidente della Federazione Internazionale Francesco, e qui “inviato” quale rappresentante della Federazione Italiana Tennis senza apparenti compiti specifici che quelli di guardarsi le partite. Una vacanzina niente male, agli occhi di chi come il sottoscritto lavora qui 14 ore al giorno (ma è una scelta, la mia, quindi guai a lamentarsi: chissà in futuro potrei chiedere al presidente Binaghi se manderebbe anche me, magari per tenermi lontano eh…).
Del match e del fantastico primo set di Camila ho scritto a lungo nel mio articolo di cronaca, al quale vi rimando, qui posso solo dire che mi ha davvero impressionato. E molto impressionata è rimasta anche la sua avversaria, Tereza Smitkova, n.68 WTA, che ha avuto qualche chance solo nel finale del secondo set quando Camila si è un po’ irrigidita e ci ha messo un po’, al quarto matchpoint, per evitare un pericoloso 5 pari dopo essere stata avanti di un break dal 3-1. Papà Sergio non ha dubbi: “Camila batterà Venus Williams, è più forte”.
Io spero proprio che abbia ragione. E secondo me ce l’ha. Mi espongo eh, perchè con Camila non si sa mai, e magari ecco, se Venus avesse gli aiuti che Camila ha dato alla Smitkova sul finale del secondo set, Venus saprebbe approfittarne. Non le manca davvero l’esperienza per farlo.
Mi ha impressionato soprattutto, al di là del solito grande anticipo e della violenza dei suoi colpi che piegavano le mani alla Smitkova, anche il servizio oggi: 7 ace, una quantità di servizi vincenti, uno sopra i 200 km orari (203), tanti sopra i 181 – e scrivo 181 e non 180 perchè quella sembrava la…velocità di crociera, ne avrà tirato almeno 5 o 6 a quella velocità – e un ace bellissimo con lift e traiettoria esterne da destra verso sinistra anche con la seconda palla di battuta. Uno spettacolo.

Il servizio di Giorgi, Errani e Henin
Riflettevo sull’altezza di Camila, in fondo soltanto 4 centimetri più alta di Sara Errani. Ma che differenza nel servizio! Anche se Sara non farà mai 23 doppi falli in un solo match come può capitare invece a Camila.
Mi viene in mente Justine Henin, 1,67cm (generosi). Era capace di servire fortissimo. Insomma è un problema di tecnica prima che di altezza.
Ho riferito la frase di papà Giorgi, vi risparmio quelle di Camila (che tanto non dice mai nulla, purtroppo). Interessante invece una frase di Venus quando le hanno chiesto perché lei e Serena si fossero ritirate dal doppio: “Non sono obbligata dal regolamento a rispondere a questa domanda”. Mistero dunque.
Piccolo mistero anche per Stan Wawrinka quando si è fermato per farsi vedere il gomito. Ma non sembra niente di grave. Però con il qualificato rumeno Marius Copil ha sofferto più del previsto: tre set 7-6 7-6 6-3.

Che fortuna Feliciano Lopez!
Superfortunello davvero Feliciano Lopez, che dopo aver salvato una manciata di matchpoint con l’americano Kudla (mi pare siano stati 4) nel primo round, perdeva due set e 4-0 con Mannarino che però ha cominciato a risentire di un problema all’addome così si è arrampicato a fatica sul 5-3 e matchpoint, l’ha mancato e si è ritrovato dopo aver perso un tiebreak in cui era stato in vantaggio all’inizio, al quarto set. Sul 4-0 per Lopez non ce l’ha più fatta e si è ritirato. Una piccola tragedia.

In vista della Fed Cup a Genova la Cornet festeggia
Festa grande invece per il venticinquesimo compleanno della Cornet, venuta fuori a fatica, 6-4 6-7 6-2 da una partita con la Allertova. Alizé ha detto al nostro Giulio Gasparin che giocare sulla terra rossa a Genova in Fed Cup contro l’Italia non sarà una cosa semplice, per nessuna tennista, né per le francesi né per le italiane. L’annuncio delle convocate verrà dato all’ITF mercoledì prossimo. La squadra francese sarà formata dalla Cornet e dalla Garcia, con la Mladenovic in campo per il doppio e la Parmentier come quarta. Quella italiana vi saprò dire. Magari domani, anche se non in via ufficiale. Il problema della Fed Cup è appunto passare dal cemento alla terra rossa per tornare subito dopo sul cemento. Flavia Pennetta, ad esempio, ha un sacco di punti da difendere per aver vinto Indian Wells un anno fa. Le converrà andare a Genova? Secondo me mica tanto. E a Camila Giorgi? Forse nemmeno. Però queste sono mie considerazioni. Mentre dal clan francese è trapelata un’altra preoccupazione: e se Andy Murray arrivasse in finale all’Australian Open, insieme al suo coach Amelie Mauresmo, come farebbe la Mauresmo, che è anche capitana di Fed Cup ad arrivare a Genova prima di martedì? Potrebbe accadere che per i primi giorni genovesi sia Gabriel Urpi, l’ex coach di Flavia Pennetta, a fare il team captain.
Intanto i francesi Mahut e Herbert che giocano il doppio insieme si sono presentati con su scritto sulle maniche della maglietta: “Je suis Charlie”.
Se mi trovo a scrivere queste cose, compresa quella del veterano lussemburghese Gilles Muller che sorprende Bautista Agut (testa di serie n.13) ma non me…e poi della sconfitta di Monfils (testa di serie n.17) per mano del redivivo polacco Janowicz, è perchè fino a tarda sera, con la sconfitta di Hewitt e con la resurrezione della Azarenka, non era poi successo granchè.

Bye bye Leyton Hewitt
Chissà se vedremo ancora Lleyton Hewitt, battuto in cinque set dopo aver condotto per 2 set a zero da Benjamin Becker, il tedesco che dopo aver spinto Andre Agassi… nella “fossa” degli ex, potrebbe metaforicamente averlo fatto anche con il re del “com’on!”, ex n.1 del mondo e vincitore di un Wimbledon e di un Us Open. Dispiacerà non vedere più, eventualmente, un guerriero come l’australiano di Adelaide, esattamente come dispiacque vedere Jimmy Connors che appendeva la racchetta al chiodo. Due giocatori che hanno sempre dato tutto e di più. Fino all’ultima stilla di energia, l’ultima goccia di sudore. Entrambi formidabili alla risposta e con il rovescio decisamente migliore del dritto.

La resurrezione di Vika Azarenka
In una giornata in cui in realtà non è successo granchè c’era grande attesa per il match fra le due amiche, Vika Azarenka e Caroline Wozniacki. E’ stata, meno male, una bella partita. Con la Aza avanti 3-0 poi 4-2, ma poi 4 pari. Vinto il primo set ha però vinto più facilmente il secondo. E la sintesi tecnica del match l’ha fatta la Wozniacki: “Non ho fatto errori stupidi, ho servito benino, in genere ho giocato bene ma al contempo penso che le ho lasciato troppo l’iniziativa. Dettava lei il gioco. Lei giocava incrociato? Giocavo incrociato anch’io. Dovevo invece cercare di aprirmi un po’ io il campo”.
Vabbè la Woz è la Woz, troppo attendista. Detto che a me non entusiasmano particolarmente nessuna delle due tenniste in questione, mi fa piacere che la Azarenka sia tornata a giocare bene. Vittoriosa in due Australian Open consecutivi era uscita troppo presto di scena. Troppo giovane per farlo. Ma il suo atteggiamento in conferenza stampa, troppo da star e poco da tennista, con metà della sua conferenza stampa dedicata alla moda, ai suoi completini gialli, le maniche lunghe – ed era lei stessa a sollecitare quel tipo di domande – mi ha un po’ infastidito.
Tuttavia l’autorevolezza con la quale ha domato la Stephens al primo turno e la Wozniacki al secondo fanno credere ad una sua resurrezione.

La prova del nove con la tennista impronunciabile
Che però andrà riscontrata, tipo prova del nove, contro la tennista che per via del doppio cognome, e quale cognome, tutti i giornalisti maledicono: Barbora (e non Barbara, già qui da fastidio!) Zahlavova Strycova, l’unica ragazza che per via di quel cognome infinito sul programma orario quotidiano non svela la nazionalità – è ceca – perchè su una riga il nome della nazione non ci sta.

L’occasione perduta di Paolo Lorenzi
Ho detto praticamente nulla del mio corregionale Lorenzi che ha avuto tante occasioni per portare a casa il match con il canadese dal cognome -a proposito di cognomi… – che fa tanto medicinale, Pospisil. Il ragazzone senese ha vinto il primo set al tiebreak e ha condotto 3-1 nel secondo prima di farsi raggiungere e perdere al tiebreak (anche là avanti 3-2 ma senza minibreak) il secondo set. Poi è stato 4-0 nel terzo, ma ha perso anche quello. “Mi è mancata un po’ di lucidità al servizio…”. Un vero peccato, era una partita alla sua portata.
Con la dipartita di Lorenzi (battuto anche in doppio al fianco di Seppi da Groth e il presidente dei tennisti ATP Butorac), sono rimasti solo tre italiani della pattuglia di dieci che avevamo all’inizio. Sara Errani che gioca alle una del mattino – ora italiana – contro la belga Wickmayer n.81 ma che l’ha battuta 3 volte, seppur non le ultime due, Andreas Seppi che affronta Roger Federer con il magone di chi ha subito 10 sconfitte ma con la soddisfazione di giocare sulla Rod Laver Arena sperando di riuscire a tenergli testa, e sabato Camila Giorgi chiamata a confermare le profezie del padre contro Venus Williams.
Considerando mission impossible la partita di Seppi, in quale partita è più probabile una vittoria italiana fra Errani-Wickmayer e Giorgi-Venus Williams?

Chiarimenti greci
Approfitto di una serie di commenti che ho trovato interessanti in relazione alle origini greche di alcuni campioni australiani del passato e del presente per fare quasi un copia e incolla a beneficio di tutti
Il padre di Sampras, Sotirios, è nato negli Stati Uniti da padre greco, immigrato; la mamma, invece, era nata a Sparta in Grecia e poi emigrata.
Mark Philippoussis: il padre Nick è nato in Grecia ed è vissuto lì anche dopo il matrimonio con la signora Rosanna, italiana. Sono emigrati in Australia solo nel 1973 e Mark (Markos Antonio) è nato nel 1976. Lui stesso raccontava spesso che ha imparato prima di tutto il greco, poi l’inglese.
I genitori di Kokkinakis sono entrambi greci greci – Trevor e Voula – emigrati per primi in Australia. Quindi, Sampras è già un po’ più americano, ma sia Philippoussis sia Kokkinakis sono seconde generazioni e geneticamente proprio greci. Thanasi è il diminutivo di Athanasios, in greco “immortale”. In realtà il papà di Sampras e il papà di Philippoussis sono greci di prima immigrazione. E i genitori di Kokkinakis sono immigrati entrambi in Australia ma nati in Grecia

Ma di quanti colori si veste Rafa Nadal?

Grazie ad un altro lettore, che ringrazio anche se non ricordo più il nick name e chiedo scusa, apprendo che l’armadio di Nadal comprende i seguenti colori:

Rosa shocking: maglietta
Giallo fluo: bandana e dettagli di polsini e scarpe
Bianco: pantaloncini, polsini, calzini e dettagli scarpe
Nero: dettagli qua e là
Viola: il righino del pantaloncino
Grigio/blù, verde scuro: scarpe
Rosso: orologio

E’ record?

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