Wawrinka oltre le sue paure, Djokovic ringrazia la pioggia (Clerici). Tutti pazzi per l'uomo dal rovescio d'oro (Melloni). Djokovic e Murray, semifinale infinita (Clemente). Far muovere Serena, così Safarova può giocarsela (Bertolucci)

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Wawrinka oltre le sue paure, Djokovic ringrazia la pioggia (Clerici). Tutti pazzi per l’uomo dal rovescio d’oro (Melloni). Djokovic e Murray, semifinale infinita (Clemente). Far muovere Serena, così Safarova può giocarsela (Bertolucci)

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Wawrinka oltre le sue paure, Djokovic ringrazia la pioggia (Gianni Clerici, La Repubblica)

Wawrinka Nikefobo, parola che mai mi era ritornata in mente sinché non vidi Drobny, che divenne mio amico anche per identità psichica, mancare 2 o 3 Wimbledon, prima da farcela, al termine della carriera. Nikefobo che, per chi non è stato al liceo, significa pauroso della vittoria, mi è parso oggi Wawrinka, che ha vinto due o forse tre volte un match che un giocatore positivo, tipo Borg giovane o Lendl vecchio, avrebbe vinto una volta sola. Non credo di rivolgermi a lettori che tv, blog, computer, abbiano privato delle immagini alle quali ho assistito, dal vero. E allora mi viene da domandare: come è riuscito uno superiore all’avversario, Tsonga, in ogni colpo del gioco e nel tocco di palla, e inferiore soltanto un po’ nella muscolatura e nella corsa, a non concludere in tre set netti, in un paio di orette, invece che soffrire sino a 3 ore e 46? Un collega mi ha fatto notare la scritta che Stan portava sulla camicetta, Fromm. Non sarà Erich? mi ha domandato. E, dopo il nome del famoso psichoscrittore, mi ha mostrato un suo pensierino su Google che diceva «essere emotivo è spesso diventato sinonimo di instabile e squilibrato. Non sarà vero l’opposto, anche se non penso di spingermi a tanto, nonostante un amico svizzero, che conosce bene quel perfetto stilista, come non ce ne sono più, stia indicando il conflitto matrimoniale da poco reso pubblico quale la possibile causa di un match su e giù com’è difficile vedere. La seconda semifinale prevedeva una vittoria di Djokovic, sia per il 18 a 8 nei precedenti, sia per l’alto livello del serbo nel torneo, ma anche qui doveva verificarsi una vicenda inattesa. Stavamo uscendo dalla tribuna, mentre Nole dominava da due set, quando la sua eccessiva sicurezza, e la testarda opposizione di Murray si mescolavano in un improvviso, inatteso capovolgimento. Una vicenda in cui un Djokovic incredulo, e un Murray resuscitato erano arrestati sotto un cielo in tempesta. Per le fortune di Djokovic, credo di poter affermare, in una prosecuzione che giungerà dopo una notte di riposo, e certo di riflessione. Infine, un altro momento inatteso di una giornata paradossale è stata una rapida intervista a Serena, che già era apparsa malconcia alla sua terza partita. «Sono stata vicina al collasso, nell’ultimo match – ha mormorato la poveretta – credo di avere un’influenza e mi auguro di star meglio domani«. Ce l’auguriamo tutti, a parte forse l’avversaria, Lucia Safarova. Semifinali Wawrinka (Svi) b. Tsonga(Fra)6-3,6-7(1),7-6 (3), 6-4; Djokovic (Srb)-Murray (Gbr) 6-3, 6-3, 5-7, 3-3

 

Tutti pazzi per l’uomo dal rovescio d’oro (Mirco Melloni, Tuttosport)

Se è il numero uno del mondo a stabilire che sta per arrivare un temporale, allora c’è proprio da credere che bisogna smettere di giocare. A Parigi comunque le nuvole stavano davvero facendo capolino. E così la semifinale tra Novak Djokovic e Andy Murray – con il serbo avanti due set a uno – si completa oggi alle 13, prima della finale femminile tra una Serena Williams ieri a riposo (leggera influenza) e la Safarova, finalista anche nel doppio. Nole forzerà i tempi per accedere alla finale del Roland Garros (l’unico Slam non ancora vinto dal serbo, imbattuto sul rosso nel 2015) senza svuotare il serbatoio. Anche perché ad attendere il vincitore ci sarà un avversario, Stan Wawrinka, che arriverà all’atto decisivo con 48 ore di riposo (utili anche per tenere sotto controllo il dito medio dolorante), e con il pieno di fiducia. Roland Garros o Coppa Davis? Wawrinka è giunto alla seconda finale dello Slam della carriera con l’abbrivio di una seconda settimana da sogno. Prima di battere in semifinale l’eroe di casa Tsonga (che ha sprecato 16 delle 17 palle-break, continua il digiuno di francesi in finale del singolare maschile, da Leconte nel 1988), lo svizzero aveva superato il totem Roger Federer uscendo dal cono d’ombra del connazionale. E considerando come si stavano mettendo le semifinali, non è difficile immaginare che nel tardo pomeriggio di ieri Wawrinka sia stato raggiunto da una telefonata di Federer. «Caro Stan, se in finale trovi Djokovic, non fare scherzi: battilo!». Un sostegno da compagno di Coppa Davis – e proprio con Federer e Wawrinka lo scorso anno l’insalatiera è arrivata per la prima volta in Svizzera – che si trasforma in un tifo “interessato”. Nella carriera leggendaria di Roger, c’è una casella sguarnita, quella del poker nei tornei dello Slam nello stesso anno. Un traguardo che Djokovic insegue, e il 2015 potrebbe essere l’occasione propizia. Il serbo ha già vinto l’Australian Open, è favorito d’obbligo a Wimbledon e agli Us Open, e il vero ostacolo può essere Parigi. Dove Wawrinka si trasformerebbe nello scudiero di Federer.. Pochi, ma buoni. Ripartito con slancio nel 2015, dove non si è fatto mancare nulla (nemmeno la separazione dalla moglie Ilham), Wawrinka vuole mettere il timbro. Il 30enne di Losanna ha battuto Djokovic soltanto tre volte su 20 precedenti nel circuito, anche se quei match non sono passati inosservati. Wawrinka si aggiudicò il primo scontro diretto, nel 2006 a Umago, ma soprattutto ha vinto un meraviglioso quarto di finale degli Australian Open 2014, snodo per conquistare il suo unico torneo del Grande Slam. Wawrinka è conscio che, a prescindere dall’epilogo dell’odierno Djokovic. Murray, domani partirà sfavorito, ma dopo aver rifilato un perentorio ko in tre set a Federer, non c’è nulla che lo possa spaventare. I risultati Uomini semifinali Wawrinka (Svi. 8) b. Tsonga (Fra,14) 6-3 6-7 (1) 7-6 (3) 6-4: Doppio donne, semifinali  Mattek-Sands (Usa)/Safarova (Cec, 7) b. Hlavackova (Cec)/Hradecka (Cec, 9) 6-2 5-7 6-4; Dellacqua (Aus)/Shvedova (Kaz, 12) b. Makarova (Rus)Vesnina (Rus, 2) 6-3 6-2 II programma oggi ore 13 semifinale Djokovic (Ser, 1)-Murray (Gbr, 3) 6-3 6-3 5-7 3-3. Ore 15 finale femminile S. Williams (Usa.1)-Safarova (Cec,13), finale doppio maschile Bryan (Usa)/Bryan (Usa,1)-Dodig (Cro)/Melo (Bra, 3)

 

Djokovic e Murray, semifinale infinita (Valentina Clemente, Tuttosport)

Sono state la notte e la tempesta a fermare la semifinale (6-3 6-3 5-7 3-3) tra Andy Murray e Novak Djokovic in una partita che ha infiammato il Philippe Chatrier e che ha vissuto due dimensioni parallele. C’è voluto tempo infatti ad accendere il match perché, se si eccettuano i primi scambi, il campione serbo sembrava avviato a portare a casa facilmente una partita senza storia, dove lo scozzese appariva impotente spettatore di fronte gli attacchi del suo avversario. Andy invece era probabilmente in una sorta di bolla anestetizzata e quando si è trovato sull’orlo del precipizio, in quelli che avrebbero potuto essere gli ultimi istanti del terzo set e della partita, ha saputo rompere l’incantesimo con dei passanti e dei vincenti che hanno risvegliato un pubblico oramai assopito. Un contraccolpo psicologico che ha sorpreso sugli spalti gli spettatori, i quali hanno trasformato il Centrale in una sorta di torcida a favore del britannico, e forse anche lo stesso Djokovic, che alla fine del terzo parziale è corso negli spogliatoi per un non meglio chiarificato time out medico. Andy era lì che lo aspettava con impazienza e alla fine la quarta partita stava mantenendo le promesse della terza, con scambi tra i due protagonisti degni di una partita alla playstation. Tuttavia a fermare la rincorsa di Murray è arrivato il tanto atteso temporale, prospettato per tutta la giornata ma giunto solo dopo 3h08′ nel momento più caldo della partita per congelare gli animi. I due termineranno il loro incontro oggi alle 13, aprendo come una partita di gala la finale femminile. PROVACI ANCORA STAN. Stan Wawrinka non ci crede, guarda ancora con uno sguardo disincantato questa sua seconda finale di Slam, dopo la vittoria contro Jo-Wilfried Tsonga per 6-3 6-7(1) 7-6(3) 6-4. Anche perché per lui coloro che raggiungevano queste vette erano mostri ineguagliabili. Eppure lo svizzero in carriera ha già assaporato su questa terra una vittoria “minore” visto che 12 anni fa fu lui a sollevare il trofeo junior e quegli istanti sono ancora vividi nei suoi occhi. «Mi ricordo tutto, anche il primo match sul campo numero7 eil primo set perso in cui mi ero detto che sarei tornato presto a casa, nonostante fossi uno dei favoriti. Giocai la finale contro Baker, fu un incontro strano in tre set e fu l’unico torneo junior che disputai in quella stagione». Nel frattempo lo svizzero è cresciuto, ha conquistato delle tappe cadendo a volte in basso e vivendo un ruolo non semplice come secondo giocatore elvetico, sempre nell’ombra di Federer. Wawrinka ha saputo però imparare a brillare di luce propria, cadendo, fallendo, ma soprattutto rialzandosi (come ricorda il suo tatuaggio), costruendo un nuovo futuro, rimanendo comunque con i piedi ben piantati a terra. «Giocare al Roland Garros per me era già un sogno e mai avrei pensato d’arrivare in finale: è qualcosa d’eccezionale. Cercherò di approfittarne al massimo, perché il tennis è uno sport estremo a livello d’emozioni nei due sensi, bisogna godere degli attimi senza dimenticarli mai. Da un anno a questa parte le cose sono cambiate, perché prima guardando il tabellone mi domandavano chi avrebbe giocato i quarti e così via. Oggi tra quei tennisti ci sono anch’io ed ho conquistato il mio posto sul campo, anche se resto lontano dai “Fab Four»: loro fanno parte di un altro pianeta»

 

Far muovere Serena, così Safarova può giocarsela (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

La montagna di muscoli e l’enorme talento che Lucie Safarova deve affrontare oggi nella finale di Parigi fanno tremare i polsi. La fisicità debordante e la potenza dei colpi della numero uno del mondo Serena Williams sulla carta non lasciano molte possibilità di vittoria alla ceca, ma sappiamo che le imprese nello sport sono sempre possibili. Basta rileggere i nomi delle giocatrici superate senza perdere un set in questo torneo (Lisicki, Sharapova, Muguruza e Ivanovic) per certificare lo stato di forma della numero 13 Atp, di cui si conoscevano le qualità ma che è esplosa dopo la semifinale di Wimbledon dell’anno scorso, superando anche delicate situazioni personali. Certo, se analizzo ogni singolo colpo, faccio fatica a trovare situazioni tattiche favorevoli per la Safarova, ma sulla testa di Serena aleggia lo spettro di una condizione fisica non ottimale. In quel caso Lucie dovrà sfruttare ogni singola occasione, parare in risposta, far valere il taglio mancino e non lasciare le redini dello scambio in mano all’avversaria. Solo portandola fuori zona, costringendola a scomodarsi e a colpire la palla in movimento potrà pensare di fare partita pari. Fare a pallate da dietro sarebbe come invitarla a nozze, ma sappiamo che Serena nelle zone defilate del campo aumenta la percentuale di errori. Spesso nella vita degli atleti passa un solo treno importante e per Lucie questo, molto probabilmente, si rivelerà l’unico.

 

 

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