Il segreto di Novak Djokovic è... sciare!

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Il segreto di Novak Djokovic è… sciare!

Anni passati sciando hanno affinato quelle qualità naturali che rendono Novak Djokovic così unico

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Nella sua (vana) batttaglia per la conquista del suo primo Roland Garros, Novak Djokovic si è comunque prodotto in una serie di scivolate e di recuperi, bordeggiando il campo da tennis come pochi. Un’abilità sviluppatasi con lo sci.

Djokovic, pur essendo nato a Belgrado, passò gran parte della sua infanzia sciando nella località di Kopaonik, dove cominciò a sciare all’età di 2 anni.

Adoro stare in mezzo ai pendii”, parole di Djokovic in una recente intervista. “Credo sia la sensazione migliore che possa avere un atleta”. Alla domanda, se si sentisse meglio sul pendio di una montagna che in un campo da tennis, la risposta è stata “”.

Il padre di Djokovic, Srdjan, e suo zio Goran sono entrambi eccellenti sciatori. Sono cresciuti entrambi praticando una molteplicità di attività sportive in Kosovo, prima di trasferirsi a Belgrado. Srdjan, alla fine trovò fortuna a Kopaonik, dove incontrò la sua futura moglie, e madre di Novak. Goran poco tempo dopo si unì al fratello a Kopaonik dove si guadagnava la vita come istruttore di sci. E se lo zio istruttore di sci si dichiara orgoglioso delle abilità sciistiche del nipote qualcosa vorrà dire: “Novak ha davvero una bella tecnica”, parole sue. E, vedendolo in azione sui campi del Bois de Boulogne, il suo commento è stato: “quando scivola così su un campo da tennis è come se sciasse”.

Anni passati sulle piste hanno aiutato Novak a sviluppare determinate qualità che lo rendono abbastanza unico rispetto ai suoi colleghi tennisti: resistente, ma al tempo stesso flessibile e agile.

Oggi i tennisti riescono a scivolare anche su campi abrasivi e duri, non solo sulla terra battuta. Ma nessuno fa crepitare le caviglie come Djokovic quando si muove al meglio e probabilmente nessuno colpisce con la stessa enfasi e lo stesso controllo anche in condizioni di precario equilibrio.  Mike Kenney, zio ed ex coach di Bode Miller, riscontra parecchie similitudini fra Djokovic e Miller. Bode Miller, fra l’altro giocatore di tennis di buona caratura a livello juniores, è stato per sei volte medaglia olimpica e per due volte campione assoluto di Coppa del Mondo. Spesso lo si è visto come uno sciatore spericolato e per questo probabile indiziato di infortuni, un po’ come Djokovic nei suoi primi anni da pro, quando stupiva tutti con la potenza delle sue scivolate e delle sue quasi spaccate. Ma secondo Kenny Miller, la combinazione di un buon patrimonio genetico – sia Novak che Bode hanno delle articolazioni naturalmente elastiche e muscoli flessibili – e un’infanzia passato sciando, giocando a calcio e a tennis, hanno cambiato a loro favore i termini della storia. Movimenti che per chiunque altro sembrano pericolosi e punitivi, per loro sono semplicemente unconfortable. La base del senso di equilibrio non è altro che la capacità di riuscire a gestire e recuperare situazioni precarie.

Per atleti che sottopongono a stress elevati la parte inferiore del proprio corpo, caviglie forti sono imprescindibili. “Bode ha delle caviglie forti come delle mazze; e per Djokovic sembrerebbe valere lo stesso discorso”.

Lo stesso Djokovic ammette che “Sciare ha aiutato a migliorare la flessibilità delle caviglie e delle ginocchia fin da un’età molto precoce”. Una delle chiavi del gioco di Djokovic è dato dalle sue straordinarie capacità difensive. Ad esempio Nadal, prima di incontrare Djokovic nel quarto di finale al Roland Garros di quest’anno, aveva messo a segno 71 vincenti di dritto nei match precedenti, circa 18 a match in media. Il fatto che contro Djokovic Nadal sia riuscito a realizzare solo 3 dritti vincenti dà la misura della difficoltà di sfondare Djokovic da fondo quest’anno (e per inciso dà anche la misura di quanto sia fantascientifico il dato di 60 colpi vincenti totali messi a segno da Wawrinka, di cui 11 di rovescio).

Nei primi 5 match giocati al Roland Garros del 2015 i suoi avversari sono riusciti a segnare solo 62 colpi vincenti da fondo (prendendo in esame solo diritti e rovesci) su un totale di 137 games giocati. Murray, per arrivare alla semifinale, ne aveva dovuti giocare 163, nei quali aveva subito un totale di 118 colpi vincenti da fondo campo. Non è semplicemente una questione di velocità e di arrivare sulla palla (Murray in questo ha poco da invidiare a chiunque); è il modo con cui Djokovic arriva sulle palle. Anche in situazioni di stress e di equilibrio precario, riesce a mantenere un gesto tecnico composto e fluido, mentre il resto dei suoi colleghi cerca semplicemente di rimandare di là la palla, nella speranza di invertire più avanti l’inerzia dello scambio.

Tornando al discorso dello sci, va fatta un’altra considerazione . Di solito i tennisti di elite evitano situazioni pericolose, come appunto giocare a calcio o sciare, per la paura di infortuni. Di Roger Federer ad esempio  sono note le qualità di sciatore; tuttavia, come ha pure riconosciuto il suo agente Tony Godsick, Federer ha evitato di sciare negli ultimi 5 anni proprio per evitare rischi, con l’intento di riprendere una volta che si sarà ritirato dalle competizioni.

Djokovic invece, pur non sciando spesso come vorrebbe, non ha rinunciato a questo piacere. Dopo la sconfitta con Wawrinka agli Australian Open nel 2014, Djokovic si concedette alcuni giorni a Kopaonik per rifiatare e farsi qualche bella sciata, come si può vedere anche dal suo profilo twitter.

Così Djokovic: “Ci sono molte cose rischiose nella vita, come prendere un aereo; ma nonostante questo tocca farlo”.

 

Traduzione a cura di Federico Bertelli

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