Pennetta ritrova l'America. Ai quarti per la sesta volta (Martucci), Pennetta, chiamatela Miss Stelle e Strisce (Azzolini), Serena contro Venus sulla strada dello Slam (Mancuso), C’è il Williams show. E Venus deve perderlo (Lombardo), Vinci e trovi una Williams: occasione storica per Roberta (Giorni)

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Pennetta ritrova l’America. Ai quarti per la sesta volta (Martucci), Pennetta, chiamatela Miss Stelle e Strisce (Azzolini), Serena contro Venus sulla strada dello Slam (Mancuso), C’è il Williams show. E Venus deve perderlo (Lombardo), Vinci e trovi una Williams: occasione storica per Roberta (Giorni)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Pennetta ritrova l’America. Ai quarti per la sesta volta

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 8.09.2015

 

Ancora loro. Ancora Flavia Pennetta e Roberta Vinci: le veterane, a 33 e 32 anni, si ripresentano nei quarti degli Us Open, il loro Slam più vincente, dove la brindisina ha raggiunto le semifinali, nel 2013, battendo proprio la tarantina. Per auto-promuoversi fra le migliori otto del torneo, Flavia (n. 26 del mondo) deve superare la potente australiana Samantha Stosur (22), l’ultima a battere Serena in una finale Major, agli Us Open 2011, imponendo per la settima volta su sette confronti la superiorità sulla diagonale più forte dell’avversaria, quella del dritto che sbatte contro il magnifico rovescio dell’azzurra. Del resto, Sam è una benemerita del tennis italiano: perse la finale del Roland Garros 2010 con Francesca Schiavone e la semifinale sempre di Parigi con Sara Erra-ni. E Flavia, dopo aver salvato due palle-break d’acchito, le scappa via a botte di risposta sul 3-2, e poi mantiene il vantaggio, salvandosi sul 5-4 con due errori dell’aitante ragazza di Brisbane aggrappata al servizio e fallosa da fondo. L’importantissimo 6-4 mette ancor più sotto pressione i fragili nervi della Stosur. Che si salva sull’1-1 e anche sul 2-2 ma, sul 3-3, capitola davanti ad una meravigliosa smorzata di dritto della Pennetta. Viatico del secondo 6-4 che la porta, dopo un’ora e 18 minuti, ai quarti, contro la vincente fra la favorita Kvitova e la sorpresa Konta. «Questo torneo è stato sempre speciale per me, mi trovo bene con Sam, che gioca come una spagnola. Io mi alleno in Spagna». FORTUNA Lo strano infortunio che ha costretto «Genie» Bouchard a lasciar via libera ai quarti alla nostra Roberta Vinci ha ancora molti lati oscuri. La canadese non si è procurata la commozione cerebrale nel sonno, svegliandosi di soprassalto negli spogliatoi, com’era stato detto in un primo momento, bensì, entrando negli spogliatoi al buio e scivolando sul pavimento bagnato, nel tentativo di trovare l’interruttore della luce. Ha battuto violentemente in terra prima col gomito e poi con la testa. Robertina, che era scesa al numero 43 della classifica, non finge: «Quando il supervisor mi ha informata, ero contenta di non doverla affrontare: è vero, mi si è aperto il tabellone, la fortuna gira». Tocca così per la terza volta i quarti a New York dopo il 2012 e il 2013 («Per la prima volta non contro un’italiana, speriamo sia la volta buona») e incrocia a sorpresa l’atletica francese Kristina Mladenovic (n. 40): «Non pensavo battesse Makarova qui, io dovrò fare il mio gioco per continuare a crescere e regalarmi un bel risultato, considerando anche la mia età. Di sicuro, preferisco affrontarla qui piuttosto che sulla terra». Dove, per la cronaca, l’Italia di Fed Cup ha perso clamorosamente contro le ragazze di Mauresmo. «Se penso a Mladenovic non mi viene in mente la Fed Cup». Ma la potenza, la duttilità e i 22 anni della figlia d’arte (mamma Dzenita ex pro di volley, papà Fragan di pallamano): «L’esperienza sarà importante, mi auguro». ERRORI Strano che Fabio Fognini non si sia riscaldato contro un mancino o almeno contro un giocatore-servizio volée prima di affrontare Feliciano Lopez, il mancino spagnolo profondamente diverso dai precedenti avversari. Non è strano che avesse le gomme sgonfie dopo la storica rimonta contro Nadal, da due set a zero sotto, quand’aveva sparato 70 vincenti contro il due volte campione degli Us Open. E quindi non è assurdo il k.o. in appena tre set negli ottavi di domenica: «Il dritto non mi funzionava, mi sono svegliato stanco, con spalle e ginocchia doloranti, e con cattive sensazioni. Contro un giocatore così, sarei dovuto essere molto più solido, invece ho fallito le occasioni, nel primo e nel secondo set». Ancora una volta, peccato, Fabio….. Lo svizzero, in formato Roland Garros, martella con micidiali dritti inside out e con angolatissimi rovesci incrociati, distraendosi solo nei 24 minuti che gli costano il secondo set; accecato dalla rabbia per aver perso il servizio in apertura di set, Stan disintegra la racchetta. Tra le donne Simona Halep, numero 2 del tabellone, resiste al caldo e all’infortunio alla coscia sinistra prima di recuperare un match in salita contro la Sabine Lisicki.

 

Pennetta, chiamatela Miss Stelle e Strisce

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 8.09.2015

 

Chi ha detto che le bestie nere sono brutte? Un filo di trucco sugli occhi grandi, le gambe nervose sotto il gonnellino ampio che non tutte possono permettersi e il beauty case nella borsa degli attrezzi, sempre a portata d’intervista televisiva, Flavia Pennetta tutto sembra tranne un essere pernicioso, un diavolo della Tasmania o un velenoso mamba, di quelli che avranno abitato gli incubi della piccola Samantha, quando viveva nella fattoria dei genitori in Australia. Ma la “bete noire’ in fondo, è un concetto, e segna un reale discrimine fra una rivalità sportiva, per quanto rotonda, combattuta e sofferta possa essere, e l’umana accettazione del proprio destino di perdente certificata ma ignara, che finisce per le terre senza sapere un perché. Questo è l’effetto che Flavia fa a Sam Stosur e c’è poco da fare, salvo da parte nostra rallegrarsene. Perché sono sette le vittorie filate della nostra sulla signorina Down Under e questa vale anche più delle altre: un posto nei quarti degli Us Open, la sesta volta che l’impresa riesce (e una di queste, nel 2013, fruttò la semifinale), a ribadire come gli Us Open siano lo Slam più amato da Flavia. Conquista solo all’apparenza facile. Sam è una fighter di razza pura, l’ultima vincitrice del torneo americano prima dell’avvento definitivo della Sister Minore (il colpaccio riuscì nel 2011) e anche l’ultima ad averla battuta su questi campi. Ma Flavia sa come prenderla. Soprattutto, da che parte… Quella del rovescio, sul quale la Penna lavora e sferruzza instancabilmente, finché Samantha non si ingarbuglia, obbligata a portarsi di gran carriera sul dritto pur di tentare qualche replica. Con altre il gioco riesce, seppure vi sia da soffrire, con Flavia meno, perché sa replicare con il suo rovescio ai colpi arroventati del dritto dell’australiana, e perché sui turni Autostrada Vmd Roberta, eliminata nel doppio, trova un match abbordabile con la Mladenovic di battuta si dispone con bella aggressività a cogliere tutte le occasioni possibili. Partita perfetta quella di Flavia, poco da dire. Un break nel primo set sul tre pari, e poi sempre avanti nella seconda frazione, nella quale Sam ha dovuto salvare il salvabile sui suoi turni di battuta per non rendere le cose persino troppo agevoli all’azzurra. E sono due, le ragazze italiane ai quarti di finale. E la terza volta che accade, ma qui l’elemento trainante del gruppo diventa Roberta Vinci. Nel 2012 furono Errani e Vinci, le prescelte. Nel 2013, Vinci e Pennetta. Come in questo 2015. Fra le due, proprio Robertina potrebbe avere il quarto più facile. Flavia attende il match fra Kvitova e Konta, Roberta sa già che dovrà vedersela con Kristina Mladenovic, francese, doppista come lei, alla prima volta così in alta in uno Slam «Spero sia la volta buona, alla mia età una semifinale sarebbe un regalo formidabile, l’aspetto da una vita»….

 

Serena contro Venus sulla strada dello Slam

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 8.09.2015

 

Mamma Oracene ha già detto che non assisterà alla partita. Sarà vero? Siamo nella patria di Hollywood e al “Sister Act” giunto alla puntata n.27 si potrebbe ispirare un film da Oscar: protagoniste Serena e Venus Williams. Perché tu puoi uscire dal ghetto, ma il ghetto non uscirà mai da te, recita un vecchio detto. A New York vanno matti per queste storie. Lo chiamano “American Dream”: le due sorelle partite da Compton, periferia povera e violenta di Los Angeles, dove l’aspettativa di vita non è certo la stessa di Beverly Hills. Sono cresciute su campi disastrati tra pallottole vaganti, come ama raccontare papà Richard, mentore delle due campionesse, e da 15 anni dominano il tennis femminile. Serena e Venus sono divise da un anno e 3 mesi: la più piccola compirà 34 anni il 26 settembre, la maggiore ha spento le 35 candeline il 17 giugno. Oggi (In Italia sarà già notte) saranno una di fronte all’altra nei quarti degli US Open sull’Arthur Ashe Stadium, lo stadio più grande del mondo intitolato al primo afro-americano capace di vincere uno Slam aprendo così le porte del tennis ai coloured. Una giornata che vedrà protagonista anche Roberta Vinci: la tarantina affronta la francese Kristina Mladenovic. Confermata la tradizione che vede dal 2008 l’Italia piazzare sempre almeno una sua rappresentante nei quarti dello Slam a stelle e strisce. A TRE PASSI DALLA STORIA Questa volta il derby in casa Williams ha un sapore diverso: in palio non c’è solo la semifinale agli US Open. Serena vincendo tutti e 4 i Major nella stessa stagione si consacrerebbe come la più forte di tutti i tempi. E’ a meno 3 partite dal traguardo. Venus non sarà condizionata? Avrà il coraggio (e la voglia) di mettere fine al sogno Grande Slam della sorella minore? «Sarà come giocare allo specchio – dice Serena – lei mi ha battuto tante volte, più di chiunque altra. E’ l’unica avversaria che non vorrei mai affrontare e non perché è mia sorella. Comunque, se proprio devo perdere, preferisco sia contro Venus. Anche se a me perdere non piace. Mai». Il bilancio è di 15-11 per lei, che diventa 8-5 negli Slam e 2-2 a Flushing Meadows. «Non deve pensare che sta giocando contro la sorella», sottolinea Patrick Mouratoglou, coach di Serena. Da parte sua Venus è sibillina: «Che altro potrò fare se non provare a vincere ogni punto e sperare che lei non tiri un ace dietro l’altro? Ma è più facile a dirsi che a farsi». DUBBI E SOSPETTI Serena è più forte in questo momento e probabilmente lo è sempre stata, come testimoniano i 21 titoli dello Slam contro 7 della sorella. Vincesse Venus sarebbe il trionfo della purezza dello sport che supera tutto. Perché le Williams non sono solo sorelle, ma molto di più: amiche, confidenti, compagne inseparabili. I derby in casa Williams hanno sempre fatto discutere. Le tv cercheranno di riprendere ogni emozione o piccolo dettaglio, ogni sfumatura, perché nella loro epopea c’è questa zona d’ombra. Sfide spesso deludenti in cui è mancata la carica agonistica, talvolta così strane e surreali da alimentare il sospetto di match pilotati ad arte dal padre. «Solo cattiverie e malelingue – nega con forza Venus – papà ci ha sempre detto di restare rilassate e divertirci. Non viene neppure a vedere la partita. Quando in campo ci sono le tue due figlie comunque vada è sempre una vittoria per te. I miei genitori l’hanno sempre pensata così».

 

C’è il Williams show. E Venus deve perderlo

 

Marco Lombardo, il giornale del 8.09.2015

 

Poi arriva il giorno in cui il mondo tifa contro di te e per rovinare tutto devi vincere una partita. Ma non una partita normale: una partita contro tua sorella. Serena contro Venus non è la prima volta, ma questo delle sorelle Williams neiquarti di finale degli Us Open è invero il match della vita. Ci sarebbe da scrivere un trattato di psicologia, più semplicemente c’è da fare la storia del tennis perché Serena è sulla strada immortale del Grande Slam, ma quella che può fermarla è appunto la sua sorellona. Quella con cui vive fianco a fianco da sempre, dividendo la stanza, interessi, patrimonio e probabilmente qualche flirt. Il suo mito,«perché lei non è solo la più grande. È la più Grande». New York non poteva desiderare di meglio, anche se la vera storia sarebbe stata vederle incrociarsi in finale e non sarebbe certo stata la prima volta. Finora Serena contro Venus statisticamente è 15-11, ma quante volte hanno giocato davvero? Per anni si è detto che lo show fosse comandato a distanza da papà Richard, che le ha costruite tenniste fin dalla culla senza saper nulla di tennis. Anzi: più che tenniste, campionesse. «Ma questa è una cosa che vi siete messi in testa voi – dicono incoro -:papà ci ha sempre detto di divertirci e basta.E poi quando un genitore ha in campo due figlie una contro l’altra, a fine partita ha vinto comunque». Questa volta no, però. Questa volta è diversa: Serena,la piccola delle due (ve lo immaginate?), è a tre partite dall’Infinito tennistico, dal vincere nello stesso anno tutti gli Slam in un boccone. «Però se proprio devo perdere contro qualcuna, meglio che sia Venus». La quale, diventata la più piccola – tennisticamente parlando – ma solo perché ha dovuto lottare negli ultimi anni della carriera contro una malattia che le toglieva le forze, dice che comunque se la giocherà: «Tutte e due siamo nel circuito da troppo tempo e sappiamo che ad un certo punto del tabellone rischiamo di affrontarci: siamo preparate a giocare al meglio, poi magari alle volte non succede ma altre sì». E quindi Venus, vuoi davvero rovinare il Grande Slam a tua sorella? «Penso che a nessuno piacerebbe rovinare una possibilità così a Se- rena: alla gente piace quando un atleta scrive una pagina di storia….

 

Vinci e trovi una Williams: occasione storica per Roberta

 

Alberto Giorni, il Giorno del 8.09.2015

 

Flavia Pennetta raggiunge Roberta Vinci nei quarti di finale degli Us Open: ieri sera ha battuto 2-0 (6-4; 6-4) in poco più di un’ora di gioco l’austriaca Stosur. Nei quarti ora incontrerà la vincente della sfida tra la Kvitova e la Konta. Tra Roberta Vinci e la prima semifinale Slam in carriera invece c’è Kristina « Kiki» Mladenovic, n.40 del mondo, al debutto in un quarto di finale di un Major. La francese di origini serbe (22 anni, dieci in meno della Vinci) non va sottovalutata perché ha appena eliminato la n.13 Makarova in tre set e sta attraversando un ottimo momento di forma, però a questo livello è raro trovare un’avversaria più abbordabile. Eliminata ieri negli ottavi del doppio insieme alla Knapp (7-6, 2-6, 6-2 per mano di Kudryavtseva e Pavlyuchenkova), Roberta ha anche risparmiato preziose energie, visto che si è qualificata ai quarti del singolare senza giocare: la sua avversaria, la canadese Bouchard, aveva dato forfait dopo essere scivolata negli spogliatoi rimediando una lieve commozione cerebrale. . Non ci sono precedenti con la Mladenovic, però questa si può considerare una rivincita con la transalpina, che ha trascinato la Francia nella rimonta sull’Italia nei quarti di Fed Cup a Genova lo scorso febbraio, da 0-2 a 3-2: fu proprio «Kiki» a battere la Errani e a trionfare insieme alla Garcia nel doppio decisivo contro Sara e Roberta. In caso di successo, la Vinci in semifinale troverà chi prevarrà nell’atteso derby tra le sorelle Williams. Sarà la ventisettesima sfida in famiglia, la prima delle quali andò in scena addirittura 17 anni fa e l’ultima a luglio a Wimbledon. Serena, sei volte regina degli US Open, conduce 15-11 ed è lanciatissima verso uno storico Grande Slam. Ha raggiunto i quarti anche Vika Azarenka: 6-3, 6-4 alla Lepchenko.

 

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