Quel talento di Belinda che ricorda la Hingis (Clerici). Murray, che spavento! In ospedale per il suocero (Cocchi). Bolelli e Fognini salutano Melbourne. Avanti Murray e Azarenka (Giorni). Un'Azarenka da 95 decibel, ma è la nonna il vero segreto (Azzolini)

Rassegna stampa

Quel talento di Belinda che ricorda la Hingis (Clerici). Murray, che spavento! In ospedale per il suocero (Cocchi). Bolelli e Fognini salutano Melbourne. Avanti Murray e Azarenka (Giorni). Un’Azarenka da 95 decibel, ma è la nonna il vero segreto (Azzolini)

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Quel talento di Belinda che ricorda la Hingis (Gianni Clerici, La Repubblica)

Qualche anno fa, stavo seguendo il mio consulente cinematografico Fabio Fumagalli, verso il Festival di Locarno, quando, fermandoci un istante al Club di Tennis, fui trafitto da un’emozione. “Chi hai visto, Jennifer Lawrence?”, mi domandò Fabio. “No, ho rivisto la Hingis. Ma mi pare che l’abbiano ricostruita, chissà in quale clinica di chirurgia estetica. Gioca tale e quale come la prima volta che la scoprii, al Roland Garros, e le feci la prima intervista della sua vita, insieme alla mamma, Melanie”. “Potrebbe esserci anche la mamma” scherzò Fabio. Mi guardai in giro, e, in quello che non riuscivo più a distinguere da un copione, ecco materializzarsi Melanie Molitor, a bordo campo, mentre la bambina, che seppi poi chiamarsi Belinda Bencic, continuava a manifestare quello che Brera aveva definito “senso geometrico”. Ora, a Melbourne, Belinda sta per incontrare Sharapova, e non è proprio detto che ci perda. Da questo Grand Slam, sommerso di sconfitte di teste di serie, potrebbe uscire la nuova star della quale il tennis femminile ha bisogno. Le similitudini, tra Martina e Belinda, non potrebbero essere più complete. Tutte e due fuggivano la società comunista, tutte e due cecoslovacche, Melanie con un generoso secondo marito, il signor Hingis, mentre il papà di Belinda, Ivan, trovava un’attività quale giocatore di hockey, e vi conosceva, nel borgo di Uzwill, Marcel Niederer, partner sportivo. Da simile amicizia nacque una borsa di studio, che permise a Belinda il viaggio che hanno compiuto felicemente in molti, l’educazione sportiva nell’Accademia di Bollettieri, a Bradenton. Il match di domenica tra la donna ormai famosa, sorta di industria tennistica, e la giovane speranza non è il primo incontro, tra le due. Infatti, Belinda possiede una foto che la ritrae a Bradenton insieme alla Sharapova, quando aveva sette anni. Ora Belinda è arrivata a 18, e ha sorpreso tutti noi nell’agosto scorso a Toronto, quando vi ha battute Wozniacki, Ivanovic, Serena e la Halep, un bel quartetto. Ma simile inatteso poker era stato seguito da un incidente, che ne aveva ritardato la prevedibilissima ascesa. Attendiamo ora un incontro nel quale le umane caratteristiche delle due tenniste sono curiosamente eguali, e felici, se è vero che la loro è anche una storia di emigrazione all’inizio disperata, e ora risolta positivamente, non solo per ragioni economiche, ma umane.

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Murray, che spavento! In ospedale per il suocero (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Anche quello del tennis, come il nostro, in fondo è un mondo piccolo piccolo, e le storie si incrociano come per uno scherzo del destino. Ieri a Melbourne, mentre Ana Ivanovic giocava il terzo turno contro l’americana Madison Keys, il gioco è stato interrotto perché qualcuno sugli spalti si era sentito male. La concitazione arrivava proprio dal box della serba che, spaventata, ha subito detto: «Credo si tratti del mio coach». In effetti era proprio il suo allenatore ad aver avuto un malore, crollando a terra nello spavento generale. Il signore in questione si chiama Nigel Sears ed è il papà di Kim, moglie di Andy Murray. Il coach della serba dunque è il suocero di Andy Murray che, contemporaneamente, giocava ignaro il suo turno contro il portoghese Joao Sousa nella Margaret Court Arena. Subito dopo l’incidente, il secondo consecutivo che costringe all’interruzione di un match della Ivanovic, sulle condizioni del signor Sears si rincorrevano voci allarmanti sui social. Si andava dall’attacco di cuore, al colpo di calore, alla caduta accidentale, il tutto mentre Andy smoccolava contro il numero 32 del mondo, a cui ha pure concesso un set prima di vincere. Intanto, alla Rod Laver, il gioco restava interrotto in attesa di notizie, con la Ivanovic in preda a una crisi di nervi e in lacrime per il timore che fosse accaduto qualcosa di grave. Dopo poco meno di un’ora le notizie su papà Sears, che a giorni diventerà nonno di un baby Murray, sono state rassicuranti. Un piccolo collasso probabilmente dovuto al caldo, aveva colpito il 58enne Nigel che, portato in ospedale per accertamenti, è stato dichiarato fuori pericolo. Successivamente il signor Sears, ormai ripresosi, ha saputo del k.o. della sua pupilla. La lunga attesa e lo stress infatti hanno giocato un brutto scherzo ad Ana che, tornata in campo in vantaggio per 1-0 nel terzo set, ha subito la rimonta della Keys che si è portata a casa il match. «Non è stata una gran giornata – ha fatto poi sapere Ana, assente alla conferenza stampa di fine partita — , ma l’importante è che Nigel stia bene». Strano torneo questo Australian Open per Andy Murray che, alla vigilia, aveva anche pensato di rinunciare alla trasferta per stare accanto alla moglie Kim. La signora Murray è alla fine della gravidanza e il parto, salvo imprevisti, è in programma per la prima decade di febbraio. Ma l’allarme ieri è scattato per il futuro nonno e la corsa in ospedale è stata per il 58enne suocero e non per la giovane gestante. Durante la partita, Jamie Murray, si è accordato con gli organizzatori del torneo affinché nulla venisse detto al fratello minore. E’ stata l’onnipresente mamma Judy ad informare il figlio dell’accaduto e accompagnarlo in ospedale mentre aveva ancora la divisa di gioco e le racchette in spalla. Nessuna dichiarazione da parte dello scozzese, che ha saltato l’incontro con la stampa per assistere il suocero. Al momento la prosecuzione del suo torneo non pare in dubbio, almeno che non giungano novità sul travaglio di Kim, col pancione dall’altra parte del pianeta. «Non è detto che lo stress patito da Kim alla notizia del padre — ha detto Leon Smith, capitano di Davis britannico e amico fraterno di Murray —possa far decidere a Andy di tornare a casa e starle vicino». Questo Slam sembra sempre più un affare di famiglia.

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Bolelli e Fognini salutano Melbourne. Avanti Murray e Azarenka (Alberto Giorni, Il Giorno)

C’è sempre meno Italia a Melbourne. In singolare non ci sono più italiani e in doppio sono stati eliminati anche Simone Bolelli e Fabio Fognini, che difendevano il titolo. Hanno perso al secondo turno con i francesi Pouille e Mannarino 7-6(5), 6-4: grande rammarico per il primo set, perché Bolelli e Fognini erano avanti 5-2 nel tiebreak, prima di subire cinque punti di fila. Simone non era al massimo visti i problemi accusati due giorni fa, ma non ha cercato scuse: «La schiena andava un po’ meglio, comunque dovrò risolvere la situazione. A febbraio non penso di giocare a Sofia, spero di rientrare a Rotterdam». Bene invece Roberta Vinci, che approda al terzo turno del doppio femminile con la Kuznetsova: battute 6-0, 6-3 le australiane Moore e Sanders. Ora la coppia italo-russa proverà a ribaltare il pronostico contro le teste di serie n. 1 e grandi favorite del torneo Martina Hingis e Sania Mirza. Momenti di paura sulla Rod Laver Arena durante il match tra Ana Ivanovic e Madison Keys. L’incontro è stato sospeso sul 6-4, 1-0 a favore della Ivanovic per un malore occorso in tribuna a Nigel Sears, coach della serba (e padre della moglie di Murray, Kim, incinta di nove mesi e rimasta in Gran Bretagna). Sears, 59 anni, è stato trasportato in ospedale, mentre la Ivanovic era in lacrime. Cinquanta minuti dopo, il match è proseguito e Ana ha finito per perderlo 4-6, 6-4, 6-4. Per fortuna in ospedale Sears si è ripreso e ha chiesto un televisore per vedere la fine della partita della sua giocatrice. Sul campo accanto, Murray all’oscuro di tutto ha battuto Sousa in quattro set e poi, informato dei fatti, è corso alla struttura medica per sincerarsi delle condizioni del suocero. Murray agli ottavi affronterà l’australiano Tomic; avanza anche Wawrinka (6-2, 6-3, 7-6 a Rosol), atteso da una grande sfida con Raonic. Nel torneo femminile continuano a cadere teste di serie: fuori anche la n.3 Muguruza (6-3, 6-2 dalla Strycova) e la n.9 Pliskova (6-3, 6-2 dalla Makarova). Salgono le azioni della bielorussa Azarenka: 6-1, 6-1 alla Osaka. Passando ai fatti di casa nostra, ieri il presidente della FIT, Angelo Binaghi, a margine di un dibattito al circolo «Match Ball» di Firenze, ha confermato che se Roma otterrà le Olimpiadi del 2024, la sede del tennis sarà a Tor Vergata. Insoddisfatto dell’apporto dell’amministrazione comunale di Roma, lo scorso ottobre Binaghi aveva paventato il trasferimento degli Internazionali d’Italia a Milano e ieri lo ha ribadito: «Farò di tutto perché gli Internazionali rimangano nella Capitale ma, se non ci saranno le condizioni, la sede migliore sarebbe Milano».

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Un’Azarenka da 95 decibel, ma è la nonna il vero segreto (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Babushka non ha mai smesso di darle consigli, pillole di saggezza utili a non perdersi dietro a qualche chimera, alle troppe fantasie o alle note musicali un po’ sgrammaticate che l’ex fidanzato rapper Redfoo le dedicava, quando i due filavano d’amore e d’accordo, protagonisti del jet set newyorchese. Piedi per terra, Victoria, la nonna la sa lunga ed è meglio starla a sentire. «Quando ti senti sola, preoccupata, troppo tesa per le partite che ti attendono, o troppo piccola per i grandi obiettivi che vuoi raggiungere», le ha detto una volta, «ripensa alla Bielorussia, agli inizi, alle corse che facevamo da un torneo all’altro». Erano tempi duri, quelli, per Victoria Fedorovna. E se non ci fosse stata Babushka al suo fianco, non sarebbe mai riuscita ad affrontarli: «Mi accompagnava sui campi, mi incitava. Io ero costretta a vincere tutti i tornei, eravamo poveri e quello era l’unico modo per entrare nei programmi di sostegno che il governo offriva ai giovani atleti più meritevoli. Mi facevano giocare anche due o tre partite al giorno» , continua, «ma più ne giocavo più ero contenta, così non sentivo i morsi della fame». Ora Vika è un simbolo di opulenza, ha perso qualche chilo e le gambe corrono veloci, ma la testa è sempre per Babushka, (alla quale Victoria ha dedicato i suoi primi trofei dello Slam, vinti nel 2012 e 2013) e lei sa che la nonna potrà guidarla a una nuova vittoria australiana. È tornata a vincere un torneo, dopo una serie di infortuni e tre anni d’attesa: è successo la settimana scorsa a Brisbane. «Segno che sono di nuovo in corsa», dice Vika, risalita fino al numero sedici della classifica, ma in cuor suo convinta di essere l’unica vera avversaria di Serena Williams. «L’ammiro così tanto, le sono amica, ma non penso di essere troppo lontana da lei come questi ultimi anni hanno fatto pensare». Questi Open potranno darle le risposte che cerca. In questi primi turni (doppio 6-1, ieri, alla giapponese Osaka) è sembrata lei più in forma di Serena. E’ tornata a spianare le avversarie, a urlare la sua foga a ogni colpo. Novantacinque decibel la misurarono a Wrmbledon, gli stessi del frastuono di un aereo in atterraggio. Vediamo se riuscirà anche ad atterrare su questo Slam, sempre con la testa a Babushka.

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