Zhang l'hai fatta grossa! (Semeraro), L'intervista all'ex giudice Grillotti: «Quando un match è venduto ce ne accorgiamo» (Lombardo), il nuovo Raonic avanza con un segreto tutto italiano (Clerici), Raonic, il predestinato che è diventato grande (Azzolini), Il ritorno di bombardiere Raonic (Giorni)

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Zhang l’hai fatta grossa! (Semeraro), L’intervista all’ex giudice Grillotti: «Quando un match è venduto ce ne accorgiamo» (Lombardo), il nuovo Raonic avanza con un segreto tutto italiano (Clerici), Raonic, il predestinato che è diventato grande (Azzolini), Il ritorno di bombardiere Raonic (Giorni)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Zhang l’hai fatta grossa!

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 26.01.2016

 

Queen Joanna, principessa Shuai. Gli Australian Open, in cerca di una sovrana dopo una prima settimana dove le teste di serie sono cadute a mazzi, per ora hanno trovato la favola gemella di due stelle impreviste. Il quarto di finale su cui nessuno avrebbe scommesso è quello fra Joanna Konta, n. 47 del mondo, prima britannica in 33 anni ad arrivare fra le ultime otto dello Slam australe, e la cinese Shuai Zhang, n. 133, che dopo anni di rimpalli nei tornei dello Slam – 0 vittorie in 14 tentativi – a Melbourne stavolta nelle qualificazioni è salita su una carrozza fatata e non ha nessuna voglia di scendere. Ieri, complice un infortunio all’adduttore che ha limitato non poco la sua avversaria, la testa di serie n. 15 Madison Keys, Shuai ha infilato la quarta vittoria in tabellone consecutiva. «Stamattina mi ero detto: okay, questa è la finale», ha spiegato. «Contando i tre match di qualificazione sono a sette vittorie, e di solito quando in uno Slam vinci sette partite vuol dire che sei in finale, no? E io mi sento stanca proprio come se fossi già in finale. Credo proprio che dopo questo torneo mi concederti un po’ di vacanza per stare con la mia famiglia». Una vacanza dal tennis, ma definitiva, Shuai a dire il vero aveva quasi deciso di prendersela alla fine del 2015, dopo una stagione avara di soddisfazioni. Anche una volta arrivata in Australia una settimana fa ha rischiato di ripartirsene in fretta con l’ennesima delusione targata Slam in valigia: nell’ultimo turno di qualificazioni era praticamente out contro Virginie Razzano che ha anche servito per il match. Da lì è iniziato l’itinerario disneyano della cenerentola made in China capace di commuovere all’unanimità lo spogliatoio femminile, di solito più incline alla ferocia: vittoria contro la n. 2 del mondo Simona Halep al primo turno del tabellone, quindi altri due colpacci – puntualmente bagnati da lacrimoni di gioia – contro la Cornet e la Lepchenko prima del successo “assistito” contro la Keys, anche lei bravissima a non ritirarsi (« Non volevo rovinare la festa a Shuai»). Non sarà lei probabilmente l’erede di Na Li, la ex n. 2 del mondo cinese che a Melbourne ha vinto uno dei due suoi Slam nel 2014, ma stanchezza a parte la Zhang ci ha preso gusto. «Nessuno credeva che potessi combinare qualcosa nello Slam, e anch’io non avevo mai pensato di avere la chance di vincerne uno. Adesso, invece, sì». A Melbourne è arrivato anche suo padre Zhuqiang «perchè non mi aveva mai visto giocare e voglio che capisca a cosa ho dedicato imiei ultimi vend anni», ha spiegato Shuai, che ha iniziato a giocare a sei anni ed è la quarta cinese a toccare i quarti negli Slam dopo Na Li, fie Zheng e Shuai Peng. KONTA. Anche la sua prossima avversaria ha rotto un tabù, visto che è la prima britannica a raggiungere un quarto nello Slam australe dal 1983, e un quarto in assoluto nello Slam dal 1984 (lo Durie a Wimbledon). La Konta, 24 anni, è nata a Sydney da genitori ungheresi e dieci anni fa si è trasferita in Inghilterra, a Eastbourne. Gli aussie hanno provato a convincerla scherzosamente a tornare su suoi passi, «ma il mio cuore è in Inghilterra», ha risposto lei, peraltro senza cattiveria. In tabellone è entrata con un bang, facendo fuori Venus Williams, poi ha eliminato la Zheng (con la e, 4 CINESI NEI QUARTI SLAM Shual Thang è la quarta cinese ad arrivare almeno una volta in carriera al quarti dl uno del quattro Slam. Prima dl lel cl erano riuscite Na U. JIe Zheng e Shual Peng. Na Li ha fatto per 6 volte:i quarti agli Australian Open (con 1 vittoria, 2 finali e 1 semifinale), 3 a Wimbledon, 2 agli US Open (1 semifinale),1 al Roland Garros (vittoria). Jle Zheng per 2 volte:1 agli Australian Open (semifinale), la Wimbledon (semifinale). Shual Peng per 1 volta, agil US Open (semifinale). La prima In assoluto è stata NaLIa Wimbledon 2006. che di nome fa Saisai) la ceca Allertova e la mancina russa ammazza grandi Makarova, in tre set durissimi. «Dopo il match point mi sono detta: grazie a Dio è finita! La verità è che ho iniziato un cammino quando avevo otto anni, e non credo ai miracoli. Tutto succede per una ragione. Se sono arrivata per la prima volta nei quarti di uno Slam in Australia, dove mi ricordo che mi ustionavo i piedi per allenarmi su campi bruciato dal sole, non è per caso».

 

L’intervista all’ex giudice Grillotti: «Quando un match è venduto ce ne accorgiamo»

 

Marco Lombardo, il giornale del 26.01.2016

 

Tutto cominciò così: «Vuoi arbitrare? Non andrai da nessuna parte…». E finita che Romano Grillotti ha girato il mondo ed è diventato il Federer italiano senza mai giocare. Lui stava sulla sedia, lo ha fatto per più di 7500 partite di alto livello: è l’unico arbitro italiano “gold”, ovvero il massimo. Ed anche ora che si è ritirato da un po’ è venuto comunque a Melbourne per una specie di aggiornamento professionale: «Vado a vedere come si comportano le nuove leve». Da McEnroe a Djokovic ne ha visti da quella sedia. «Tanti. E non sono mai finito in una black list dei giocatori. Il segreto è saperli trattare. Certo, dire che sono tutti simpatici…». Ovvero? «Owero McEnroe era antipatico allora e lo è oggi quando gioca tra i senior. Lendl protestava per nulla. Però loro almeno non erano cattivi. Come Connors intendo». 1 più educati? «Ah, senza dubbio Federer. Ma il mio preferito è Edberg». Ora, bando alla diplomazia. «Guardi: quella mi manca. Non è un caso che non ho mai fatto il supervisor a Roma… Per fortuna c’è l’Atp, così ero sulla sedia nella finale Nadal-Federer 2006, quella in cui Roger si è preso la strizza sul 4-1 del quinto set e ha perso». Capito. Allora: il più simpatico in assoluto? «Senza dubbio Marat Safin. Una volta gli diedi il warning per aver scagliato la palla con violenza: si avvicino alla sedia e sali gli scalini minaccioso. Poi mi sussurrò: “ti amo lo stesso”. L’anno scorso in un’esibizione mi ha baciato sulla guancia». Com’è oggi il tennis? «Detto che Kyrgios è pazzo e che Fognini non ha capoccia, manca il rapporto umano di una volta». E c’è il fenomeno scommesse. Dica la verità: un arbitro se ne accorge se… «Ovvio. Una volta cacciai dal campo un giocatore su un set pari. Mi disse: “Volevo risparmiarmi per il terzo”. Eh, si: ciao… Poi ci fu Palermo…». Quando? «Anni fa. Un top di allora perse un match che non avrebbe mai perso neppure col mal di stomaco. Avevo capito tutto. E infatti poi seppi che certi amici suoi avevano puntato fino a 700mila dollari. Ma non c’erano prove». 11 nome? «No. Veniva dall’est. E poi comunque il tennis per lo più è pulito e non è solo questo a condizionare le partite, oggi». Davvero? «Certo: ha presente l’Occhio di falco? Ecco: a volte sbaglia anche di un centimetro, ho fatto le prove. Mi dicono: sbaglia così per tutti. Capirai: se sbaglia sul match point… Il fatto è che oggi l’arbitro ha palman, computer, radiomicrofoni, però non sa più gestire le situazioni di campo. Tipo quella volta con Haas…». Racconti. «Contestò le mie chiamate: “Basta, fidati dei tuo giudici di linea!”. La palla dopo venne infilato da un passante finito fuori. Lo vidi, ma il linesman non disse nulla. E nemmeno io: “Vedi? Mi fido…”». Chi vince a Melbourne? «Djokovic, dovrebbe. Che tra l’altro mi sta simpaticissimo. Però non è che lo visto così bene in questi giorni: da quando si è sposato è così tirato…»

 

Il nuovo Raonic avanza con un segreto tutto italiano

 

Gianni Clerici, la Repubblica del 26.01.2016

 

Wawrinka, per solito civilmente obiettivo, non ha, forse, individuato la ragione principale della sconfitta. Ha affermato, senza definirla una scusa, il disagio di una mezza influenza che lo perseguita da dieci giorni. Non ha parlato del rapporto negativo tra il suo famoso passante di rovescio, la lunghezza degli attacchi del canadese, le volè, soprattutto di diritto, di Milos. Ha capito alfine, Raonic, che anche nel tennis contemporaneo si può vincere un incontro avvicinandosi a rete una volta ogni quattro scambi, e ancor di più sul servizio. Ha capito che, se i passanti liftati hanno ampliato la lunghezza della rete, con le sue lunghe braccia, con la profondità degli attacchi, e con una obiettiva preparazione statistica, volleare si può. In simili constatazioni, che sembrano elementari, entrano in modo determinante due miei amici comacini, Riccardo Piatti e Alfio Caronti. II primo segue da un anno Raonic, il secondo ne sta migliorando, con le sue sagge mani da chiropratico, gli equilibri muscolari, sino a quest’anno spesso disagevoli, esposti agli incidenti. Non vorrei ascrivermi alcun merito, o simil-paternità , nell’aver accolto in una scuola che avevo fondata e diretta, a Como , il bambino di un amico, primocampione italiano di sci nautico, Renato Piatti. Era Riccardo, il bambino, e sarei il responsabile nel vederlo oggi seduto in un ufficio, e non in tribuna, se avesse seguito il mio consiglio di non abbandonare l’università per affrontare il mestiere insolito, 30 anni fa, di coach di tennis. Riccardo seguì quella sua idea, allora stravagante per un borghese, riuscì a trascinare ai quarti di un Grande Slam due ignoti italianuzzi quali Furlan e Caratti, condusse a numero 3 del mondo un piccolo profugo a nome Ivan Ljubicic, e sta crescendo ora la futura Pennetta, l’italo-russa Ludmilla Samsonova. In un torneo in cui la media dei tennisti italiani è apparsa elevata in età, e scoraggiante nei risultati, c’è qualcosa di positivo, come sarà la prossima Piatti Academy a Bordighera.

 

 

Raonic, il predestinato che è diventato grande

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 26.01.2016

 

Sarà per quell’aria da bambolo, ma Milos piace alle donne. Forse la cosa poco c’entra con il tennis, o forse più di quanto non si voglia credere, ma è un fatto: uno che nel circuito è stato spesso descritto come il fratello bietolone di Big Jim, ha fatto delle sue Barbie un motivo di vanto. Le più belle sono per lui, confezione regalo.1 ultima, poi, è speciale: Danielle Knudson, modella, una che gli uomini già si voltano a guardarla quando ancora non è comparsa sulla scena Donne e tennis, o magari semplicemente la vita che continua a trascinarlo ovunque, Milos Raonic conosce il significato del termine riscatto. È la sua luce, il suo spirito guida, ed è persino comprensibile per un ragazzo che potrebbe rappresentare i suoi primi venticinque anni come un labirinto intricato. Dal Montenegro al Canada, da litograd (Podgorica, oggi) a Brampton (il Bra-malea Tennis Club dove il padre lo portava alle sei del mattino, per risparmiare sul costo del campo), poi Montreal, ora Monte-Cacio, un appartamento di 50 metri quadri. Milos ha cercato se stesso rimbalzando per il mondo. Quanti erano disposti a credere in lui? Pochi. Ha cambiato allenatori come i flaconi di lacca per tenere in ordine i suoi capelli, immobili anche nei momenti più furiosi di una tempesta tennistica Niemeyer; Blanco, Ljubicic, poi Piatti, e ora ancora Piatti e Moya. «Sono stato il numero quattro del mondo, e ho l’impressione che se lo ricordino solo in Canada», dice. Doveva fare un ulteriore passo, per dare forma completa al suo n-scatto. E finalmente lo ha compiutó. Milos Raonic da ieri è nel Club delle Prime Firme. Perla prima volta Raonic ha battuto uno dei Top Four in uno Slam. Appena il quarto dei quattro, ma di nome fa Wawrinkae scusate se è poco. Lui ha servito a 230, mantenendo una media di 207 orari. Wawrinka ha replicato a 217, con un media di 199. Come un inseguimento nei film della serie The Transportei con Milos nella parte di Jason Statham. « una promozione? Forse si. Lasciatemelo pensare, tanto non mancheranno nuovi test a stretto giro (ndr: Murray, il prossimo), nel tennis nessuno ti regala qualcosa. Però, è un fatto, ho battuto Federer a Brisbane, e ora Wawrinka, il mio primo Top Five in un torneo dello Slam. Qualcosa dovrà pur significare, no?». Riccardo Piatti lo sta completando. Milos dispone o ni di soluzioni da fondo campo che prima nemmeno immaginava. Ma le incursioni a rete restano il motore del suo gioco, senza essere per questo un istintivo, meno che mai un giocoliere. Milos è un tennista costruito, pezzo su pezzo, ma con grande maestria e senza lasciare niente al casa Non per niente si è tenuto stretto Piatti, alla partenza di Ljubicic.

 

Il ritorno di bombardiere Raonic

 

Alberto Giorni, il Giorno del 26.01.2016

 

La mina vagante degli Australian Open è un canadese di origini montenegrine che ha una gran voglia di recuperare il tempo perduto. Frenato dagli infortuni nella scorsa stagione, Raonic ha iniziato alla grande il 2016 battendo Federer in finale a Brisbane e ora è approdato ai quarti a Melbourne grazie allo sgambetto a Wawrinka in cinque set (6-4, 6-3, 5-7, 4-6, 6-3). La semifinale è alla sua portata: il prossimo avversario sarà l’imprevedibile francese Monfils (che ha prevalso 7-6 al quarto su Kuznetsov). Dopo la separazione da Ljubicic, nuovo coach di Federer, Raonic è allenato da Moya (che si è aggiunto a Piatti) e i risultati sono ottimi. Oltre al potente servizio, l’arma in più sono le volée: Wawrinka si è arreso ai 24 ace e alle 83 discese a rete del canadese. Nessun problema per Murray: superato Tomic 6-4, 6-4, 7-6, se la vedrà con lo spagnolo Ferrer (6-4, 6-4, 7-5 a Isner). Oggi iniziano i quarti: dopo la sofferta vittoria su Simon, Djokovic non ha un match facile con il giapponese Nishikori (ore 9.15, diretta su Eurosport). Tra le donne, continua la corsa dell’Azarenka, che ha dominato la Strycova e affronterà la tedesca Kerber. L’ultimo quarto opporrà due outsider: la britannica Konta, n.47 Wta, e la cinese Zhang, n.133. Cancellate le ultime tracce di a zurro. Seppi e Cecchinato out agli ottavi del doppio maschile: 7-6, 6-3 da Rojer e Tecau. Stessa sorte per Vinci e Kuznetsova nel femminile, battute 6-1, 6-3 dalle numero 1 Hingis e Mirza. Errati e Fognini si sono ritirati dal doppio misto, dove c’è l’ombra delle scommesse sull’incontro vinto dalla ceca Hlavackova e dal polacco Kubot contro gli spagnoli Arruabarrena e Marrero: registrato un flusso anomalo di giocate.

 

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