ATP Montecarlo interviste, Roger Federer: “Il ginocchio è a posto. Giocare non mi è mancato così tanto”

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ATP Montecarlo interviste, Roger Federer: “Il ginocchio è a posto. Giocare non mi è mancato così tanto”

ATP Montecarlo interviste, secondo turno: R. Federer b. G. Garcia-Lopez 6-3 6-4. L’intervista del dopo partita a Roger Federer

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Come lo senti il ginocchio?
Va molto bene, come in allenamento. Sentivo di non aver bisogno di preoccuparmi, mi muovevo liberamente. Devo solo aumentare la mia fiducia. È stato così per almeno una settimana, sono molto soddisfatto di come è andata e di come ho giocato. Lui ha cercato di giocare i suoi colpi ma abbiamo avuto scambi lunghi all’inizio del primo set. Credo che in un certo senso sia stato il match perfetto, tirato all’inizio e poi sono stato capace di andare via. I punti si abbreviavano per via del mio servizio e della mia risposta che migliorava. Comunque ho dovuto lottare, sono passato attraverso diverse fasi nel match, anche emotivamente. Ero eccitato e teso all’inizio solo perché era il mio primo incontro, è stato bello provare tutte queste emozioni.

Hai detto che il ginocchio lo sentivi bene nell’ultima settimana. Questo significa che col senno di poi, è stata una cosa buona non aver giocato Miami?
No, sarebbe andata bene a Miami, è solo che ero vicino a sentirlo perfettamente apposto. Ma ogni settimana che passa mi sento più fiducioso e più solido. Ho ripreso la mia totale routine da tre settimane ormai, persino da quando sono arrivato qui ho avuto modo di allenarmi sul centrale ogni giorno. È bello vedere che ha retto durante il match nel modo in cui lo ha fatto in allenamento.

Hai avuto un piccolo passaggio a vuoto, quando servivi per il match hai perso la battuta a zero.
Ho seguito il servizio a rete due volte e lui ha giocato due buone risposte di rovescio che non aveva giocato per tutta la partita, forse le stava conservando per quel game in particolare (sorride). Non ricordo cos’è successo sugli altri due punti, ma credo di aver servito bene in quel gioco. Lui è un buon giocatore quindi ovviamente può succedere. È stato tuttavia un bene per me vedere che se il tuo avversario mette un paio di buoni punti insieme, e forse tu prendi le decisioni sbagliate, questa cosa può accadere molto velocemente. Per questo devi sempre essere concentrato.

Quanto ti è mancato?
Onestamente, non mi è mancato così tanto, ero felice di stare a casa e di fare la riabilitazione. Mi sono goduto il processo di migliorare giorno dopo giorno. Ho davvero pensato che è qualcosa di diverso che non avevo mai provato nella mia carriera. Sono felice di esserci passato mentalmente, fisicamente ed emotivamente. Ho avuto un momento in cui ero davvero giù dopo l’operazione, per forse 12 ore. Dopo di ciò, quando mi sono alzato con le stampelle è andata meglio.

Come ti sei sentito sul campo?
Sono piuttosto rassicurato. L’atmosfera sul centrale era diversa rispetto a quando mi sono allenato negli ultimi 10 giorni, improvvisamente lo stadio era pieno e la tensione era diversa, la puoi sentire nel tuo corpo. Quindi sono felice di aver provato tutto questo ancora una volta.

Solo per essere precisi, si trattava del menisco interno o esterno?
Il menisco interno.

È vero che in vita tua non avevi mai subito un’anestesia totale?
Ho subito un’anestesia per il dente del giudizio ma era locale. Per questo, infatti, ero un po’ spaventato prima dell’operazione e dopo avevo un diverso tipo di paura. Ero triste di averla dovuta fare, credevo di fare tutta la mia carriera senza alcuna operazione. Ma sono felice del modo in cui è accaduto, non è successo giocando perché stavo mettendo troppo sforzo sulla gamba, ma non so cosa ho fatto. Stavo preparando il bagno alle mie figlie, forse il mio menisco era già pronto per crollare.

Questa è una domanda che non riguarda il ginocchio. Julien Hoferlin (allenatore belga capitano della squadra di Davis del Belgio dal 2006 al 2008 morto per cancro l’8 aprile a 49 anni, ndt) ci ha lasciato prima di quando avrebbe dovuto. Puoi dirci qualcosa su di lui?
Lo conoscevo da molto tempo, conoscevo Thierry e Julien da quando eravamo junior. Successivamente non lo vidi perché lui giocava i challenger, ma l’ho visto spesso nel circuito e andavamo sempre d’accordo. È triste, l’intera famiglia del tennis è triste per la sua famiglia. Mi colpisce sempre, ovviamente, quando una cosa del genere accade. È avvenuto così velocemente dopo un anno eccezionale per la squadra belga di Davis. Fortunatamente ha avuto la possibilità di vivere grandi momenti col suo team, il team di Davis. Ma non c’è nulla che tu possa cambiare.

Traduzione di Paolo Di Lorito

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