Errani e Vinci a Roma in singolare e a Rio in doppio? «Forse, vedremo...» (Cochi), Parola a Binaghi: "Quei sindaci nemici del tennis" (Rossi), Ljubicic, Schiavone e Volandri Porta bene lavorare in tv... (Valesio), E L’italtennis litiga sulla festa per i 40 anni di Davis (Lombardo), Vinci e Giovine, a Roma ci sono sogni di Puglia (Pikler)

Rassegna stampa

Errani e Vinci a Roma in singolare e a Rio in doppio? «Forse, vedremo…» (Cochi), Parola a Binaghi: “Quei sindaci nemici del tennis” (Rossi), Ljubicic, Schiavone e Volandri Porta bene lavorare in tv… (Valesio), E L’italtennis litiga sulla festa per i 40 anni di Davis (Lombardo), Vinci e Giovine, a Roma ci sono sogni di Puglia (Pikler)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Errani e Vinci a Roma in singolare e a Rio in doppio? «Forse, vedremo…»

 

Federica Cochi, la gazzetta dello sport del 9.05.2016

 

Sara che ha voglia di risalire, Roberta che vuole festeggiare il suo best ranking sfatando un tabù. Per le ex Cichi, questi Internazionali vogliono dire tanto. La Er-rani, che si era fermata per un problema a una coscia durante problema a una c la Fed Cup, è rientrata a Madrid, ma è subito uscita nel derby italiano contro la Giorgi. Colpa non solo dell’infortunio alla gamba, ma di un problema più complesso, una forte mancanza di ferro riscontrata dai medici. Oggi Sara inizia Oggi Sara inizia il suo percorso contro Heather Watson, una qualificata tosta, britannica n. 56 al mondo con cui però la Errani ha vinto l’unico precedente, due anni fa a Wuhan. Le emozioni entrando in campo saranno tante per Sara…18 Il posto nel ranking mondiale della Vinci che debutta domani al Y turno con una rivale da definire II posto in classifica di Sara Errani che oggi, all’esordio, sfida la qualificata britannica Watson finale non tanto lontana nel tempo, la prima di un’italiana al Foro Italico dalla Bossi nel 1950. «Impossibile dimenticare quel giorno, il Centrale che tifava per me. Questo è un torneo che mi piace, dove ho fatto molto bene in passato ed è sulla terra battuta – ha detto -. Poi ovviamente è un tabellone molto difficile, puoi giocare benissimo e perdere ugualmente. La forma non esiste, non è una cosa che si può decidere e in questo sport ci sono mille variabili, non dipende tutto solo da te». La salute va meglio, i valori del ferro sono tornati buoni, la condizione fisica è in crescita costante: «Dopo il torneo di Dubai ho fatto degli accertamenti e ho scoperto di avere un importante carenza di ferro nel sangue. Mi sentivo sempre debole e senza energia. A Indian Wells e Miami non riuscivo nemmeno ad allenarmi. Purtroppo ce ne siamo accorti solo dopo le analisi e abbiamo iniziato a lavorare per recuperare, insieme al medico e al nutrizionista. Ora va molto meglio, ma devo starci attenta perché è una predisposizione genetica». Infatti le era successo anche due anni fa al Roland Garros, quando aveva perso con la Petkovic in semifinale. BRAME A poco meno di tre mesi dall’Olimpiade di Rio bisogna recuperare condizione fisica e mentale, tornare a fare risultati e migliorare la classifica, anche se la qualificazione in singolare non è in dubbio. Tutti gli appassionati, poi, stanno ancora sperando nel ricongiungimento delle due doppiste che dal 2012 al 2014 hanno vinto tutti gli Slam. Sara e Roberta Vinci, se tornassero a giocare insieme, potrebbero tranquillamente aspirare a una medaglia a Rio. La romagnola non cancella le speranze, ma nemmeno le alimenta: «lo e Roberta a Rio? Non lo so e veramente non lo sa nessuno. Vedremo da qui in avanti, posso solo dire che nello spareggio di Fed Cup contro la Spagna saremmo state a disposizione, poi purtroppo mi sono informata».

 

Parola a Binaghi: “Quei sindaci nemici del tennis”

 

Paolo Rossi, la repubblica del 9.05.2016

 

Da 15 anni governa il tennis italiano, questo ingegnere sardo che a luglio ne compirà 56. È con Angelo Binaghi che gli Internazionali Bnl sono diventati virtualmente il quinto Slam, e non solo. Presidente, finalmente sorteggio in Piazza del Popolo… «Beh, diciamo chela marcia di Roma sul torneo che è cominciata, con la città che si riappropria del torneo». Stavolta al Campidoglio l’hanno ascoltata… «Ora c’è il commissario, spero resti a vita. Ma ci sono le elezioni…». Cos’è che non va? «L’unica cosa che ha funzionato in questi ultimi dieci anni di amministrazioni comunali di Roma è stato il tennis, e che cosa è successo? Siamo stati ghettizzati. Ghettizzati. Eppure…». Eppure? «Questo evento produce 125 milioni di euro. E parlo solo dell’indotto diretto e indiretto». Quale sarà la prossima mossa? «Una tavola rotonda organizzata dalla Luiss, e moderata dal Sole 24 ore. Abbiamo invitato tutti, vediamo se i candidati sindaci verranno». Onestamente cosa s’aspetta? «Se il Comune non capisce quale ruolo esercitare, la location diventa un danno». In che senso? «Non c’è una fermata metro, un bus dedicato, treni o parcheggi». Occorrerebbe anche la copertura del Centrale. «Merito del sindaco Alemanno, che fece nascere più piccolo il centrale rispetto al progetto: ha fatto un danno inestimabile. Speriamo che con le Olimpiadi lo stadio sarà coperto e ampliato con un anello superiore con qualche migliaio di spettatori in più».

 

Ljubicic, Schiavone e Volandri Porta bene lavorare in tv…

 

Piero Valesio, tuttosport del 9.05.2016

 

Porta bene trascorrere un po’ di tempo in casa Sky. Passi da quegli studi per una stagione, ti impegni a raccontare la fatiche che i tuoi (ex o quasi ex) colleghi si sobbarcano in campo e poi succede qualcosa: ti toma la voglia di sudare. O almeno di tornare a poggiare i piedi su quella terra o quel cemento sui quali hai trascorso tanta vita Nel caso di Ivan Ljubicic la voglia è tornata soprattutto per merito di una telefonata: quella che Roger Federer gli ha rivolto prima dell’inizio della stagione in corso per chiedergli di sostituire di fatto Stefan Edberg nel ruolo di coach con obiettivo specifico. Si era appena conquistato un vasto pubblico, il croato d’Italia: Roger lo ha voluto al suo fianco è ora è a Roma ad allenare il suo neo pupillo. Sorte per certi versi analoga quella di Filippo Volandri: il quale, a nove anni dall’impresa più fulgida della sua carriera (battere giusto Federer e arrivare alle semifinali del Foro) l’anno scorso commentava le vicende romane dei suoi colleghi tra l’altro palesando una certa confidenza con il mezzo televisivo e i suoi tempi E ora ce lo ritroviamo in tabellone pronto ad affrontare David “Ferru” Ferrer al primo [urna Non che il livornese (il cui nome, negli ultimi due anni, è stato tirato in ballo anche in alcune intercettazioni dello scandalo scommesse che ha coinvolto Starace e Bracciali ndr) abbia mai smesso di allenarsi: ma non è che a 34 armi sia poi così facile rimettersi in gioco o almeno provarci. Certo il richiamo della foresta è forte. In fondo lo dimostra anche l’avversario che Volandri ha battuto ieri, Radek Stepanek, che di anni ne ha 37 eppure tende a ritardare il momento in cui appendere la racchetta al classico chiodo (che poi non esiste: perché la maggior parte di quelli che mollano, lo rivelò tempo fa Ivan Lendl, le racchette, qualora davvero vogliano chiudere la pagina agonistica della loro vita, le buttano letteralmente nel ripostiglio in attesa di tempi migliori). Il meccanismo non è poi così difficile da comprendere: rifletti sul ritiro, se sei oculato ti prepari un futuro ma poi vinci una partita, forse due e allora d dici: perché devo smettere? Mi diverto, isoldini non mancano, se perno soffro meno di quando ero giovane: mi sa che di partite ne gioco anche qualcun’altra. Ricordate il successo di Francesca Schiavone a Rio? La Schiavo accolse quel successo cormmuovendosi come una ragazzina Immediatamente dopo si è cimentata pure lei con le telecronache di Sky: dal che dunque dobbiamo dedurre che non solo non si ritirerà molto presto ma tenterà di regalare a se stessa a e noi altri colpi a sorpresa. Aspettando dunque che qualche giovane virgulto (occhio a Sonego!) ci regali qualche goduria romana accontentiamo di imparare dai vecchi come si fa a non smettere di amare questo demoniaco sporno.

 

E L’italtennis litiga sulla festa per i 40 anni di Davis

 

Marco Lombardo, il giornale del 9.05.2016

 

Nemmeno 40 anni dopo si riesce a fare pace. Roma festeggia l’arrivo del grande tennis con numeri mai visti alla prima giornata del torneo (coi big in campo da domani), ma non si può fare altrettanto con i protagonisti che hanno fatto la Storia di questo sport, ovvero i moschettieri dell’unica Coppa Davis vinta dagli azzurri nel 1976 in Cile. In pratica: vista l’incompatibilità assoluta tra il presidente della Federtennis Binaghi e il numero uno per acclamazione Adriano Panatta, quest’anno ci si è messo di mezzo il presidente del Coni Malagò nel lodevole tentativo di trovare un modo per celebrare la ricorrenza. Il risultato è una lettera spedita solo il 2 maggio scorso, con la quale si invitava gli eroi di Santiago usando questa formula: «Per il tennis italiano il 2016 è un anno speciale, perché ci offre l’occasione di festeggiare, insieme, tra l’altro, il quarantesimo anniversario della conquista della nostra prima Coppa Davis e il INTER NAZIONALI E l’Italtennis litiga sulla festa peri 40 anni del trionfo Davis decimo della prima affermazione italiana nella Fed Cup. Abbiamo pertanto il piacere di invitare te e gli altri protagonisti di questi indimenticabili successi azzurri a festeggiare con noi la ricorrenza in occasione degli Internazionali BNL d’Italia. Ti aspettiamo al Foro Italico giovedì 12 maggio. p.v. alle ore 18,30 presso la Lounge CONI-FIT, sulla terrazza del Circolo del Tennis». Firmato Angelo Binaghi e Giovanni Malagò. La risposta, a stretto giro, è stata variegata: Panatta ha detto a Malagò «ho altri impegni» per poi aggiungere al sito Ubitennis «ho risposto a Giovanni che è un amico, ma figurati se vado: a Parigi mi faranno premiare il vincitore in campo, qui mi invitano in una lounge…»; Bertolucci ha fatto sapere di non aver ricevuto nulla e che «comunque sono impegnato con Sky»; Zugarelli ha invece liquidato il tutto con un «non mi interessa». Restano Barazzutti, in quanto ct attuale e legato alla Federazione, e Pietrangeli, in quanto ct di allora e monumento a fianco di Binaghi. In pratica, se festa sarà non ci sanno i festeggiati. E tutto ciò mentre il torneo, cominciato ieri, vede avanzare nel tabellone dalle qualificazioni solo uno dei 15 azzurri presenti: Filippo Volandri, 34 anni, ormai più manager e commentatore che tennista vero e proprio. Viva l’Italia.

 

Vinci e Giovine, a Roma ci sono sogni di Puglia

 

Tiziana Pikler, la gazzetta del mezzogiorno del 9.05.2016

 

La numero uno d’Italia e l’outsider. Il tabellone femminile degli Internazionali BNL d’Italia parla pugliese. Roberta Vinci, che oggi raggiunge il suo nuovo best ranking al n. 7 della classifica mondiale Wta, si presenta per la prima volta sui campi del Foro Italico come migliore giocatrice azzurra. Claudia Giovine, l’outsider, si è invece aggiudicata entrambe le wild card in palio nei tornei di prequalificazione, in singolare e in doppio in coppia con Angelica Moratelli. Per le due pugliesi strade e obiettivi differenti. La 33enne tarantina è a Roma per sfatare il tabù che non l’ha mai vista andare oltre il terzo turno, raggiunto una sola volta nel 2013. «Con un bye al primo turno, posso finalmente dire di aver superato un round al Foro Italico», scherza Roberta ma quando torna seria ammette che «è bellissimo giocare a Roma. Qui il pubblico si aspetta molto da noi italiane. Per quanto mi riguarda spero di riuscire a rimanere rilassata e fluida nel mio gioco». Per lei al secondo turno ci sarà la vincente della sfida tra l’inglese Johanna Konta e la qualificata svedese Johanna Larsson. Roberta non disputerà il torneo di doppio e anche la coppia olimpica con Sara Errani è ancora tutta da definire. «Ora sono concentrata sul singolare, più in là vedremo, può essere…». A tenere d’occhio l’azzurra è la numero del mondo. «È un’ottima giocatrice, ha dimostrato forza e determinazione», ha dichiarato Serena Williams, «si merita tutto ciò che sta raccogliendo e anche qui bisognerà prestarle attenzione». Diversa l’emozione di Claudia Giovine. La 25enne brindisina ha disputato ben quindici partite per raggiungere il main draw romano: otto nei tornei open di Napoli e Terni e cinque al Foro Italico. «Fin dal primo allenamento a Roma mi sono sentita subito bene: mentre colpivo la palla, mentalmente, fisicamente, ero serena. Mi sono detta: non hai nulla da perdere, vediamo fm dove arrivi. Ci ho messo tutta me stessa per vincere il torneo delle prequalificazioni, sapevo di poterlo fare per come sto giocando adesso. C’erano le migliori giocatrici italiane, ci conosciamo tutte. È stata più una lotta di nervi che tecnica o tattica. Il momento più difficile? Non c’è stato. Ho avuto solo un po’ di tensione nell’incontro con Jasmine Paolini perché avevo perso contro di lei la settimana prima a Santa Margherita di Pula. Sapevo comunque che avrei potuto batterla e sullo 0.4 nel primo set mi sono detta solo gioca!». Ad attenderla al primo turno ci sarà una qualificata, l’americana Christina McHale (n. 59 Wta). «Un altro punto a mio vantaggio: meglio una qualificata che una testa di serie (sorride). Ovviamente tutte le partite vanno giocate ma potrebbe essere fattibile. Mi auguro solo di sbloccarmi subito perché la tensione ci sarà sicuramente. Dovrò riuscire ad andare avanti fm dai primi game, senza farmi assalire da mille pensieri». La nuova carriera di Claudia, oggi intorno alla 400a posizione mondiale, ma è stata n. 257 nel 2010, è ripartita da Foligno. «Mi alleno a Villa Candida con Sebastian Vazquez. Sono lì da ottobre e ci sono capitata per caso. Erano anni che Thomas Fabbiano mi diceva di andare a provare da loro. Ho fmito il corso di istruttore di primo livello li perché non l’ho potuto fare a Castel di Sangro lo scorso anno. Ho provato, ho visto come si allenavano e come facevano preparazione atletica e ho pensato: “finalmente ho trovato un circolo dove mi potrei insediare stabilmente». Dopo l’ingresso nel main draw ha ricevuto tanti complimenti, compresa la telefonata della cugina, Flavia Pennetta. «Mi hanno fatto piacere soprattutto quelli che riportavano tre parole: te lo meriti. Perché dietro questo risultato ci sono tanti sacrifici, tante cose lasciate indietro, persone e relazioni sociali. Io sono una ragazza molto aperta di carattere ma ci sono dei momenti in cui ti senti veramente sola e ti fai tante domande: è giusto continuare o sarebbe meglio fare altro? Quando scendo in campo, però, mi sento talmente bene che tutto quello che c’è fuori e che mi sono sentita dire non conta più nulla. Anzi, certe cose non fanno altro che rafforzarti. È una sorta di rivalsa per me stessa, potermi vivere adesso, attimo per attimo, quello che non avuto l’occasione di fare prima». Un sogno? «Il più grande sarebbe quello di giocare sull’erba di Wimbledon»

 

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