Rassegna a cura di Daniele Flavi
Riecco Djokovic da trenta e Iode
Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 1.08.2016
Come all’Università. Djokovic da 30 e lode. Dimenticata la delusione di Wimbledon, nel momento clou della stagione, con i grandi tornei americani sul cemento, l’Olimpiade e gli Us Open in successione, Nole ricomincia da dove ci aveva abituato da un anno mezzo: dominando. A Toronto, quest’anno (come tutti gli anni pari) sede del Master 1000 canadese, ottiene la 10’vittoria su 12 confronti diretti contro Nishikori e timbra il successo numero 30 in carriera nei tornei che stanno appena sotto gli Slam. Fatta salva la parentesi di Montecarlo, dove arrivò sfinito, il numero uno del mondo ha raggiunto la finale in 14 degli ultimi 15 Masters 1000. Un fenomeno, ch epiega il giapponese grazie all’82% di punti con la prima e la concentrazione feroce nei momenti che contano, soprattutto alla fine del secondo set. RIECCO SIMONA Il peggio è alle spalle per Simona Halep. Non può che essere così se vinci 23 delle ultime 26 partite (10 consecutive) e due tornei di seguito, quello di casa a Bucarest e soprattutto il primo grandi evento estivo americano. La romena era la prima giocatrice a bissare la finale dopo la Capriati nel 200102, ma stavolta diventa regina vendicando il ritiro di dodici mesi fa contro la Bencic. Terzo successo dell’anno (si impose anche a Madrid), il quinto in un Premier e da oggi terzo posto in classifica ritrovato, dopo aver cominciato la stagione al secondo ed essere caduta fino al settimo. La settimana perfetta della ragazza di Costanza si completa con il trionfo sulla Keys, approdata alla finale con 40 ace in 5 partite e nessuna palla break concessa in semifinale alla Kucova, ma stavolta bloccata dalla tensione (solo 3 ace) e con percentuali di prime troppo basse. Nel contrasto fra stili, si impongono perciò le doti difensive della Halep e la sua capacità di tenere gli scambi prolungati disegnando angoli profondi, cosicché i suoi 7 vincenti totali risulteranno più decisivi dei 45 gratuiti della Keys, la cui unica consolazione sarà, stamattina, aver ritrovato un posto nella top ten (al numero 9): «Sapevo di dover essere forte sulle gambe, ero stanca ma ho trovato energia, sono rimasta solida fino alla fine». BINASCTd Un’altra Simona, rispetto a quella confusa e tecnicamente pallidissima di inizio anno, quando infilò tre uscite al primo turno agli Australian Open, a Dubai e a Doha, crollando in fiducia e consapevolezza. Una crisi figlia di tanti fattori, da un problema al naso che chiudeva un lungo periodo tormentato dagli infortuni fino al peso psicologico di una classifica da top player da difendere, lei che non è mai stata caratterialmente una leonessa. In più, si erano aggiunti il dramma del suicidio di un parente e la scelta, maturata già nel 2015, di potenziarsi muscolarmente, cui però non ha subito corrisposto una maggiore potenza ed anzi la conseguenza è stata una mobilità più impacciata. Dietro la risoluzione di gran parte dei problemi c’è sicuramente la mano di Dar-ren Cahill, uno dei migliori allenatori del circuito, l’uomo che portò Hewitt al numero uno del mondo e fece rinascere Agassi. A lui la Halep è approdata dopo svariati cambiamenti tecnici e lo ha ingaggiato per tutto il 2016, arrivando giustamente a ringraziarlo nelle consuete dichiarazioni durante la premiazione: «Ho un team fantastico e sono felice che Darren ne faccia parte, io so quanto sia difficile essere il mio allenatore». Il sogno di Simona resta uno Slam. Chissà che da Montreal non riparta l’avventura.
Alla fine resterà solo Djokovic
Roberto Bertellino, tuttosport del 01.08.2016
Giornata di defezioni quella di ieri per il tennis olimpico. La più importante in negativo porta la firma dei gemelli Bryan, campioni uscenti che non difenderanno il titolo conquistato a Londra nel 2012 a causa del virus Zika. E’ arrivato anche il no del giovane tedesco Zverev che si è detto non a posto fisicamente. Sarà invece presente, ed è record assoluto nel mondo della racchetta, il 43enne indiano Leander Paes. Il 18 volte campione di Slam in doppio, nipote del poeta bengalese Michael Madhusudan Dutt e figlio di Vice, che vinse il bronzo nell’hockey su prato alle Olimpiadi di Monaco 72, è già salito sul podio olimpico, nel 1996 ad Atlanta e in singolare: «Visti i precedenti metalli familiari – ha affermato a Biella in occasione del Challenger concluso ieri e nel quale è andato a segno in doppio – l’obiettivo a Rio è quello di migliorarmi». Sarà in gara a fianco del connazionale Rohan Bopanna. Biella è Gaio Ieri a Biella è stato assegnato il titolo di singolare nel Thindown Challenger (85.000 euro). A distanza di 15 giorni è tomato al successo il 24enne faentino Federico Gaio, che ha superato il più titolato brasiliano Thomaz Bellucci, con il punteggio di 7-6 6-2: «Sono molto contento – ha spiegato il vincitore a fine partita – La partita è stata dura, contro un grande campione: per questo sono ancora più orgoglioso di quanto fatto». Con i punti conquistati a Biella Gaio salirà oggi sulla poltrona mondiale n 158, in virtù di un balzo di 55 posizioni rispetto all’inizio della scorsa settimana. Sette giomi perfetti anche per Luca Vanni, che ha vinto il Challenger di Sego-via (Spa) superando in finale Illya Marchenko per 6-4 3-6 6-3. Peri due azzurri si è trattato del secondo titolo Challenger di carriera Gaio si era imposto due settimane fa a San Benedetto, Vanni nel 2015 a Portoroz. Al Monviso Sporting Club di Grugliasco si sono laureati nuovi campioni italiani di tennis in carrozzina Fabian Mazzei, che ha superato 6-7 6-3 6-1 Silviu Culea, e Giulia Capoc-ci, che ha vinto in rimonta (0-6 6-4 6-3) sulla numero 1 italiana e prossima partecipante alle Paralimpiadi, Marianna Lauro