Cilic e del Potro, Serena e Nadal, Sharapova e Davis, Virginia Raggi. No a Roma 2024, sì a Binaghi 2028 - Pagina 3 di 4

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Cilic e del Potro, Serena e Nadal, Sharapova e Davis, Virginia Raggi. No a Roma 2024, sì a Binaghi 2028

Tanti casi. Wawrinka Fab 5 se…, hacker russi, ipocrisie WADA, quanti malati (immaginari?), certificati facili, Olimpiadi del Mattone, Montezemolo, Malagò, Josefa Idem

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…non ce lo toglierà più nessuno. Ma magari il Meldonium fosse l’unico medicinale ad aver dato vantaggi a qualche sportivo! E gli altri?

LA RIFORMA DELLA DAVIS È NELLE NUVOLE – Giuro che faccio fatica ad immaginare di vedere una finale di Davis fra Francia e Croazia in Brasile o negli Stati Uniti -senza fare il caso di Slovacchia-Croazia del 2004 – così come una fra USA e Argentina in Belgio.

Il presidente dell’ITF David Haggerty, animato di gran buona volontà e di apprezzabili intenti innovativi (nel 2016 una Davis pensata nel 1900 è anacronistica) vorrebbe mettere all’asta la sede della finale per poterla ospitare e “vendere” meglio con un anno di anticipo. Certe motivazioni sono sensate. Ma se l’asta venisse vinta solo da chi ha più soldi, oggi il Qatar, domani la Cina o la Corea, che si farebbe?

Andy Murray ha detto proprio ieri che il fascino della Davis è proprio quello di giocare incontri in un’atmosfera insolita per i giocatori, sia essa in casa oppure in trasferta. “Giochiamo quasi sempre in ambienti pressochè neutri, salvo rarissime eccezioni…La Davis è eccitante giocarla proprio perchè si respira un’aria diversa”.

Concordo con Andy, ma anche sulla necessità di cambiare qualcosa. Le tv di tutto il mondo – padrone della scena per i costi dei diritti – e gli USA premono perchè gli incontri si disputino al meglio dei tre set anziché dei cinque. A me dispiacerebbe, confesso. Come mi dispiacerebbe se accadesse per gli Slam. A Glasgow Murray avrebbe battuto del Potro…

Forse si potrebbe scegliere la sede della finale a luglio, anziché a settembre quando i palazzetti dello sport di quasi tutti i Paesi sono già occupati. Tenendo d’occhio le chances delle quattro squadre semifinaliste o addirittura organizzando un’asta soltanto fra quelle quattro nazioni.

Ma un anno prima con un’asta generica a chi offre più soldi è un gran bel rischio. Di dar vita ad una finale con un pubblico scarso e per nulla partecipativo.

IL NO DELLA RAGGI ALLE OLIMPIADI – Per uno come me che ama visceralmente lo sport, sarebbe stato un sogno chiudere – se ancor vivo e tocco ferro… – la mia carriera giornalistica con le Olimpiadi a Roma nel 2024, visto che ho ancora oggi ricordi incredibilmente vividi (nonostante avessi 10 anni ai tempi dei Giochi del 1960) dei trionfi di Livio Berruti nei 200 metri, primo bianco a lasciarsi i fenomeni di colore alle spalle, di Cassius Clay e Nino Benvenuti medaglie d’oro della boxe.

Ma confesso che capisco la Raggi e il Movimento 5 Stelle per il quale non simpatizzo. Capisco anche che è come arrendersi a noi stessi, alle nostre ataviche debolezze, alla nostra incapacità di riuscire a tenere lontano il malaffare. Ma quando la Raggi dice: “Abbiamo visto le Olimpiadi in Brasile, ma sappiamo anche come vive la gente in Brasile…”, beh dopo averlo visto anch’io dal vivo, non riesco a darle torto. Il Brasile è ridotto malissimo, e sì che ho visto Rio e poco più, e Roma che è ridotta maluccio a confronto, non sta bene davvero. E il nostro Paese pure. Il precedente presidente del consiglio Monti ci aveva depresso con il suo no alle Olimpiadi, ma c’erano fondate ragioni per dire no. E se devo essere sincero fino in fondo…

(segue)

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