Fognini lascia il coach, Djokovic si presenta con il guru (Stefano Semeraro, lastampa.it)
Dopo l’addio di Sara Errani a Pablo Lozano dopo 12 anni di collaborazione anche Fabio Fognini, oggi n.2 d’Italia e 49 del ranking mondiale, ha deciso di separarsi dal suo coach spagnolo, Pep Perlas. «Dopo 5 anni di lavoro insieme ho deciso di cambiare strada e di provare qualcosa di nuovo, una nuova scommessa con me stesso», ha scritto Fabio sulla sua pagina Facebook. «Inutile dire che per me Josè rimarrà per sempre un grande punto di riferimento e un mio secondo papà». Nei mesi scorsi si era parlato anche di Flavia Pennetta come possibile nuova spalla tecnica del marito, ma l’ex top-ten azzurra ha sempre negato.
Nel frattempo all’ultimo Masters 1000 di stagione, quello di Parigy-Bercy, il numero 1 del mondo Novak Djokovic si è presentato in compagnia di Pepe Imaz, ex mediocre tennista (è stato al massimo n.146 nel 1988), spagnolo pure lui, riciclatosi da tempo come mental coach. Anzi, secondo alcuni un autentico “guru”, consigliato a Nole dal fratellino Marko che si era rivolto a lui quattro anni fa per superare un periodo di depressione.
In un video postato sul sito di Imaz si vedono lo spagnolo, Marko e Nole Djokovic, l’altra tennista Daniela Hantuchova e altre persone meditare e parlare dell’importanza, per tutti, di “ricercare pace e armonia”. Un tentativo del Joker, che a Bercy non è accompagnato dai suoi due coach ’normali’, Marian Vajda e Boris Becker, di superare i “problemi privati” che lo affliggono da mesi, e che gli sono costati due brutti flop a Wimbledon e alle Olimpiadi e tante voci su un possibile divorzio dalla moglie Jelena? Può darsi. Il precedente di Bjorn Borg, che nel suo sfortunato tentativo di rientro nel ’91 fu ’guidato’ dall’attempato guru inglese Tia Honsai – al secolo Ron Thatcher – non è peraltro incoraggiante.
A Bercy Djokovic fra l’altro deve difendersi dall’assalto del suo amico Andy Murray: se lo scozzese vincerà il titolo, e Novak non arriverà in finale, da lunedì prossimo sarà Murray il nuovo numero 1 del mondo. Dopo la vittoria al Roland Garros Djokovic ha vinto un solo torneo, a Toronto, e il suo vantaggio nei confronti di Andy è calato a 415 punti.
«La prima posizione Atp è certamente una extra-motivazione per Andy», ha dichiarato il serbo in Francia lasciando intendere di non essere disposto ad arrendersi facilmente (…)
————————————————–
Vinci battuta al Masters B, Pennetta coach di Fognini? (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)
Sconfitta pesante al debutto per Roberta Vinci al Masters B di Zhuhai, in Cina, il torneo di chiusura della stagione che mette di fronte le 11 tenniste meglio classificate dopo le otto del Masters vero più una wild card, che quest’anno è la cinese Shuai Zhang. La tarantina cede in due set contro la ceca Strycova, numero 21 mondiale, alla terza vittoria consecutiva dopo quattro sconfitte iniziali nei confronti diretti, e non le basta trovarsi davanti 2-0 e poi 3-1 nel primo set: il rendimento alterno soprattutto del dritto la condanna a un k.o. che per la formula del torneo (quattro gironi da tre, passa la prima) la obbliga a vincere oggi nettamente contro la Kvitova per conservare una speranza. Intanto, a causa di un infortunio al polso destro della Suarez Navarro, nel Gruppo Camelia subentra l’ungherese Babos.
Stagione già finita invece per Fabio Fognini, e il 2017, come da post sul suo profilo Facebook, promette grandi novità: dopo 5 anni, infatti, il ligure si separa da coach Perlas, con il quale ha finalmente vinto tornei Atp (quattro in totale), lo Slam australiano in doppio ed è approdato al numero 13 del mondo (marzo 2014). A questo punto, l’ipotesi che ad allenarlo possa essere la moglie Flavia Pennetta è più di una prospettiva intrigante (…)
———————————————–
Cibulkova e il tennis urlato senza regine (Gianni Clerici, La Repubblica)
«Yée», «Hùùù», «Yée», Hùùù», «Yèe», «Hùùù», «Yèe», «Hùùù», «Yèe», «Hùùù». «Vince quella che fa Hùùù», mormorò Antonio, uno degli amici tennisti che stava assistendo, nel mio Club, alla finale del Masters femminile. Dalla bocca della Cibulkova, la più piccina delle due, giungeva infatti la seconda – come chiamarla – esclamazione sonora, dalle labbra dell’altra, la Kerber, la prima. Stavamo assistendo alla finale del Masters femminile, giocato a Singapore, e come spesso mi accede preferisco televedere il tennis dal salottino di un Club. Quando infatti sono solo, mi annoio nell’ascoltare le considerazioni di quasi tutti i commentatori, che sono divenute statistiche-tecniche. Al Club sembra spesso di ritrovarsi in tribuna stampa, un luogo nel quale ci si diverte ad ascoltare considerazioni più spesso umane che professionali, se non anche umoristiche. Infatti ecco ad interloquire Aldo: «Ma avranno proprio bisogno di fare quei versi, proprio sgradevoli? Non doveva essere, il tennis, lo sport del silenzio?». Visto che l’interrogazione era rivolta a me, così rispondevo: «Lo era, per tradizione non era lecito emettere nessun suono. Poi iniziò, mi pare, la Seles, il papà della quale aveva sentito un esperto di arti marziali affermare che l’emissione rendeva il gesto di chi colpisce un 5% più efficace. Dapprima si mise in dubbio la liceità di quelli che io chiamo grantoli, grugniti più rantoli. Vennero sconsigliati ma non proibiti. Poi, pian piano, i dirigenti lasciarono fare, e il tennis cessò di essere lo Sport del Silenzio».
«Queste qui non solo grugniscono, ma giocano anche male», constatò Antonio a un facile errore della Kerber. «L’altro giorno ho visto la sua avversaria, quella piccolina della Cibulkova, perdere. E come mai che è in finale?». Non solo il tennis era il gioco del silenzio. Era anche il gioco dell’eliminazione totale per chi perdeva, come era stato nei tornei cavallereschi che, diceva nientemeno che Giorgio Bassani, erano stati il modello dei tornei tennistici Adesso questa tradizione continua, grazie a dio, nei tornei Nel Masters, anche maschile, è prevalso il concetto economico, i soldi, e quindi, per garantire, a chi compra il biglietto, la presenza delle star, si permette che vinca una che aveva perso».
«Come la Cibulkova», constatò Antonio, leggendo il sito Wta sul telefonino. «Mi pareva che avesse già perso una partita, come diceva Aldo, ma ne aveva perdute addirittura due, i due primi turni, uno dalla stessa Kerber, e un’altra dalla Madison Keys. Perde due partite, e poi vince la finale del Masters. Ma si era mai visto?». Incuriosito dalle informazioni del telefonino, anche Aldo si spinse a cercare i risultati della piccola slovacca che stava vincendo. «È riuscita a perdere 21 partite quest’anno, anche da una certa Tsurenko, n. 99, e da un’altra ova, Krejcikova, n.192. Ma dimmi un po’ Gianni, hai mai visto un anno simile, per le donne?»
Stavo riflettendo, quando giunse un intervallo pubblicitario, nel quale si vedevano dei maestri insegnare a delle bambine decenni, e tutte giocavano da dietro alla linea di fondo rovesci bimani, e tutte arrotavano i loro diritti a schiaffo. «Temo di non aver mai visto annate peggiori, e n. l del mondo come la Kerber», dissi. «Già la Wozniacki e la Azarenka degli ultimi due anni non mi esaltavano, ma queste… Sinceramente penso che avesse ragione Cochet». «Il Moschettiere francese degli Anni Trenta», osservò il nostro quarto compagno, Roberto, giungendo. «Sì, proprio lui. Mi disse una volta, dopo un’annata scoraggiante, che il tennis era simile alle vendemmie, che potevano essere scadenti per la siccità, o per le troppe piogge (…)