[2] A. Murray b. J. Isner 6-3 6-7(4) 6-4 (Gabriele Ferrara)
Oggi è il giorno di Andy Murray, che da domani conquisterà anche a livello formale il trono del tennis mondiale, a compimento di una stagione incredibile per continuità e miglioramenti sotto il profilo tecnico e mentale. A provare a sbarrargli la strada per conquistare il suo 43esimo titolo in carriera (13 Masters 1000 vinti in carriera fin qui per lui) c’è John Isner, arrivato fin qui dopo una splendida cavalcata, avendo eliminato – tra gli altri – Ferrer, Sock e Cilic. Lo statunitense con la finale andrà al numero 19 ATP, guadagnando ben 8 posizioni in classifica mondiale, dopo aver iniziato l’anno al n.11. Nel 2016, infatti, i suoi migliori risultati prima della kermesse parigina erano stati la finale ad Atlanta e gli ottavi raggiunti a Melbourne e al Roland Garros. Andy Murray si è aggiudicato tutti e 7 i precedenti (l’ultimo la settimana scorsa a Vienna), lasciando per strada soltanto 3 set.
L’incontro inizia con Murray che cerca di comandare il gioco prendendo subito il centro del campo, scambiando sulla diagonale sinistra per poi aprire sull’angolo destro. Isner, dal canto suo, mette in campo 4 prime su 5, cercando soprattutto il servizio al corpo e quello in kick, così da prendere facilmente la rete e, all’occorrenza, chiudere sotto rete. Sul 2 pari il giocatore di Greensboro conferma i miglioramenti in risposta – soprattutto dalla parte del rovescio – ma manca l’appuntamento con la palla break mandando in rete una comoda volée di dritto. Nel gioco successivo John va avanti 30-0, salvo poi farsi rimontare: 30 pari. Qui Long John commette un doppio fallo ed un errore in lunghezza col rovescio in diagonale: break Murray. Isner reagisce e con due dritti inside-out vincenti (di cui uno in risposta con una botta a 165 km/h). Andy si salva con una difesa splendida culminata con un lob su cui lo statunitense sbaglia un passante di dritto, mentre sulla seconda si affida alla battuta. Isner mette in rete un dritto lungolinea, con la testa di serie numero 2 che scappa sul 5-2. Il numero 27 del mondo tiene facilmente la battuta, ma il giocatore di Dunblane apre il gioco seguente con uno strepitoso passante stretto in allungo di rovescio – staccando la presa bimane – mettendo però in rete un dritto in arretramento per il 30 pari. Ciò nonostante, Murray ritrova la prima di servizio e, grazie alla solita soluzione esterna da sinistra, archivia il primo parziale con il punteggio di 6-3.
Nella seconda frazione di gioco si prosegue senza sussulti fino al 4-3. Murray mantiene una percentuale alta di prime palle (sempre sopra al 60%), con Isner che dimostra di essere progredito notevolmente dal punto di vista fisico e della reattività, faticando però moltissimo negli spostamenti da sinistra verso destra. John cerca di variare molto col servizio e di scendere a rete almeno 2-3 volte nei suoi game di battuta, sfidando ripetutamente il passante di Murray. Nell’ottavo game lo statunitense gioca in maniera estremamente aggressiva e si procura tre palle break consecutive: sulla prima sbaglia clamorosamente un passante di rovescio nei pressi del net, mentre sulle altre due Andy serve alla grande (clamoroso l’ace centrale con la seconda di servizio sul 30-40). Isner non ci sta e mette a segno un ottimo passante di rovescio, ma Murray nel punto successivo è bravo a fargli fare il tergicristallo: 40 pari. Lo scozzese, alla fine, tiene la battuta e porta lo score sul 4 pari. Si arriva al tiebreak, dove l’americano va avanti 4-2 grazie ad un doppio fallo del numero uno del mondo. Big John trova due prime vincenti che gli regalano 3 set point consecutivi. Il primo viene annullato bene da Murray, che comanda col dritto da sinistra e chiude a rete. Sul secondo, tuttavia, Andy accorcia la gittata dei propri colpi, con Isner che apre il fuoco col dritto dal centro verso destra, aggiudicandosi dunque il tiebreak 7 punti a 4. Sarà dunque il terzo set ad assegnare il trofeo parigino.
Il parziale inizia con lo statunitense che mantiene una grande profondità in palleggio, costringendo l’avversario a due errori in arretramento con il dritto: 15-30. Qui, sulla seconda di Murray, Isner sbaglia nettamente in lunghezza la risposta di dritto, con il britannico che riesce ad aggiudicarsi il game grazie ad un buon dritto lungolinea in avanzamento. Nel secondo gioco Murray riesce a rispondere con continuità e si procura una palla break. Qui, però, Isner è bravo ad affidarsi alla combinazione “servizio+dritto” e ad aggiudicarsi il game: 1 pari. Dopo aver chiesto velocemente l’ingresso in campo del trainer per un fastidio al ginocchio destro, lo statunitense si ritrova sul 30 pari dopo che Murray trova una gran risposta tra le stringhe. Andy si procura una chance break con un ottimo dritto in diagonale, ma Isner se la cava col servizio piazzando il 14esimo ace. Pochi secondi dopo è già 2 pari. Big John continua ad andare a rete con profitto, mostrando buona sensibilità sia dalla parte destra che da quella è sinistra (in cui è migliorato sensibilmente). Nel nono game un dritto di Murray corretto dal nastro finisce in corridoio, con una gran risposta di Isner con il dritto che porta quest’ultimo ai vantaggi sul servizio del rivale. Una buona prima esterna ed un ottimo rovescio in cross in avanzamento del britannico consentono allo stesso di tenere la battuta: 5-4 per lui. Nel decimo gioco l’americano sbaglia una volée su un passante al corpo di Murray, il quale poi va avanti 0-30 grazie ad un doppio fallo del rivale. John reagisce con una volée lobbata che costringe Murray ad un difficile passante di dritto, che Isner riesce a gestire facilmente con la stop volley. Dopo una prima vincente, però, quest’ultimo decide di attaccare Murray dalla parte del rovescio, che trova un ottimo passante: match point. La prima di servizio – come certificato da Hawk-Eye – non entra. Isner si butta nuovamente a rete, ma la volée bassa di rovescio si stampa sul nastro, con Murray riesce a chiudere alla prima occasione. Il nuovo numero uno del mondo si aggiudica così gioco, partita, incontro e torneo con il punteggio di 6-3 6-7(4) 6-4 in due ore e 17 minuti di gioco.
Come anticipato, 43esimo titolo carriera per Murray, l’ottavo di questo 2016 fenomenale, tra cui 3 Masters 1000 (14 in totale per lo scozzese). Bravo Murray a gestire un incontro complicato, sia per motivi tecnici che psicologici, riuscendo a conquistare il match senza giocare al meglio delle proprie possibilità. D’altronde, si sa, i più forti fanno proprio così. Isner, dal canto suo, ha giocato una partita splendida, sbagliando solamente un paio di scelte tattiche nell’ultimo game, sfidando il passante di rovescio dell’avversario anziché quello di dritto. In generale, è riuscito – seppur parzialmente – a riscattare un’annata complicatissima, che lo ha anche visto uscire dai primi 25 giocatori del mondo dopo 7 anni, complici anche i ricorrenti problemi fisici. Nonostante non sia più nel prime, Long John ha dimostrato notevoli miglioramenti dal punto di vista fisico e in fase di risposta, riuscendo ad essere molto più aggressivo col rovescio (impatto decisamente più avanzato), mostrando peraltro un gioco a rete da top ten. Tuttavia oggi è il giorno di Murray, il più “vecchio” giocatore a diventare numero uno del ranking mondiale dai tempi di John Newcombe nel 1974 (l’australiano all’epoca aveva 30 anni). Adesso il “carrozzone” si sposta alla O2 Arena di Londra, dove Andy sarà il favorito principale, ma attenzione a Djokovic che – forse – proprio grazie a questo episodio storico, potrebbe ritrovare linfa vitale per impedire allo scozzese di terminare l’anno al numero uno. Tra due settimane ci sarà il verdetto.