Tutta la normalità dei bad boys in racchetta

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Tutta la normalità dei bad boys in racchetta

La storia del tennis moderno è piena di “cattivoni”, con McEnroe capostipite. Oggi Kyrgios e compagni mantengono la tradizione, ma siamo sicuri che siano loro i peggiori?

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Gli ultimi dieci anni di tennis sono stati quasi tutti rose, fiori e buone maniere. Basti pensare a Federer e Nadal, nemici dichiarati sul campo ma che poi, proprio sul rettangolo di gioco, non si sono mai lanciati nemmeno un’occhiataccia. Stesso leitmotiv per Djokovic e Murray, che escluso qualche lancio di racchetta – più del primo – non hanno mai passato il limite. La storia del tennis però racconta altro, parla di veri e propri bad boys con racchetta. Persino maleducati. McEnroe, Nastase, Connors sono solo i primi nomi che affiorano alla memoria dei più, ma il tennis ne è pieno. Fernando Gonzalez, quindi neanche tanti anni fa, al Roland Garros si permise il lusso di pulire il segno di una pallina con il sedere: affronto mica male nei confronti di uno sport che si è sempre considerato signorile.

Safin era un altro tipaccio, per non citare Koellerer, ma nel secondo caso andiamo davvero oltre. L’austriaco sarebbe risultato esagerato anche ai tempi di McEnroe e la squalifica a vita, dopo i tanti atteggiamenti antisportivi e soprattutto violenti, a cui vanno pure aggiunti i tentativi di combine, è stata davvero nulla per un tennista al quale si poteva solo chiedere cosa avesse in testa. McEnroe invece è sempre stato considerato come il prototipo perfetto del tennista vulcanico, le sue sfuriate con giudici di sedia e di linea gli sono valse un’etichetta che oggi è diventata addirittura un numero del suo show. Connors nei primi anni fu quasi da tutti definito antipatico – guai adesso a parlar male di un collega – e fu inoltre uno dei primi ad esultare platealmente a fine scambio. Solo l’arrivo di Mac e la contemporanea presenza di Nastase cambiarono un po’ le carte in tavola e Jimbo divenne quasi normale, appunto.

Ed è proprio alla normalità quest’articolo vuole arrivare. Nel presente si perde la testa sempre meno, almeno non platealmente come in passato, e un tennista come Kyrgios sembra quindi quasi un ritorno alla regolarità. Quanto sarebbe stato scandaloso l’atteggiamento dell’australiano ai tempi di McEnroe? Probabilmente davvero poco, ma in un’era dove il nostro Fognini è considerato una testa calda tutto scuote facilmente l’opinione pubblica – e davvero poche cose scandalizzano con altrettanta facilità. Oggi, dunque, come siamo messi a cattivi con racchetta? Ancora bene, o male, dipende da che lato si vuol vedere la cosa. Se Kyrgios però è sulla buona strada della normalità – il lettore ci passi il termine – non possiamo non citare il connazionale Tomic, che va addirittura oltre il ruolo di esempio da non seguire.

Questi personaggi sono tuttavia parte integrante di uno sport che ha vissuto di, e si è alimentato e diffuso grazie a, certi atteggiamenti. Agassi è stato senza dubbio un tennista fenomenale, ma è stato il personaggio che lo ha reso immortale: si è rifiutato di giocare Wimbledon solo perché non gli andava giù il protocollo che imponeva l’outfit totalmente bianco, è sceso in campo con orecchini appariscenti e pantaloncini di jeans. In poche parole è stato unico nel suo genere e forse tra vent’anni si parlerà più di lui che di Sampras, nonostante il primo abbia vinto il 59% delle loro sfide e sei Slam in più. Forse già lo si fa.

Certo oggi abbiamo le lunghissime lamentele con gli arbitri – Nadal ha persino preteso che uno di loro non lo arbitrasse più – ma oltre non si è andato mai. Pascal Maria a Wimbledon non riusciva addirittura a trattenere le risate per l’ennesimo “Fognini Show”. C’è da dire che però il ligure è quello che più di tutti ha reso orgogliosi McEnroe e soci, mostrando il dito medio sia al Roland Garros che a Shanghai. Ragionando all’opposto, forse neanche tanto… Djokovic, che quando le cose girano male non ci pensa due volte prima di sfasciare il telaio, non è forse un cattivo esempio maggiore rispetto a Kyrgios, che rimprovera l’arbitro di non usare lo stesso metro di giudizio quando in campo ci sono i famosissimi quattro? Poniamo l’esempio di un ragazzino di 15 anni, che domani va al circolo e spacca la sua bella racchetta che mamma e papà gli hanno comprato (magari rinunciando anche a qualcosa): di chi è la colpa? I genitori di certo sono i responsabili dell’educazione dei figli, ma è anche impossibile che siano fisicamente presenti ogni volta che il figlio vede Djokovic o un suo collega lasciarsi andare in qualche sfuriata.

Non è che forse davvero viviamo in un’epoca dove la verità non è ben vista? Tomic ad inizio stagione si è ritirato a partita in corso perché il tabellone degli Australian Open, appena sorteggiato, gli era favorevole: antisportivo, ovvio, ma onesto. Kyrgios si è permesso il lusso di dire a Wawrinka che la sua girlfriend aveva una storia con un altro: onestà allo stato puro, seppure urlata ai quattro venti non proprio da amico. Mentre dall’altra parte – spesso inclusi noi che scriviamo, quindi – si fa finta di non vedere quanto siano tattici i time-out medici, quelli con cui spesso campioni e meno campioni si nascondono dietro al dolorino improvviso con il vero obiettivo di destabilizzare l’avversario – l’80% di MTO viene chiamato dal tennista indietro nel punteggio.

Rimane da fare un’ovvia ma grandissima distinzione tra atteggiamenti antisportivi e scorrettezze. Nadal ad esempio non è stato forse antisportivo, quando a Madrid ha eslutato come un pazzo al cospetto di un Nishikori menomato che gliele stava suonando di santa ragione? Atteggiamento gravissimo se consideriamo l’esempio che si vuol dare ai più piccoli – e quanto sia importante ai loro occhi Nadal. Significa non insegnare il rispetto per l’avversario. Tra le scorrettezze entra poi di gran diritto il doping, perché barare per vincere rimane la cosa più grave da fare. Entrambe tematiche che sembrano di gran lunga più gravi di un “Ca… hai chiamato?” nei confronti di un arbitro, ci mancherebbe, ma forse oggi si fa più attenzione alla forma, e ai risultati, e non a quello che realmente fa male a questo sport. 

Per qualcuno sfasciare un telaio non è nulla al cospetto di un’imprecazione in campo, altri potrebbero pensarla al contrario. Per ogni pensiero c’è un carattere diverso, questo è il mondo. C’è chi si sente normale a stare dalla parte di Kyrgios e chi invece trova il carattere dell’australiano assolutamente fuori luogo. È più importante insegnare il valore delle cose o le buone maniere? Nessuno lo saprà mai. Di certo c’è solo il tennis, che è andato avanti nei decenni grazie ad entrambe le cose.

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