Rassegna a cura di Daniele Flavi
Federer, la favola riprende “Voglio ancora uno Slam”
Stefano Semeraro, la Stampa del 3.01.2017
Dopo sei mesi Roger Federer è tornato a giocare un match (semi)ufficiale alla Hopman Cup di Perth, l’esibizione per squadre nazionali che ormai da anni apre la stagione, e tutti hanno tirato un sospirone. Okay, eccolo, c’è. La favola può continuare. Un 6-3 6-4 a Daniel Evans, l’inglese che pare appena uscito dal pub con la birra in mano ma gioca un tennis champagne, e la paura di vedersi evaporare davanti il Genio è passata. Almeno per oggi, almeno per un po’. Primo punto, primo ace, e poi la borsa dei trucchi che si apre: passantini da brivido, slice in punta di corda, smash puntuali, precisi come l’incantevole meccanismo svizzero che SuperRog sa essere nelle giornate buone. I suoi palleggi in diretta via internet da Dubai avevano raccolto quasi un milione di sguardi preoccupati e allupati, i suoi primi allenamenti a Perth hanno richiamato seimila persone. Quando ieri è sbucato dal tunnel il popolo dei senza Federer è tornato a godere. Adrenalina, il cuore che II numero 1 non mi riguarda più, sarà una lotta tra Djokovic e Murray, alla fine credo che la spunterà Novak ingrana la quinta, le farfalle che volano nello stomaco. Anche se ti chiami Federer a certe emozioni non si fa il callo. «Il tempo che ho trascorso lontano dai tornei l’ho speso bene, con la mia famiglia, i miei amici, i miei genitori – ha detto -. Però la sensazione di uscire dal corridoio e ritrovarmi sul Centrale di un torneo mi mancava. Per essere pronto ho lavorato parecchio. vero che sono in circolazione da qualche anno, ma vi confesso che mi piacerebbe giocare ancora un po’». Figurati a noi, caro. Alla Hopman Cup, Federer aveva giocato a inizio Millennio, quando la sua leggenda era appena un progetto. Nel 2001 la vinse con a fianco Martina Hingis, l’anno seguente la giocò in coppia con Mirka, la signorina Vavrinec che un anno dopo sarebbe diventata la signora Federer. Stavolta difenderà la Svizzera insieme con Belinda Bencic, anni 19, che potrebbe essere (quasi) sua figlia e al ballo di Capodanno si è distrutta di selfie con il fenomeno. Tutti lo vogliono Quindici anni dopo, con tutto il rispetto per gli altri tre del poker delle meraviglie – Nadal, Djokovic, Murray – è sempre lui il D’Artagnan che tutti vogliono vedere. Lo scivolone a La concorrenza aumenta ogni giorno però credo che mi resti qualche chance di fare dei danni in giro Roger Federer Ex n. 1 del ranking Atp oggi sceso al 16 posto !9 Wimbledon – nella semifinale persa a luglio contro Raonic, con il ginocchio già operato a febbraio che si era piegato come una radice fragile – lo aveva convinto a fermarsi per il resto della stagione. Bye bye a Rio e al sogno dell’oro olimpico in singolare che gli sfugge da sempre, bye bye agli Us Open e al Masters di Londra. Trascinarsi sul campo però non era cosa, serviva un ultimo orizzonte da guardare senza binocolo e con l’ancora a bordo. Il viaggio ricomincia da qui. Nel ranking è sdrucciolato fuori dai primi 10, oggi è addirittura 16enne, ma da re emerito delle classifiche Roger sa benissimo che il Numero 1 è questione che non lo riguarda più. «Sarà una volata fra Djokovic e Murray – dice con il distacco del patriarca – e alla fine credo che Novak la spunterà, anche se per lui i primi sei mesi saranno difficili». Il suo obiettivo è un altro. L’ultimo grande fuoco, da bruciare in una settimana, anzi, meglio in due, la distanza dei grandi tornei. «Se vincerò ancora uno Slam? La concorrenza è tanta, ma mi do una chance di riuscirci. SI, posso fare ancora dei danni». Magari sull’erba di Wimbledon. Poi ci sarà tutto il tempo per raccontarsi quanto ci mancherà, la favola di nome Roger Federer.
Federer sei mesi dopo «Che bello tornare e allacciarmi le scarpe»
Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 3.01.2017
C’ è solo una religione sportiva che raccoglie 13.500 adepti adoranti per un’esibizione, coinvolgendoli in un boato da brividi quando il messia torna a predicare tennis dopo sei mesi lontano dal mondo a curare le piaghe di un corpo ferito ma certo non ancora arrendevole e tutt’altro che disposto a inchinarsi ai graffi del tempo. Quella religione ha un nome e un cognome, Roger Federer, e l’apparizione di Perth, alla Hopman Cup, è un sospiro di ammirazione e sollievo che percorre tutte le tribune e vola, vola allargandosi per tutto il pianeta, aprendo i cuori di milioni di tifosi, ad ogni latitudine. II re è tornato, evviva il re. AMORE Quanto fosse mancato, il Divino, lo hanno certificato i numeri pazzeschi di quando, per la prima volta, la settimana scorsa, ha messo il naso fuori dalle sue residenze, dove ha ritemprato fisico e In campo è stato il «solito semidio» come lo ha definito il francese Pouille mente in questi 178 giorni che sono sembrati un’eternità. Dapprima, una sessione di allenamento a Dubai, casa invernale, sponsorizzata dalla Wilson, ha fatto 500.000 contatti in rete in pochissimi minuti, poi la prima uscita ufficiosa, appunto a Perth, per testare il campo di gioco, ha richiamato all’arena 8000 tifosi. Perché si potrà discutere all’infinito se Roger è davvero il più grande di tutti i tempi, ma su chi è stato, è e sarà il più amato di sempre, il giochino non comincia neppure. E lui, sornione di immenso talento, lo sa: «La standing ovation che mi hanno tributato è stata davvero emozionante, adesso sono qui per divertirmi ancora e guardare con fiducia a questa settimana e alle prossime». E luce fu. Poco importa che la partita con l’inglese Daniel Evans, battuto a Wimbledon 2016 nell’unico precedente, tenga fede al valore della Hopman Cup, gara a squadre senza il pathos e l’adrenalina delle infuocate sfide ufficiali e dunque ideale messa a punto per chi, a 35 anni suonati, sta chiedendo nuove risposte al proprio fisico. Fed non cede mai il servizio, delizia la platea con un paio di magie dando ragione al francese Pouille, che allenandosi con lui a Dubai lo aveva definito «il solito semidio». Certo, arriveranno test più probanti, dallo Zverev di domani al Gasquet di venerdì. Quel che conta è aver ritrovato il sapore della partita con punteggio e avversario: «Non nego che stare molto in famiglia è anche appagante — dirà Roger — ma il tennis mi mancava: non posso essere più felice di così, sono tornato a giocare in un bellissimo Campo Centrale, ho bendato di nuovo le caviglie, mi sono allacciato le scarpe e finalmente sono uscito dallo spogliatoio, tra l’altro per ricevere un’accoglienza del genere». Nessuno deve aver pensato che oggi sia sceso al numero 16 del mondo, e quindi a rischio già di un ottavo tremendo agli Australian Open, nella caccia al 18 trionfo nello Slam. Lui non si sottrae, nonostante l’ultima festa risalga a Wimbledon 2012: «Sarebbe carino vincerne un altro e perché no 2, 3 o 4. Comunque, sono andato oltre quanto potessi immaginare. Ero un ragazzino normale che stava in Svizzera, i miei genitori non credevano che potessi diventare un calciatore o un tennista professionista, nè un pozzo di scienza. Quando avevo 10 anni, dicevo ai miei amici: “Game set and match, Federer vince Wimbledon e si mette in ginocchio come fa Becker”. È stata ed è una carriera incredibile, a volte mi do i pizzicotti per realizzare ciò che ho fatto». L’INCIDENTE Se non glielo ricordasse la dura legge degli anni che passano, il Divino giocherebbe all’infinito, anche se ha rischiato di fermarsi per sempre con l’incidente più banale, il famoso bagno alle figlie 178 • I giorni di assenza dai campi di Federer, la cui ultima partita risaliva all’11 luglio, la sconfitta con Raonic in semifinale a Wimbledon di un anno fa: «E successo il giorno dopo la partita contro Djokovic agli Australian Open. Era finita tardi e quindi mi sono svegliato tardi, al mattino. Arrivano le mie figlie e dicono: “Papà, facciamo il bagnetto!”. Io sono per la doccia, così non ci stanchiamo, ma loro insistono e allora preparo la vasca. È lì che mi sono fatto male. Sento un dolore, poi di pomeriggio andiamo allo zoo e cammino come un vecchietto. Non era quella la maniera in cui avrei voluto dire addio al tennis». Alzati e cammina, Roger.
L’ultima magia di Federer: il re torna e vince dopo sei mesi
Gianni Clerici, la Repubblica del 3.01.2017
Tanta voglia di Roger tennis in festa a Perth per il ritorno di Federer Lo svizzero in campo per la Hopman Cup dopo sei mesi di assenza: batte Evans, australiani in delirio Aveva chiuso la stagione con la rottura del menisco a Wimbledon. “Sogno un altro Grande Slam piacerebbe poterlo rivivere» ha detto Roger Federer, confermando così che la sua resurrezione è felicemente in corso. Aveva appena inondato di colpi illuminati il suo avversario della Hopman Cup, a Perth, il britannico Dan Evans, (numero 66 della classifica Atp ) e da questo i suoi fedeli in hanno desunto che fosse rinato, ritornato il Federer divino, quello che fino a sei mesi fa aveva suscitato sentimenti di amore, ma cosa dico, di fede, insoliti nel tennis. Un po’ confuso dalla distanza televisiva che non mi toglieva un piccolo dubbio, tipico di un infedele, ho allora chiamato al telefono il dottor Alfio Caronti, il grande esperto che ha quasi risanato il Number One che vedrà dopo Federer e Djokovic, Milos Rao- DAL 16 SI 61OCA A MELBOURNE II primo Slam della stagione si gioca a Melbournedal 16 gennaio nic. «Hai visto, Alfio ?» gli ho chiesto. «Si, certo, sembrava quello di una volta». «Vuoi dire che non lo era?». «No, non voglio dir questo». «Ma allora?». «Speriamo non ne vada in giro qualche pezzettino». «Di Federer?». «Di quel che resta del suo menisco. Aveva finito di danneggiare il menisco del ginocchio cadendo a Wimbledon, nella semifinale contro il mio Raonic. Per un catecumeno come te, ricordo che il menisco è la cartilagine di congiunzione tra il femore e la tibia. C’è soltanto da sperare, per i fedeli, e non solo, che niente di nuovo venga a turbare le sinfonie di Federer.» Il Divino, dopo la partita, non si è solo lasciato scappare la frase che ho citato, ma ha aggiunto di sperare in un diletto non inferiore nel futuro match contro la Germania del bambino Zverev, e magari anche nel successivo contro la Francia di Richard Gasquet. Ricordo infatti al lettore che la Coppa intitolata a Hopman, capitano di Davis australiano negli Anni Cinquanta, il primo che applicò al tennis i principi dell’atletica leggera, consiste in due incontri, singolare donna e uomo, e in un misto futuribile, giocato al meglio di quattro games, come avverrà nel tennis in cui la Televisione prevalga sulla Tradizione. Nell’eliminazione della cosiddetta Gran Bretagna, la Svizzera è stata aiutata da Belinda Bencic, che ha battuto la Watson. Gli scettici fanno notare che si tratta di una vicenda a metà tra l’esibizione e l’allenamento, e che il Divo Federer non ha più vinto uno Slam da Wimbledon 2012 e, in Australia, da Melbourne 2010. Ribattono i fedeli che Big Bill Tilden ( nato nel 1893 ) rivinse Wimbledon nel 1930, e dunque lo Scriba non può augurarsi altro che di vedere il miracolo ripetersi. Com’è noto, Federer va oltre la Ragione.
Federer è tornato: a Perth tutti pazzi per King Roger
Angelo Mancuso, il messaggero del 3.01.2017
Bentornato Federer. A sei mesi dall’ultima apparizione il 35enne fuoriclasse di Basilea è rientrato nella Hopman Cup, torneo misto per nazioni, battendo il britannico Daniel Evans per 6-3 6-4. Tranquillo e concentrato, non ha mai ceduto il turno di battuta, per poi concedere il bis in doppio al fianco della connazionale Belinda Bencic con la Svizzera che ha prevalso per 3-0 sulla Gran Bretagna. Scelta azzeccata. Paul Kilderry, direttore della Hopman Cup, ha centrato il bersaglio: l’esibizione è giunta alla 29esima edizione e mai prima di oggi aveva attirato tanta attenzione da parte di media e appassionati. Tutto ciò grazie a Federer: dopo il bagno di folla dei 6.000 fan al suo primo allenamento australiano di qualche giorno fa, ecco l’ovazione dei 13.500 spettatori al suo ingresso nell’avveniristica Perth Arena. Numeri che la dicono lunga su cosa rappresenti Federer, su quanto sia mancato negli ultimi mesi. ALTRI TRE ANNI Il campione svizzero ha detto di voler continuare per altri 2-3 anni ed è una bellissima notizia perché il tennis ha ancora bisogno di lui, del suo talento unico che va ben oltre i 17 titoli Slam in bacheca. I prossimi test contro la Germania di Zverev e la Francia di Gasquet saranno più probanti, ma l’infortunio al ginocchio sinistro è un ricordo. «Ringrazio il pubblico per il calore con cui sono stato accolto – ha detto – tornare in campo, riallacciarmi le scarpe prima di una partita, sono sensazioni che mi mancavano. Non sento più dolore al ginocchio e vincere qui è un bel modo per iniziare il 2017. Conquistare ancora uno Slam? Ne vorrei altri 2, 3 o 4… Ma ci sono molti grandi avversari e tanti giovani che stanno crescendo. Farò del mio meglio». IL PRECEDENTE SAMPRAS La classifica piange (per la prima volta dopo 14 anni è scivolato fuori dai top ten), ma c’è un precedente che incoraggia Federer, sceso al n.16 Atp e con il rischio di calare ancora se dovesse perdere presto agli Australian Open, dove rischia di trovare Murray o Djokovic già negli ottavi. Tuttavia nel 2002 ci fu l’impresa di Pete Sampras, che al suo ultimo torneo ha trionfato agli US Open da n.17 del mondo. Lo statunitense era reduce da 26 mesi senza successi, ma quando c’è di mezzo un grande campione non sai mai quello di cui sono capaci. Con loro le regole non valgono.