RG: Nole, il nuovo inizio è ok. Nadal doma Paire, Zverev sospeso

Roland Garros

RG: Nole, il nuovo inizio è ok. Nadal doma Paire, Zverev sospeso

Debutto positivo del campione uscente che perde però 4 volte il servizio contro Granollers. Rafa lascia solo 6 giochi, Cilic supera Gulbis. Fuori Sock (14) e Simon (31). Zverev-Verdasco sospesa per oscurità su una situazione di un set pari

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[4] R. Nadal vs B. Paire 6-1 6-4 6-1 (da Parigi, Carlo Carnevale)

Passeggiata con pit stop: una sgambatura iniziale con una minima turbolenza, per iniziare la campagna verso la Decima. Quella importante davvero, dopo la doppia cifra timbrata a Montecarlo e Barcellona. Centoquindici minuti annacquati da un secondo set vibrante, in cui il solito pazzoide Benoit Paire da fondo alle riserve di talento e bel tennis, costringendo Rafa Nadal ad uno sforzo supplementare, comunque per nulla insostenibile. Primo e terzo set in pantofole per lo spagnolo, giunto a Parigi per la prima volta in carriera con Montecarlo, Barcellona e Madrid in borsa. Più che tecnico, il divario incolmabile è quello mentale: Paire rinuncia a combattere per tre quarti dell’incontro, decidendo di lottare solo una volta sotto di un break nel secondo parziale. Nadal resta paziente e lascia sfogare l’avversario, prima di gestire con agio i momenti opportuni. Il francese si incita, si sgola e per venti minuti regala momenti di altissima qualità, con il suo decantato rovescio e soluzioni di tocco da sarto: arriva anche ad avere un break di vantaggio, prima di accartocciarsi nei suoi desideri fatti serve and volley insensati e smorzate continue. Prima e dopo, il nulla assoluto, un tiro al bersaglio durante il quale Nadal impallina l’avversario con passanti precisi e fendenti con da entrambi lati del campo: spaventosa la risposta con il dritto a rientrare con cui inchioda la palla alla riga di fondo, per andare a servire per il secondo set.

C’è spazio per reazioni di ogni tipo, dall’arringa nervosa di Paire nei momenti in cui è in vantaggio, ai sorrisi che scambia con Nadal quando rovina nella rete dopo essere inciampato: il rapporto travagliato del francese con il pubblico di casa si conferma, fischi e applausi si alternano quando con ampi gesti invita la folla a sostenerlo. Alla stretta di mano si ride e ci si abbraccia. A Paire sembra interessare poco, per Nadal adesso il secondo turno contro l’olandese Robin Haase: due precedenti in favore del maiorchino, il primo nel 2010 a Wimbledon. Era un secondo turno, finì al quinto set e aprì le porte al secondo trionfo di Rafa a Londra: stavolta forse cercherà di chiuderla prima.

 

[2] N. Djokovic vs M. Granollers 6-3 6-4 6-2 (da Parigi, Antonio Garofalo)

Sotto lo sguardo vigile di Dedè, così i francesi chiamano Andre Agassi, Novak Djokovic inizia la sua difesa del titolo, superando senza particolari patemi Marcel Granollers e centrando la 56esima vittoria in carriera al Roland Garros. Non poteva certamente essere il trentunenne catalano, che in tre precedenti contro il numero 2 del mondo aveva racimolato la bellezza di dieci game, a dare le risposte che tutti gli appassionati attendono sulle reali possibilità di Nole in questo torneo e sugli effetti della cura Agassi. Djokovic è parso sicuramente propositivo e concentrato e si è notata una certa propensione alla verticalizzazione. Inoltre, nei game di risposta – ma magari qui la colpa è anche del servizio di Granollers – il serbo è sembrato assumere una posizione più avanzata sul terreno di gioco.

La partita scorre via placida per i primi due set e il sonnecchiare del pubblico dello Chatrier viene scosso solo dall’urlaccio di Novak sull’errore di Granollers che gli procura il set-point del secondo set. Nel box di Nole fa capolino anche Pepe Imaz con l’immancabile magliettina Amor y Paz: tra il Guru e Agassi quattro sediolini marcano una certa distanza, e i due non si scambiano una parola che sia una durante l’intero match. Chissà cosa penserà Dedè del suo collega di panchina. Il terzo set inizia come gli altri due, con un break in apertura, ma non vorrete davvero la cronaca di una partita che non c’è stata. Tra uno smash affossato in rete e un passante a bucare l’avventuroso spagnolo il match va dove è scritto che vada, anche se il boato più grande lo strappa Marcell con un passantino miracoloso quasi rasoterra di fianco al paletto. Il lettore capirà che ad affascinarci di più è la sfida a scacchi sulla panchina di Nole. Pepe, di bianco vestito e chioma al vento, si spella le mani ed elargisce sorrisi pacificatori ad ogni punto del suo allievo, Agassi, in tenuta black e con la pelata arsa dal sole resta impassibile quasi fosse un novello Lendl. Finisce la partita, uno va via di qua, uno di là. Amore, pace e convivenza: chi vivrà, vedrà.

[9] A. Zverev vs F. Verdasco 4-6 6-3 sospesa (Michelangelo Sottili)

A una settimana dal suo ingresso in top ten, Alexander Zverev sfida Fernando Verdasco, n. 37 ATP. Uno pari i precedenti, ma la recente vittoria in due set di Sascha a Madrid pesa senza dubbio di più rispetto alla sconfitta del 2015. Il nexgen, l’unico insieme a Nadal a vantare più di un titolo su terra quest’anno, oggi parte con troppi errori e un servizio poco incisivo, mentre il trentatreenne spagnolo piazza qualche bel drittone mancino e sale 4-1 con due break; Sascha ne recupera uno, ma il primo set è di Verdasco. Zverev continua a perdere troppo campo dal lato destro e cede di nuovo la battuta all’inizio del secondo parziele, ma Fernando lo rimette subito in corsa con due gratuiti e due doppi falli. Ritrovata la fiducia, uno Zverev più centrato non avrebbe problemi a dilagare; per sua fortuna, lo spagnolo è ora molto lontano dai livelli del 2009 e gli dà una mano a prendersi il set. Verdasco si lamenta della pioggia e della poca luce, Sascha vorrebbe continuare: incontro sospeso.

[5] M. Raonic b. S. Darcis 6-3 6-4 6-2 (Lorenzo Colle)

Sul campo numero due si affrontano per la prima volta in carriera Milos Raonic (6 ATP) e il belga Steve Darcis (38 ATP). Le caratteristiche dei due contendenti lasciano presupporre un andamento del match da campi veloci e il campo non smentisce questa impressione. Il primo set è piuttosto scarno e si conclude a favore del canadese dopo appena 28 minuti. Fatale per Darcis il quarto gioco, nel quale smarrisce la prima e cede il break all’avversario. Dall’altra parte della rete Raonic, come spesso accade, é ingiocabile al servizio, come dimostrano i soli tre punti persi (due dei quali con un doppio fallo). Quando si entra nello scambio Darcis riesce anche a reggere il confronto, soprattutto grazie all’elegante rovescio a una mano. Il problema è che Raonic raramente gli concede la chance di far partire il palleggio e questo aumenta la frustrazione del belga, che inizia ad avvertire sempre di più la pressione nei propri turni di battuta. Questa tensione si concretizza in un break nel settimo gioco, che consente a Raonic di portarsi in vantaggio di due set dopo poco più di un’ora di gioco. Il gigante di Podgorica cerca di infliggere il colpo di grazia al morale dell’avversario, ottenendo due break in apertura di terzo set. Contro ogni aspettativa c’è invece il tempo per un ultimo scatto di orgoglio del belga che con un paio di lampi monomani si procura le prime palle break della partita. Qui ci pensa  San Servizio a togliere dai guai Raonic e a vanificare gli sforzi di Darcis. Il sipario cala definitivamente pochi minuti più tardi: 6-3 6-4 6-2 in 1 ora e 32 minuti. Un ottimo esordio per il canadese di origini montenegrine, autore di una prestazione molto solida. Al secondo turno lo aspetta un’altra sfida non particolarmente ardua con uno tra Michail Youzhny (86 ATP, 2- 1 i precedenti a favore di Raonic) e Rogerio Dutra Silva (79 ATP, nessun precedente).

[10] D. Goffin b. [Q] P.H. Mathieu 6-2 6-2 6-2 (Michele Trabace)

Sul Campo 1 fa il suo esordio David Goffin, numero 10 del seeding, opposto al veterano francese Paul-Henri Mathieu, attualmente numero 120 del mondo. Mathieu, classe ’82, è passato tramite le qualificazioni per poter partecipare al suo ultimo Roland Garrosin molti hanno criticato la decisione della Federazione francese di non concedergli una wild cardIl primo set prende ben presto una piega verso il giocatore favorito. Goffin è centrato, i suoi colpi sono precisi, commette pochissimi errori e il risultato di 6-2 lascia intendere il divario tra i due. Per il belga 12 vincenti e solo 4 errori non forzati. Nel secondo parziale Mathieu prova ad essere più combattivo, ma le condizioni fisiche sembrano non perfette. A testimonianza di ciò è costretto a chiedere, al termine del quinto game, un medical time out dove si fa trattare l’adduttore destro; Goffin non perde tempo e vince agevolmente anche il secondo set sempre per 6-2, migliorando le sue statistiche con 14 vincenti e solo 3 errori non forzati. La terza partita è uguale all’andamento delle prime due: Goffin la chiude ancora 6-2 grazie a un ace sul primo match point che vale il passaggio del turno dopo un’ora e cinquanta minuti, con il belga che ha concesso una sola palla break in tutto l’incontro, mettendo a segno 37 vincenti totali e può avanzare nella difesa dei quarti di finale conquistati qui l’anno scorso. Nel prossimo turno affronterà l’ucraino Stakhovsky e i tre precedenti sono tutti a favore di Goffin. Standing ovation al termine per Mathieu, il quale saluta per l’ultima volta il pubblico di Parigi.

[7] M. Cilic b. E. Gulbis 6-3 6-3 6-3 (Raoul Ruberti)

Ernests Gulbis ricompare davanti a una telecamera, dopo mesi di assenza, eppure il risultato finale rischia di farlo scomparire di nuovo e più a lungo. Smembrato il suo ranking ATP, che della scorsa Parigi portava in dote 170 di 230 punti, e considerato il suo rifiuto di arrivare a ventott’anni senza essere protagonista, quella di oggi potrebbe essere stata l’ultima partita del lettone al Roland Garros. Tra poco si sposerà, e da numero 530 al mondo dovrà decidere se chiedere wild card per i Challenger è ciò che vuole davvero. Tra tante ipotesi, dopo un’ora e un quarto e tre set, c’è la certezza che non giocherà più in questa edizione.

Raccontare un incontro il cui punteggio dice 6-3, 6-3, 6-3, come la traccia di un sismografo poco sollecitato, è un passatempo vuoto e un esercizio inutile. Marin Cilic, da brava testa di serie, esegue con merito: strappa il servizio in quattro delle cinque opportunità, non concede palle break e passa oltre un primo turno affascinante soltanto in potenza. L’equilibrio e la tensione che questo incrocio avrebbe un tempo promesso durano appena pochi game. Dopo un inizio che infonde fiducia, il croato insiste con successo dal lato del rovescio e guadagna quel genere di vantaggio che, in certi pomeriggi senza emozioni, non si perde più. Il semi-nuovo dritto di Gulbis, partito forte, si ritrae via via come un gambero e alla fine, quando servirebbe di più, centra il campo meno della versione precedente. Il suo servizio e il suo bel rovescio non sopravvivono senza di esso e le palle corte, spesso, sono così corte da non scavalcare la rete. C’è un solo punto che rimane nell’aria per più di qualche istante, tra e su tutti quelli dell’incontro: è una doppia demi-volée di recupero, che il semifinalista del 2014 corona con lo smash dell’ora e mezza di gioco. Ma la sensazione è che avrebbe potuto anche non esserci, questo punto, e non sarebbe cambiato poi troppo: nel momento in cui Cilic approfitta di un rovescio largo per prendersi il secondo set, parte degli spettatori abbandona gli spalti per andare a veder giocare altri. E quando l’ex ragazzo prodigio di Riga, ormai né più ragazzo né più prodigio, incassa il break del K.O., nessuno di quelli rimasti riesce a immaginare un finale diverso.

Gli altri incontri (Giovanni Vianello)

Nel primo match conclusosi in giornata, Sergij Stakhovsky batte il cinese di Taipei Yen-Hsun Lu in tre set. Aljaz Bedene si distrae un set, ma vince piuttosto agilmente su Ryan Harrison in quattro set. In un match maratona terminato 9-7 al quinto, Diego Schwartzman estromette il promettente russo Rublev. Nikoloz Basilashvili patisce una partenza fredda e subisce un 6-1 nel primo set, ma poi vince in quattro set sul transalpino Gilles Simon. Troicki ha vita piuttosto facile su Donskoy, vincendo in tre. Roberto Bautista Agut si concede un set di pausa quando conduce 2 set a zero, ma poi vince 6-1 il quarto e così elimina Millman. Piuttosto a sorpresa, esce di scena Jack Sock, che subisce un secco 3 set a 0 da Jiri Vesely. Nella conclusione del match di ieri, Johnson riesce a recuperare smalto (ieri era stato avanti due set a zero prima di essere rimontato fino al due set pari) e si aggiudica 6-3 il quinto e decisivo parziale. Il serbo Janko Tipsarevic vince il primo set ma poi perde in quattro da Joao Sousa. Coric fatica un po’ nel primo set, ma poi sconfigge in tre set Bourgue, il francese che l’anno scorso portò al quinto set qui al Roland Garros Andy Murray. Fuori soprendentemente anche Federico Delbonis, sconfitto in straight sets da Kravchuk. In un altro match andato ad oltranza, David Ferrer sconfigge 13-11 al quinto set Donald Young. Cuevas ha vita facile su Hamou, così come Feliciano Lopez su Bjorn Fratangelo; sia l’uruguayano che lo spagnolo vincono in tre set. L’argentino Kicker sconfigge il bosniaco Dzumhur in quattro set. Gasquet cede un set al belga De Greef, ma vince comunque in quattro. Se Gillou piange, ride invece un altro francese, Pierre-Hugues Herbert, che sconfigge in tre set lo statunitense Jared Donaldson.

Risultati:

[2] N. Djokovic b. M. Granollers 6-3 6-4 6-2
[9] A. Zverev vs F. Verdasco 4-6 6-3 sospesa
[4] R. Nadal b. B. Paire 6-1 6-4 6-1
[24] R. Gasquet b. [Q] A. De Greef 6-2 3-6 6-1 6-3
N. Basilashvili b. [31] G. Simon 1-6 6-2 6-4 6-1
[10] D. Goffin b. [Q] P.H. Mathieu 6-2 6-2 6-2
[5] M. Raonic b. S. Darcis 6-3 6-4 6-2
[7] M. Cilic b. E. Gulbis 6-3 6-3 6-3
A. Bedene b. R. Harrison 6-4 6-0 3-6 6-1
P.H. Herbert b. J. Donaldson 6-4 7-6(5) 6-4
K. Kravchuk b. F. Delbonis 6-3 6-4 7-6(6)
V. Troicki b. E. Donskoy 7-6(4) 6-4 6-0
R. Dutra Silva b. M. Youzhny 4-6 7-6(5) 2-6 7-6(4) 6-2
[25] S. Johnson b. Y. Sugita 6-3 6-3 6-7(4) 6-7(3) 6-3
[Q] S. Bolelli b. N. Mahut 6-4 6-2 6-2
[22] P. Cuevas b. [Q] M. Hamou 6-3 6-2 6-4
A. Seppi b. [Q] S. Giraldo 4-6 6-1 6-2 6-2
[Q] S. Stakhovsky b. Y.H. Lu 6-3 6-4 7-6(4)
V. Estrella Burgos b. [Q] T. Gabashvili 6-7(9) 2-6 7-6(3) 6-3 6-2
J. Vesely b. [14] J. Sock 7-5 7-5 6-3
B. Coric b. [WC] M. Bourgue 7-6(5) 6-3 6-2
D. Schwartzman b. [LL] A. Rublev 0-6 6-4 6-2 6-7(3) 9-7
N. Kicker b. D. Dzumhur 6-3 2-6 6-3 6-4
[Q] S. Napolitano b. [32] M. Zverev 4-6 7-5 6-2 6-2
[28] F. Fognini vs F. Tiafoe 6-4 6-3 3-6 1-6 6-0
[17] R. Bautista Agut b. J. Millman 6-2 6-2 0-6 6-1
[30] D. Ferrer b. D. Young 5-7 6-3 4-6 6-3 13-11
J. Sousa b. J. Tipsarevic 4-6 7-6(3) 6-2 6-2
F. Lopez b. [Q] B. Fratangelo 6-4 7-6(4) 6-3

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Le sette meraviglie di Novak Djokovic: tutte le sue rimonte da uno svantaggio di due set a zero

Quella di oggi contro Jannik Sinner è stata soltanto l’ultima grande rimonta di Djokovic con le spalle al muro. E in tre casi ha poi vinto il torneo

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Novak Djokovic – Wimbledon 2022 (foto via Twitter @rolandgarros)
Novak Djokovic – Wimbledon 2022 (foto via Twitter @rolandgarros)

Jannik Sinner, nonostante una grande partita nei primi due set, non è riuscito a prevalere su un mai domo Novak Djokovic. Quella odierna è soltanto l’ultima rimonta da 0-2 che lo ha visto protagonista, che va ad aggiungersi alle altre sei realizzate in passato.

Sono sette in totale dunque, tre delle quali arrivate contro un italiano. Inoltre, è curioso il fatto che per tre volte, dopo essere riuscito a sopravvivere a match che quasi tutti avrebbero perso, Nole abbia poi vinto il torneo.

1. Wimbledon 2005 – Guillermo García López

Tutto ebbe inizio proprio a Wimbledon, quando l’allora 18enne Novak Djokovic perse i primi due set contro Guillermo García López, allora numero 81 del ranking (con un futuro da n°23 nel febbraio 2011). Il serbo riuscì ad approdare al tabellone principale dopo essere passato attraverso le qualificazioni. Furono particolarmente dure, perché nell’ultimo turno l’allora numero 128 del mondo la spuntò 6-3 al quinto contro Wesley Moodie.

 

Al primo turno nel tabellone principale Djokovic superò in tre set Juan Monaco, ma la sua prima impresa avvenne due giorni dopo. Al secondo turno, il futuro vincitore di 20 Slam recuperò un doppio 6-3 contro García López, vincendo il terzo e il quarto grazie a due tiebreak e imponendosi 3-6 3-6 7-6 (5) 7-6 (3) 6-4. La sua corsa si interruppe la partita seguente contro la testa di serie numero nove Sebastien Grosjean, a sua volta fermato da Andy Roddick ai quarti. L’americano perse poi in finale contro Roger Federer.

2. US Open 2011 – Roger Federer

Nell’arco di sei anni le prospettive di Novak Djokovic sono radicalmente cambiate. Da poco, infatti, il serbo si era issato per la prima volta in carriera al numero uno del mondo, traguardo ottenuto grazie alla vittoria su Rafael Nadal in finale a Wimbledon (in quello che rappresentò anche il suo primo trionfo sull’erba tennistica più prestigiosa). Poco meno di due mesi dopo Djokovic arrivò allo US Open da primo favorito del seeding, ma in semifinale venne seriamente impensierito da Roger Federer, numero tre del mondo.

Il campione elvetico vinse un primo set tiratissimo al tiebreak, conquistando anche il secondo. Da quel momento, però, Djokovic cambiò marcia, prendendosi i successivi tre parziali e raggiungendo l’ultimo atto grazie al definitivo 6-7 (7) 4-6 6-3 6-2 7-5. Due giorni più tardi arrivò anche il primo titolo negli Stati Uniti, grazie alla vittoria in quattro set ancora su Nadal.

3. Roland Garros 2012 – Andreas Seppi

Il primo italiano a dover subire un comeback di Djokovic fu Andreas Seppi. L’altoatesino veniva da due vittorie al quinto nei turni precedenti, ottenute contro Mikhail Kukushkin al secondo turno e Fernando Verdasco al terzo. L’attuale numero 162 del ranking (allora era n°25) tentò l’impresa, mettendo a dura prova la resistenza del suo avversario.

Seppi strappò i primi due set, ma nel terzo perse ben quattro volte il servizio, contribuendo al rientro in partita di Djokovic, che alla fine si impose 4-6 6-7 (5) 6-3 7-5 6-3. Il serbo spese molte energie anche ai quarti contro Tsonga – sconfiggendolo 6-1 al quinto – e forse pagò il grande sforzo in finale contro Rafael Nadal, che non aveva ancora perso un set e lo sconfisse 6-4 6-3 2-6 7-5.

4. Wimbledon 2015 – Kevin Anderson

Novak Djokovic e Kevin Anderson sono stati protagonisti di alcune partita particolarmente importanti a Wimbledon, su tutte la finale del 2018, quando il serbo si impose 6-2 6-2 7-6 (3), certificando il suo definitivo ritorno ai massimi livelli. Tre ani prima, tuttavia, il gigante sudafricano ha rischiato di eliminare il nativo di Belgrado al quarto turno. Anderson vinse infatti i primi due set sul filo del rasoio, annullando anche un set point nel secondo.

Due tiebreak pressoché identici che avrebbero steso praticamente chiunque. Chiunque, sì, ma non Djokovic, che rispose subito con un 6-1 senza appello e chiuse poi 6-7 (6) 6-7 (6) 6-1 6-4 7-5. Nei successivi tre turni il serbo perse soltanto un set, nel trionfo in finale contro Roger Federer, che gli permise di bissare la vittoria dell’anno prima.

5. e 6. Roland Garros 2021 – Lorenzo Musetti e Stefanos Tsitsipas

Il vero capolavoro della carriera di Novak Djokovic è probabilmente il Roland Garros 2021. I sui successi sono tantissimi e svariati, certo, ma quello Slam parigino rientra senza dubbio tra le sue migliori opere d’arte. Se non è la più prestigiosa in assoluto, poco ci manca. La spedizione francese di Djokovic era cominciata in maniera piuttosto soft, con tre comode vittorie su Sandgren, Cuevas e Berankis, tutte in tre set.

Agli ottavi di finale si presenta la prima, grande – e un po’ inaspettata – minaccia: Lorenzo Musetti. Il classe 2002 di Carrara esprime un tennis divino per i primi due set, vinti entrambi al tiebreak (il primo molto lottato, il secondo dominato), ma poi crolla fisicamente. Djokovic se ne rende conto e aumenta i giri del motore, non lasciando scampo al povero italiano che deve lottare anche contro un fisico spremuto al massimo. La lotta diventa impari e Musetti, a due game dalla sconfitta, non ha più energie e decide saggiamente di ritirarsi, crollando 6-7 (7) 6-7 (2) 6-1 6-0 4-0 rit.

Ai quarti di finale Nole prevarrà anche su Matteo Berrettini, ma è in semifinale che il serbo dà il meglio di sé. La vittoria in quattro set su Nadal è una delle partite più clamorose, epiche e devastanti (positivamente) degli ultimi anni. Steve Flink ha definito il terzo set “il più bello della loro rivalità“, mentre per Djokovic è stata la sua “miglior partita di sempre al Roland Garros“.

La ciliegina sulla torta arriverà due giorni più tardi nell’ultimo atto contro Stefanos Tsitsipas. In che modo? Ovvio, ancora rimontando da 0-2. Il greco ha disputato un torneo fantastico, eliminando Medvedev e Zverev sulla strada verso la sua prima (e finora unica) finale Slam in carriera. Una partita disputata ad altissimi livelli dall’ateniese, in cui ha strappato il primo set al tiebreak e si è portato a casa il secondo con un netto 6-2. Djokovic però – abbiamo imparato a capirlo non solo da questo articolo – non va dato per vinto nemmeno quando sembra finito. E così, anche in questo caso, la lenta e inesorabile rimonta del serbo lo ha condotto al 6-7 (6) 2-6 6-3 6-2 6-4 grazie al quale ha sollevato il 19esimo Slam, diventando il primo giocatore nell’Era Open a vincere tutti i Major almeno due volte.

7. Wimbledon 2022 – Jannik Sinner

L’ultima vittima speciale di Djokovic è Jannik Sinner, in una memoria ancora tristemente vivida. Il 20enne di San Candido è diventato il terzo italiano a portarsi in vantaggio di due set contro il serbo senza riuscire a vincere la partita (dopo i già menzionati Seppi e Musetti).

L’andamento del match è noto ai più, con Sinner stellare per i primi due set che, però, poco ha potuto dinnanzi al dirompente rientro in carreggiata del fenomeno di Belgrado. L’amaro risultato dei quarti di finale di questa edizione di Wimbledon recita 5-7 2-6 6-3 6-2 6-2 in favore della testa di serie numero uno, che ha saputo far sfogare il suo rivale per poi ingranare e non dargli più alcuna possibilità di reazione. In tre occasioni su sei, nello stesso torneo in cui è riemerso da 0-2 Djokovic ha poi vinto il titolo (US Open 2011, Wimbledon 2015 e Roland Garros 2021). Sarà la volta buona per il quarto?

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Gli Outfit del Roland Garros 2022

Slam parigino coloratissimo: dal verde di Nadal al rosso di Djokovic, passando per l’azzurro di Swiatek. Ecco i look delle stelle del 2° major stagionale

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Cori Gauff - Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)

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Ne abbiamo viste di tutte i colori in questo Roland Garros. Il rosso della terra che ha incoronato campioni nel torneo di singolare due veri campioni, Rafa Nadal e Iga Swiatek. Il verde di giovanissimi talenti che sono arrivati fino alle fasi finali del circuito come Carlos Alcaraz e Coco Gauff. Il nero del dramma di Alexander Zverev, infortunatosi al ginocchio durante la semifinale con Rafa Nadal e che ha dovuto salutare nuovamente il sogno di conquistare il suo primo grande Slam (operato con tre legamenti lesionati). E abbiamo visto tanti colori anche nelle magliette, nei pantaloncini e nelle scarpe di tutti i tennisti in campo. Andiamo dunque a commentare i look delle stelle di questo secondo slam stagionale.

Rafa Nadal – Nike

 
Rafael Nadal - Roland Garros 2022 (foto Roberto dell'Olivo)
Rafael Nadal – Roland Garros 2022 (foto Roberto dell’Olivo)

Non esistono più parole per descrivere le imprese sportive di Rafa, aggettivi e iperboli si sono sprecati nei giorni successivi alla conquista del suo quattordicesimo Roland Garros. Non deve essere semplice nemmeno per Nike trovare, dopo tanti anni, un outfit adatto al torneo preferito di Nadal, eppure quest’anno il marchio USA si supera e regala a Rafa uno dei look, a nostro parere, meglio riuscito degli ultimi anni. L’accostamento di verde scuro e giallo acceso ricorda un po’ la bandiera del Brasile. E Il Brasile si sa che risveglia dolci ricordi sul Philippe Chatrier: come dimenticare infatti i cuori e le vittorie di Guga Kuerten.  Nostalgia a parte, Rafa è elegante e originale, dimenticate ormai le canotte di inizio carriera dimostra di saper indossare alla perfezione completi raffinati. Ultima nota doverosamente dedicata alle scarpe. Abbinate al completo certo, ma come consuetudine riportanti il numero di slam vinti sulla terra rossa di Parigi, ovvero il 13. Altro modello quindi che Nike consegna alla storia, o al museo della Rafa Nadal Academy, poiché il numero 13 è già un ricordo, il futuro al Roland Garros, per il momento, è marchiato 14. (Chiara Gheza)

Iga Swiatek – Asics

Iga Swiatek – Roland Garros 2022 (foto Roberto dell’Olivo)

Colori freschi e brillanti per la n. 1 del mondo, in perfetta armonia con la brillantezza, freschezza e grinta del suo tennis. Il gioco di Iga Swiatek è davvero irresistibile, nulla possono le avversarie contro i colpi perfetti e completi della polacca che ha conquistato sabato il suo secondo Roland Garros ed è salita a 35 vittorie di fila. Pazzesco. L’outfit con cui ha dominato sui campi parigini riflette le sue doti principali in campo: essenzialità e vivacità al tempo stesso. Essenziale infatti il modello della canotta, di un azzurro delicato sulla parte anteriore, con un tocco di blu elettrico sulle spalline e i fianchi; lo stesso blu acceso conferisce personalità e vivacità alla gonna, di foggia semplice. Insomma, forza e delicatezza al tempo stesso per l’invincibile Iga. (Laura Guidobaldi)

Casper Ruud – Yonex

Casper Ruud – Roland Garros 2022 (foto Roberto dell’Olivo)

Il colore della finale maschile di Parigi 2022 non è il rosso della terra ma il verde degli outfit dei due contendenti. Ruud indossa un completo total green. Yonex sceglie per la maglia da gioco una fantasia con disegni ripetuti di fiori con cinque petali, tono su tono, creando un terribile effetto trapunta della nonna. Pantaloncino verde scuro basico invece, così come polsini e bandana bianchi. Yonex già in passato si era spesso distinta per l’originalità, soprattutto con certi indimenticabili completi indossati dal povero Stan Wawrinka. Con Casper gli stilisti non esagerano come con il tennista svizzero (sfidiamo i lettori a ricordare i peggiori look di Stan), ma fanno comunque una scelta che non ci sentiamo di promuovere; seppur nei ricordi di Ruud quella maglia “a trapunta” resterà impressa poiché l’ha accompagnato in quella che è stata la prima finale Slam, gli auguriamo la prima di una lunga serie. Se non possiamo promuovere il suo outfit, promuoviamo a pieni voti il suo atteggiamento e la capacità di scherzare dopo la sconfitta:Non sono la prima vittima di Rafa su questo campo.” Applausi. (Chiara Gheza)

Coco Gauff – New Balance

Cori Gauff – Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell’Olivo)

La New Balance realizza completi dall’effetto sempre vincente per Coco Gauff. La 18enne americana, fresca finalista dello slam francese, incarna la grande energia e vitalità delle nuove stelle del tennis. Il suo outfit è giovane e frizzante, proprio come lei. Leggero e delicato, il gonnellino color “tiffany” – leggermente trasparente – dà un tocco di grazia al completo aderente formato da canotta e pantacourt. La canotta, così come gli short aderenti, presentano una fantasia arabescata nera, vagamente futurista, in contrasto con la tinta unita pastello della gonna. La tinta base della canotta è color lilla, mentre quella dei pantaloncini è il bianco. Scelta azzeccata anche la fascia per i capelli, della stessa tinta del gonnellino. Mai banale Coco, graziosa e carismatica al tempo stesso. (Laura Guidobaldi)

Novak Djokovic – Lacoste

Come ormai da anni a questa parte, Nole si presenta a Parigi di rosso vestito, naturalmente griffato Lacoste. Il modello della polo per questo Roland Garros è lo stesso che, in una colorazione verde smeraldo, avrebbe dovuto indossare a Melbourne (e ben sappiamo il motivo di quel condizionale) e che abbiamo già potuto ammirare agli Internazionali d’Italia in arancione, con queste due palle da tennis stilizzate che, come le comete, schizzano da una parte all’altra del busto lasciando dietro una scia luminosa. Il motivo ci piace e lo abbiamo già detto. La scelta del rosso fuoco sulla terra non ci piace e lo abbiamo già detto. Pantaloncini bianchi e Asics abbinate alla polo come d’ordinanza. Insomma un look un pò prevedibile per il campionissimo serbo che avrebbe dovuto mettere un pizzico di creatività in più anche in campo per battere un Nadal così motivato. (Valerio Vignoli)

Daniil Medvedev – Lacoste

Daniil Medvedev – Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell’Olivo)

Nei nostri passati appuntamenti abbiamo più e più volte sottolineato come Medvedev non sia propriamente un modello ideale, per movenze e portamento, ma Lacoste a Parigi fa de suo meglio scegliendo per la maglia da gioco un abbinamento di blu e celeste davvero riuscito. Inoltre, se sul lato sinistro della t-shirt spicca, ovviamente, il famoso logo del coccodrillo, sul destro fa bella mostra il simbolo del Roland Garros, come a sottolineare l’unicità del completo di Daniil. I colori del mare e del cielo non vengono però ripresi dal pantaloncino bianco, con strisce laterali nere. Scelta particolare che comunque nulla va a togliere a questo outfit assolutamente promosso a pieni voti. Peccato per l’uscita di scena prematura di Daniil dal torneo, gli sforzi degli stilisti Lacoste meritavano maggior visibilità. (Chiara Gheza)

Collezione Nike

Carlos Alcaraz – Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell’Olivo)

Questa collezione Nike per il Roland Garros 2022 lascia perplessi. Da una parte è cromaticamente impeccabile. Tutti i modelli, da uomo e da donna, sono infatti giocati su accostamenti di colori molto appropriati per risaltare sulla terra parigina e ben amalgamati tra di loro: blu scuro, celeste, menta, bianco panna e giallo canarino. I tagli della collezione sono pure interessanti. I ragazzi potevano scegliere tra una più sbarazzina t-shirt con collo a v (vedi Alcaraz) e una coreana a polo simile a quella già vista in Australia (vedi Sinner). I vestiti delle ragazze avevano piccole aperture nel busto e nella schiena che li rendevano più moderni e integranti. Eppure qualcosa lascia perplessi, come già successo a Melbourne. Manca l’originalità a cui il baffo ci ha abituato e che magari certe volte abbiamo perfino ritenuto eccessiva o fuori luogo. Sembra quasi che il brand americano, orfano da tempo di Federer e che sarà presto abbandonato per forza di cose da Nadal, stia cercando di ricostruire una sua identità limitandosi a giocare di rimessa. Non male ma ci aspettiamo di più. (Valerio Vignoli)

Roland Garros 2022 – Sloane Stephens – Foto Roberto Dell’Olivo

Collezione Adidas

Felix Auger-Aliassime – Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell’Olivo)
Alexander Zverev – Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell’Olivo)

Per l’edizione 2022 del Roland Garros, la linea Adidas ci ha convinto poco. Se il total black avrebbe potuto essere una scelta vincente, puntando sulla grinta e il contrasto con la luminosità dell’ocra di Porte d’Auteuil, altri elementi della collezione non brillano per eleganza. Come la t-shirt senza maniche indossata dallo sfortunato Sascha Zverev (vittima di un brutto infortunio in semifinale contro Nadal), che assomiglia molto di più ad una canotta in “stile spiaggia” che ad un outfit da slam. Decisamente bocciata. Un po’ meglio la maglietta del simpaticissimo Félix Auger Aliassime, con la parte anteriore caratterizzata da simboli che ricordano molto dei disegni rupestri ma che, in realtà, rappresentano l’acqua del mare. Conosciamo bene il grande impegno e la campagna di sensibilizzazione da parte di Adidas per la salvaguardia degli oceani, iniziativa più che mai apprezzabile ed encomiabile. Però, forse, avrebbero potuto concepire disegni un po’ più espliciti. Peccato, perché il messaggio è bellissimo ed indispensabile, ma resta un po’ troppo ermetico e “misterioso”. Azzeccata invece, per il completo di Félix, la scelta dei polsini gialli, che si sposano bene col completo scuro. (Laura Guidobaldi)

Camila Giorgi – Giomila

Camila Giorgi – Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell’Olivo)

Che dire di Camila Giorgi? È sempre la più raffinata ed elegante in campo. Si sa, Parigi in Primavera evoca “La vie en rose” e allora il completo Giomila non sbaglia. Colori pastello e fiorellini per l’outfit indossato da Camila, un connubio che sta benissimo sulla terra rossa. La t-shirt, di un giallo chiarissimo, ha le maniche della stessa fantasia del volant principale del gonnellino, ovvero un motivo composto da fiori piccolissimi tendente al rosa. Il secondo volant, richiama la tinta della maglietta. Un completo semplice e delizioso, che rende la tennista azzurra ancora più graziosa. Grazia che si sposa benissimo con il tennis esplosivo e dirompente di Camila. (Laura Guidobaldi)

Martina Trevisan – Diadora

Martina Trevisan – Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell’Olivo)

Martina Trevisan è stata la bella sorpresa di questo Roland Garros, regalando all’Italia la semifinale. Se il suo gioco e il suo sorriso hanno fatto innamorare tutti, non si può certo dire lo stesso del suo outfit. Diadora è un marchio forse più focalizzato su altri sport, viene subito in mente il calcio e, nostalgicamente, il ricordo vola alle scarpette di Roberto Baggio e alle prodezze con le quali sapeva illuminare le domeniche di un tempo che fu. Per non sbagliare sui campi da tennis Diadora ha scelto il banale accostamento bianco e arancione con basica canotta, pantaloncino e gonna. Peraltro, stesso identico outfit indossato da Martina nel torneo di Rabat, vinto la settimana prima dello slam parigino. Completo che vince non si cambia? Forse è andata così, ma noi restiamo dell’idea che Martina avrebbe meritato un look più originale e siamo certi avrebbe saputo sfoggiarlo al meglio. La stagione è ancora lunga e Diadora ha tutto il tempo per recuperare e regalarci una Martina dall’outfit memorabile. (Chiara Gheza)

Fabio Fogni – EA7

Fabio Fognini – Roland Garros 2022 (foto di Roberto dell’Olivo)

Era iniziata in modo molto deludente la partnership tra Fogna e EA7, divisione sport di Emporio Armani, all’insegna dell’abuso del colletto alla coreana e dei colori fluo. Che il trend si stesse invertendo lo avevamo già notato da un pò. Prima a Roma e poi a Parigi, il veterano ligure ha però sfoderato quello che è decisamente il suo miglior outfit dall’inizio di questa sua partnership. Una polo blu notte con pinstripes bianche, richiamo bianco alla fine delle maniche e colletto a polo molto stretto con bottoni. Pantaloncino bianco con finiture abbinate al colore della polo. Un look che più classico non si può, che ricorda vagamente gli iconici outfit Fila di Bjorn Borg. Promosso a pieni voti. (Valerio Vignoli)

Bonus off-court: Iga Swiatek

Iga Swiatek – Roland Garros 2022 (foto di Roberto dell’Olivo)

La maturazione di Iga Swiatek negli ultimi due anni sta tutta nei look mostrati per il photoshoot con il trofeo del Roland Garros in mano. Nel 2020, la polacca si era presentata con un irriverente abito lungo a strisce multicolore con delle scarpe basse stringate. Una scelta non convenzionale, spiazzante, come i suoi colpi in campo. Sofisticata e giovanile allo stesso tempo. Una piacevole sorpresa, una ventata d’aria fresca nel circuito. A Parigi in questo 2022 Swiatek è arrivata con il peso di quel numero 1 accanto al suo nome. Lo ha portato con la stessa leggerezza, classe e semplicità con cui indossa questo completo color panna dal taglio sartoriale abbinato ad una maglietta bianca che lo alleggerisce e lo rende più sportivo. Il sandalo bianco dimostra la maggiore cura nei dettagli. Il Rolex al polso dà quel tocco di lusso ed esclusività. Il filo di trucco la rende più femminile senza ostentazioni. Da ragazzina secchiona a prima donna. Con quella facilità invidiabile che non suscita invidia. La concorrenza non può che rimanere a guardare e applaudire. (Valerio Vignoli)

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Flash

Il Roland Garros nel racconto di Steve Flink: Nadal oltre ogni limite

“Dopo aver superato i trent’anni, Rafa ha saputo ampliare il suo arsenale, ha trovato la maniera di gestire gli incontri in modo più efficiente e ha allungato la sua carriera ben oltre quanto lui stesso ritenesse possibile”. L’analisi del giornalista americano Hall of Famer

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Rafael Nadal - Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)

I seguaci eruditi di Rafael Nadal da tanto tempo apprezzano ciò che il campione spagnolo ha capito forse meglio di chiunque altro. Che regnare nel mondo del tennis e diventare un campione del massimo livello dipende interamente dall’individuo. Nadal è salito alla ribalta 18-19 anni con un’esuberanza e un’irrefrenabile energia senza pari nella storia del nostro sport. Negli anni successivi è maturato fino a diventare un giocatore sublime, una forza fisica dinamica e un agonista supremo, ben determinato a vendere la pelle a caro prezzo ma allo stesso tempo mostrando un immenso rispetto per i suoi rivali e senza dare nulla per scontato.

Dopo aver superato i trent’anni Nadal ha ampliato il suo arsenale aggressivo, ha saputo trovare la maniera di gestire gli incontri in maniera più economica ed efficiente, ed è riuscito a allungare la propria carriera ben oltre quanto lui stesso o la sua sempiterna legione di ammiratori pensassero fosse possibile. Volta dopo volta e spesso superando difficoltà quasi insormontabili, a volte guardando in faccia il freddo volto della realtà, Nadal ha affrontato i propri dubbi interiori oltre al crescente scetticismo serpeggiante tra il pubblico, i giocatori e i media che hanno continuamente messo in dubbio la sua capacità di continuare a raccogliere gli allori più prestigiosi con un fisico che troppo spesso sembra spezzarsi.

 

Eppure, eccolo di nuovo, vittorioso un’ennesima volta nella capitale mondiale della terra battuta dopo essersi trascinato per due settimane tra le sofferenze di un piede malandato, silenziosamente irremovibile nella consapevolezza di chi è e di ciò che avrebbe potuto raggiungere, e soprattutto un inappuntabile professionista in procinto di realizzare un altro sogno sulla terra battuta parigina. Ha fatto tutto ciò nonostante abbia avuto bisogno di infiltrazioni prima di ogni partita al Roland Garros per eliminare il dolore e addormentare il piede provato dalla battaglia contro la sindrome di Muller-Weiss, una rara malattia degenerativa delle ossa. Una volta che tutto è stato detto e fatto nel corso delle ultime due settimane, è rimasto solo Nadal, un Nadal che ha conquistato una quattordicesima corona agli Open di Francia e un ventiduesimo titolo del Grande Slam, un Nadal che ha portato il suo scintillante bilancio di partite giocate al Roland Garros a 112-3.

Un tempo era uno dei più giovani ad aver vinto a Parigi ma ora, a 36 anni, questo straordinario campione è il più anziano vincitore degli Open di Francia. Per mettere pienamente in prospettiva questa straordinaria impresa, consideriamo questo dato: Nadal ha ottenuto il suo primo titolo a 19 anni nel 2005. nel decennio successivo ha conquistato altre otto vittorie, e ora, dopo aver passato la soglia dei trent’anni, si è aggiudicato altri 5 allori. Questo vuol dire persistere nell’eccellenza. Alcuni potrebbero anche dire che questo tipo di successo su un lasso di tempo così lungo è inimmaginabile.

Ciò che rende il suo ultimo trionfo ancor più impressionante è che Nadal era giunto a Indian Wells imbattuto nel 2022. Aveva giocato solo un incontro nel 2021 dopo aver perso da Novak Djokovic nella semifinale del Roland Garros prima che le precarie condizioni del suo piede lo costringessero a porre termine alla sua stagione in agosto. Ben pochi ritenevano che potesse essere veramente competitivo agli Australian Open 2022, anche dopo che aveva vinto l’ATP 250 a Melbourne, uno dei tornei che hanno preceduto il primo major della stagione. Ma, sorprendentemente, sotto 2 set a 0, e 2-3, 0-40 nel terzo contro Daniil Medvedev nella finale degli Australian Open, è riuscito a ribaltare il punteggio e a trionfare in 5 set entusiasmanti.

Ha poi vinto ad Acapulco il terzo titolo di fila prima di perdere da Taylor Fritz nella finale di Indian Wells. Ma si era fratturato una costola nella semifinale contro Carlos Alcaraz. Questo infortunio l’ha costretto a rimanere fuori dal circuito per un mese circa e ha seriamente compromesso la marcia di preparazione sulla terra battuta in vista del Roland Garros. Ha giocato solamente due tornei con esiti deludenti. Sconfitto da Alcaraz nei quarti di finale di Madrid, è andato a Roma dove è uscito negli ottavi contro Denis Shapovalov in tre set. Nel set conclusivo sono tornati a manifestarsi i dolori al piede e Nadal era quasi costretto all’immobilità.

A quel punto ha annunciato che il suo dottore spagnolo sarebbe venuto a Parigi ma nessuno sapeva se l’inimitabile mancino sarebbe stato in grado di giocare al livello dei suoi standard massimi. Per sua fortuna è stato assistito da un tabellone morbido nei primi turni. Ha superato senza problemi l’australiano Jordan Thompson, la wildcard francese Corentin Moutet e la testa di serie numero 26, l’olandese Botic Van de Zandschulp, senza perdere un set. Non è stato del tutto perfetto in quei tre incontri; tuttavia, la sua mobilità in campo era sorprendentemente buona.

Negli ottavi di finale però Nadal e stato messo a dura prova dalla testa di serie numero 9 Felix Auger Aliassime in un confronto emozionante. Il canadese è allenato dallo zio di Rafa, Toni Nadal, l’uomo che di fatto ha cresciuto Rafa come giocatore e lo ha allenato per anni. Nadal e Auger Aliassime non si erano mai incontrati da quando Toni Nadal aveva cominciato ad allenare il canadese. Zio Toni ha scelto di assistere alla partita seduto in una posizione neutrale dietro al campo piuttosto che nella cerchia stretta di Auger Aliassime, dove è rimasto incollato alla seggiola durante un pomeriggio lungo ed estenuante.

Nadal ha cominciato la partita in maniera poco promettente, concedendo uno svantaggio di 5-1 nel primo set che solo parzialmente è riuscito a ridurre prima di perderlo. I due set successivi sono stati controllati completamente da Nadal, il quale ha iniziato a trovare le soluzioni per controbattere il potente servizio dell’avversario e ha ritrovato la misura da fondo campo. Tuttavia Nadal ha inspiegabilmente perso il servizio nel secondo gioco del quarto set dopo essere stato avanti 40 0. Pur avendo ottenuto il controbreak, ha comunque finito con il perdere il set, poiché il canadese è riuscito a imporre il ritmo del proprio gioco aggressivo.

Il match è dunque andato al quinto set. Sul tre pari Nadal è riuscito a ritrovare il tennis dei giorni migliori, aggiudicandosi 12 punti su 15 e tre giochi consecutivi, vincendo l’incontro con il punteggio finale di 3-6 6-3 6-2 3-6 6-3 in 4 ore e 21 minuti. Nelle fasi finali della partita si era decisamente mostrato in palla. Ciononostante i tifosi di Nadal erano sicuramente preoccupati in vista dello scontro nei quarti con la prima testa di serie Novak Djokovic.

Il serbo è l’unico giocatore capace di sconfiggere Nadal due volte sui campi sacri del Roland Garros. In occasione della semifinale di un anno fa aveva recuperato lo svantaggio di un set per andare a vincere in quattro. Djokovic avrebbe poi conquistato il suo secondo titolo agli Open di Francia 2021. Quest’anno nelle settimane precedenti al Roland Garros era andato progressivamente ritrovando il proprio gioco e la convinzione nei propri mezzi, perdendo di misura con Alcaraz in un incontro strepitoso nella semifinale di Madrid, vincendo poi Roma senza perdere un set.

Decisamente in fiducia dopo aver posto il sigillo sul suo sesto titolo agli Internazionali d’Italia, Djokovic ha veleggiato attraverso i primi quattro turni al Roland Garros senza perdere un set, e aveva impressionato quando aveva demolito la testa di serie n. 15 Diego Schwartzman con il punteggio di 6-1, 6-3, 6-3 negli ottavi. A quel punto sembrava possibile che Djokovic bissasse la vittoria su Nadal del 2021, considerando che era così fresco e apparentemente in fiducia, mentre Nadal aveva faticato duramente e a lungo nella battaglia contro Auger-Aliassime.

L’incontro tra Nadal e Djokovic si è giocato di sera, dando così al serbo, secondo alcuni, un vantaggio in quanto l’artiglieria top spin di Nadal è più efficace di giorno sotto il sole. Ma questa teoria ha tralasciato il fatto fondamentale che Nadal in questi giorni è capace di tirare il diritto più piatto e di piazzarlo sulla riga a velocità fulminante e con una precisione strategica. Inoltre il servizio di Djokovic veniva rallentato dalle condizioni di gioco serali.

Nadal è uscito dai blocchi tirando dei missili dal lato del dritto mentre Djokovic sembrava fare troppo affidamento su un atteggiamento difensivo anche sul proprio servizio. Il n. 1 del mondo ha pagato a caro prezzo proprio questo atteggiamento passivo all’avvio poiché uno scintillante Nadal ha continuato a mettere a segno diritti vincenti fino ad aggiudicarsi il primo set in maniera convincente con il punteggio di 6-2 ed è volato sul 3-0 nel secondo con due break di vantaggio. Lo spagnolo aveva vinto 9 giochi su 11 e Djokovic appariva sembrava confuso, soggiogato e alla mercé dell’avversario.

A quel punto la prima testa di serie ha trovato la scintilla interiore di cui aveva bisogno e finalmente ha cominciato a colpire la palla senza inibizioni e a controbattere Nadal con colpi fulminanti da entrambi i lati, mettendo a segno vincenti e prendendo l’iniziativa nello scambio. Pur avendo dovuto battagliare a fondo in alcuni game, Djokovic si è aggiudicato il secondo set 6-4 grazie al ritrovato gioco aggressivo e mettendo in mostra maggiore vivacità.

Tuttavia Djokovic non ha mantenuto quest’aggressione controllata e a sua volta Nadal non è stato turbato dal secondo set perso. Il terzo set si è rivelato molto simile al primo con Nadal a dettare da fondo campo e Djokovic a giocare di contenimento.

A un certo punto però Djokovic ha preso in mano le redini del quarto set, portandosi in vantaggio 5-2 e servendo per il set sul 5-3. Ha avuto due set point in quel nono game cruciale ma insolitamente ha affossato in rete un rovescio angolato sul primo set point mentre sul secondo è stato fin troppo cauto nel tentare un approccio di rovescio lungolinea. Nadal l’ha passato agevolmente per poi ottenere il controbreak.

Se Djokovic fosse stato in grado di arrivare al quinto set avrebbe vinto? In quella notte particolare dubito che vi sarebbe riuscito. Il suo coach, Goran Ivanisevic, ha fatto poi notare che il linguaggio del corpo di Djokovic non era all’altezza dei suoi standard abituali, mentre Nadal si era mostrato molto più autoritario. Concordo. In un certo senso, sebbene questo match comportasse per entrambi i giocatori implicazioni che sarebbero durate nel tempo, Nadal era quello che sembrava avere un maggior desiderio di vincerlo. Djokovic è entrato e uscito dai set in maniera imprevedibile, e il suo livello continuava a oscillare pericolosamente. Nadal, anche quando il secondo set gli è sfuggito dalle mani, ha mantenuto costantemente un livello alto.

Forse Djokovic e Nadal si sono accorti che il loro quarto di finale era sostanzialmente una finale. Nell’altra parte del tabellone non c’era nessun giocatore che avrebbe potuto batterli e benché Sasha Zverev costituiva una minaccia incombente per la semifinale, era improbabile che sarebbe riuscito a sconfiggere Djokovic o Nadal alla meglio dei 5 set.

La testa di serie numero 3 Zverev aveva posto fine alle ambizioni nel n. 6 Alcaraz in quella che molti hanno considerato una sorpresa. Alcaraz aveva battuto sonoramente Zverev nella finale di Madrid. Agli occhi di molti esperti il diciannovenne spagnolo era ritenuto il favorito del torneo. Era sopravvissuto a un match point nel secondo turno contro il compatriota mancino Albert Ramos-Vinolas quando il trentaquattrenne aveva debolmente tirato in rete un diritto di normale amministrazione. Dopo essere sopravvissuto a quella strenua prova in 5 set, Alcaraz si era liberato di Sebastian Korda (vendicando la sconfitta subita dall’americano a Montecarlo), e Karen Khachanov in tre set.

Anche Zverev era sopravvissuto a un match point contro al secondo turno, in una partita conclusa al quinto set contro Sebastian Baez. Nella partita contro Alcaraz Zverev ha dettato quasi sempre il ritmo nei primi due set, si è contratto nel terzo, ma uscito vittorioso 6-4 6-4 4-6 7-6(7) salvando un set point nel tiebreak finale e chiudendo il match con una devastante risposta lungolinea di rovescio.

E questa è stata la vittoria di cui Zverev aveva veramente bisogno, la prima della sua carriera contro un top ten in uno Slam. Si è dunque presentato all’incontro di semifinale con una rinnovata fiducia nel proprio gioco. Hanno combattuto un primo set maratona sotto il tetto. Zverev ha salvato tre set point sul proprio servizio sul 4-5. Nel tiebreak il tedesco si è issato sul 6-2 con quattro set point a disposizione. Ma Nadal ha servito un ace, poi Zverev ha tentato un serve and volley ma la volée di rovescio è uscita lunga. Poi Nadal ha tirato uno spettacolare passante di diritto in allungo prima di indurre Zverev a un altro errore con la volée di rovescio.

In qualche maniera Nadal, che successivamente l’avrebbe definito un miracolo, si è portato a casa il tiebreak con il punteggio di 10-8. Nel secondo set, con Nadal che sudava profusamente e la pesante umidità al coperto, si sono susseguiti ben 8 break nei primi 9 giochi. Zverev ha servito per il set su 5-3 ma è incappato in tre doppi falli. Nadal stava servendo su 5-6 40-30 quando Zverev è incespicato torcendo la caviglia. Caduto a terra, tra urla di dolore e di disperazione, è stato portato fuori. E’ poi rientrato sul campo circa 10 minuti più tardi in stampelle per concedere la partita a Nadal 7-6(8) 6-6 ritiro.

Avevano giocato per oltre tre ore senza neppure completare due set. Nadal avrebbe probabilmente dovuto stare in campo almeno un’altra ora e forse molto più a lungo nel caso Zverev avesse vinto il secondo set. E’ stato molto fortunato a evitare un’ulteriore fatica. Ha potuto così risparmiare energia per la finale.

A quel punto ha potuto approfittare di un ottimo accoppiamento in finale contro la testa di serie n. 8 Casper Ruud. Il risultato non è mai stato in dubbio. il diritto di Ruud è un’arma efficace contro la maggior parte degli avversari, ma il mancino Nadal l’ha smantellata con i suoi rovesci incrociati affilati come un rasoio, e ha insistito con vorticosi top di dritto per sfruttare il lato più debole di Ruud, il rovescio. Per il norvegese è stato un incubo affrontare Nadal per la prima volta in un incontro ufficiale dopo aver giocato molti set di allenamento con lo spagnolo all’accademia di Rafa.

Nadal è schizzato sul 2-0 nel primo set, ha giocato un pessimo game di servizio nel terzo gioco con due doppi falli e un errore non forzato di diritto che gli è costato il game, ma si è ripreso subito il break andando a condurre 3-1. Ha chiuso il set 6-3. Nel terzo è andato subito sotto 3-1. Da quel momento e stato irrefrenabile e Ruud è sembrato sotto assedio e surclassato. Nadal ha chiuso i conti dominando in maniera regale 11 giochi consecutivi.

Ora lo spagnolo, essendosi aggiudicato il suo 22esimo titolo slam, ha incrementato il proprio vantaggio su Djokovic e Federer. Il serbo e lo svizzero ne hanno raccolti 20 a testa. Sebbene Federer abbia pianificato un rientro in autunno, è quasi certo che non riuscirà a vincere un altro Slam. Con Djokovic è tutta un’altra storia. Dopo la sua prestazione sconcertante contro Nadal a Parigi, sarà determinato a tenersi ben stretta la corona a Wimbledon.

Djokovic è uscito vittorioso dalle sue ultime tre comparizioni all’All England Club (2018, 2019 e 2021) e ha vinto Wimbledon complessivamente sei volte. Quest’anno sarà il favorito. Zverev è alle prese con i legamenti strappati al piede destro ed è probabile che salti Wimbledon. Medvedev è escluso in qualità di giocatore russo così come Andrey Rublev. Ma Nadal ha colto di sorpresa le molte persone che ritenevano che avrebbe saltato Wimbledon dicendo di avere un piano che forse potrebbe permettergli di inseguire un terzo titolo sui prati inglesi e il suo primo dal 2010.

Comincerà un nuovo trattamento e farà un’ablazione a radiofrequenze al nervo del piede. Se il trattamento darà i risultati sperati, Nadal sarà di ritorno a Wimbledon. In caso contrario prenderebbe in considerazione di sottoporsi ad un’operazione, il che potrebbe portarlo addirittura verso il ritiro.

Mai prima nel corso della sua carriera stellare Nadal si è trovato a metà strada verso un Grande Slam perché non aveva mai vinto gli Australian Open e l’Open di Francia nello stesso anno. Perciò le sue motivazioni per giocare Wimbledon sono cresciute esponenzialmente a seguito della sua stupefacente impresa a Parigi. Se dovesse arrivare a Wimbledon in piena salute, conquistare il titolo sarebbe tutt’altro che una passeggiata. Non c’è dubbio che sarebbe tra i candidati alla vittoria, ma riuscirebbe a battere Djokovic sull’erba?

Ne dubito, benché escluderlo sarebbe sciocco. Nei loro due confronti a Wimbledon Djokovic ha fermato Nadal in una finale durata 4 set nel 2011, e ha avuto la meglio di poco sul suo antico rivale in una semifinale che si è decisa al quinto set quattro anni fa. Qualora dovessero incontrarsi, Nadal avrebbe l’occasione di pareggiare il bilancio nel testa a testa con Djokovic sul 30 pari. Tuttavia bisogna ricordare che Nadal non sconfigge Djokovic su una superficie diversa dalla terra battuta dallo US Open del 2013.

L’inseguimento di una supremazia storica potrebbe non essere ancora terminato per queste due icone del tennis, purché Nadal superi Il malanno al piede. Ma anche immaginando lo scenario peggiore, qualora lo spagnolo fosse costretto a ritirarsi quest’anno, adesso si è comunque portato in una posizione invidiabile. Ha vinto 22 su 30 delle finali giocate negli Slam nel corso della carriera. Sia Djokovic che Federer hanno un bilancio di 20-11. I critici potrebbero far notare che Nadal è 14-0 nelle finali degli Open di Francia, ma solo 8-8 negli altri tre major conteggiati insieme. Si tratta di un’obiezione valida, ma non si può neppure rimproverare allo spagnolo il suo talento assoluto sulla terra battuta. Nel frattempo, se proprio si vuole metterla sul piano delle cifre, Djokovic e 9-0 nelle finali degli Australian Open sui suoi campi preferiti in cemento, ma solo 3-6 nelle finali agli US Open.

È vero che Nadal ha ottenuto 63 dei 92 titoli vinti in carriera sulla terra battuta, ma resta il fatto che ha pareggiato il conto con Djokovic e superato Federer vincendo tutti e quattro gli slam almeno due volte. Djokovic è stato numero 1 al mondo nettamente più a lungo dei suoi rivali, avendo chiuso 7 anni in cima al ranking e trascorso 373 settimane al n.1 rispetto ai 5 anni di Nadal e le sue 209 settimane.

Il dibattito andrà avanti. Ma su un punto non ci può essere alcuna discussione: nella storia del tennis moderno Nadal ha dominato la terra battuta come nessun altro giocatore su nessun’altra superficie. Il suo bilancio sulla terra è di uno sbalorditivo 474-45.

Vi è la sensazione che un giorno Nadal rifletterà sulla sua vittoria al Roland Garros del 2022 e l’apprezzerà più di tutte le altre sue vittorie a Parigi. Questa vittoria è stata tutta una questione di cuore, di disciplina senza paragoni e di profonda determinazione piuttosto che di diritti e rovesci.

Traduzione di Kingsley Elliot Kaye

Clicca qui per i commenti di Ubaldo Scanagatta alle finali del Roland Garros 2022

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