da Parigi il nostro inviato
Assorbiti dalla giornata quasi trionfale del tennis italiano, ad un tratto in sala stampa nel tardo pomeriggio di ieri è arrivata l’eco dello Chatrier che ruggiva “Kiki! Kiki!”. Cosa starà succedendo sul centrale? Salita con la rapidità che può consentire una giornata con sei italiani in campo da rincorrere per Bois de Boulogne la scala che separa dalla tribuna stampa dello Chatrier, abbiamo trovato la paladina di Francia in pieno psicodramma tennistico.
Non è una novità che il campo centrale del Roland Garros ospiti queste piece teatrali, Cornet è la regina in materia tra crampi, urlacci, rimonte e sceneggiate napoletane, ma su Kiki Mladenovic i cuginetti d’oltralpe hanno investito tutte le loro speranze per rinverdire i fasti di Marie Pierce, ultima profetessa in patria nel 2000, mentre per il successore di Yannick Noah (ultimo campione francese nel 1983) ci sarà probabilmente da attendere tempi migliori.
Ebbene, la povera Kristina, con la schiena bloccata e travolta dalla tensione ( che le due cose siano collegate?) ha finito per complicarsi terribilmente la vita nel suo match di primo turno contro la numero 88 del mondo Jennifer Brady, una per intenderci che sulla terra in questa stagione aveva perso due partite su due e che faceva ieri l’esordio al Roland Garros, spuntandola solo per 9-7 al terzo tra il tripudio tricolore.
“La parola d’ordine era non far trasparire nulla delle mie condizioni, dovevo andare a prendermi la vittoria” ha commentato a caldo Kiki e la stampa transalpina, L’Equipe in testa, non aspettava altro che trovare la prima eroina del torneo. “La sopravvissuta” titola il principale quotidiano sportivo francese, raccontando come la beniamina di casa “Ha scelto di andare avanti lo stesso con grande coraggio, nonostante la pressione del suo stato di favorita, nonostante le aspettative, nonostante il dolore, nonostante le aspettative sue e dell’intero pubblico parigino”. Insomma, un’epopea, un’impresa.
E allora speriamo che Sara Errani, prossima avversaria della Mladenovic, sappia esaltarsi come ai vecchi tempi nel sicuro clima di battaglia che ci sarà sullo Chatrier o sul Lenglen. E noi saremo pronti a canticchiare una vecchia canzone di Paolo Conte dedicata a Gino Bartali che beffava i cuginetti d’oltralpe: tataratà, tataratà…