US Open: la prima di Fabbiano, bene Lorenzi. Vinci, sconfitta che sa di resa [AUDIO]

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US Open: la prima di Fabbiano, bene Lorenzi. Vinci, sconfitta che sa di resa [AUDIO]

Prima vittoria Slam per Thomas Fabbiano. Roberta si arrende a Stephens e ora la classifica piange. Il solito indomabile Paolino batte Sousa. Eliminati Giannessi e Giorgi

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T. Fabbiano b. [Q] J.P. Smith 7-6(4) 6-4 3-6 7-6(5) (da New York, il nostro inviato Ferruccio Roberti)

Ci pensa Fabbiano, nell’ora di cena newyorkese, a rendere meno amaro il bilancio di giornata azzurro (2 vittorie e 3 sconfitte), guadagnando un’importantissima vittoria – la prima in un Grande Slam della sua carriera​ – per la sua classifica e per il morale, decisamente giù dopo i deludenti risultati degli ultimi mesi. ​John Patrick Smith, 202 ATP (best career ranking 108 nel settembre di due anni fa)​, sebbene avesse vinto l’unico precedente nel Challenger californiano di Tiburon nel 2014,​ rappresentava ​a tutti gli effetti ​un sorteggio più che benevolo per infrangere, nell’occasione più importante, la serie nera di ​sei sconfitte al primo turno in cui Thomas Fabbiano era purtroppo incappato in questa sua estate nel circuito maggiore. Il 28enne mancino australiano era indubbiamente in un buon momento di forma ​- prima che agli US Open, si era anche qualificato a Cincinnati, battendo Pospisil – ma a livello ATP, con gli unici scalpi importanti di Karlovic e Tomic da riportare, aveva vinto in carriera solo cinque partite. La partita è collocata sul periferico campo 14, uno dei pochi non seguiti dalla regia internazionale e non muniti di tabelle elettroniche con indicatori di velocità del servizio e di orologi con la durata dell’incontro. Soprattutto, non è facile giocare tra la confusione dei campi immediatamente adiacenti, in cui erano impegnate lateralmente la Makarova da una parte, dall’altra la Babos e soprattutto, dietro uno dei due lati corti del campo, la campionessa olimpica Puig, seguita da una foltissima e rumorosissima rappresentanza portoricana. La partita inizia verso le 17 locali in un pomeriggio insolitamente fresco.

A parte qualche curioso, ci si accorge subito che la maggioranza dello sparuto pubblico non sia neutrale e, tra le due ” tifoserie”, la claque italiana è prevedibilmente quella più calorosa. Tuttavia è Smith a iniziare meglio ed a portarsi sul 5-4 e servizio, prima che, in una serie di harakiri, tre break consecutivi portassero il primo set al tie-break: qui Fabbiano è più freddo e dopo 45 minuti porta a casa il primo parziale. Il pugliese sembra in pieno controllo del match: anche quando nel sesto gioco deve annullare due pericolose palle break, lo fa con coraggio e bravura: Smith sembra troppo leggero da fondo campo, non riesce praticamente mai a portare a casa i punti sopra i 7-8 scambi, forza e sbaglia molto. Il canovaccio della partita appare già scritto a favore di Fabbiano: non sorprende nessuno il suo break ottenuto nel nono gioco, che porta Thomas a servire con successo per il secondo set. Dopo 93 minuti è 2 set a 0 per l’azzurro e anche le tribune si svuotano: solo i fedelissimi restano, quasi per dovere, a vedere il prosieguo di una partita che appare chiuso.

Tuttavia, Smith non ha nulla da perdere nel suo esordio assoluto in un Major e vende cara la pelle: strappa il servizio nel terzo gioco, ma subito si fa controbrekkare. Il suo appare un ammirevole quanto inutile moto d’orgoglio e invece, dal 3-3 nel terzo, una serie di cinque giochi consecutivi riapre, tra l’incredulità generale, la partita, con l’australiano in vantaggio di un break anche nel quarto parziale. Quando ormai si gioca con l’aiuto della luce artificiale e la temperatura è scesa abbastanza da richiedere ai più previdenti di coprirsi con golfini o k-way, Fabbiano mostra i denti, conscio della grande occasione che ha tra le mani: rimonta il break di svantaggio e riesce a mettere pressione a Smith, vincendo facilmente i suoi turni di battuta e rendendo lottati quelli in cui va a servire l’australiano, chiamato nel decimo game a servire per rimanere nel match. Thomas arriva inutilmente due volte a due punti dalla vittoria, ma deve aspettare ancora. Si arriva così nuovamente al tie-break, che conferma l’andamento a favore di Thomas degli ultimi giochi: sul 6-4 per Fabbiano, il passante di rovescio di Smith finisce in rete e Thomas può finalmente liberare con un bell’urlo verso il suo angolo la gioia per l’successo, che lo proietta contro Jordan Thompson. Fabbiano è avanti 2-1 nei precedenti.

S. Stephens b. R. Vinci 7-5 6-1 (da New York, il nostro inviato Luca Baldissera)

Dura solo un set, bello, molto lottato, il match d’esordio – e di addio a New York – di Roberta Vinci (34 anni, 47 WTA) contro la statunitense Sloane Stephens (24 anni, 83 WTA), sul Louis Armstrong Stadium in versione provvisoria, ma comunque allestito in modo gradevole sia esteticamente che per la visione delle partite. Il sipario sulla splendida avventura vissuta a Flushing Meadows da Roberta nella sua lunga carriera si chiude in un pomeriggio fresco, ventilato e nuvoloso, davanti a una buona presenza di pubblico. Non ci sono precedenti tra le due, Sloane arriva a questi US Open in netta ripresa ed è ovviamente un’avversaria pericolosissima date le caratteristiche tecniche.

Come previsto, il canovaccio tattico vede Roberta in contenimento, a contrastare le bordate di Stephens, e nel contempo a cercare di variare ritmo e tagli per spostare una giocatrice che se viene lasciata sparare missili da ferma può diventare ingiocabile. Ma l’azzurra riesce piuttosto bene nel suo piano, arrivando già nel terzo game a palla break, così come nel quinto, nono e undicesimo. (saranno ben sei in totale nel solo primo set, di cui solo una convertita). Sloane si salva con merito, con vincenti e gran pressione da fondocampo, in tutte le occasioni concesse, solo nella terza opportunità avuta sull’1-1 Vinci può rimproverarsi una brutta risposta di dritto in rete a una seconda palla non irresistibile. Break mancato, break subito, allunga così Stephens sul 3-1, ma si fa riprendere cedendo a sua volta la battuta con qualche errore di troppo, fino al 3-3. Roberta serve bene e spinge in modo efficace con il dritto, è Sloane a trovarsi più spesso in affanno nei suoi turni di servizio, ma come detto è sempre brava ad annullare le palle break affrontate spingendo senza tremare. E dopo essersi fatta annullare un set point dal servizio vincente di Vinci, sul 5-4, annulla la sesta palla break su sette nel game successivo, sale 6-5 e piazza la zampata conclusiva con un nastro vincente beffardo, dopo il doppio fallo di Roberta che l’aveva mandata a giocarsi il secondo set point. 7-5 Stephens, ma 46 punti a 45 Vinci nel parziale, e come detto 6 palle break per la tarantina contro 3 concesse. Ma conta chi fa i punti decisivi.

Nel secondo set, il crollo di Vinci è più di testa che altro, si arriva al 4-0 per Sloane con Roberta che ha fatto un solo punto sulla battuta avversaria, pressata in continuazione dalla pesantezza delle pallate che le arrivano da ogni angolo. Qui l’azzurra brekka Stephens a zero, ma è uno sprazzo aiutato dal comprensibile calo di concentrazione della statunitense. In pochi minuti Sloane chiude 6-1, è stato certamente un peccato non aver concretizzato nel primo parziale, ma non possiamo fare altro che unirci agli applausi del pubblico per una giocatrice che su questi campi ha scritto pagine indimenticabili per il tennis azzurro. Grazie, grazie di tutto, Roberta.

[31] M. Rybarikova b. C. Giorgi 6-3 6-4 (da New York, il nostro inviato Luca Baldissera)

Tocca alla nostra Camila Giorgi (25 anni, 69 WTA) e alla slovacca Magdalena Rybarikova (28 anni, 32 WTA) inaugurare, per l’edizione 2017 degli US Open, il campo numero 9 di Flushing Meadows. Magdalena conduce 1-0 nei confronti diretti “ufficiali”, avendo vinto 6-2 6-4 la semifinale di New Haven nel 2014. Ma nel recentissimo incrocio di Cincinnati, nel torneo di qualificazione, era stata l’azzurra a prevalere nettamente (6-3 6-4). Per Camila, che si è presentata in campo con una vistosa fasciatura al gomito destro, un match comunque difficile, contro la semifinalista dell’ultima edizione di Wimbledon. La giornata è fresca e ventilata. Papà Sergio, a cui ne chiedo con un cenno, mi dice che il “taping” al braccio dell’azzurra è preventivo, speriamo che sia così.

Inizia Camila al servizio, e la partita sembra incanalarsi bene per lei, la potenza dei suoi colpi mette in difficoltà Magdalena, e le impedisce di tessere la consueta ragnatela di traiettorie tagliate e ritmo variabile che le permise la magnifica cavalcata di Londra. Ma dopo essere salita 2-0, con un break al secondo game, Giorgi si inceppa, la pressione da fondocampo non è più ficcante come prima, e di conseguenza Rybarikova comincia a entrare bene con il dritto e ad affettare con efficacia il rovescio. Ne esce una tremenda striscia di 5 game a 0 per Magdalena, che poco dopo chiude il primo set per 6-3. In particolare nella seconda parte del parziale, sono saliti molto anche gli errori gratuiti dell’azzurra, come sempre lei spara tutto con i fondamentali da dietro, senza badare ai rischi.

Nel secondo set le cose sembrano andare un po’ meglio, dopo essere andata sotto 4-2 Camila rimonta fino al 4-4, tenendo bene il campo, ma troppo spesso, nei punti importanti, incappa in gratuiti veramente degni di essere chiamati tali. E l’allungo finale di Magdalena, che piazza il break decisivo al decimo game, chiudendo 6-4, era francamente nell’aria. Un’ora e 18 minuti la partita, che certamente si poteva perdere data la caratura dell’avversaria, ma le palle malamente sparacchiate fuori o in rete, in fasi delicate di punteggio, sono state a volte imperdonabili. Per Rybarikova adesso c’è Krystina Pliskova.

Aggiornamento post-intervista: Camila ci ha appena detto che “in realtà il gomito mi ha fatto male, è un’infiammazione, non sono riuscita a spingere come volevo. Mi dà fastidio da qualche giorno, mi sono allenata lo stesso, se non avessi pensato di potercela fare non sarei scesa in campo.”

P. Lorenzi b. J. Sousa 4-6 6-3 7-6(4) 6-2 (da New York, il nostro inviato Bruno Morobianco)

Bel successo in tre set per Paolino Lorenzi, numero 40 ATP: sfatato ormai il tabù Slam, l’azzurro supera in quattro set combattuti l’ostico portoghese Joao Sousa, contro il quale non aveva mai vinto nei tre precedenti. Sousa conduce con il suo solito schema, sventagli a uscire cercando poi la chiusura inside-in. Paolo rischia per evitarlo, ma sbaglia qualche rovescio di troppo e lascia correre l’avversario fino al 6-4 del primo parziale. L’incontro è godibile, c’è molto equilibrio e le sorti girano su pochissimi punti, in un pomeriggio che va facendosi nuvoloso. Lorenzi aumenta i giri del motore, limando le misure dei suoi colpi a rimbalzo per tenere benissimo il ritmo dell’avversario: Sousa perde di lucidità e lascia che il toscano prenda sempre più spesso l’iniziativa, permettendogli di ribaltare l’inerzia dell’incontro senza strafare. Il tie-break del terzo set è un esercizio di nervi, nel quale Lorenzi resiste da veterano dopo aver concesso il minibreak del 1-2: subito ripreso per poi dare la sportellata decisiva in chiusura.

La rimonta si conclude nel quarto set, sebbene l’avvio sia in salita per l’azzurro. La prima di servizio non va, sostituita da un bel ricamo da fondocampo, tattico per indurre all’errore il portoghese. Sousa non è tranquillo. Troppo spesso si lamenta delle non chiamate dei giudici e questo nervosismo si nota nel suo gioco. I turni di battuta scorrono senza pericoli per entrambi e la svolta dell’incontro arriva nel sesto gioco. Fa tutto Lorenzi nel bene e nel male, rimane in scia del portoghese e con un preciso lungolinea incrociato su cui Sousa non può opporsi si aggiudica l’unica opportunità di break. La striscia vincente di Lorenzi non conosce sosta e i giochi consecutivi diventano quattro: con essi la meritata vittoria.

[PR] E. Gulbis b. A. Giannessi 6-4 6-7(3) 6-2 7-5 (Ruggero Canevazzi)

Un Giannessi orgoglioso e mai domo non è bastato per superare il più cinico ed esperto Ernests Gulbis, che dopo aver portato a casa il primo set sfruttando una delle due palle break a disposizione (mentre all’azzurro non ne sono bastate 5) e aver buttato il secondo con un tie-break horror, è salito in cattedra attirando a rete il fresco semifinalista di Umago per poi scavalcarlo col lob. Nel quarto set Giannessi ha perso il servizio all’undicesimo game, dando via libera all’ex n.10 del mondo.

Sul campo 8, coperto da un cielo plumbeo e caratterizzato da una temperatura insolitamente fredda per la fine estate newyorkese, dopo l’ottimo secondo turno del 2016, esordisce nel tabellone principale Alessandro Giannessi, n. 91 ATP opposto al lettone, oggi n.255 del ranking, che qui ha raggiunto gli ottavi nel lontanissimo 2007, sconfitto da Carlos Moya. Nessun precedente fra i due.

Il match è molto lottato. Il mancino di La Spezia si mangia le mani sul 3 pari, quando non riesce a strappare la battuta all’ex n.10 del mondo sciupando ben 4 palle break. Rimpianti soprattutto sulla seconda, quando ha fallito un passante di rovescio alla sua portata. Due game più tardi se ne va anche la quinta occasione di brekkare l’avversario. Gulbis, che il 3 Luglio scorso era precipitato fino al n.589 ATP, dimostra tutta la sua esperienza e centra break e set subito dopo con un rovescio vincente. Nel quinto gioco del secondo parziale, sotto di un set e un break, tweener di Giannessi, che strappa gli applausi ma perde il punto. Sul 6-5 Gulbis, Alessandro s’impunta il piede sul cemento durante la rincorsa di un drop-shot. Dopo 7 minuti di Medical Time Out, riparte e porta a casa il set al tie-break, complici molti errori (tra cui due doppi falli) del lettone.

Nel terzo parziale l’equilibrio si spezza. Chiamato a rete, il finalista dei Challenger di Francavilla e Caltanissetta si fa trovare fuori posizione ed è in balia dell’avversario, che dal 2 pari indovina quattro giochi di fila. Il giustiziere di del Potro a Wimbledon chiude 7-5 al quarto set. Al secondo turno sfiderà Kevin Anderson.

Risultati:

[31] M. Rybarikova b. C. Giorgi 6-3 6-4
[PR] E. Gulbis b. A. Giannessi 6-4 6-7(3) 6-2 7-5
S. Stephens b. R. Vinci 7-5 6-1
P. Lorenzi b. J. Sousa 4-6 6-3 7-6(4) 6-2
T. Fabbiano b. [Q] J.P. Smith 7-6(4) 6-4 3-6 7-6(5)

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