Mercoledì da leoni: David Pate a Tokyo 1987

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Mercoledì da leoni: David Pate a Tokyo 1987

Nuovo appuntamento con le imprese più o meno grandi compiute da tennisti non particolarmente noti al grande pubblico. Cosa successe al Japan Open di Tokyo nel 1987?

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Tutti i mercoledì da leoni di Ubitennis

Dunque era quello il regalo speciale per il suo 25° compleanno? Un biglietto per giocare sul campo che ancora odorava di vernice fresca dell’Ariake Coliseum? Grazie, un’idea meravigliosa ma, eventualmente, già che c’eravate non potevate pensare anche a un avversario appena più abbordabile? David Pate lo sapeva fin dalla compilazione del tabellone che, nel caso, il 16 aprile del 1987 avrebbe dovuto incrociare la racchetta con il migliore di tutti. All’inizio, inutile negarlo, gli era parsa una splendida prospettiva perché in tal caso significava che avrebbe passato due turni, circostanza che in quella stagione gli era riuscita solo due settimane prima in quel di Chicago, dove poi aveva raggiunto la finale per perderla con il connazionale Mayotte. A proposito di connazionali, 29 dei 56 partecipanti erano statunitensi e messa così potrebbe anche sembrare che, se al tempo ci fosse stata una Laver Cup, magari il TeamWorld avrebbe compreso europei e resto del mondo contro gli USA. Ma sappiamo bene che non sempre quantità e qualità vanno a braccetto e, a voler essere proprio pignoli, dei tre “americani” inseriti tra le prime otto teste di serie l’unico autentico era Jimmy Connors perché sia Ivan Lendl che Johan Kriek avevano avuto natali assai distanti dagli States.

David invece era un californiano purosangue, di Los Angeles, luogo in cui il padre Chuck negli anni della Seconda Guerra scambiava pallate nei campi pubblici con un amico autodidatta, nato nei quartieri messicani della città degli angeli, tal Ricardo Alonso Gonzalez, che in futuro avrebbe cambiato di una consonante (l’ultima) il cognome, non sarebbe mai riuscito ad affrancarsi dal nomignolo “Pancho” ma sarebbe diventato così bravo con una racchetta in mano che, dopo la sua morte, la celebre rivista Sports Illustrated scrisse di lui che “se il nostro pianeta fosse in pericolo e dovesse giocarsi la sopravvivenza a tennis, vorrebbe che al servizio ci fosse Pancho Gonzales”. E proprio l’amicizia tra Chuck e Pancho favorì il trasferimento della famiglia Pate dalla California al Nevada, quando cioè Gonzales si ritirò definitivamente dall’attività agonistica e, divenuto direttore del settore tennis al Caesars Palace di Las Vegas, volle vicino a sé il compagno di giochi dell’adolescenza. Era il 1973 e Las Vegas era già “Sin City”, ovvero la città del peccato, tanto che se cinque anni più tardi Stephen King l’avrebbe immaginata distrutta dalla bomba atomica nel suo best-seller post-apocalittico “L’ombra dello scorpione”. Ma la realtà del giovane David era ben distante dalle tentazioni: tennis, insieme al fratello Chuck junior, e scuola, fino all’iscrizione alla Texas Christian University dove nel 1981, insieme a Karl Ritcher, vinse il titolo NCAA in doppio.

 

Per alcuni giovani universitari statunitensi, lo sport rappresenta un’opportunità per finanziarsi le rette attraverso borse di studio e anche per completare gli studi David ritardò il suo ingresso nel mondo dei professionisti, che avvenne solo nel 1983 dopo aver accumulato circa una dozzina di apparizioni in veste di dilettante nelle due stagioni precedenti. Difficile stabilire se l’azzardo per cui era celebre Las Vegas abbia influenzato la filosofia di David o se invece quella di attaccare ogni palla possibile fosse stata fin dal principio una precisa attitudine, sta di fatto che il più giovane dei Pate non tardò a farsi largo nel ranking dell’Associazione Professionisti: in 22 mesi entrò nei primi 100, nel 23° fece il suo ingresso nella Top-50 dalla quale sarebbe uscito solo il 20 febbraio 1989. Ma, rincorrendo i pensieri come al solito, corriamo il rischio di deviare dalla retta via e precorrere i tempi.

Lì, in quella città ma non in quel luogo, erano depositati i ricordi della sua prima e unica vittoria nel circuito, avvenuta due anni e mezzo prima nel mese di ottobre, quando ancora Tokyo era fulgida e ricca e ospitava due tornei consecutivi, il secondo con la metà dei partecipanti (32 contro 64) e il triplo del montepremi. Questo era il Seiko e si disputava sul tappeto sintetico all’interno dell’avveniristico Yoyogi National Gymnasium, che Kenzo Tange aveva progettato per le olimpiadi del 1964 e sembrava invece di stare a Gattaca, nel futuro. Era stato anche per la concorrenza sleale del fratello indoor che il Japan Open, la cui storia era sia pur di poco più antica – essendo nato nel 1973, un lustro prima del Seiko -, aveva preferito anticipare e questa di cui stiamo narrando alcune vicende era la prima edizione primaverile.

Anche in quella occasione, David era arrivato a Tokyo sull’onda di una finale conquistata e persa nelle Hawaii contro il connazionale Marty Davis. Poi però in Giappone aveva infilato sei vittorie in due set, le ultime tre delle quali contro pronostico (lui era 65 al mondo) nei confronti di Krishnan (36), Gilbert (29) e Terry Moor (42). L’anno successivo, chiamato a difendere il titolo, si era fatto battere al terzo turno da Jonathan Canter, numero 100 del ranking; peggio ancora era andata nel 1986 quando sì, aveva raggiunto i quarti ma per cedere con un doppio 6-3 a Kelly Jones, addirittura 479esimo giocatore del mondo. Insomma, la festa era finita quasi subito e in quei due anni e mezzo i contrattempi erano stati superiori agli acuti. Un paio in tutto, gli acuti: le vittorie contro i top-ten Krickstein (a La Quinta) e Edberg (a Wembley) in un bilancio complessivo che lo vedeva però 2-11 contro i primi dieci. Numeri, che spesso aiutano a capire ma non sempre dicono tutta la verità. Ed eccoci dunque a quel fatidico giovedì 16 aprile in cui c’era da spegnere una torta con 25 candeline e un candelotto di dinamite con le sembianze del n°1 del mondo: Ivan Lendl.

Per l’ex cecoslovacco, possessore di una green card in attesa di diventare statunitense ad ogni effetto, non era stato un inizio anno particolarmente positivo. Per i suoi standard, naturalmente. Due tornei giocati, nessun titolo: semifinale a Melbourne (sconfitto da Cash) e finale a Key Biscayne (battuto da Mecir). Aveva giocato poco, Ivan, e ancora non era ossessionato dal demone di Wimbledon, per cercare di vincere il quale qualche anno più tardi avrebbe addirittura rinunciato al Roland Garros. Così, dopo aver fatto tappa a Tokyo, il sovrano del ranking sarebbe sceso sulla terra europea prima di Londra e del ritorno negli Stati Uniti.

Gli ultimi avversari del Pate ventiquattrenne erano stati due connazionali; il qualificato Robert Van’t Hof e Jon Levine, che gli aveva strappato un set. Lendl invece era entrato direttamente al secondo turno dove Richard Matuszewski, americano di padre (e madre) polacco, non era andato oltre una dignitosa difesa. I tre precedenti con Ivan erano stati, per David, anche le uniche occasioni che aveva avuto in carriera di misurarsi con il padrone delle ferriere e ne erano uscite altrettante sconfitte, sia pur non tutte della medesima entità. Infatti, mentre nell’indoor di Tokyo (1985) e a Fort Myers (1986) il nostro eroe aveva incamerato sei giochi per volta, a Londra – sempre nell’85 – erano stati 135 minuti di una contesa complicata dalla pioggia battente che, filtrando dal tetto, aveva rischiato di trasformare la Wembley Arena in quello che era alla sua origine, ovvero una piscina. Alla lunga la contraerea del cecoslovacco aveva mortificato gli asfissianti raid a rete dell’americano che però si era preso il secondo set al tie-break e la soddisfazione di aver fatto penare il campione in carica del torneo.

Non pioveva invece sul cielo di Tokyo quando David Pate, californiano trapiantato a Las Vegas, colse al volo (anzi: al servizio e volée) l’opportunità di farsi il miglior regalo di compleanno e diventare così il 63° tennista capace di battere il n°1 del mondo da quando la classifica ATP era stata affidata al calcolo del computer e non più ai giudizi di esperti e giornalisti. Fino a quel giorno, Pate aveva un record leggermente negativo nei tie-break: 36 vinti (l’ultimo dei quali proprio qualche ora prima contro Levine) e 38 persi. Ma, come ricordato sopra, si era aggiudicato l’unico disputato contro Lendl. E diventarono tre su tre. Dopo 2h52’ di attacchi e difese, di volée e passanti e di estremo equilibrio, Pate e Lendl chiusero la sfida 18 giochi pari ma quelli decisivi del primo e terzo set furono appannaggio dell’americano (entrambi per 7 punti a 5, tanto per non farsi mancare nulla) che uscì vittorioso con lo score di 7-6, 4-6, 7-6.

Tanto per avere un’idea dell’impresa di Pate, dopo quella sconfitta Lendl infilò 33 vittorie consecutive sul duro, non perse più un match nella stagione in esame (aggiudicandosi i tornei di Washington, Stratton Mountain, Montreal, US Open e Sydney indoor) e interruppe la striscia nella semifinale di Melbourne 1988 contro Cash. Dal canto suo, galvanizzato dal successo Pate arrivò in finale battendo Kriek nei quarti e il compagno di doppio Davis in semifinale. Nell’atto conclusivo David si misurò con un altro specialista del serve-volley, ovvero la testa di serie n°2 Stefan Edberg, e dovette rimpiangere un doppio fallo e un errore di dritto che gli costarono il tie-break iniziale (7-2) e un passaggio a vuoto nel terzo gioco del secondo parziale, che decretò l’unico break della sfida. David annullò tre match-point quando servì sul 3-5 ma nel decimo game Edberg chiuse in scioltezza e allacciò con Tokyo quel feeling che lo portò ad essere l’unico (e per ben due volte: 1987 e 1991) a mettere a segno la doppietta nei due appuntamenti della metropoli nipponica.

Pate invece si ritagliò altre scampoli di gloria. Il primo arrivò solo qualche mese più tardi nella sua città natale, Los Angeles, quando mise in bacheca il secondo e ultimo titolo in singolare mettendo in fila promesse (Chang e Agassi) e realtà (Lundgren e Gilbert) prima di prendersi la rivincita sullo stesso Edberg con un doppio 6-4 sul campo centrale della UCLA Tennis Center. Il successo gli valse il best-ranking (18) ma fu anche una sorta di giro di boa anche perché nel frattempo le sue attitudini tecniche lo indirizzarono con sempre maggiore convinzione verso il doppio, specialità in cui nel 1991 divenne n°1 del ranking dopo aver vinto gli Australian Open in coppia con il connazionale Scott Davis.

Adesso David Pate festeggia i suoi compleanni insegnando tennis al Bally’s Tennis Club di Las Vegas e siamo certi che ogni volta non potrà evitare di accennare a quel 16 aprile 1987 in cui, nel nuovissimo Ariake Coliseum…

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Circoli in vista

Serie A1 2023: si riparte l’8 ottobre. TC Sinalunga chiamato alla difesa del titolo

Da Rune a Sinner passando per Musetti. Tanti i big nelle rose, che difficilmente calcheranno i campi della Serie A1

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Il Tennis Club Sinalunga campione d'Italia a Torino (Facebook TC Sinalunga)
Il Tennis Club Sinalunga campione d'Italia a Torino (Facebook TC Sinalunga)

Manca ormai poco meno di una settimana al via della nuova stagione della Serie A1.  Se il circuito ATP è in Cina per il ritorno in calendario dello swing asiatico, domenica 8 ottobre 2023 andrà in scena la prima giornata della massima categoria del campionato a squadre italiano.

Torneo che si svolgerà da ottobre e dicembre con 16 squadre che andranno alla caccia del titolo di circolo Campione d’Italia conquistato lo scorso anno dal T.C. Sinalunga. Le 16 squadre sono state divise in 4 gruppi da 4 squadre. La fase a gironi prevede 6 giornate con sfide andate e ritorno che si disputeranno tra l’8 ottobre e 19 novembre. 

Le vincenti di ogni girone si guadagneranno l’accesso alle semifinali scudetto, che andranno in scena il 26 novembre e il 3 dicembre in match di andata e ritorno. Le seconde classificate manterranno il diritto a disputare la serie A1 anche nel 2024 mentre terze e quarte classificate si sfideranno nei play-out per mantenere la categoria.

 

Gli incontri tra club consistono in 6 match: 4 singolari e 2 doppi, con le sfide di singolare che vedranno i numeri 1 di ogni team sfidarsi l’uno contro l’altro, stessa cosa per i numeri 2, 3 e 4.

Di seguito il calendario di gara della serie A1:
Fase a gironi: 8-15-22-29 ottobre, 12-19 novembre
Semifinali e Play-out: 26 novembre – 3 dicembre;
Finale: 9-10 dicembre

Ogni settimana riuscire ad indovinare chi saranno i protagonisti delle sfide intersociali è un dilemma però sono già note le rose dei 16 circoli al via con alcuni nomi di altissimo rilievo. Vediamo quindi la composizione dei gruppi e i principali giocatori per ognuno dei 16 circoli al via.

Girone 1

Nel girone 1 sono state sorteggiate il Park Tennis Club Genova, semifinalista lo scorso anno, il TC Italia Forte dei Marmi, il TC Crema e i neopromossi del Match Ball Siracusa. Il circolo ligure nella sua rosa vanta nomi del calibro di Lorenzo Musetti, Fabio Fognini, Simone Bolelli e Gianluca Mager. Tra gli stranieri si segnalano il belga Coppejans, il ceco Kolar e l’esperto romeno Copil. Il TC Italia tra i 16 nomi presenti in lista spicca quello di Jannik Sinner, che difficilmente sarà al via della serie A1. Nella rosa dei toscani anche due top 60 tedeschi come Struff e Hanfmann. Più probabile vedere in campo i nostri Travaglia e Potenza, insieme allo spagnolo Menendez. Il TC Crema vede come proprio numero 1 l’argentino Pedro Cachin. Al suo fianco l’esperto Andrea Arnaboldi e il ragazzo del vivaio Samuel Vincent Ruggeri. Da segnalare la presenza dei doppisti Robin Haase e Andrey Golubev e di un challengerista come il belga De Loore. I siciliani del Match Ball Siracusa si presentano con il francese Lokoli, uomo da challenger che naviga oltre la posizione 200, e il bulgaro Andreev come stranieri di punta. Gli esperti Sousa e Balasz affiancano una rosa che vede come italiani di punta Alessandro Ingarao e Antonio Massaro.

Girone 2

Nel girone 2 troviamo il TC Parioli, i siciliani del CT Vela Messina, il Selva Alta e il TC Pistoia. Il club capitolino ha in lista come stella il francese Rinderknech, ma punta molto sull’atleta del vivaio Flavio Cobolli, fresco di Best Ranking alla posizione 122. Tra coloro che avranno la divisa del club capitolino anche i balcanici Dzumhur e Zekic. Tra gli italiani da segnalare gli uomini del vivaio Rondoni, Vulpitta, Masera e Bessire. Il CT Vela Messina presenta un elenco di 16 tennisti con due top 100 Botic Van de Zandschulp e Zapata Miralles. Più probabile vedere in campo Julian Ocleppo e i fratelli Giorgio e Fausto Tabacco, giocatori del vivaio. Curiosità anche per Federico Cinà, che si è fatto valere a livello junior allo US Open. I lombardi del Selva Alta Vigevano vedono come stella il 26enne Vit Kopriva, vincitore di due challenger in stagione e a pochi passi dalla top100. Tra i tennisti italiani Mattia Bellucci, Stefano Napolitano e Matteo Marcora sono i principali giocatori. Il TC Pistoia non punta sui grandi nomi con il numero 1 nell’elenco FITP rappresentato dal tennista del vivaio Leonardo Rossi.

Girone 3

Nel girone 3 i campioni in carica del TC Sinalunga inizieranno la difesa del titolo nel derby toscano con il neopromosso Match Ball Firenze. Nello stesso raggruppamento anche i semifinalisti della scorsa stagione TC Rüngg Südtirol-Alpeker e l’altra neopromossa CTD Massalombarda . Due slovacchi guidano i campioni in carica del Sinalunga Jozef Kovalik e Lukas Klein. Con loro i due tennisti del vivaio che si sono fatti valere nella scorsa stagione di Serie A1 Matteo Gigante e Marcello Serafini, senza dimenticare lo spagnolo Roca Batalla e gli esperti Luca Vanni e Daniele Bracciali. Il neopromosso Match Ball Firenze presenta tra i propri giocatori l’ungherese Fabian Marozsan, giustiziere di Alcaraz a Roma. Da segnalare anche la presenza di due promettenti under come Lorenzo Sciahbasi e il belga Bailly (ex n.1 juniores). Il Rungg Sudtirol vede in rosa l’arrivo di Riccardo Bonadio e le conferme di Gaio e del tedesco Ejupovic. Weis guida l’elenco degli atleti di casa. Tra i doppisti nome caldo quello di Marco Bortolotti. Il neopromosso CTD Massalombarda ha come stella il nostro Giulio Zeppieri. Al suo fianco l’esperto portoghese Joao Sousa e il ventiquattrenne Francesco Forti.

Girone 4

Nel girone 4 è presente la sorpresa della scorsa edizione il CT Palermo, che da neopromosso si spinse sino in finale. I siciliani esordiranno a Sassuolo contro lo Sporting Club Sassuolo. L’altra sfida vedrà lo Junior Tennis Perugia far visita al Tennis Club Bisenzio-Manteco. I siciliani confermano nel roster Albert Ramos Vinolas. Insieme a lui il ceco Jiry Vesely, lo slovacco Gombos e lo spagnolo Taberner. Tra gli italiani presenti Salvatore Caruso, Alessandro Giannessi e il giovane talento del vivaio Gabriele Piraino. Da segnalare anche il vincitore del Roland Garros 2022 Marcelo Arevalo. Nomi altisonanti anche nella rosa dello Sporting Club Sassuolo. Uno su tutti Holger Rune, sebbene sarà difficile vedere il top10 danese sui campi della serie A1. Con lui Carballes Baena, Fucsovics, Cecchinato e Agamenone completano un elenco da applausi. Tra coloro che scenderanno in campo ci saranno con molta probabilità Raul Brancaccio e il giovane Bondioli. Il Junior Tennis Perugia avrà la sua carta migliore nel tennista di casa Francesco Passaro. Novità della squadra umbra il peruviano Varillas. Il Tennis Club Bisenzio punta sullo spagnolo Pablo Llamas Ruiz, numero 139 ATP e vincitore a luglio del challenger di Segovia. Con lui il polacco Michalski e il ceco Paulson.

Il programma della 1^ giornata

Girone 1

Park Tennis Club – TC Crema

TC Italia – Match Ball Siracusa

Girone 2

TC Parioli – Selva Alta

CT Vela Messina – TC Pistoia

Girone 3

CTD Massalombarda- TC Rungg Sudtirol Alpeker

TC Sinalunga – Match Ball Firenze

Girone 4

Sporting Club Sassuolo – CT Palermo

Tennis Club Bisenzio Manteco – Junior Tennis Perugia

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ATP

ATP/WTA Pechino, il programma di martedì 3 ottobre: Medvedev-Zverev alle 10:30, Sinner-Alcaraz alle 13:30 da seguire LIVE su Ubitennis

Nel femminile impegnate Pegula, Garcia, Sabalenka, Jabeur, Gauff, Kasatkina, Kudermetova, Swiatek, Rybakina e Sakkari. Paolini attende la vincente del match Sabalenka-Boulter

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Mentre il torneo maschile sta per terminare con le due semifinali e la finale nella giornata di mercoledì, le danze a Pechino sono ancora pienamente aperte per quanto riguarda il WTA 1000. Tra gli uomini, dopo le faticose vittorie in tre set di Alexander Zverev e Danil Medvedev ai danni rispettivamente di Nicolàs Jarry e di Ugo Humbert, Carlos Alcaraz ha regolato facilmente il finalista del Roland Garros Casper Ruud, mentre al nostro Jannik Sinner sono servite due ore e mezza per eliminare il veterano Grigor Dimitrov. La prima semifinale in programma sarà quella tra il tedesco e il russo, che scenderanno in campo non prima delle 10:30 locali nel loro diciottesimo testa a testa (a condurre è Medvedev per dieci a sette). Quella tra lo spagnolo e l’italiano, invece, inizierà verso le 13.30 e sarà il loro ottavo incontro che li vedrà opposti ai due lati della rete (Alcaraz è in vantaggio quattro a tre, con una vittoria tra queste a livello Challenger). La sfida tra il n.1 italiano e il campione iberico si potrà seguire direttamente da Ubitennis con il LIVE che aggiornerà in tempo reale l’andamento del match. Le due semifinali verranno giocate entrambe nel Court Diamond e saranno visibili su SuperTennis e la relativa app SuperTennix.

Per quanto riguarda il torneo femminile, gli altri due nomi che compaiono nel programma del Court Diamond sono quelli di Aryna Sabalenka – che, se uscirà vincente, incrocerà la racchetta con l’azzurra Jasmine Paolini -, fresca n.1 al mondo, di Cori Gauff, campionessa allo US Open qualche settimana fa, e per finire di Maria Sakkari in netta ripresa dopo il titolo a Guadalajara. Le prime due scenderanno in campo prima delle semifinali maschili, mentre il match della tennista greca verrà disputato a seguire di quello tra Alcaraz e Sinner. Sul Court Lotus si vedranno, poi, in ordine temporale Jessica Pegula, Daria Kasatkina, Iga Swiatek ed Elena Rybakina. Per finire, sul Court Moon si assisterà agli incontri di Caroline Garcia, Ons Jabeur e Veronika Kudermetova.

Qui sotto il programma completo della giornata con gli orari locali di Pechino (sei ore avanti rispetto all’Italia):

 

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Flash

WTA Pechino: bene Gauff e Rybakina, Kasatkina avanti annullando match point, fuori Kvitova

Petra Kvitova è l’unica testa di serie a saltare nella terza giornata del WTA 1000 di Pechino. Jelena Ostapenko approfitta del Walkover di Linda Noskova

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Coco Gauff - Cincinnati 2023 (foto Twitter @CincyTennis)

Anche la terza giornata del China Open femminile, WTA 1000 che si sta disputando a Pechino, è andata in archivio, dopo che questa mattina avevamo già parlato dei risultati che avevano aperto il programma. Ora è il momento di andare a vedere nel dettaglio come sono andati i match di altre teste di serie, da Gauff a Rybakina, passando per Kvitova, Ostapenko e Kasatkina.

[3] C. Gauff b. E. Alexandrova 7-5 6-3

Oltre a Iga Swiatek, la testa di serie più alta impegnata nel lunedì di Pechino era Coco Gauff, che con il successo al primo turno su Ekaterina Alexandrova ha infilato il tredicesimo risultato utile consecutivo. L’americana non perde un match da agosto – quando fu sconfitta da Jessica Pegula a Montreal – e anche a Pechino sembra voler dire la sua fin dall’inizio.

 

Contro la n° 20 al mondo, Coco è volata subito avanti per 4-0, poi si è fatta rimontare subendo due break consecutivi e ha chiuso solamente alla distanza per 7-5, ottenendo un nuovo break nel dodicesimo gioco. Nel secondo parziale, un singolo break ha fatto invece la differenza (dopo che ce n’erano stati ben 5 nel primo) e la testa di serie n° 3 è stata perfetta nell’annullare le due chance di strapparle la battuta concesse ad Alexandrova. Il 7-5 6-3 finale, oltre che valere, per la recente vincitrice dello US Open, il secondo turno contro Petra Martic, è anche una dolce rivincita del 6-4 6-0 subito dalla russa sull’erba di Berlino a giugno.

[5] E. Rybakina b. Q. Zheng 6-1 6-2  

Una giocatrice molto attesa che ha avuto ancor meno problemi di Gauff nel superare il suo match di debutto è stata Elena Rybakina, capace di mandare al tappeto la resistenza – poca, per la verità – della n° 1 cinese Qinwen Zheng in appena un’ora con il netto score di 6-1 6-2. Zheng, e forse anche per questo non si è presentata in grande condizione a Pechino, ha appena vinto gli Asian Games femminili, e potrebbe essere approdata nel nuovo torneo scarica e appagata dalla prestigiosa medaglia d’oro da poco ottenuta.

Rybakina ha così trovato terreno fertile per imporre la sua superiorità, non concedendo mai una palla break per l’intero incontro e vincendo 4 games sul servizio altrui, due per set. Al prossimo turno la attende Tatjana Maria, tennista che non ha mai affrontato in carriera.

[13] J. Ostapenko b. L. Noskova per Walkover   

Non ha dovuto invece nemmeno scendere in campo Jelena Ostapenko, che ha approfittato del Walkover di Linda Noskova per avanzare riposata agli ottavi di finale. Lì, la testa di serie n° 13 attende una tra Jessica Pegula e Anna Blinkova. Per Noskova, grande promessa e già in prepotente ascesa, una semplice indisposizione che non le dovrebbe far saltare altri tornei.

[11] Daria Kasatkina b. Mayar Sherif 1-6 6-4 7-6(8)

Daria Kasatkina, tra le teste di serie che hanno vinto, è stata senza dubbio quella che ha dovuto faticare di più per rimanere nel torneo. In realtà, possiamo anche dire che è stata davvero a un soffio dalla sconfitta contro Mayar Sherif, sia quando si è ritrovata sotto per 3-5 nel set decisivo, sia quando nel tie-break finale ha dovuto annullare un match point sul 6-7, prima di chiudere per 10 punti a 8.

La n° 13 del mondo aveva iniziato l’incontro in modo molto negativo, racimolando un solo game nel primo parziale, poi è stata sotto di un break anche nel secondo set (4-2), fino a rimontare e a pareggiare i conti sul 6-4. La russa è poi rimasta con la testa sott’acqua per gran parte del parziale conclusivo, per spuntarla solo all’ultimo respiro in una partita che ha comunque esaltato il pubblico e ha regalato punti spettacolari da ambo i lati. Scampato il pericolo, Daria tenterà di battere al secondo turno anche la padrona di casa Xinyu Wang.

L. Samsonova b. [12] P. Kvitova 6-4 7-5

Abbiamo lasciato per ultima, e non a caso, Petra Kvitova, che non ha invece, tra le tenniste seeded, rispettato i favori del pronostico, perdendo con la n° 22 WTA Liudmila Samsonova per 6-4 7-5. In realtà, non è che ci sia un abisso in classifica tra le due (Petra è 14), e anche se l’unico precedente, risalente però all’inizio del 2020, aveva visto la ceca imporsi nettamente, non è che questo risultato sorprenda più di tanto.

La due volte vincitrice di Wimbledon aveva infatti già sofferto parecchio al primo turno (giocato meno di 24 ore prima) contro Xiyu Wang, spuntandola solo a terzo set, e non sta di certo attraversando un momento di forma sfavillante, tanto più che dopo gli ottavi di finale ai Championships non ha mai superato il terzo turno in nessun altro torneo.

Contro Samsonova, pur lottando, Kvitova non è mai stata vicina alla vittoria di un set, esponendosi complessivamente a 4 break. Per Liudmila ora un ottavo di finale con un’avversaria da definire tra Ons Jabeur e Marta Kostyuk.

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