Focus
Il 2017 di Anderson: dall’inferno al paradiso, passando per New York
Uno sguardo alla straordinaria annata di Kevin Anderson. Le difficoltà iniziali, la ripresa e la finale a Flushing Meadows

INIZIO IN SALITA
Australian Open: forfeit di Kevin Anderson
La stagione non parte sotto i migliori auspici per Kevin. L’anca è ancora malconcia e lo costringe a saltare prima il torneo di Brisbane e poi anche gli Australian Open. Nel messaggio affidato ai social, il sudafricano si mostra ottimista per il rientro, ma a quest’altezza sicuramente non si aspetta che il 2017 sarà il suo anno migliore.
Gutted to be missing @AustralianOpen this year… pic.twitter.com/WVrXGsF01J
— Kevin Anderson (@KAndersonATP) January 8, 2017
NEW ENTRY
Il processo di recupero da un infortunio può essere frustrante e faticoso. Quello di Kevin Anderson è stato allietato dall’arrivo di un nuovo membro all’interno del team: la piccola Lady Kady. Niente fiocco rosa in casa Anderson però. Lady è una cagnolina adottata attraverso Dezzy’s Second Chance Rescue, un’associazione che si occupa di trovare una nuova dimora ad animali abbandonati. Lady Kady segue il padrone in giro per il mondo, di torneo in torneo, e spesso scende anche in campo per aiutarlo con la preparazione atletica…
Improving footwork with my little coach at @RolexPMasters ? pic.twitter.com/MelVsB0QwW
— Kevin Anderson (@KAndersonATP) October 31, 2017
KEVIN VEDE ROSSO, OVVERO L’INIZIO DELLA RISALITA
I mesi di Febbraio e Marzo sono particolarmente avari di soddisfazioni per il rientrante Anderson: appena 2 vittorie a fronte di 4 sconfitte. Le prospettive non sono buonissime perché la stagione su terra, notoriamente la meno amata da Kevin, sta ormai bussando alla porta. Invece il ritorno ad alti livelli del sudafricano inizia proprio lì dove meno te lo aspetti. Prima raggiunge gli ottavi a Barcellona (sconfitto dal futuro campione Nadal), poi la semifinale a Estoril, mentre Roma è costretto a superare due turni di qualificazione prima di andare a impattare contro un Sascha Zverev in stato di grazia (e futuro vincitore del torneo). Dopo una capatina a Ginevra (quarti di finale persi contro Nishikori), parte alla volta di Parigi. Qui mette in riga Jaziri e uno svogliato Kyrgios, poi supera Kyle Edmund al termine di una battaglia durata cinque set. Le scorie della maratona di fanno sentire e lo costringono a ritirarsi durante l’incontro di ottavi contro Cilic. La grinta negli occhi del gigante sudafricano però lascia intravedere qualcosa che si concretizzerà poi nei mesi successivi.
QUANDO IL GIOCO SI SPOSTA SUL DURO, I DURI COMINCIANO A GIOCARE
Kevin si congeda dall’erba con gli ottavi colti a Church Road e si prepara ad affrontare la sua parte di stagione preferita, la tournèe sul cemento nordamericano. A Washington il lungagnone di Johannesburg annulla matchpoint a Thiem sulla strada verso la finale, ma si trova ancora di fronte uno Zverev insuperabile. La settimana successiva a Montreal, elimina in maniera perentoria Carreno Busta e Sam Querrey, ma come pochi giorni prima deve arrendersi ancora al campioncino teutonico, lanciato verso il suo secondo titolo consecutivo. I segnali da parte di Anderson però sono buoni, molto buoni…
LA NUOVA STELLA DI BROADWAY
Forte dei miglioramenti esponenziali messi in mostra nelle settimane precedente, Anderson atterra a New York conscio di poter fare bene. Nei primi due turni passeggia su Aragone e quel che resta di Gulbis, poi estromette Coric, che al turno precedente aveva tolto di mezzo Zverev, vera e propria bestia nera del suo 2017. Agli ottavi si libera di un volitivo Lorenzi e il miracolo inizia a prendere forma quando riesce anche a vendicarsi di Querrey, reo di averlo eliminato a Wimbledon. Nella “semifinale dei carneadi”, Kevin, oltre alla solita grande performance alla battuta, mette in campo tutta la devastante potenza propri colpi al rimbalzo (non di solo servizio vive Anderson e qui il maestro Baldissera lo mostra perfettamente) e si ritaglia un posto nella storia. Purtroppo, in finale con Nadal lo spettacolo e la tensione agonistica latitano. Il risultato è già scritto e Kevin non fa nulla per provare a cambiare le cose, ma d’altronde il discorso e gli abbracci dopo la semifinale lasciavano presupporre che il suo torneo lo avesse già vinto.
It's been an incredible 2 weeks. This is a memory I will never forget & I look forward to making more! Thanks @usopen… see you next year ? pic.twitter.com/7PmXVEoIE5
— Kevin Anderson (@KAndersonATP) September 11, 2017
UN AUTUNNO DA DIMENTICARE
La sbornia post-Us Open si fa sentire e Anderson incappa in una serie di inopinate sconfitte su un terreno teoricamente a lui congeniale come il veloce cemento indoor. Harrison, Struff, Verdasco (due volte) e Garcia-Lopez: questi i nomi dei tennisti capaci di battere il sudafricano nelle sue uscite di fine stagione. Finisce così come era iniziato, in poche settimane e senza preavviso, il sogno di Kevin di partecipare alle Finals di Londra, ma resta indelebile il ricordo e il lustro di quel piatto d’argento conquistato poco tempo prima.
UN ADDIO SORPRENDENTE
Si separano le strade di Anderson e Nevill Godwin
Un po’ a sorpresa arriva l’annuncio della separazione con l’allenatore Neville Godwin, capace di portarlo quasi sul tetto del mondo a New York. “Rimaniamo buoni amici e semplicemente avevamo bisogno entrambi di nuove sfide“, scrive Anderson. “Abbiamo ottenuto grandi risultati come la top-10 e una finale Slam e gli sarò per sempre grato“.
Hi all, a bit of news from Team Anderson… pic.twitter.com/jbqmxXlJ9s
— Kevin Anderson (@KAndersonATP) November 7, 2017
Ora, da numero 14 del mondo, Kevin Anderson si appresta a cominciare il 2018. Il solito discorso dei rientri illustri coinvolge chiunque abiti la top 20, quindi ci sarà da lavorare per confermarsi ad alti livelli. Ma le premesse per continuare a far bene ci sono tutte.
ATP
Draper salta Wimbledon per l’infortunio alla spalla patito al Roland Garros
Dopo il ritiro a match in corso nel 1° turno parigino contro Etcheverry, Jack Draper è costretto a rinunciare anche all’intera stagione sui prati

Jack Draper salterà l’ormai imminente – al via tra meno di un mese, il 3 luglio – edizione numero centotrentasei del torneo di Wimbledon a causa dell’infortunio alla spalla patito nella prima settimana del Roland Garros, precisamente durante una sessione di allenamento che ha preceduto l’incontro di esordio contro l’argentino Tomas Etcheverry.
Purtroppo per il classe 2001 di Sua Maestà, il fastidio era già piuttosto pronunciato da impedirgli anche solo di poter portare a termine il match di primo turno, dal quale si è così dovuto ritirare: dopo aver perso il primo set 6-4 e ritrovatosi sul punteggio di 1-0 nel secondo ha alzato definitivamente bandiera bianca – non prima di aver provato comunque a continuare per diversi minuti pur con uno stato fisico limitante, ben rappresentato dai numerosi servizi da sotto in cui si è esibito. Il 23enne di La Plata beneficiando di quest’occasione ha saputo farla fruttare nel migliore dei modi, compiendo un grandissimo exploit e raggiungendo un’incredibile quarto di finale sospinto dall’alto.
Un duro colpo per il 21enne britannico, dato che si tratta dell’ultimo di una lunga serie di problemi di natura fisica che ne hanno irrimediabilmente condizionato il rendimento negli ultimi mesi di Tour. Il mancino di Sutton era infatti in grande ascesa ai nastri di partenza dello US Open 2022, tuttavia purtroppo la sua corsa fu nuovamente fermata da un altro crack fisico che l’obbligò al ritiro a fine terzo set della sfida di sedicesimi, dando così la possibilità di involarsi agli ottavi al futuro semifinalista di Flushing Meadows Karen Khachanov.
La tormentata conclusione della scorsa annata tennistica ha rappresentato però, per la sfortuna del n. 4 di Gran Bretagna, solamente l’inizio di un calvario senza pace che lo ha tormentato a tal punto da permettergli di disputare nel 2023 la miseria di 8 eventi.
Nonostante Jack fosse estremamente sconfortato dall’ennesimo stop fisico, in seguito alla “non” partita contro il sudamericano, dal box del giocatore flirtava comunque ottimismo guardando al successivo blocco del calendario: la stagione su erba. Si pensava, difatti, che il problema non avrebbe poi intaccato così tanto il prosieguo dell’anno ma tutte le speranze sono crollate fragorosamente non appena Draper si è sottoposto agli esami clinici del caso rivolgendosi ad uno specialista del settore: il responso è stato inequivocabile, niente prati e soprattutto forfait allo Slam casalingo.
“Dalle analisi è apparso chiaramente come la mia spalla necessiti di un periodo di riposo forzato, e successivamente di una fase riabilitativa per riacquistare pienamente le proprie funzioni. Io e il mio team siamo così stati costretti a dover prendere la difficile decisione di saltare la stagione su erba di quest’anno. Ho sempre saputo che in questo sport ci sono così tanti alti e bassi, ma questo momento è davvero duro da accettare. Certamente però non smetterò di perseverare” ha commentato, a margine di questo nuovo infortunio, su Instagram il diretto interessato.
Nelle parole del campione juniores 2018 di Church Road non si accenna a nessun intervento chirurgico, perché assieme al suo staff hanno optato per un percorso di recupero meno invasivo e che si basi quasi esclusivamente sulla fisioterapia. Il rientro, se tutte le tabelle di marcia verranno rispettate senza controindicazioni, alle competizioni è previsto tra la metà e la fine di luglio.
Quando ha potuto giocare con uno stato di forma non inficiato da fastidi fisici di vario genere, Jack Draper – ex n. 7 a livello junior – ha indiscutibilmente dimostrato di possedere il potenziale per spiccare il volo nell’élite ATP dei migliori al mondo ma come è facilmente intuibile questo contesto di benessere fisico è stata un’assoluta rarità: prima l’infortunio alla gamba destra a New York, poi un virus influenzale che l’ha debilitato e non poco in pre-season
La storia personale tra il ragazzo nato nel sud di Londra e SW19 ha visto finora andare in scena due soli capitoli: l’esordio assoluto nel 2021 quando è stato capace di strappare un parziale a Novak Djokovic, mentre nel 2022 è riuscito a fare un passo in più prima di soccombere – sempre in quattro set – con l’australiano Alex De Minaur. Dunque si prospetta un’altra pesante assenza per i colori britannici, dopo quella di Emma Raducanu – anche lei in preda a continui infortuni di carattere fisico, ma che a differenza di Jack è stata costretta ad andare sotto i ferri.
ATP
Dominic Thiem cede la poltrona austriaca: da lunedì non sarà più n.1 del suo Paese
Sconfitto al secondo turno di Heilbronn, il ventinovenne Dominic Thiem è costretto a lasciare il primo posto del tennis austriaco a Sebastian Ofner

Dopo la sconfitta al secondo turno all’ATP Challenger di Heilbronn, Dominic Thiem è costretto a cedere il gradino più alto del tennis austriaco a Sebastian Ofner.
Moritz Thiem, fratello di Dominic che ha allenato sia lui che Ofner, ha analizzato la partita di Heilbronn senza troppi filtri: “Non è stata una bella partita, fatta eccezione per il primo set. Adesso (Dominic) deve iniziare a trasformare in partita i colpi che sta già giocando in allenamento, altrimenti farà sempre fatica contro tutti”.
Si apre invece per Ofner una nuova finestra, più luminosa ma più dispendiosa. Col passaggio alla posizione n. 80 al mondo il ventisettenne stiriano avrà nuove importanti opportunità, che deve però essere bravo a sfruttare al meglio e al momento giusto: il rischio che venga superato presto da altri giocatori è dietro l’angolo. Per ora si riposa, godendo dell’attesa della gloria (ufficiale) che arriverà con l’aggiornamento della classifica della nuova settimana. Giocherà il suo primo match da n.1 austriaco sull’erba di Ilkley (Gran Bretagna, 19-25 giugno 2023).
Marianna Piacente
Flash
Roland Garros, doppio femminile: la finale sarà Fernandez/Townsend contro Hsieh/Xinyu Wang
Domenica mattina l’ultimo atto del doppio femminile del Major parigino. Solo la 37enne Hsieh Su-Wei ha già vinto uno Slam tra le tenniste in campo

Nella giornata in cui l’attenzione mediatica è completamente rivolta verso le due semifinali maschili del Roland Garros, in particolare quella tra Novak Djokovic e Carlos Alcaraz, tra la mattinata e il primo pomeriggio di venerdì 9 giugno si è però anche definita quella che sarà la finale di doppio femminile nello Slam di Bois de Boulogne. Fernandez/Townsend e Hsieh/Xinyu Wang si contenderanno la coppa nell’atto conclusivo in programma domenica mattina.
Si tratta della prima finale in un Major per il duo composto dalla canadese Leylah Fernandez e dalla statunitense Taylor Townsend, che si presentavano a Parigi da teste di serie n° 10 e che hanno battuto in semifinale la coppia, in questo caso tutta americana, Gauff/Pegula, seconda forza, sulla carta del tabellone, nonché formazione finalista nel 2022. Il punteggio a favore di Fernandez/Townsend è stato piuttosto netto, solo 4 games concessi e un 6-0 6-4 eloquente in 1 ora e 4 minuti, condito addirittura da un bagel nel primo parziale.
Guardando individualmente all’una e all’altra giocatrice che hanno raggiunto questo prestigioso traguardo e quindi, in sostanza, separando per un attimo la coppia, per Townsend è la seconda finale a livello Slam, che si aggiunge a quella centrata allo Us Open del 2022 al fianco di Caty McNally, mentre per Fernandez, già finalista in singolare a Flushing Meadows nel 2021 nell’incontro perso con Emma Raducanu, sarà invece, quella dell’11 giugno, la primissima volta in finale in doppio in un palcoscenico tanto importante.
Traslando invece l’attenzione alle loro rivali, la taiwanese Hsieh Su-Wei e la cinese Xinyu Wang arrivano in finale da non teste di serie, anche perché stiamo parlando di un connubio tennistico recente. Dei cinque incontri disputati per ottenere il risultato, però, ben quattro successi le hanno viste estromettere delle giocatrici seeded, tra cui, proprio in semifinale, le seste favorite del tabellone Melichar-Martinez/Perez, in tre set con lo score di 6-2 3-6 6-3.
Anche in questo caso, esaminando singolarmente le due giocatrici, va rimarcato che Hsieh è rientrata nel circuito a 37 anni suonati solo all’inizio di maggio del 2023, dopo uno stop volontario di 18 mesi. I suoi tre titoli in singolare non sono nulla rispetto alle 30 coppe ottenute in doppio (ex n° 1 di specialità), tra cui il trionfo proprio a Bois de Boulogne nel 2014, quando condivideva il campo con Peng Shuai. Xinyu Wang (classe 2001), invece, può dimenticare la batosta subita in singolare da Iga Swiatek al terzo turno di questo Roland Garros con la sua prima finale in doppio in uno Slam.