Federer sorride, Stoccarda è sua (Clerici). Quanto vale Cecchinato? "Tanto, ma con calma" (Semeraro). Federer, la nuova sfida toccare quota 100 (Specchia)

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Federer sorride, Stoccarda è sua (Clerici). Quanto vale Cecchinato? “Tanto, ma con calma” (Semeraro). Federer, la nuova sfida toccare quota 100 (Specchia)

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Rassegna stampa a cura di Daniele Flavi

 

 

Federer sorride, Staccarda è sua

 

Gianni Clerici, la repubblica del 18.06.2018

 

Gli hanno regalato una Mercedes, a Roger, dopo che ha vinto il torneo di Stoccarda. Quasi non fosse abbastanza elegante e veloce. Quasi non avesse messo in crisi un tipo come Raonic, che si sta, gli auguro, riprendendo dall’abbandono del coach Riccardo Piatti e del chiropratico Alfio Caronti. Battere Milos sull’erba non è facile, un Milos ritornato ad essere eguale al se stesso finalista a Wimbledon, che nel 2016 mi aveva fatto presagire una sua vittoria negli Championships. Contro un Federer come quello odierno non immagino invece un avversario vincente. Né Murray guarito, né Djokovic rigenerato, né quel che Alexander Zverev dovrebbe diventare. Soprattutto se Federer, per la mia incredulità, continuerà a giocare in questo suo modo sublime. A tutto braccio, sia di diritto che di rovescio, liftato o tagliato, insomma, come non ho visto mai nella mia lunga vita di spettatore professionista. Avevo letto l’altro ieri una intervista con uno che ben conosce Roger, Severin Lüthi, del quale non so definire l’attività. Se coach, allenatore, forse amico e Federer sorride Stoccarda è sua Già pronto per Wimbledon consigliere. Diceva Lüthi che Fe derer stava cercando, in questo suo primo dei tre tornei precedenti Wimbledon, la condizione per vincere. Se è così, mi son detto vedendolo oggi, la condizione dovrebbe conservarla perché già trovata. Non credo sia possibile, infatti, giocar meglio sull’erba, ancorchè sia erba tedesca, che non mi è parsa meno veloce di quella britannica, anzi. Oggi Roger ha battuto un buonissimo Raonic, ritornato ai livelli di due anni orsono, senza mai farmi pensare che qualcosa si frapponesse alla sua vittoria. Ha brekkato l’omaccione già nel 3° game, ha evitato subito dopo il controbreak a 15-40 con una serie di diritti, ha continuato a tenere il servizio battendo qualcosa come l’82% delle prime, con l’8° e i110° game a 0. Nel secondo è stato costretto al tiebreak da un Raonic che serviva quasi meglio di lui – 6 punti perduti contro 7 di Roger – ha profittato di un doppio errore del canadese nell’ottavo scambio del tiebreak per aggiudicarsi set e match. Ripeto. Dovesse, come dice il suo amico Lüthi, trovare una condizione come questa, non ci sono dubbi, vince Wimbledon.

 

Quanto vale Cecchinato? «tanto, ma con calma»

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 18.06.2018

 

Quando Marco Cecchinato ha visto il suo passante di rovescio atterrare all’incrocio delle righe alle spalle di Novak Dj okovic – era il Roland Ganos, i quarti di finale, una decina di giorni fa nel caso ve lo siate dimenticati… – si è sdraiato sulla terra del Suzanne Lenglen. In quello stesso momento il suo valore commerciale invece si è impennato. Ma di quanto? «Se Marco prima del Roland Garros valeva cento – spiega il suo manager Luigi Sangermano – oggi vale almeno un milione». Valutazione un filo generosa, che può avvicinarsi alla realtà se consideriamo il pacchetto completo: montepremi, ingaggi (fino a 20.000 dollari per partecipare a tornei di fascia media), contratti pubblicitari, nel caso in cui Marco si confermi ai livelli alti, con una classifica da Top 30. Comunque, anche facendo un po’ di tara, niente affatto male per chi a inizio anno navigava appena fuori dai primi 100 del mondo e in carriera prima di Parigi, in otto anni di professionismo, aveva messo in banca, fra singolo e doppio, meno di un milione di dollari, dei quali 86.645 grazie alla vittoria (da luckyloser) nell’Atp 250 di Budapest lo scorso aprile. Con la semifinale al Roland Garros si è visto consegnare un assegno da 650.000 dollari, circa 560.000 euro, ma, come potrebbero raccontare i commercialisti dei più forti atleti del mondo, passato un certo livello a ingrossare il gruzzolo sono soprattutto i contratti, e soprattutto quelli extra-tennis. «Marco ha due sponsor tecnici, Lotto per l’abbigliamento e Babolat per le racchette, e intende rispettarli», spiega Sangermano. «Ovviamente dopo Parigi siamo stati contattati da molti marchi importanti, e di vari settori: abbigliamento, orologi, automobili, moda, visto che Marco è anche un bel ragazzo. Persino da aziende che lo vorrebbero ingaggiare per tenere discorsi. Noi puntiamo su partner di qualità, e globali, visto che 11 tennis si gioca in tutto il mondo. Per ora però non abbiamo firmato niente: se ne riparlerà a fine stagione. Per un ragazzo che fino a qualche mese fa guadagnava 8.000 euro vincendo un challenger, vedersi arrivare sottocasa un macchinone o in regalo un orologio costoso pub essere destabilizzante. Marco di distrazioni ora ne ha già parecchie, non è il caso di aggiungerne altri. Dl certo, considerati come sono costruiti i contratti sportivi, che spesso prevedono un compenso fisso e bonus a seconda dei risultati raggiunti, una semifinale Slam significa tanto. Per un tennista che naviga attorno al numero 100 150 Atp, íl compenso fisso relativo all’abbigliamento di norma si aggira attorno ai 10-15.000 euro, per le racchette ancora meno: in alcuni casi c’è solo la fornitura tecnica e un contributo economico solo al raggiungimento di determinati traguardi (Are indicative, che nel caso di Cecchinato sono destinate a salire notevolmente, e che il bonus parigino pub aver già moltiplicato. «Quanta pub valere un bonus per una semifinale al Roland Garros?», dice Sangermano, bolognese, calciatore a livello giovanile («Mai toccata una racchetta…»), che con il suo gruppo si occupa soprattutto di distribuzione di marchi di lusso e di consulenza d’impresa. «Diciamo cinque o sei volte la vittoria in un Challenger (quindi fra i 40.000 e i 50.000 euro – ndr). Ma il salto di qualità vero Marco lo ha fatto quando quest’anno abbiamo Iniziato un discorso insieme e ha potuto fare una preparazione molto più continua. Ogni anno il nostro gruppo investe su un’idea, quest’anno abbiamo deciso di puntare sul tennis, con il progetto di una accademy a Bologna (sui campi dell’ex Cierrebl – ndr) con Simone Vagnozzf e il preparatore Umberto Ferrara, della quale Marco è il primo esponente. Ha potuto viaggiare per più tornei con almeno una persona al seguito,

 

Federer, la nuova sfida toccare quota 100

 

Giorgio Specchia, la gazzetta dello sport del 18.06.2018

 

Roger Federer contro Jimmy Connors: è l’ultima rivalità virtuale prodotta dal tennis di oggi dominato da due fenomeni che, vittoria dopo vittoria, annientano gli avversari e sono costretti a confrontarsi con i miti del passato. Nadal che domina sul rosso e Federer che gli subentra quando la pallina schizza via veloce sui campi in erba sono il canovaccio di uno sport felicemente prigioniero di Rafa e Roger, costretti a giocare contro i numeri, contro le statistiche figlie di un altro tennis. Tramontata l’era dei Fab Four, con le eclissi di Andy Murray e Novak Djokovic, adesso Federer e Nadal faticano quasi a trovare avversari all’altezza. E i loro numeri si gonfiano e crescono. Uno dei pochi record che ancora mancano ai due fenomeni è quello dei tornei vinti in carriera. Nadal è a 79 mentre ieri, a Stoccarda, Federer è arrivato a 98 e si è portato a 11 lunghezze da Jimbo che dal 1972 al 1989 girò il mondo vincendo 109 volte: da Jacksonville 1972 a Tel Aviv 1989. La marcia di Federer è invece iniziata nel 2001 quando superb Julien Boutter al Palalido, tempio dello sport milanese poi abbattuto e che da anni non riesce a essere completato causa amianto, fallimenti e incuria. Peccato, perché l’impianto di piazza Stuparich, solo per aver tenuto a battesimo Federer, avrebbe tutto il diritto ad ospitare la Next Gen assegnata a Milano fino al 2021… WAMP-UP HALLE Ora che la serie vincente è arrivata a 98, per il numero 1 c’è un appuntamento con la storia a Wimbledon. Nel tempio del tennis, dal 2 al 15 luglio, lo svizzero potrebbe arrivare a quota 100 se non fallirà l’ultimo warmup sull’erba-amica di Halle, torneo già vinto nove volte che scatta oggi. Federer non mostra crepe, ma gioca contro l’età. A 36 anni e 10 mesi è difficile che mantenga un ruolino di marcia cosl denso di successi. La lunga carriera impone di fare delle scelte e il confronto con il passato dice, per esempio, che Jimmy Connors alzò la sua ultima coppa a 37 anni e un mese. Poi grandi partite, un ultimo acuto con la semifinale negli Us Open 1991 a 39 anni sfruttando una wild card, ma mai più un torneo da vincitore. Federer è sempre uno spettacolo però, anche da un fenomeno come lui, non è più possibile aspettarsi stagioni da globetrotter e da 12 (come nel 2006) o 11 tornei vinti (2004 e 2005). Anzi, obbligato a centellinare energie e tornei, Federer dovrà fare i conti con Nadal che ha appena compiuto 32 anni e nella ricorsa al record di tornei vinti gli arriverà vicino e, perché no, potrebbe davvero pizzicare Connors. Intanto, con Wimbledon ormai alle porte, Federer a Stoccarda ha iniziato a fare ciò che sull’erba gli riesce con semplicità disarmante: vincere. E lo ha fatto in un torneo che lo aveva sempre respinto. Come l’anno scorso alla prima partita con Tommy Haas, o nel 2016 in semifinale con Dominic Thiem. Un piccolo tabù infranto, nulla di importante in mezzo a un curriculum forte di 20 Slam, ma che rafforza il mito. Invulnerabile, sempre elegante, mai banale nelle sue conclusioni, Roger ha alimentato il record più importante: quello della passione, del rispetto della gente. In questo campo ha già vinto. Non c’è Connors che tenga. Perché c’è un solo altro sport individuale dove il termometro del tifo è palesemente tutto da una parte….

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