Fognini, Giorgi e Kyrgios: in cosa si somigliano?

Editoriali del Direttore

Fognini, Giorgi e Kyrgios: in cosa si somigliano?

LONDRA – I due italiani più talentuosi e l’australiano sono molto diversi tra loro, ma hanno anche molti aspetti in comune. Di sicuro piacciono quando giocano bene. Ma…

Pubblicato

il

 

da Londra, il direttore

Mi sono un po’ stufato delle giornate no di Fognini. Come le palle break che lui non ha saputo sfruttare ieri con Vesely, 13 su 14, sono un po’ troppe. Occorre probabilmente arrendersi definitivamente al fatto che il talento non si sposa sempre con la continuità e il discorso fatto tante volte per Camila Giorgi vale anche per Fabio Fognini. Solo che se io lo scrivo per Camila quel che scrivo viene accettato come un’opinione magari discutibile però spoglia di ogni pregiudizio. Se invece lo scrivo a proposito di Fognini ci sono i soliti malpensanti che credono io lo scriva perché Fognini ce l’ha con me. Non mi resta che… non curarmene. Guardare e passare oltre. Con un’altra distinzione da fare fra i due “casi” in questione. Fognini ha già 31 anni ed è marito e padre di famiglia. Camila ne ha 26 e potrebbe ancora “maturare” tardivamente come è successo a tanti giocatori e giocatrici, italiani e non.

Tornando a Fognini devo dire anche all’indomani di due quasi incredibili “fogninate” messe in atto sul campo n.3 ieri – la prima quando ero in piedi assolutamente immobile all’ingresso al campo cui si accedeva dal gate 2 e Fognini ha chiesto all’arbitro di far sedere “quello stupido con il cappellino verde” (ero a 50 metri di distanza, ben in alto sulla tribuna e, ribadisco, perfettamente immobile) e la seconda quando ha gridato dopo un errore su un rovescio affondato in rete “gioco peggio di Scanagatta! Seguito da un Porca T…” non proprio elegante che è stato ben captato dai microfoni televisivi piazzati sul campo e udito in mondovisione (quando per ovvie ragioni anagrafiche non mi ha mai visto giocare: vi assicuro che giocavo peggio di lui anche se, voglio illudermi, con più testa) – che lui per primo ha sempre ammesso con encomiabile onestà che non il braccio, non i piedi, ma la sua “capoccia” è stato il principale motivo per cui la sua classifica ATP non è mai stata quella che avrebbe potuto essere.

Dispiaciuto per l’occasione di un record mancato – Fabio sarebbe stato il primo italiano fra quelli nati in epoche in cui si frequentavano tutti gli Slam a centrare gli ottavi in tutti i quattro Majors – e stufo allora di affrontare per la millesima volta analisi psicanalitiche da supermercato sul conto di quel campione che poteva essere e non è stato, mi accontento di avere Camila negli ottavi – giocherà lunedì a mezzogiorno e mezzo italiano sul campo 12 contro la  Makarova – e dopo aver accennato al fatto che Rafa Nadal sarà certamente n.1 del mondo fino a metà agosto, qualunque cosa accada in questi Championships, e che Simona Halep si è mostrata ancora una volta allergica all’erba e desiderosa di godersi un meritato riposo come 9 delle prime dieci tenniste del seeding, mi soffermerei allora su un altro caso difficile da analizzare: Nick Kyrgios.

L’australiano che quando è in giornata fa “i bambini con i baffi” e qui in passato ha fatto vedere i sorci verdi a Nadal e non solo, ha perso da Kei Nishikori in tre set, 6-1 7-6 6-4, regalando il primo in 16 minuti. Che gli passava per la testa? Vallo a capire. Per tutta la partita non ha fatto altro che roteare il braccio, come se lo sentisse troppo rigido. “Volevo scioglierlo, in effetti… Kei mi ha fatto il break nel primo game e io è come se fossi precipitato in una situazione di  panico, non sono riuscito a entrare in partita. Non riuscivo a servire, non riuscivo a muovermi, il mio footwork era terribile. Una cattiva giornata, direi… Non so descrivere che cosa mi ha preso. Ciò detto lui rispondeva bene, la maggior parte degli altri o non toccano neppure la palla oppure non riescono a rispondermi bene. Lui invece sì. Sono incavolato, ci tenevo a far bene, ma non c’era nulla da fare. È deludente, ma è così”. E quando gli hanno chiesto come ultima domanda –Ma cosa puoi fare per non cadere preda di queste situazioni di panico? – Nick ha alzato gli occhi al cielo, quasi pregando, per dire: “Non lo so, man, non lo so”Faceva quasi pena.  Nick aveva 19 anni quando nel 2014 battè la testa di serie n.1 Nadal qui. E i tennis-fans di tutto il mondo applaudirono, si entusiasmarono: “Ecco un bel tipo dotato di personalità che può mettere a sedere uno come Nadal”.

Oggi, quattro anni dopo, siamo ancora qui a scrivere del suo grande potenziale, ma lui – come Fognini, come la Giorgi – ha fatto ancora molto poco di tutto quello. Che sia perché lui forse avrebbe quasi preferito giocare  a basket? Un po’ come Fognini cui non sarebbe dispiaciuto giocare a calcio. Per la Giorgi spesso penso una cosa diversa: e cioè che giocare a tennis non le piaccia poi così tanto. Ne parla troppo spesso come si si trattasse di andare in ufficio…u n po’ come Agassi ha detto di se stesso in “Open”, perché ossessionato dal padre che lo voleva campione a tutti i costi. Nick è più giovane, molto più giovane di Fognini con i suoi 23 anni, e anche di Camila, ma non si capisce neppure se lui ci tenga davvero a diventare quel che tutti parevano pronosticare, John McEnroe per primo. Vero che McEnroe spesso non ci azzecca, anche perché come Wilander ama giocare in contropiede, fare il personaggio, sorprendere. Mac alla vigilia del torneo, per darvi un’idea, aveva pronosticato Naomi Osaka campionessa di Wimbledon. La giapponese ha invece perso dalla Kerber che, n.11, è la testa più alta rimasta in gara dopo la Pliskova n.7. E secondo me Kerber-Williams è la finale più probabile. Anche se non così probabile come Federer-Nadal.

“Kyrgios è il tennista più talentuoso che ho visto negli ultimi 10 anni!”  – aveva dichiarato pieno di entusiasmo SuperBrat, che per la verità oltre a voler fare un po’ troppo il fenomeno, non mi dà più tanto l’impressione di prepararsi a puntino per fare il telecronista di ESPN. Diversi campioni sono così: sono famosi, ritengono non sia più necessario. Finchè qualcuno se ne accorge.  Poi lo stesso McEnroe, dopo quattro anni di più bassi che alti, già nel corso della Laver Cup a Praga aveva rettificato un po’ il tiro: “È un bravissimo ragazzo, compagnone, simpatico, estroso con il giusto spirito di squadra, ma forse per lui è stato troppo duro far fronte alle aspettative di troppa gente, degli australiani. Ora è come se avesse sempre paura di fallire…”. E se fosse quella stessa paura a bloccare i nostri talents, Fognini, la Giorgi? Se ieri sabato Nick non è mai riuscito a ritrovarsi, giovedì quando aveva battuto Haase, si era comportato come tante altre volte. Era arrivato tardi al club, aveva cominciato subito a tirare quei missili esplodenti, si era fatto brekkare nel terzo set due volte un secondo dopo che aveva fatto lui il break. Tipico di uno che non sa cosa sia la concentrazione. Tanto per cambiare si era beccato anche un warning per una parolaccia. E si era concesso anche un paio di quei colpi sottogamba di dritto che sono più circo narcisista che concretezza ma che devono divertirlo più di ogni altra cosa.

Chi lo capisce è bravo, come e più di uno che deve capire Fognini, la Giorgi.  Ha una velocità di braccio davvero ragguardevole, direi davvero esplosiva. Il suo dritto è formidabile se sta dentro, uno dei migliori del circuito. Anomalo, a sventaglio, incrociato, lungolinea. Lo mette dove vuole. E vogliamo parlare della velocità e delle angolazioni mostruose del suo servizio? In tre turni aveva fatto 61 ace. Poi contro Nishikori, dopo quel primo set impresentabile, ne ha fatti 13. Quel servizio, mi si dice, non glielo ha insegnato nessuno. Ma lui stesso. “Lo avevo così fin da quando ero un bambinetto. E non l’ho mai allenato granchè. Forse 10, 15 servizi al giorno. Mai di più. Come per rilassarmi: lanciavo in alto la palla e poi tiravo giù più forte che potevo”. Non solo McEnroe, ma anche Federer ha sempre espresso grande ammirazione per la battuta di Kyrgios: “È uno dei servizi più meravigliosi del circuito”. Rispetto a Fognini Kyrgios sembra avere un problema in più. A quello della testa quello dell’abnegazione, della voglia di farcela. Fognini non ti dà l’aria di pensare mentre gioca, la Giorgi tantomeno, Nick a volte forse pensa troppo. Ma come Fognini certe volte dà proprio l’impressione di trascinarsi controvoglia sul campo, come se non vedesse l’ora di uscirne. Non è detto che sia sempre proprio così, talvolta sì, talvolta no ed è solo un’impressione.

La Giorgi, rispetto ai due soggetti di cui mi sto occupando, in realtà non è così pazzerella. Assomiglia a loro, come dicevo sopra, solo perché anche lei ha questo grande potenziale espresso solo a sprazzi. Piace come piacciono loro quando gioca bene, fa rabbia quando butta via partite che sembrerebbe non potesse perdere contro avversarie molto meno dotate. Che lei non sia pazzerella, però, lo dimostra il fatto che – sebbene non sia per nulla simpatica quando perde, quasi come la Errani a malapena stringe la mano all’avversaria, mai vista abbracciarne una come invece fanno tante dopo una bella battaglia, vinta o persa… ed è un piacere assistere a quelle scene, come quelle dei pugili che se le sono suonate di santa ragione e poi dopo il gong finale quasi si bacerebbero – lei non ha mai preso una multa, mentre fra Kyrgios e Fognini le ammonizioni e le multe sono sempre fioccate. Fognini all’ultimo US Open è stato addirittura buttato fuori con ignominia dal torneo, Kyrgios appena 20 giorni fa al Queen’s si è beccato 17.000 dollari di multa… Dopo di che lui stesso ha commentato, con quella stessa sincerità con la quale Fognini talvolta (ma non sempre) fa ammenda dei propri comportamenti: “La stupidità paga un prezzo!”. Due anni fa Kyrgios era stato multato di 25.000 dollari ed era stato costretto dall’ATP a farsi visitare da uno psichiatra per potersi guadagnare una riduzione della sospensione. Gli era stata comminata perché aveva mollato apposta un match al Masters di Shanghai. “A volte non so neppure io perché lo faccio… mi capita, non riesco a far diversamente. Penso tante di quelle cose quando sono in campo, mi arrabbio e perdo il controllo… Un minuto penso che non me ne frega nulla di restare in campo e un minuto dopo mi ritrovo a giocare davvero bene.

Eppure, così come  chi conosce bene Fognini dice che è un ragazzo simpatico e che si fa ben volere negli spogliatoi dai colleghi, anche per Kyrgios – salvo forse Wawrinka dopo il famoso episodio ..”Kokkinakis si è fatto la tua ragazza!” – negli spogliatoi si raccolgono solo elogi. Non solo è un ottimo compagno di squadra, in Davis come in Laver Cup, ma ha anche lui dato il via a una fondazione benefica che aiuta i bambini poveri.  “Forse non prendo la vita, e il tennis, troppo sul serio. Il tennis per me non è tutto. Mi ha dato l’opportunità di aiutare altra gente e lo faccio”. Se Camila ha sempre solo papà Sergio come allenatore, e cambia più sparring-partner di quanti mariti cambiava Liz Taylor – era questa una delle frasi preferite di Rino Tommasi – se Fognini anche ne ha cambiati diversi rispetto a chi non ne ha cambiati mai nessuno (Ljubicic con Piatti, Seppi con Sartori, Lorenzi con Galoppini), Kyrgios non ha un coach né sente il bisogno di averlo. Ha avuto per un po’ Grosjean, ma gli è bastato perdere al primo turno dell’US open, per concordare il divorzio. “Non sono abbastanza bravo per lui, è un coach incredibile, credo che meriti un giocatore più dedicato al tennis di quanto lo sia io. E un atleta migliore”.

Il che non è vero. Come atleta Kyrgios, a dispetto dell’aria ingobbita e ciondolante, è un ottimo atleta. Solo che troppo spesso non gli va di allenarsi, di sacrificarsi. Gli servono simili particolari. A volte glieli offrono le sfide con i giocatori più forti. Con quelli è capace di esaltarsi. Ma senza allenarsi costantemente alla fine è dura prevalere. Con i top ten Kyrgios ha un record di 15 vittorie su 26 duelli. La sfida con il top-player lo eccita. Non per caso Kyrgios ha battuto Nadal, Djokovic, Wawrinka, Berdych, Raonic almeno due volte. Ha battuto anche Federer. E con Zverev, il n.4 del mondo e considerato il miglior della New Generation (per non parlare della Next e a prescindere dagli Slam), Nick ha un bilancio in perfetta parità: 3-3. “Se può giocare contro uno dei più forti lui è felice – dice Paul Annacone che è stato coach di Sampras e Federer – non sente la pressione, gioca libero, serve le sue fucilate e si diverte” E per gli altri non è uno scherzo, ma un incubo. Quando però tempo fa Murray chiese a Nick se volesse fare qualche seduta di allenamento con lui, Nick rifiutò. “Troppo duri i tuoi allenamenti. E noiosi”.

Come Fognini, come la Giorgi, Kyrgios è uomo da exploit sporadici. Per trionfare in uno Slam ci vuole altro. “C’è gente che si accontenterebbe di vincere uno Slam e altri cui non basta vincerne 20” ha detto una volta Roger Federer.  Secondo voi Roger in quale delle due categorie si includeva?

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement