Focus
Roger Federer segna 37 ma la febbre non vuole scendere
Roger Federer compie 37 anni. Campione oltre il tempo, lo svizzero continua ad accumulare record. E non intende fermarsi. Ma cosa ci piace esattamente di lui?

Un anno in più per Roger Federer. Oggi compie 37 anni (con 20 di carriera). Quanto durerà ancora nel circuito? Tutti sperano il più a lungo possibile ma il tempo, inesorabile, passa anche per lui che, di miracoli contro Chronos ne sta compiendo a iosa, stupendo tutti e mandando in brodo di giuggiole i milioni di fans ed estimatori in tutto il mondo. Federer è amato, adorato, idolatrato e va bene. Poi, oggi, a 37 anni, con tutti i suoi nuovi record, è sempre più il Dio dell’Olimpo del tennis, attorno a cui siedono le altre “semidivinità”, sempre pronte ad attingere dalla sua forza e dal suo esempio (vedi Nadal, Djokovic, Murray, Wawrinka). Attenzione però a Nadal. Il “Toro” di Manacor è colui che più di tutti, per ora, ha i superpoteri per raggiungerlo e, perché no, superarlo nei record, strappandogli forse, un giorno, lo scettro quando lo svizzero non ce la farà più a sostenere i ritmi del tennis dell’era 2000 e ad accumulare sigilli slam. In fondo, da 17 a 20, il passo è breve e non è poi una “mission impossible”.
Comunque, torniamo a Roger. Se dovessimo fare un paragone con la letteratura, diremmo che è l’Omero, il Dante e lo Shakespeare del tennis rispetto agli altri “poeti” della racchetta. Inimitabile, certo. Se i suoi numeri potranno forse un giorno essere superati o quantomeno eguagliati, il suo “essere” Roger Federer sarà unico nella storia. Tuttavia, siamo sicuri che del Federer di 37 anni ci convinca proprio tutto tutto? Eh sì perché forse, di questo 37enne dei miracoli, c’è anche qualcosa che ci lascia un po’ perplessi. Ma andiamo per ordine. Innazitutto, cosa ci piace così tanto di Roger Federer?
MAGIE DI UN TENNIS DANZANTE – Inimitabile, davvero. In tutti i sensi e a 360 gradi. Leggiadro come una libellula, lo svizzero sembra che giochi a tennis a passi di danza. La sua grazia ricorda quella del celebre Fred Astaire oppure l’eterea geometria delle campionesse del nuoto sincronizzato. Dal servizio (imitato spudoratamente da Grigor Dimitrov), al dritto – accelerato, in controbalzo, incrociato – Roger si esibisce in esecuzioni perfette. Smorzate, soluzioni di polso, stop volley, tweener, smash e la recente SABR (sneak attack by Roger), nella maggior parte dei casi fanno scintille lasciando gli avversari del tutto annichiliti. Ciò accade spessissimo anche in caso di sconfitta da parte del tennista di Basilea. Roger infatti è uno dei rari tennisti a divertire sempre e comunque il pubblico, riuscendo a mettere in campo tante delle sue ormai celebri “magie”, indipendentemente dal punteggio. Per non parlare del suo rovescio a una mano, una perfezione assoluta. In accelerazione, lungolinea, smorzato, incrociato, stretto e chi più ne ha più ne metta.
https://www.youtube.com/watch?v=4porgRz7gC0
EDUCAZIONE CRISTALLINA E CAMPIONE DI GENEROSITÀ – Sempre impeccabile in campo, con gli avversari, con i fans e con la stampa. Finiti i tempi in cui il 18enne di Basilea dava in escandescenze e lanciava racchette. A partire dai 20 anni Roger Federer mette finalmente la testa a posto e attua una metamorfosi preziosa, diventando così un campionissimo di sportività e fair play. Per citare solo uno dei tanti premi a lui attribuiti, Federer ha vinto ben 17 volte lo Stefan Edberg Sportsmanship Award. Non solo. Grazie alla sua “Roger Federer Foundation” il campione elvetico da anni dà prova di grande generosità venendo in aiuto ai bambini dell’Africa, con l’obiettivo di assicurare loro un’istruzione scolastica e la pratica di attività sportive. In particolare, alcuni anni fa ha fatto costruire ben 81 scuole materne in Malawi, per un costo di 12 milioni di euro.
NUMERI DA CAPOGIRO – Ecco alcuni dei numeri più significativi che segnano la carriera dello svizzero:
N. 1 del mondo per 310 settimane (record). Record di 237 di fila al primo posto in classifica, dal 1° febbraio 2004 al 17 agosto 2008. Il 19 febbraio 2018, a 36 anni, 6 mesi e 11 giorni, ritorna n. 1 ATP diventando il più anziano n. 1 della storia.
1 Coppa Davis (2014, contro la Francia)
1 medaglia d’oro in doppio (insieme a Stan Wawrinka, Olimpiadi di Pechino 2008)
1 medaglia d’argento in singolare (Olimpiadi di Londra 2012)
1 Roland Garros
Record 20 titoli Slam (e altre 10 finali)
98 titoli vinti finora (secondo a Jimmy Connors con 109 trofei) e altre 51 finali disputate
Record di 8 Wimbledon (11 finali in tutto all’All England Club)
6 Australian Open
6 titoli alle ATP Finals (e altre 4 finali)
5 US Open
27 Masters 1000 (e altre 20 finali)
7 titoli a Cincinnati
9 sigilli ad Halle
23 semifinali consecutive negli Slam
43 semifinali nei tornei dello Slam
36 quarti consecutivi Slam
53 quarti Slam
Record di 67 tornei vinti sul duro
Record di 18 tornei vinti sull’erba
10.596 ace messi a segno finora da Federer
Insieme a Borg e Nadal, è l’unico tennista dell’Era Open a vincere un Major senza aver perso neanche un set (Australian Open 2007, Wimbledon 2017).
Insieme ad Agassi e a Djokovic, è l’unico tennista a vincere tutti gli Slam e il Masters di fine anno.
Federer ha conquistato finora quasi 117 milioni di dollari di prize money
ICONA DI STILE ED ELEGANZA – Dotato di un incedere elegante e raffinato, Roger Federer indossa perfettamente qualsiasi cosa, grazie soprattutto ad un fisico proporzionatissimo e affusolato. Con il passare degli anni – e certamente anche grazie ai consigli della moglie Mirka – lo svizzero indossa outfit sempre più ricercati e attenti al dettaglio, tant’è che la Nike, come per le altre grandi icone del tennis Nadal, Serena e Sharapova, gli crea una linea personalizzata contrassegnata dall’immancabile logo “RF”. Indimenticabili i completi vintage all white, con giacca bianca, o cardigan e pantaloni lunghi sfoggiati a Wimbledon in alcune stagioni. Ma, a tal proposito, c’è qualcosa che ci lascia un po’ così… Dopo vent’anni, si chiude un ciclo. Quest’anno, nel mese di giugno, avviene la separazione da Nike per un nuovo contratto plurimilionario con il brand giapponese Uniqlo. Per ora senza logo “RF” (anche se quasi certamente verrà recuperato). Piacciono i nuovi outfit? Forse sì, forse ni. Le gesta di Roger sono state “avvolte” dal “baffo” americano per 20 anni e gli spettatori del tennis oramai ci erano abituati. E ora sperano di poter associare nuovi exploit a quel quadratino rosso.

Federer e Nadal – Wimbledon 2008
Ma c’è qualcosa in Roger Federer che ci lascia perplessi?
AHI, QUELLE MALEDETTE PALLE BREAK! – In vent’anni di carriera, Roger Federer non ha certo un bilancio soddisfacente con la conversione delle palle break a suo favore. Solo il 41% di breakpoint trasformati sugli 11.096 avuti a disposizione: per un tennista del calibro di Roger è un po’ pochino.
ADESSO TORNEI COL CONTAGOCCE – Il tempo che passa impone una gestione diversa del calendario, indispensabile per la sua longevità agonistica. Da tre anni, infatti, Federer salta il Roland Garros e a Porte d’Auteuil dobbiamo cercarlo tra i manifesti che ritraggono i campioni del passato. Da due anni, inoltre, dopo l’infortunio al ginocchio, salta in blocco la stagione sulla terra. Scelta azzeccata? In fondo probabilmente sì; per il noto dispendio di energie e gli scambi prolungati che il rosso comportano, è comprensibile che lo svizzero voglia preservare fisico ed energie per gli appuntamenti in cui è ancora lui l’uomo da battere (vedi Wimbledon) anche se, quest’anno, a Church Road, lo smalto nei quarti di finale ha lasciato un po’ a desiderare alla distanza contro Anderson. Da tre anni non partecipa al torneo di Cincinnati (vinto ben 7 volte) dove invece ci sarà la prossima settimana, avendo rinunciato al torneo di Toronto.
QUEL ROVESCIO IN BACK UN PO’ COSÌ CONTRO NADAL – Come la mettiamo con le uncinate di dritto di Nadal sulla terra? – In fondo, nonostante la sua tencnica e il tennis da manuale, Roger non è mai riuscito, sulla terra benintesi, a fare quello che ha imparato alla perfezione Novak Djokovic, e cioè con il rovescio, ad arginare, controllare e respingere con forza i topponi profondi e vorticosi di dritto di Rafa Nadal. Troppe volte lo svizzero ha tentato di respingere le uncinate travolgenti del maiorchino, alte sul suo rovescio, con una soluzione in back di rovescio troppo timida e non sufficientemente efficace contro un Nadal che, sulla terra in particolare, diventa pressoché ingiocabile se gli si lascia ossigeno. La definitiva soluzione vincente di rovescio contro Rafa, Roger l’ha trovata invece a partire dalla finale dell’Australian Open 2017, il giorno della svolta nella sua seconda giovinezza tennistica. E questo sicuramente anche grazie ad Ivan Ljubicic. Djokovic, al contrario, nelle annate che lo hanno visto quasi imbattibile (2011-2015 e parte del 2016), ha trovato nel rovescio anticipato coperto e in spinta, la soluzione per rimandare indietro gli attacchi da fondo dello spagnolo, riuscendo a sovrastarlo nettamente anche sul mattone tritato.
E IN FUTURO? CI SARÀ IL PASSAGGIO DEL TESTIMONE?
LO SPLENDIDO RAPPORTO CON RAFA NADAL – Roger Federer e Rafael Nadal, rivali storici e protagonisti di sfide a volte estenuanti , hanno l’uno per l’altro un’ammirazione e un rispetto incondizionati. L’uno è il punto di riferimento dell’altro per continuare a migliorare e a vincere. Non a caso, Nadal ha voluto proprio Federer al suo fianco per presentare, nel giorno dell’inaugurazione, la Rafa Nadal Academy. Così come lo svizzero ci ha tenuto ad essere spalleggiato da Rafa nella prima edizione della Laver Cup a Praga. Storica la loro partnership in doppio e l’abbraccio finale dei due dopo la vittoria di Roger nel singolare decisivo che ha regalato la vittoria al Team Europe. E, proprio per questo, Roger Federer, con il suo esempio, continua ad essere uno stimolo per Nadal. Lo spagnolo, se riuscirà ad evitare gli infortuni, avrà le armi per raggiungere i record di Roger, soprattutto perché ci sono cinque anni di differenza tra i due. Ricordiamo che il maiorchino è in vantaggio 23 a 15 nei loro 38 precedenti.
Il rispetto, dicevamo. Elemento fondamentale che caratterizza entrambi e che ne ha reso la personalità e la carriera ancora più luminose. Rafa, infatti, ammira troppo l’amico per non tentare di fare meglio di lui. Lo stesso Roger ha visto nella forza di Nadal (ma anche in quella di Djokovic) quel pungolo per alzare ulteriormente l’asticella, per ritrovarsi e ricrearsi ancora e ancora, oltre il tempo. Questo caratterizza i grandi tra i grandi. L’importante non è battere qualcuno ma, in nome della passione dello sport, migliorarsi sempre per andare a prendersi vittorie sempre più irraggiungibili.
Buon compleanno Roger!
Flash
Rybakina critica la WTA: “Grazie per aver cambiato le regole all’ultimo momento”
Niente bye a Elena Rybakina al WTA di Tokyo nonostante sia la terza testa di serie, “sorpassata” da Sakkari e Garcia in virtù di una regola non nuova ma forse neanche esistente

Non fortunatissima con ranking, tabelloni e seeding, Elena Rybakina, che non ha ricevuto uno dei quattro bye al primo turno del WTA 500 di Tokyo nonostante fosse – e sia – la terza testa di serie al Toray Pan Pacific Open in programma a partire da lunedì 25 settembre. Esclusione che ha commentato piccata su Instagram.
Già lo scorso anno Rybakina aveva detto di non sentirsi la vincitrice di Wimbledon per via dei 2000 punti mancanti in seguito alla decisione della WTA di non assegnarli all’AELTC. Di conseguenza, niente balzo in classifica né Finals, con l’ulteriore beffa che, a differenza del regolamento ATP, quello del Tour femminile non prevede un posto al Master per la vincitrice Slam tra arrivata tra l’ottava e la ventesima posizione. Quest’anno, invece, aveva puntato il dito contro la WTA a Montreal dopo il suo match con Kasatkina, iniziato dopo le 23 e terminato quasi alle 3. “Poco professionale da parte – non direi del torneo perché penso che il ruolo fondamentale sia della WTA in questo caso” aveva detto al riguardo. “La dirigenza è debole al momento, ma speriamo che cambi qualcosa perché quest’anno ci sono state molte situazioni che proprio non capisco”. Elena sarebbe poi stata sconfitta nella semifinale canadese, al secondo match in quel di Cincinnati e al terzo turno (dopo un walkover) allo US Open, ultimo torneo disputato.
Decisamente meno pesante come conseguenze eppure piuttosto ambiguo dal punto di vista regolamentare è appunto l’episodio di questi giorni, sempre a seguito di una decisione dell’Associazione del Tennis delle Donne. Terza testa di serie a Tokyo, dicevamo, Elena giocherà il primo turno contro Linda Noskova invece di partire dal secondo turno, ciò a dispetto dei quattro bye inseriti in tabellone e che, naturalmente, vanno assegnati alle teste di serie secondo l’ordine discendente. “Performance bye” ha commentato su un storia di Instagram sopra al tabellone di Tokyo. “Grazie per aver cambiato le regole all’ultimo momento. Fantastiche decisioni come sempre @WTA”. Con tanto di applauso, clown e tendone del circo…

La spiegazione di quanto accaduto risiede nelle prime due parole della kazaka: a Sakkari e Garcia, dietro di lei in classifica, sono stati assegnati due “perfomance bye” in quanto semifinaliste a Guadalajara e i due restanti sono andati alle prime due del seeding, Swiatek e Pegula. Sakkari, quarta del seeding, sarebbe stata esentata dal primo turno anche senza questo tipo di bye; Garcia invece è quinta. Ma cos’è un performance bye?
È quello, chiariscono le WTA Rules aggiornate al 19 settembre scorso, “assegnato alla giocatrice sulla base della prestazione della settimana precedente, come stabilito dalla WTA in fase di approvazione del calendario e delle dimensioni dei tabelloni”. Quindi non sembrano un’invenzione dell’ultimo momento, anzi, in passato erano previsti anche per le finaliste di Anversa che avrebbero preso parte al Premier 5 di Dubai. Andando però a leggere il Regolamento WTA aggiornato al 19 settembre scorso, nell’articolo relativo ai bye si legge solo di quattro perfomance bye da assegnare alle semifinaliste del 1000 di Wuhan (peraltro, se Pechino è tornato in calendario quest’anno, Wuhan continua la sua assenza). Nessun accenno a Guadalajara/Tokyo.
Nell’inevitabile discussione su Twitter è intervenuta la doppista top 20 Nicole Melichar-Martinez, obiettando che “le regole non sono cambiate all’ultimo momento. L’informazione del performance bye era scritta nella scheda informativa del torneo…”.
Nella scheda di Guadalajara, almeno nel classico articolo della WTA “draws, dates, prize money and what you need to know”, non c’è traccia dei performance bye. Se ne parla invece in quella del Toray Pan Pacific Open, datata 15 settembre: “Le prime teste di serie, da quattro a sei (in attesa dei performance bye in base ai risultati di Guadalajara), riceveranno un bye al primo turno”. Per prima cosa, dunque, che fine ha fatto la parte per cui sarebbero state sei? Inoltre, siamo moderatamente sicuri che esista una differenza tra “le regole” citate da Rybakina e Melichar-Martinez e un’informazione contenuta nella di quell’evento.
Ancora nessuna precisazione da parte della WTA, che tuttavia, poche ore dopo, ha twittato una foto di Elena: “La sua prima qualificazione alle WTA Finals. Elena Rybakina sarà a Cancun!”.
ATP
ATP Zhuhai: Khachanov vince in rimonta su McDonald. Ok Korda
Terza semifinale in stagione per il tennista russo. Rullo compressore Korda che lascia solo tre game ad Etcheverry

Lo sfalsamento del calendario dei tornei cinesi che vedranno disputare le loro finali nella giornata di martedì hanno trasformato la giornata di domenica in quella dedicata ai quarti di finale.
La sessione mattutina dell’Huafa Properties Zhuhai Championships, torneo ATP in corso di svolgimento nella città cinese di Zhuhai ha delineato i primi due semifinalisti: la testa di serie numero 1 Karen Khachanov e la numero 4 Sebastian Korda.
[1] K. Khachanov b. [6] M. McDonald 4-6 6-4 6-4
Aveva saltato l’intera stagione su erba e tutta la preparazione per lo US Open per una frattura da stress alla schiena. Si era presentato negli Stati Uniti non al massimo, venendo spazzato via in tre set dal tennista di casa Mmoh. La trasferta cinese ci permette di ritrovare in campo una versione in forma di Karen Khachanov. Il russo dopo il doppio 6-4 rifilato a Bolt all’esordio, trova un altro successo, stavolta soffrendo e lottando in tre set sullo statunitense MacKenzie McDonald.
La testa di serie numero 1 del torneo cinese ha impiegato 2 ore e trentotto minuti per avere la meglio del numero 6 del seeding McDonald, conquistando la terza semifinale stagionale, dopo l’Australian Open e Miami, la diciannovesima a livello ATP in carriera.
Condizioni non semplici in Cina con caldo e umidità. Khachanov riesce a recuperare da una partenza ad handicap dopo aver perso il primo set a causa di scarse percentuali al servizio e ai pochi vinti in risposta, solo 6, quattro dei quali nel settimo gioco (break ottenuto a zero).
Il secondo set si rivela una battaglia durata oltre un’ora. Break e controbreak tra secondo e terzo game. Poi si alternano game veloci a game maratona. Nel nono gioco arriva lo strappo decisivo, Khachanov riesce ad ottenere il break a zero ed è poi una formalità chiudere per 6-4. Anche il terzo set si rivela una battaglia con Khachanov che fa la differenza grazie all’alta percentuale di punti con la prima di servizio, nonostante i tre doppi falli.
“È stato un match molto duro“, ha detto Khachanov. “Una sfida sia a livello mentale che fisico. Io mi sono trovato ad inseguire, quindi dovevo cercare di spingere e portare tutta l’energia per cambiare l’inerzia e l’andamento della partita. Penso che nel secondo set dal 4-4 sono riuscito spingere per vincere il secondo set. Mi ha dato più fiducia e nel terzo set sono riuscito ad assumere una posizione di comando verso la fine della partita che mi ha permesso di vincere.”
[4] S. Korda b. [5] T. M. Etcheverry 6-1 6-2
Si rivela una formalità il quarto di finale di Sebastian Korda. Dopo l’eliminazione all’esordio allo US Open per mani di Marton Fucsovics, Korda ritrova il giusto passo in Cina collezionando la vittoria numero 18 di una stagione, che ad inizio anno lo ha visto spingere sino ad un punto dalla vittoria del titolo in quel di Adelaide.
Korda ha dominato il match mettendo a segno ventidue vincenti a fronte di solo 6 errori forzati e non condendo nessuna palla break al suo avversario. Al contrario sono stati quattro i break piazzati dallo statunitense, che ha inoltre a messo a referto 9 ace. Ottima anche la prestazione a rete con 7 punti vinti su 9 contro un avversario che incassa la seconda sconfitta in altrettante sfide con Korda.
Per il numero 33 ATP è la sesta vittoria contro tennisti argentini nel circuito ATP e l’undicesima vittoria contro un Top 50 in stagione. Per Korda si tratterà della nona semifinale a livello ATP, la terza stagionale dopo Adelaide, Queen’s e Winston Salem.
Etcheverry, d’altro canto, conferma le difficoltà contro i top-50 sul duro collezionando la settima sconfitta in 8 match nel circuito ATP. Unico successo arrivato contro l’allora numero 39 Karatsev, al primo turno di Tel Aviv.
ATP
ATP Chengdu: Zverev rimonta un ottimo Kecmanovic. Anche Dimitrov in semifinale
Alexander Zverev esce vincitore da una maratona di quasi tre ore contro Miomir Kecmanovic. In semifinale trova Grigor Dimitrov, vincitore sull’australiano O’Connel

[1] A. Zverev b. [7] M. Kecmanovic 5-7 7-5 6-2
Al Chengdu Open Alexander Zverev trova la settima semifinale stagionale venendo a capo di un match tutt’altro che semplice contro la settima testa di serie Miomir Kecmanovic . Il serbo è stato a due punti dalla vittoria nel secondo set, ma si è visto respingere dalla grande carica agonistica di Zverev che con un paio di punti da grande campione è riuscito a strappare di slancio la vittoria nel secondo parziale per poi involarsi nel set decisivo.
IL MATCH- Sin da subito aggressivi in risposta ambo i giocatori, con un forcing costante e tanti scambi lunghi e pesanti. D’altronde entrambi amano trovare un buon ritmo per cercare poi l’accelerazione vincente, specie Kecmanovic, tra i due il meno provvisto di qualche jolly nel suo gioco. Annulla due palle break nel game d’apertura, se ne fa annullare una nel successivo, subendo uno Zverev offensivo. Il primo a strappare il servizio, nel quarto gioco, è però il serbo, nettamente superiore sulla diagonale destra, dove riesce sempre a trovare un colpo pesante che gli apra il campo o forzi l’errore di Sascha. Il tedesco rimane però una macchina da fondo, e quando la tds n.7 non riesce a muoverlo o mandarlo fuori tempo è lui a comandare lo scambio, soprattutto da centro con il rovescio, e così, approfittando anche di qualche errore, subito Zverev recupera il break. Proseguendo il match si trova stabilità nei servizi, tra i due è il tedesco a tenere in mano le redini del gioco. Ma, quando il tie-break sembra ormai imminente, e dopo aver sprecato una fondamentale palla break nell’undicesimo gioco, nel dodicesimo Zverev vacilla e crolla. Un paio di errori di manovra, con un ritmo un po’ scialbo nello scambio, conducono Kecmanovic a set point. Applausi poi per il serbo che aggancia con una risposta di dritto in allungo quello che era ormai un ace, e manda la pallina all’angolo del rettangolo del servizio, mettendo a segno il colpo della partita, che gli vale il primo set per 7-5.
Il n.1 del seeding è però bravo a non scomporsi, e inizia il secondo parziale a testa alta, partendo a dettare il ritmo sin da subito, impedendo a Kecmanovic di far suo il palleggio. La palla break arriva nel terzo game, subito capitalizzata al termine di uno scambio lunghissimo, giocato da entrambi in contenimento, con il serbo che è il primo a cercare di uscirne, incappando nell’errore. Il quarto game è un manifesto della differenza tra i due giocatori: il n.47 al mondo ha due chance di contro-break, ottenute trovando coraggio nello scambio. Ma Sascha su entrambe serve forte, quasi al limite, intessendo poi lo scambio più lungo dell’incontro sulla seconda, attendendo l’errore, per rimanere avanti. Tre palle break consecutive nel gioco successivo sembrano una definitiva condanna per il serbo, ma improvvisamente ritrova il meglio del suo gioco e, con una mano anche dal servizio, rimane attaccato. E, su questa scia, offrendo un tennis più contenitivo, e attingendo anche dal menu delle variazioni, opera il contro-break portandosi sul 4-4, mettendosi stavolta lui ad attendere l’errore che lo premi. Arriva poi anche a due punti dal match Miomir, sul 5-4, ma l’agonismo di Zverev, e la classe, tornano. Come si vede nell’undicesimo gioco, in cui, con un passante di rovescio in corsa quasi in tribuna va a strappare il servizio all’avversario, dopo una serie di punti giocati con massima spinta e precisione. Infine, con una prima vincente, di rabbia e foga, e dopo aver anche annullato una pericolosa palla break, Zverev chiude un secondo set in cui ha sofferto, ma ha alzato non di poco il proprio livello.
L’inerzia è chiaramente cambiata, tornando verso il tedesco, che apre con un break il terzo parziale, tramite un fantastico passante di dritto in corsa a cui, ad onor del vero, Kecmanovic si concede con un attacco un po’ casuale e con poco da offrire. Zverev appare avanti, e gioca a braccio sciolto, cercando di caricare la tensione sul serbo, che reagisce bene, annullando con coraggio una palla del doppio break e tenendo un buon palleggio da fondo, abbinato ad inusuali drop shot che contribuisce a tenere alto e godibile il livello dell’incontro. Si percepisce come però la stanchezza abbia ormai attanagliato la tds n.7, che non può resistere al ritmo imposto dal primo favorito del seeding, che con un settimo game ruggente in risposta, in cui il dritto e il rovescio cantano melodie troppo acute per Miomir, va a prendersi il doppio break. Chiude, Zverev, annullando anche un’ennesima palla break ottenuta da Kecmanovic, per 6-2, in 3 ore precise di gioco. Bravo a rimontare e mantenere la calma per esprimere il meglio del suo gioco e lasciare poco spazio al serbo, che nel terzo set mai praticamente è stato in campo e capace di reggere il tedesco.
[3] G. Dimitrov b. C. O’Connell 6-4 6-1 (Andrea Binotto)
Match agevole per Grigor Dimitrov, fresco del suo raggiungimento a quota 400 vittorie nel circuito ATP. Gli è servita un’ora e venticinque minuti al tennista bulgaro per regolare l’australiano Christopher O’Connell con cui aveva due soli precedenti (entrambi vinti, quest’anno a Ginevra in tre lottati set e nel 2017 all’Australian Open, vittoria in tre set sempre per Dimitrov). Ora il n.20 ATP sfiderà la prima testa del seeding Alexander Zverev per un posto in finale, la possibile seconda dell’anno, e magari sperare in un titolo che manca da quasi sei anni.
IL MATCH: Nel primo parziale una palla break annullata per parte sembrava traghettare entrambi i giocatori verso un inevitabile tie-break, ma Dimitrov nel decimo gioco ha fatto valere la sua esperienza brekkando al momento giusto, e quindi portandosi a casa il primo set in quarantanove minuti. Della seconda frazione c’è poco da dire: il tennista bulgaro ha da subito preso il largo lasciando le briciole all’avversario, per poi chiudere il match in un’ora e venticinque minuti. Poche prime per la terza testa di serie, ma comunque grandi percentuali di realizzazione con il servizio in aggiunta a 20 vincenti, 2 soli gratuiti e risposte decisive sulla seconda avversaria, hanno permesso a Dimitrov di surclassare l’australiano, che esce dal campo sconfitto con 14 onestissimi vincenti e appena 3 errori.