Una buona Italia nella 'nuova' Davis, ma Madrid è ancora un cantiere

Coppa Davis

Una buona Italia nella ‘nuova’ Davis, ma Madrid è ancora un cantiere

Quella indiana non era una trasferta difficile, ma la nostra squadra ha risposto in maniera convincente. Il bilancio provvisorio della nuova formula. Non sono mancate le emozioni, sorpresa Belgio in Brasile

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Team Italia - Coppa Davis 2019 (via Twitter, @CopaDavis)
 

La nuova formula della Coppa Davis ha mosso i primi passi in questo week-end, nel quale si sono svolte le dodici sfide delle eliminatorie le cui vincenti hanno raggiunto le quattro semifinaliste dell’anno scorso e le due nazionali beneficiarie di wild card (Argentina e Gran Bretagna) che disputeranno le Finals di Madrid. Prima di passare ad una rapida sintesi delle sfide svoltesi e spiegare nel dettaglio come si svolgeranno le Finals di Madrid, facciamo alcune rapide considerazioni su ciò che abbiamo osservato delle nuove regole della competizione.

È abbastanza chiaro: i match due su tre tolgono non poca imprevedibilità alle singole partite, se però dobbiamo poi dire che sono mancate le emozioni o l’agonismo in campo dei tennisti, questo no, anzi. La Davis rimane sempre una competizione nella quale giochi per la tua nazione, è la tensione in campo è ben diversa da quella che ogni singolo tennista avverte nei tornei che gioca durante l’anno. Il fattore campo rimane importantissimo, la partecipazione del pubblico dona sempre un fascino particolare alla manifestazione. A proposito del pubblico, non sarebbe meglio concentrare la due giorni su sabato e domenica invece che su venerdì e sabato? Meglio – secondo chi scrive – far giocare le sfide in due giorni non lavorativi come avviene per la Fed Cup, in modo da garantire una presenza di pubblico più massiccia. Alcune sfide sono state un po’ mortificate dagli spalti semi-vuoti.

Ritornando al discorso precedente, certo, giocare al meglio dei tre set livella un po’ gli equilibri in campo, i margini di recupero si riducono, elimina di fatto quelle maratone che a volte facevano la storia della Davis. Forse però, trattandosi di sfide di primo turno, concentrare il tutto su due giorni per scremare le partecipanti e non stravolgere troppo la preparazione dei tennisti ad inizio stagione ci può stare. Soprattutto, come già scritto, tenendo conto che non sono mancate partite equilibrate decise in volata che hanno regalato tante emozioni, come è nella tradizione della gloriosa competizione.

A conti fatti forse è anche giusto sollevare dal primo turno le quattro semifinaliste dell’edizione precedente. Quello che va naturalmente verificato ora sarà l’organizzazione delle Finals di Madrid (18-24 novembre), perché ad oggi immaginare 18 squadre in un unico raggruppamento inserite in 6 gironi e poi tabellone ad eliminazione diretta dai quarti appare ancora alquanto confusionario (tutto in una settimana oltretutto). Premettendo che certamente questo primo anno sarà un banco di prova e che Kosmos e ITF potranno sicuramente apportare delle migliorie dalla prossima edizione in poi ove lo ritenessero necessario, sembra sempre più evidente che sin quando la stessa ITF e l’ATP (l’organizzazione dei giocatori) non si siederanno ad un tavolo e discuteranno con calma, il rischio sarà quello di distruggere la Davis così come la conoscono tutti gli appassionati.

Immaginare questa competizione decisa da sfide tra nazionali che si baseranno su tre incontri (due singolari ed un doppio) onestamente fa rabbrividire. Ma non si era detto che bisognava ideare una formula che facesse prevalere la squadra più forte e più completa? Così invece sembra si appiattiscono i valori, in due singolari ed un doppio possono bastare un buon singolarista ed una buona coppia per portare a casa l’insalatiera. Si dirà, ma bene o male anche prima funzionava così. Beh, non proprio, perché semmai nell’ultima giornata con la vecchia formula si doveva ricorrere alla panchina per scegliere uno dei due singolaristi e gli equilibri in campo potevano cambiare.

E poi, siamo sicuri che tutti i Top player delle nazioni che hanno avuto accesso alle Finals di Madrid ci saranno? Alexander Zverev ha giocato la sfida contro l’Ungheria, ma ha già dichiarato che è intenzionato a saltare l’appuntamento finale. Sicuramente ci sarà Nadal, in quanto spagnolo, amico di Piqué e da subito a favore della nuova formula. E Djokovic? C’è da dubitare persino dei francesi, da sempre molto attaccati alla maglia eppure in grossa polemica con la federazione; meno dei russi, che nella sfida in Svizzera sono andati con la squadra al completo anche se apparentemente non ce n’era bisogno. Cosa faranno i croati campioni in carica? E gli americani? E Nishikori? Come si dice in queste situazioni chi vivrà vedrà, aspettiamo l’evoluzione degli eventi e poi esprimeremo un giudizio più completo.

Passiamo ora alle sfide disputatesi in questa prima “due giorni” di Davis e poi racconteremo del sorteggio e delle Finals di Madrid (a pagina 2)

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