Aryna Sabalenka: l'apparenza inganna - Pagina 3 di 3

Al femminile

Aryna Sabalenka: l’apparenza inganna

Nuova Top 10, Sabalenka sta attraversando una fase di evoluzione del proprio gioco, verso un tipo di tennis molto più ricco di quanto spesso raccontato

Pubblicato

il

Aryna Sabalenka
 

Dopo l’ingresso in Top 10 di due settimane fa, Sabalenka ha perso in semifinale a San Pietroburgo dalla futura vincitrice del torneo Bertens; al di là della delusione, il risultato le è comunque valso un ulteriore piccolo progresso in classifica, sino al numero 9 attuale. Cosa aspettarsi da lei per il futuro? Naturalmente non è possibile indovinare i risultati precisi, nei singoli tornei: sarebbe un esercizio da mago vero e proprio; credo però che si possano individuare delle linee di sviluppo per la stagione 2019. Ragionerei su tre aspetti: quello tecnico-tattico, quello fisico, quello mentale.

Questioni tecnico tattiche
Per una tennista con le potenzialità di Sabalenka penso che gli aspetti tecnici e quelli tattici saranno strettamente connessi, soprattutto in questo periodo di maturazione e assestamento ad alti livelli. Visto che Aryna dispone di un repertorio piuttosto vasto, uno dei problemi tipici della gioventù è arrivare a compiere le scelte corrette nel momento giusto. Perché quante più opzioni si posseggono, tanto più diventa difficile capire “quando utilizzare che cosa”. Un piccolo esempio: come attaccare per prendere la rete: ricorrere a un colpo aggressivo al rimbalzo? Oppure uno slice? O addirittura una smorzata (vedi prima)? Sono i tipici problemi che si presentano solo se si sanno eseguire tutte queste soluzioni; ed è proprio il caso di Sabalenka.

Ecco perché penso che per lei il percorso di affinamento tecnico-tattico potrebbe risultare più complesso rispetto alla media delle coetanee. Ma naturalmente, sul lungo periodo, una volta messe insieme tutte le tessere del mosaico si ritroverà con un quadro più ricco rispetto alla concorrenza. Alla luce di questa potenziale varietà tecnica, sarà anche molto interessante capire come si adatterà alle diverse superfici. Oggi sembra più una tennista da campi veloci; però, proprio per la capacità di fare ricorso a soluzioni diverse, mi incuriosisce molto vedere come riuscirà a rendere in futuro sulla terra battuta.

Questioni fisiche
Un altro ambito nel quale Sabalenka ha margini di miglioramento è quello strettamente fisico. A me pare che rispetto alla fine del 2018 abbia pefino qualche chilo in più, che non le giova in termini di mobilità. Di nuovo: ricordo che stiamo parlando di una giocatrice che non può ancora essersi costruita un programma definitivo tra stagione e off-season. Sino a qualche mese fa era ancora una tennista fuori dalle teste di serie, senza la sicurezza di entrare di diritto in tutti i tabelloni principali; significa dover fari i conti con una programmazione molto più estemporanea rispetto a quella delle giocatrici di vertice, che si possono permettere di pianificare l’attività in anticipo e con scadenze prestabilite. Ma se non andrà incontro a infortuni (il vero, grande problema di tutti gli atleti professionisti) con il tempo potrà trovare il proprio equilibrio in termini di calendario e di routine fisica, con evidenti vantaggi anche per l’efficienza atletica.

E dato che ad Aryna non manca la potenza, penso che ridurre un po’ il peso non le creerà problemi in attacco, ma in compenso potrebbe aiutarla a migliorare nella fase difensiva, l’area di gioco in cui non solo è meno forte, ma nella quale ha probabilmente più margini di miglioramento.

Questioni mentali
Ma come sempre, l’aspetto più rilevante, che governerà tutti gli altri, sarà quello mentale. Al momento Sabalenka ha alternato fasi molto positive ad altre in cui è andata un po’ sotto le aspettative. In carriera ha disputato sei finali a livello WTA: tre vinte e tre perse. Ha mancato il successo nelle prime tre occasioni (Tianjin, Lugano, Eastbourne), quando ha affrontato giocatrici più avanti di lei in classifica. Poi si è rifatta nelle ultime tre (New Haven, Wuhan, Shenzhen), quando però ha trovato in finale avversarie con un ranking peggiore del suo. Nel bilancio tra attivi e passivi ha comunque raddrizzato la situazione, eliminando sul nascere un problema, la sindrome da finale, che richiava di diventare un peso per il futuro.

Ciò che forse convince meno è il rendimento nei Major, anche se è assolutamente troppo presto per considerarlo un difetto cronico: stiamo infatti parlando di appena sei partecipazioni ai main draw di uno Slam. In carriera non è mai andata oltre il quarto turno (US Open 2018), con un bilancio complessivo di sei vittorie e sei sconfitte (qualificazioni escluse). L’avversaria più importante battuta è stata Petra Kvitova l’anno scorso a New York, mentre le delusioni più brucianti sono le due sconfitte negli Slam più recenti.

La più fresca è quella subita da Amanda Anisimova agli Australian Open 2019 per 6-3, 6-2. Per una tennista in forte ascesa come Sabalenka, considerata tra le primissime favorite del torneo dai bookmaker, non deve essere stato semplice assorbire una “lezione” del genere (cinque game racimolati in 65 minuti totali) da una diciassettenne. Anche questo, comunque, fa parte del processo di crescita: dopo essersi abituata a interpretare la parte della giovane rampante che vuole rovesciare il “potere costituito” delle tenniste più anziane, prima o poi accade di trovarsi nel ruolo opposto: arriva l’avversaria più giovane, che ti sconfigge e ti fa percepire la nuova e amara sensazione del tempo che passa, e delle generazioni che incalzano. Comprensibile che Sabalenka abbia vissuto minuti di frustrazione di fronte a una teenager ispiratissima, che con eccezionale facilità è riuscita a toglierle i normali tempi di gioco, grazie a colpi tanto anticipati quanto precisi e pesanti.

Ma non meno difficile da metabolizzare è stata la sconfitta subita a New York da Naomi Osaka. Sabalenka si era portata in vantaggio di un break nel set finale prima di perdere (6-3, 2-6, 6-4), al termine di una partita di altissima qualità, in cui probabilmente la differenza decisiva è stata determinata dalla maggiore solidità in battuta (prima e seconda palla) di Naomi. E visto che quel match si è rivelato il più complicato di tutto il torneo per la futura campionessa Osaka, è rimasta la sensazione che quel confronto abbia potuto, almeno temporaneamente, incidere sui destini delle due giocatrici: oggi è Naomi il personaggio da prima pagina, capace di aggiungere a quel primo Slam un secondo, straordinario successo a Melbourne, mentre Sabalenka per il momento deve accontentarsi di una posizione di secondo piano.

La mia interpretazione, al di là del singolo match, è che a oggi Sabalenka rispetto a Osaka abbia meno certezze sul modo di mettere in campo il proprio gioco. Però Aryna ha quasi un anno in meno di età: è doveroso lasciarle il giusto tempo per maturare e risolvere gli aspetti di un tennis che, come detto, è ricco di possibili alternative, e dunque piuttosto complesso da ottimizzare.
Ma per gli appassionati sono proprio questo genere di processi di crescita a rendere alcune giocatrici particolarmente stimolanti e degne di essere seguite. “Lavori in corso”: così si potrebbe sintetizzare l’attuale periodo di Sabalenka. E anche per questo sarà interessante, e quasi obbligatorio, tornare a parlare di lei fra qualche tempo.

Pagine: 1 2 3

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement