Federer: "Facile giocare in uno stadio pieno, difficile allenarsi tra i cespugli"

Interviste

Federer: “Facile giocare in uno stadio pieno, difficile allenarsi tra i cespugli”

Roger avverte se stesso: “A Wimbledon junior contro Tsitsipas, più il momento si faceva importante più Shapovalov
cresceva“

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Roger Federer in allenamento a Indian Wells (foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)
 

Finora non ci si può davvero lamentare di questo 2019 tennistico. Gli dei della pallina di feltro si stanno divertendo a mescolare parecchio le carte, offrendo di volta in volta sfide, temi e nomi differenti. Metafore ardite a parte, l’epica (passateci il termine) di questi primi mesi passa tutta per le mani dei giocatori che ogni settimana si danno appuntamento negli stadi di tutto il mondo. Il torneo di Miami, nella sua nuova casa, non sta facendo eccezione e proporrà due semifinali decisamente interessanti. Ben tre dei quattro giocatori coinvolti (Isner, Auger-Aliassime e Shapovalov) non hanno ancora sollevato un trofeo in questa stagione e potrebbero dunque allungare a 20 la striscia di vincitori diversi in altrettanti tornei. A fare da quarto incomodo, a dispetto della carta d’identità, c’è ancora lui, Roger Federer.

Lo svizzero ha finora giocato un torneo veramente impeccabile, considerando anche che veniva dalle fatiche di Indian Wells (sconfitto in finale da Thiem). A 37 anni suonati, sorprende ancora la sua voglia di divertirsi e divertire e la capacità di trovare sempre nuove motivazioni, nonostante le quasi 1,500 partite alle spalle e i 100 titoli in bacheca. “Penso sia facile giocare in uno stadio pieno di gente entusiasta. La parte veramente difficile è andare ad allenarsi con intorno soltanto una recinzione o magari qualche cespuglio. Mi sorprendo a volte quando mi accorgo che non è un problema così grande per me“.

Gli anni che passano d’altronde non portano in dote solo aspetti negativi, anzi l’esperienza insegna a gestire in maniera più efficace le energie, fisiche e mentali, che magari calano un po’. “Oggi è più semplice, perché so quanto fosse difficile per me quando ero più giovane, quanto temessi l’ennesima sessione d’allenamento e quanto fossi annoiato dopo un’ora, un’ora e un quarto. Quanti dritti e rovesci puoi colpire prima di annoiarti a morte? Quella era la parte più insidiosa per me, mentre ora so quale tipo di lavoro mi serve per performare al meglio davanti allo stadio pieno. Quelli sono i momenti per cui gioco: affrontare i migliori, magari batterli, fare dei bei colpi e coinvolgere il pubblico. Le motivazioni non sono un problema, ce ne sono altri. Ho voglia di fare un’altra valigia? Ho voglia di affrontare un altro cambio di fuso orario? Queste sono le domande difficili che ti fai quando invecchi“.

La semifinale contro Denis Shapovalov lo mette di fronte all’ennesimo confronto contro un giovane rampante, uno di quelli che aspira a scalzare lui e il resto della vecchia guardia. Un tipo di sfida che Roger non teme e che anzi lo stimola molto. “Non mi sento diversamente da quando giocavo contro Rafa, quando era giovanissimo, o contro altri. Ogni volta che affronti un teenager è diverso da quando giochi con altri, perché senti che magari non giocano tutti i colpi alla perfezione. Però non ne hanno bisogno, a volte semplicemente colpiscono a braccio sciolto e questo li rende particolarmente pericolosi“.

Lo svizzero spende anche parole di sincero apprezzamento sul suo prossimo avversario. “Mi sono allenato con Denis qualche anno fa, c’era anche Edberg in campo con me. Avrà avuto 16 o 17 anni ed era simile a ora, colpiva già molto forte. Era abbastanza impressionante, anche col servizio. Ha colpi molto fluidi e semplicemente sentiva di appartenere a questo mondo. Poi l’ho visto giocare contro Tsitsipas a Wimbledon Junior (semifinale 2016, ndr). Uno di quei match in cui Tsitsipas avrebbe dovuto vincere, ma ricordo che più il momento si faceva importante, più Denis cresceva“.

Denis Shapovalov – Miami Open 2019 (photo Art Seitz c2019)

Da parte sua il giovane canadese dovrà farsi trovare pronto. Giocare contro il proprio idolo d’infanzia non è mai facile e in più di un’occasione negli ultimi anni i giovani hanno dato prova di “accontentarsi” di dividere il campo con i proprio eroi. L’esatto opposto di quanto succedeva con diavoletti come Hewitt, Safin, Nadal o Djokovic che a pari età giocavano e vincevano senza timori reverenziali contro Sampras, Federer e gli altri primi della classe. Le parole di Denis non fugano del tutto questo timore. “Proverò a mettere degli speciali occhiali da sole tennistici (sorride), così magari vedrò sfocato o magari lo scambierò per qualcun altro. Scherzi a parte, cercherò di fare come sempre. Sono molto contento di com’è andata questa settimana finora, quindi semplicemente andrò in campo e cercherò di godermela, dando tutto quello che ho. Ovviamente Roger è un avversario tosto, quindi sarà difficile. Sono felice di avere la possibilità di affrontarlo qui in semifinale. Lotterò su ogni punto e poi si vedrà“.

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