Barty, una numero uno di umiltà: “Sono la stessa di sempre”

Interviste

Barty, una numero uno di umiltà: “Sono la stessa di sempre”

La nuova numero 1 al mondo si racconta. I successi da adolescente, la pausa dal tennis, gli affetti più cari

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Ashleigh Barty - Roland Garros 2019 (foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)
 

Le luci dei riflettori puntate addosso fin da adolescente, la troppa pressione e la pausa dal tennis, il ritorno vincente. È stato un percorso travagliato e per nulla lineare quello di Ashleigh Barty verso la vetta della classifica mondiale, fatto di alti e bassi. Ma proprio per questo ancora più straordinario e interessante.

Tutto è partito da Wimbledon, sede del torneo più prestigioso e affascinante di tutti. Nel 2011 a soli 15 anni, l’australiana conquista il suo primo titolo junior, sconfiggendo avversarie più grandi di lei, come ad esempio Madison Keys al terzo turno. Il mondo del tennis comincia ad accorgersi di questa timida ragazzina dal viso che dimostra perfino qualche anno in meno di quanto dice la sua carta d’identità. L’Australia, paese ricchissimo di tradizione tennistica, è già convinto di avere trovato una nuova stella. Tante attenzioni, troppe per una ragazza dal carattere schivo e introverso come Barty.

“È stata la cosa migliore e allo stesso tempo peggiore che mi sia mai capitata. Non ho rimpianti perché alcuni dei miei migliori ricordi su un campo da tennis sono di quella settimana lì. Però penso che sia capitato tutto troppo presto, ha dichiarato in una recente intervista al quotidiano britannico The Telegraph. “Mi ricordo di aver giocato contro una wild card britannica (tale Lucy Brown, ndr) sul campo 4 nel mio primo match. Le mie gambe sembravano due pezzi di legno. Non ero mai stata così nervosa. Mi ricordo piano piano di essermi trovata sempre più a mio agio. Nonostante non avessi molta esperienza sull’erba, riuscivo ad adattarmi in maniera naturale. Ancora oggi è bello vedere il mio nome sull’albo d’oro”. 

Con la vittoria in finale contro Goerges, Barty ha conquistato il titolo a Birmingham e la vetta del ranking

Forse qualche anno fa lo era decisamente meno. Quel titolo ma, soprattutto, le aspettative che ne sono derivate devono essere sembrate insostenibili per lei. Un macigno pesantissimo sulle spalle ancora fragili di una teenager ancora in fase di sviluppo. Che ti porta a sentire ogni giorno la pressione di doverti allenare sempre di più, per ottenere risultati sempre migliori e in tempi relativamente rapidi. Barty non ha retto tutto questo e le sue performance in singolare ne risentivano.

Così, dopo la nona eliminazione consecutiva al primo turno, ha deciso di prendersi una pausa dal tennis alla fine del 2014. “Non è stato subito dopo quell’edizione di Wimbledon ma per un certo periodo della mia vita ho avuto alcuni problemi di salute mentale. Più o meno dai 16 ai 18 anni”, ha raccontato. Era importante per me lavorarci su e prendere una pausa dal tennis”. Lo ha fatto. Ha persino giocato a cricket a livello professionistico, difendendo i colori delle Brisbane Heat nel campionato australiano. 

Poi però è tornata al suo primo amore, il tennis. Anche grazie al supporto della connazionale Casey Dellacqua, con la quale aveva raggiunto tre finali Slam in doppio nel 2013, agli Australian Open, a Wimbledon e agli US Open. Non a caso, Dellacqua, ritiratasi dall’attività professionistica nell’aprile dello scorso anno, è stata una delle prime persone che Barty ha chiamato dopo la vittoria del suo primo Slam a Parigi qualche settimana fa. A cena mi sono sentita su FaceTime con Casey cosicché potesse essere una parte del mio successo”, ha spiegato, rivelando un rapporto fortissimo con la sua ormai ex collega. Casey è la grande ragione per la quale sono tornata a giocare a tennis. Mi manca ogni giorno sul circuito ora. So che ha una bellissima famiglia e che sta vivendo un nuovo capitolo della sua vita. Ma è stata una parte incredibile della mia”. 

Ashleigh Barty è la nuova numero 1 del mondo (foto via Twitter, @Wimbledon)

È dunque grazie alla costante presenza accanto a sé di persone che le vogliono bene che questa ragazza dall’altezza non certo statuaria di un metro e sessantasei centimetri e dal carattere non certo esuberante è riuscita a superare i momenti bui e affermarsi ai massimi livelli. A seguirla e sostenerla dall’Australia, oltre alla Dellacqua, c’è anche infatti il suo primo coach Jim Joyce. “Circondarmi solo delle persone che mi vogliono bene è stata la miglior decisione che potessi prendere”, ha affermato Barty. La mia vittoria a Parigi ha significato tanto per me quanto per Jim e per Case. Due persone che mi sono state vicine nei momenti più duri.

E infine c’è anche la famiglia, dalla quale in questo periodo dell’anno deve stare distante per oltre due mesi. “Ogni volta che torno è sempre più difficile andarsene”, ha ammesso Barty.Se non sono sul campo da tennis il posto in cui preferisco stare è a casa con la mia famiglia. So che mi guardano sempre. Parlo con loro ogni giorno. La lontananza da casa è la parte più dura di questo lavoro”.Insomma, la grande amica, il primo allenatore, la famiglia. Questo è il mondo alla quale è ben attaccata Ashleigh. Anche ora che è la n.1 al mondo. Anzi a maggior ragione in questo momento, nel quale altre si potrebbero montare la testa. Ora che ho vinto uno Slam non mi sento diversa. Quello che è successo a Parigi è stata un’esperienza incredibile. Ma non mi cambia come persona. Sono ancora la stessa Ashleigh Barty”, ha puntualizzato.

Dopo l’uscita della notizia secondo la quale avrebbe declinato l’invito di Andy Murray a giocare il doppio misto insieme a lui ai Championships qualcuno potrebbe pensarla diversamente. Ma pare che la conversazione tra i due si sia chiusa con l’ennesimo atto di umiltà da parte di Barty. Ci sono un sacco di giocatrici più forti di me in giro”, pare abbia detto al campione scozzese. No, Ashleigh, non ce n’è nessuna in realtà

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