Karolina Muchova, talento inatteso - Pagina 3 di 4

Al femminile

Karolina Muchova, talento inatteso

Chi è la giocatrice ceca che si è messa in luce a Wimbledon grazie a un tennis particolarmente creativo e brillante

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Karolina Muchova - Wimbledon 2019 (via Twitter, @wimbledon)
 

Nel 2019 decide di abbandonare gli ITF per provare regolarmente i tornei WTA; significa che ogni torneo richiede la trafila della qualificazioni. Non le riesce l’ingresso a Brisbane (sconfitta da Potapova, dopo aver mancato due match point), ma centra quello agli Australian Open, dove prima non si era mai nemmeno iscritta, probabilmente anche per evitare le spese della trasferta.

Può quindi giocarsi di nuovo le proprie chance nel main draw di uno Slam. È però poco fortunata, visto che il sorteggio indica come avversaria la connazionale Karolina Pliskova, che la supera nettamente per 6-3, 6-2. Per chi, come me, aveva cominciato a dare credito alle doti di Muchova, questo derby ceco fra Karoline è un segnale in controtendenza: la differenza in campo è notevole, e al contrario del match perso con Barty a New York, non si ha mai la sensazione di equilibrio.

In ogni caso è molto illuminante poterla seguire contro tenniste come Muguruza, Barty e Pliskova (e più avanti Kerber e Svitolina): giocatrici dagli stili diversi, ma così conosciute che consentono di individuare meglio quali sono i punti di forza e i punti deboli del tennis di Muchova.

Si capisce innanzitutto che Karolina ama tenere l’iniziativa, con scelte tattiche coerenti alle sue caratteristiche fisiche e tecniche. Alta e piuttosto potente, coordinata ma non rapidissima, si appoggia sul servizio per costruire scambi di durata medio-corta in cui spesso decide di verticalizzare il gioco.

Il servizio è molto vario: è in grado di eseguire battute tese di potenza, ma anche slice e kick. E tutte queste opzioni non sono alternanze mirate solo a non dare ritmo alla risposta dell’avversaria, ma anche a costruire schemi differenti nello sviluppo del punto. Anche perché Karolina è rimasta una delle poche giocatrici che, per esempio appoggiandosi a un servizio slice, è capace di scendere a rete facendo serve&volley. Se invece imposta il più usuale scambio da fondo, ama utilizzare il dritto per comandare il gioco.

Un dritto quasi di impronta maschile in stile ATP, perché, se lo desidera, sa caricarlo di un discreto topspin. E questo sia da destra che da sinistra con l’inside-out; dritti alla ricerca del vincente, ma anche della profondità necessaria ad allontanare dalla linea di fondo l’avversaria per poi metterla in difficoltà ricorrendo alla smorzata o a discese in controtempo. Del resto le smorzate (di rovescio ma anche di dritto) sono una soluzione frequente del suo tennis in cui, appunto, è evidente quanto sia importante la componente verticale.

Ho già parlato delle sue doti di volo, rimangono da descrivere gli aspetti meno solidi del suo repertorio: il rovescio e il gioco di contenimento. Il rovescio bimane è il colpo-base meno stabile. Eseguito con una preparazione con le braccia del tutto tese, non regge il confronto con la fluidità del dritto non solo in termini di efficacia, ma anche sul piano dell’eleganza del gesto. In compenso quando ricorre al rovescio slice a una mano, magari in forma di smorzata, torna a mostrare tutta la facilità esecutiva che traspare dal dritto.

Tecnicamente è davvero completa: è in grado di eseguire anche i chop difensivi, ma inseguire e contenere è la parte di gioco meno adatta al suo fisico. E non sempre con la sola tecnica si riescono a compiere le prodezze difensive che sono invece alla portata di tenniste più piccole e agili. Infine tra i limiti emersi in questo periodo aggiungerei a volte la tendenza in alcuni match a compiere errori non forzati evitabili, del tipo “gratuito davvero gratuito”.

Dopo l’Australia Muchova supera le qualificazioni dei tornei in cui si iscrive (Doha e Miami) e questo la aiuta a portarsi a ridosso delle prime cento in classifica. Ormai è entrata anche nei radar della federazione ceca: il capitano Petr Pala la convoca per il turno di Fed Cup contro il Canada, disertato dalle big (Pliskova, Kvitova & Co.). Si gioca a Prostejov, sede del centro tecnico federale, che guarda caso si trova appena a una ventina di chilometri da Olomuc, dove Karolina è nata. L’esordio è positivo: 6-3, 6-0 a Rebecca Marino.

Questo impegno in Fed Cup si trasforma in un momento fortunato della carriera di Muchova. Ecco come. Fra le convocate c’è anche Lucie Safarova, che ha risposto alla chiamata di Pala per disputare il suo ultimo doppio in nazionale, dato che ha ormai deciso di ritirarsi. Safarova ha concordato con gli organizzatori dell’International di Praga (in calendario qualche settimana dopo) di scendere in campo per salutare il pubblico di casa, e questo implica ricevere due wild card: una per il torneo di doppio e una per il singolare. Ma poi, con un gesto di grande generosità, Lucie decide di lasciare proprio a Muchova la wild card del singolare. Safarova spiega che ha conosciuto Karolina nei giorni di Fed Cup, e pensa che abbia più possibilità di lei fare strada nel torneo, visto che ormai non si sente più competitiva per il singolare.

E Muchova dimostra che Safarova ha ragione: “onora” la wild card arrivando in finale a Praga. Perde in tre set da Jill Teichmann, ma prima sconfigge Swiatek, Brady, Vikhlyantseva e Pera. In WTA preparano un filmato per la serie di smorzate con cui ha sconfitto Pera:

Con questi match a cui aggiunge il sucesso al primo turno del Roland Garros contro la testa di serie numero 17 Anett Kontaveit (3-6, 6-2, 6-2), Muchova dimostra di trovarsi bene su qualsiasi superficie. Del resto, come per quasi tutte le ceche, la sua attività è da sempre basata su due condizioni di gioco drasticamente differenti: la terra battuta outdoor durante la bella stagione, e invece campi duri, spesso molto rapidi nei mesi più freddi quando si è costretti a giocare indoor. E questa varietà di terreni favorisce la completezza tecnica e l’adattabilità a situazioni differenti.

A pagina 4: L’impresa di Wimbledon

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