Cincinnati è cominciato: neanche questo sembra un torneo per giovani

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Cincinnati è cominciato: neanche questo sembra un torneo per giovani

L’ultimo Masters 1000 di preparazione allo US Open, storicamente, non concede molto spazio alle sorprese. Qualcosa cambierà quest’anno?

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Roger Federer e Novak Djokovic - Wimbledon 2019 (foto via Twitter, @ATP_Tour)
 

Intro ‘statistica’ all’Open del Canada

Neanche il tempo di togliersi di dosso i coriandoli dalla finale di Montreal che il circuito maschile sposta le tende a Cincinnati, a 1300 km di distanza, al di sotto della zona dei grandi laghi. Probabilmente fra tutte le location nelle quali si disputano tornei di categoria 1000, questa è la meno glamour, visto che si tratta di un cittadina con meno di 300.000 abitanti. Una delle ragioni del mantenimento della sede è probabilmente la concentrazione di grandi corporation americane come Procter & Gamble (quella del Dash, per intenderci). Si lascia quindi il fresco e il vento del Canada per il clima continentale di Cincinnati (domenica, per la finale, sono previsti 34 gradi di massima), sperando che la pioggia non disturbi il torneo come l’anno scorso.

Anche stavolta non sarà possibile vedere contemporaneamente i tre mostri sacri, visto che Nadal dopo la vittoria all’open del Canada ha annunciato che non parteciparà al torneo in Ohio. Una bella notizia, invece, è il rientro alle competizioni di Andy Murray, che ha accettato per questo torneo una wild card ma non è riuscito a onorarla al meglio perdendo in due set contro Gasquet.

ANALISI DEI PARTECIPANTI – Il torneo è già iniziato, e potete consultare qui il tabellone aggiornato. Per inquadrare a livello qualitativo il campo partecipanti del 2019, occorre dare uno sguardo alla storia del torneo e in particolar modo analizzare il profilo e le tendenze di partecipazione delle teste di serie.

Teste di serie: tutti i dettagli

Analizzando il ranking ATP associato alle teste di serie del torneo, viene fuori una certa variabilità. Come nel caso degli Open del Canada, anche Cincinnati negli anni ha saputo esercitare una buona attrattiva. Al netto di problemi fisici, i primi quattro giocatori in classifica hanno sempre preso parte al torneo. Prevedibilmente, nell’edizione con le assenze più pesanti (2017, senza Federer, Djokovic, Murray, Wawrinka e Nishikori) si è disputata una delle finali più aperte, quella vinta da Dimitrov contro Kyrgios. Si può inoltre rilevare che, in media, negli ultimi 20 anni almeno 8 delle 16 teste di serie sono andate a giocatori in top 10 (ovvero: l’80% dei top 10 storicamente partecipa al torneo). L’anno d’oro è stato sicuramente il 2009 quando tutti i primi 20 giocatori del mondo erano presenti, ma anche il 2018 si è ‘difeso’ egregiamente. Confrontando la distribuzione della classifica media delle 16 teste di serie fra Open del Canada e Cincinnati emerge una leggera prevalenza di Cincinnati come qualità delle teste di serie: in questo grafico, più è basso il valore migliore risulta la platea dei partecipanti.


Dettaglio: le presenze di Djokovic, Federer e Nadal

Come prevedibile, Cincinnati è uno dei Masters 1000 preferiti da Federer che ha marcato visita solo nel 2016 e nel 2017, dopo aver vinto il torneo ben sette volte, la migliore performance fuori dai campi in erba e dalla natia Basilea. È invece terreno particolarmente ostico per Nadal: si susseguono in calendario (a distanza di poche ore) il torneo su cemento outdoor nel quale Nadal ha ottenuto il maggior numero di successi (l’Open del Canada, dove quest’anno lo spagnolo ha ottenuto il quinto successo) e quello in cui il maiorchino è riuscito a trionfare una volta soltanto, nell’anno di grazia 2013, in cui vinse anche gli US Open. Per Djokovic il torneo è diventato amico soltanto nel 2018, quando è riuscito a imporsi per la prima volta dopo dieci tentativi. Battendo Federer in finale, il serbo riuscì inoltre a collezionare tutte le gemme Master 1000, impresa finora mai riuscita a nessuno.

Finalisti: età media e classifica media

Dall’analisi dell’età media dei finalisti, confrontata con quella della Rogers Cup, emerge che dal 2009 a oggi solo in due casi l’età media dei finalisti a Cincinnati è stata inferiore a quella della Rogers Cup. Sembrerebbe quindi un torneo avverso ai più giovani: a meno di situazioni straordinarie come quella del 2017, di cui abbiamo parlato poco su, la tendenza suggerisce un’età media che si approssima sempre più ai 30 piuttosto che ai 25 anni.

Per quanto riguarda la classifica media dei finalisti, il trend è meno netto:

In sintesi: stando allo storico degli ultimi anni, le sorprese appaiono possibili più o meno come in Canada. Quanto? Non troppo. In entrambi i tornei, almeno una delle prime quattro teste di serie è (quasi) sempre arrivata in finale negli ultimi anni. A Cincinnati, a partire dal 2007, solo la finale del 2017 non ha visto in campo un top 4; in Canada invece uno dei primi quattro ha sempre presidiato la finale nelle ultime dodici edizioni. Nessuna novità, insomma: in campo maschile, nonostante svariati tentativi da parte delle new entry, i numeri dicono che nei grandi tornei lo spazio per le sorprese è ancora piuttosto ristretto.

A cura di Federico Bertelli

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