Kuznetsova on fire a Cincinnati: "Forse avrei dovuto parlare prima alla stampa"

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Kuznetsova on fire a Cincinnati: “Forse avrei dovuto parlare prima alla stampa”

La russa torna sulle vicende burocratiche che hanno messo in pericolo la sua partecipazione allo swing nordamericano. “Ero davvero infastidita, c’erano un sacco di cose in ballo fuori dal mio controllo”

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Svetlana Kuznetsova durante il torneo di Washington 2018
 

Svetlana Kuznetsova sta giocando un ottimo torneo a Cincinnati, onorando al meglio la wild card concessa dagli organizzatori. La russa ha eliminato in ordine Sevastova, Yastremska e Stephens, raggiungendo così i quarti di finale e mettendo un attimo da parte le recenti vicissitudini con il visto e l’ambasciata statunitense. Kuznetsova era infatti stata costretta a rinunciare alla difesa del titolo a Washington perché non le era stato rilasciato in tempo il visto per entrare negli Stati Uniti.

La russa è tornata sulla questione in conferenza stampa. “Non sapevo se avrei dovuto rinunciare a venire qui o no. Ho dato il mio passaporto all’ambasciata (già nel mese di febbraio, ndr), sono andata di persona. Mi hanno fatto alcune domande e io ho risposto. Ho detto che ero una tennista professionista e poi mi hanno chiesto come guadagnassi i miei soldi o qualcosa del genere. Poi sono passati due, tre, quattro mesi. Ad ogni mail che scrivevo all’ambasciata, mi rispondevano che il caso era sotto revisione. E intanto ci avvicinavamo sempre di più. Infine ho riscritto e mi hanno detto che non potevo andare e poi di andare a richiedere il visto in altri paesi“. Pratica addirittura suggerita da alcuni funzionari di stato, consapevoli dei ritardi che si erano venuti a creare a causa delle vicissitudini legate al Russiagate.

Kuznetsova ha ammesso di essersi sentita molto confusa, e decisamente inerme rispetto a una questione che non dipendeva in alcun modo da lei. “La mia situazione era questa: non giocavo da un po’ e mi ero allenata per fare tutto lo swing nordamericano. Se non fossi venuta negli Stati Uniti, che avrei fatto? La mia posizione in classifica sarebbe stata oltre il numero 200 e non avrei più giocato fino a fine stagione. Giocare solo in Cina non ha senso, meglio smettere a quel punto. C’erano un sacco di cose in ballo, ma erano fuori dal mio controllo“.

Dopo mesi di silenzi, la russa finalmente ha provato a denunciare il problema e alla fine, col pericolo di uno scandalo, la situazione si è risolta e il peggio è stato scongiurato.”In conferenza stampa a Parigi ho detto che non sapevo se avrei ricevuto il visto. Allora da Washington mi hanno detto che era meglio non far venir fuori la cosa perché magari all’ufficio immigrazione degli Stati Uniti potevano arrabbiarsi. Alla fine però ero davvero infastidita e ho detto che stavo saltando Washington per questo problema. Il giorno dopo ho letto sul giornale che dall’ambasciata avevano detto che non riuscivano a contattarmi e che avevo il visto. Non so se magari avrei dovuto farlo presente prima alla stampa, ma ero molto confusa e non sapevo che fare. Non ci ho creduto fino a che non l’ho visto. Mi è arrivato martedì, insieme al visto canadese, e mercoledì sono volata a Toronto“. Morale della favola? Probabilmente utilizzare i media come cassa di risonanza per risolvere un problema di negligenza non è mai una cattiva idea.

Ai quarti, turno che non raggiungeva proprio da Washington 2018, Kuznetsova affronterà una Karolina Pliskova lanciatissima e ancora in corsa per volare a New York da numero uno del mondo. La ceca ha parlato così della sfida: “Non ha giocato molte partite di recente, ma a volte può essere un vantaggio perché sei più fresca. Ha vinto un paio di partite a Toronto e adesso anche qui, è in fiducia. Ricordo quando l’ho battuta su questo campo (ancora ai quarti, nel 2016; vinse Pliskova in tre set, ndr) quindi ho ottimi ricordi di quella partita. Ho la sensazione di giocare bene contro di lei perché mi da ritmo, ma è una giocatrice molto solida e sbaglia poco. Sì, ci ho perso due volte (gli scontri diretti sono fermi sul 2-2, ndr) quindi dovrò sicuramente essere aggressiva“.

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