Federer: "Sono stufo di sentire che chiedo e ottengo. I tornei decidono chi gioca e dove"

Interviste

Federer: “Sono stufo di sentire che chiedo e ottengo. I tornei decidono chi gioca e dove”

In conferenza dopo la facile vittoria contro Evans, lo svizzero non vuole sentire parlare di favoritismi: “Ovviamente è stato un vantaggio che Daniel abbia giocato ieri e io no. Ma noi giocatori non decidiamo nulla, al massimo diamo delle opinioni”

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I primi due match non contano, quello che conta è essere passato. Mi sono dato la possibilità di fare meglio e oggi l’ho fatto: tre set di fila giocando un buon tennis, sono contento“. Esordisce così in conferenza stampa Roger Federer, finalmente reduce da una partita convincente sui campi di New York. Il cinque volte campione dello Slam statunitense ha battuto agevolmente Dan Evans, forse l’avversario ideale per risvegliare in lui l’istinto (e il tennis) del campione. Talentuoso, con ottima mano, ma incapace di prevalere su Federer in un qualsiasi settore del gioco.

All’inizio oggi sono stato attento a non esagerare con la spinta, Daniel è uno che ti può far sbagliare. Le condizioni erano più veloci, mi sono trovato sempre meglio mentre procedeva la partita. Servizio e dritto, sono le cose di cui ho bisogno, quando li colpisco nel modo giusto il punto è finito“. Lo svizzero prova anche ad essere comprensivo con il suo avversario, costretto dalla pioggia di mercoledì a giocare per due giorni di fila. “Ovviamente è stato un vantaggio che Daniel abbia giocato ieri e io no. Ma le regole sono queste, credo anche ci sia anche un limite di almeno 16 ore di distanza tra un match e l’altro; c’è bisogno di recuperare più mentalmente che fisicamente. Purtroppo le cose stanno così nei turni precedenti, “the show must go on”, e capisco bene se Daniel è frustrato per questo, mi dispiace.

Allo stesso tempo, però, Roger non vuole sentir parlare di favoritismi ‘ad personam’: “Sono stufo dei discorsi tipo Roger chiede, Roger ottiene: non è così per niente. Sono i tornei a decidere chi gioca quando e dove, e le televisioni, noi non decidiamo nulla, al massimo diamo delle opinioni“. Period, come direbbero oltremanica.

Ogni conferenza di Federer – oltre a non essere mai troppo breve; più il tempo passa, più Roger si fa ciarliero – tocca diversi temi, dal passato al presente. “Cerco di rimanere ‘giovane’ a livello di attitudine mentale, non pensare troppo ai dettagli come le condizioni atmosferiche; mi ricordo quando non me ne fregava nulla, andavo là fuori e cercavo solo di sparare vincenti“. Quindi avere vent’anni è sempre meglio? Non per forza, dice Roger: “Avevo però anche i difetti della gioventù, come sottovalutare gli avversari per esempio: ora l’esperienza mi aiuta tanto. Con gli anni ho imparato a coprire e spingere bene il rovescio, non a giocarlo soltanto slice. Da ragazzino temevo che i tecnici federali guardandomi pensassero che lo sapevo solo tagliare, e mi sforzavo di coprirlo!“.

Fuori dal suo orticello, Federer spende qualche altra parola a proposito di Cori Gauff, con la quale condivide la partnership con il marchio Barilla. “Gauff? Sta giocando benissimo, sarà difficile con Osaka, come è difficile ripetere la corsa incredibile di Wimbledon. Sarà bene che non si faccia travolgere troppo dalle pressioni dei media, ha un grande futuro davanti a sé, starà ai suoi genitori tutelarla“.

In chiusura, anche un breve scambio di battute con il direttore Scanagatta che gli chiede dove gli piacerebbe trovarsi a 70 anni. “Spero di essere ancora vivo, e in salute” replica Roger. “In Svizzera, sarà là. D’inverno in montagna e d’estate al lago“. Con venti trofei Slam a sorvegliarlo, o magari uno in più.

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