ATP
Solida rivincita su Khachanov: Fognini è ai quarti di Shanghai
Battuto in due set il numero nove del mondo, che l’aveva superato a Pechino. Per il numero uno azzurro, passo in avanti nella Race e nel ranking. Adesso c’è Medvedev

[10] F. Fognini b. [7] K. Khachanov 6-3 7-5
Nel secondo incrocio in pochi giorni tra Fabio Fognini e Kharen Khachanov, l’azzurro si prende la rivincita rispetto allo scivolone di Pechino. Due set convincenti non solo sul piano tecnico, ma anche per la gestione dei momenti di criticità emotiva. Quelli che, in altri casi, l’hanno visto crollare. Il numero 12 del mondo conquista così, per la prima volta, i quarti di Shanghai dove lo attende lo straripante Medvedev di questi tempi (1-1 i precedenti, datati 2017 e 2018, entrambi sul cemento outdoor).
Le quasi due ore di contesa sono intensissime. Fabio rischia subito in avvio: nel game d’apertura deve ancora prendere le misure, commette tre doppi falli ed è costretto ad annullare altrettante palle break. È bravo però a uscirne indenne. Il russo è difficile da affrontare sulla prima di servizio e quando può colpire da fermo, ben centrato. Sulla seconda, invece, si gioca. È la chiave che fa girare il primo set. Nel quarto game, con Fognini avanti 2-1, la prima del ventitreenne di Mosca non entra praticamente mai e – dopo quattro palle break – Fabio passa. Cercare gli angoli, più che la forza, è la strada giusta. La lettura tattica efficace e consegna all’azzurro il primo set, anche grazie al minor numero di errori rispetto al numero nove del mondo. Che non sembra in pieno controllo della potenza dei suoi colpi.
Khachanov sale però di precisione e intensità in avvio di secondo set. Fognini commette fallo di piede e poi prende un warning per condotta antisportiva prima di subire il break su doppio fallo. Negli ingranaggi del numero uno azzurro entra la sabbia del nervosismo: una discussione con l’arbitro e quella con uno spettatore rumoroso danno l’idea di un possibile calo di concentrazione, che per fortuna non avviene. Nel terzo gioco Fognini è paziente nell’allungare gli scambi fino a prendersi il contro break (1-2). Poi è coraggioso quando due ace lo aiutano in un altro game trappola (con il secondo warning, rimediato a seguito di un piccolo alterco con l’arbitro per una presunta ‘carenza’ di palline al momento di servire). Si combatte spalla a spalla. Sul 4-4 Khachanov alterna ace a doppi falli, fa e disfa, neutralizza tre palle break ma non sembra invulnerabile.
Quando si intravvede il traguardo, il grande merito di Fognini è stato quello di non cedere mai. Scacciando nervosismi e distrazioni, anche quando il livello dell’avversario si è alzato. Fabio è solidissimo in risposta quando va a prendersi il break sul 5-5, guadagnandosi la possibilità di servire per il match. Lì chiude i conti con un passante di tocco, freddissimo. Le statistiche inquadrano una prestazione solida e concreta: 25 vincenti a 18, solo 31 errori contro i 44 del campione di Bercy 2018. Ha vinto chi ha sbagliato di meno, mostrando anche una significativa maturità. In chiave Race, salto garantito all’undicesima posizione superando Monfils e Nishikori. Il sorpasso sul francese è garantito anche nel ranking, con risalita – anche qui – al numero 11 virtuale. La corsa, su più fronti, continua.
Il tabellone completo (con tutti i risultati)
La Race to London aggiornata
ATP
ATP Miami: Paire ko, Gasquet balbetta per un set ma vince. Lehecka sfiderà Musetti
Nella notte italiana giornata di vecchi leoni francesi. Gasquet vince e troverà Tsitsipas in un match per esteti mentre Paire si arrende a un avversario non irresistibile. Lehecka sbaraglia Coria e giocherà con Musetti al secondo turno

Watanuki Y. b. Paire B. 6-4 7-5

Un Paire ancora lontano dalla miglior condizione gioca contro un suo negativo, il classico giapponese centrato e solido e finisce per soccombere. Partita che ha visto prevalere Watanuki sugli scambi giocati sulla seconda di servizio, come si può vedere dalla grafica (per una legenda dei grafici potete rivedere qua). Partita che sulle performance della prima di servizio è stata incredibilmente a specchio: le prime di servizio in campo sono state il 55%, con una percentuale di realizzazione sulla prima di 71% per entrambi. In risposta invece, le performance di realizzazione sulla seconda di servizio sono state pari a 66% e 32%. La combinazione di efficienza al servizio e di incisività in risposta ha portato in dote ai due giocatori un numero di palle break pari a 15 per Watanuki e 4 per Paire. Alla fine per forza bruta è stato il giapponese a spuntarla, anche se Paire in quelle occasioni giocando a braccio sciolto è riuscito ad avere spesso la meglio, annullandone ben 11. Ma come detto alla fine tali e tante sono state le opportunità per il giapponese che alla fine è riuscito a spuntarla. 4 break alla fine per il giapponese e 2 per il transalpino. Paire che dopo la vittoria del challenger 100 di Puerto Vallarta di inizio marzo non sfrutta il sorteggio favorevole per cogliere punti preziosi nel circuito che conta.
Gasquet R. b. O’Connell C. 6-4 3-6 6-1

Partita nella quale l’esperto francese ha prevalso leggermente in ogni elemento; Richard, nonostante un passaggio a vuoto nel secondo set, porta comodamente a casa il match nel parziale decisivo. Le statistiche raccontano una partita in cui le prime di servizio in campo sono state il 67% per Gasquet e il 65% per O’Connell, con una percentuale di realizzazione sulla prima di 84% (43/51) e 76% (35/46) rispettivamente. In risposta invece, le performance di realizzazione sulla seconda di servizio sono state pari a 56% (14/25) per Gasquet e 48% (12/25) per O’Connell. La combinazione di efficienza al servizio e di incisività in risposta ha portato in dote ai due giocatori un numero di palle break pari a 5 per entrambi. La gestione della pressione in queste situazioni di break point ha avuto come risultato un tasso di conversione pari a 67% (3/5) per Gasquet e 20% (1/5) per O’Connell. Richard oggi è stato decisamente più cinico nelle situazioni importanti e ha punito il suo avversario, probabilmente non abituato a giocare su questi palcoscenici e che magari ha pagato lo sforzo delle qualificazioni.
Lehecka J. b. Coria F. 6-3 6-4

Match che sulla carta e vedendo la classifica avrebbe potuto essere equilibrato. Ma tuttavia troppa l’attitudine del ceco alle superfici veloci, che ha condotto in porto il match senza particolari sussulti. Dalla grafica le palle break salvate sono state un 0% per Lehecka per il semplice motivo che l’argentino non è mai salito a palla break, un dato già di per se significativo. Le statistiche per le prime di servizio in campo sono state 62% per Coria e 69% per Lehecka, con una percentuale di realizzazione sulla prima pari a 74% (23/31) per Coria e 91% (32/35) per Lehecka, che si è dimostrato sostanzialmente ingiocabile in questa situazione di gioco. In risposta invece, le performance di realizzazione sulla seconda di servizio sono state pari a 50% (8/16) per Coria e 47% (9/19) per Lehecka. La combinazione di efficienza al servizio e di incisività in risposta ha portato in dote ai due giocatori un numero di palle break pari a 0 per Coria. e 5 per Lehecka, La gestione della pressione in queste situazioni di break point ha avuto come risultato un tasso di conversione pari a 0% (0/0) per Coria. e 40% (2/5) per Lehecka. Coria ha dimostrato di essere un giocatore di talento, ma non è riuscito a gestire la pressione di fronte al gioco aggressivo del ceco., che ha dominato la partita in tutti i suoi aspetti. Sarà dunque Jiri l’avversario al secondo turno di Lorenzo Musetti.
ATP
ATP Miami, Sonego: “Sto giocando a un livello molto alto. Mi piacciono queste condizioni più veloci” [ESCLUSIVO]
Le parole del torinese dopo la bella vittoria contro Thiem: “É stata una buona prova di coraggio”

Dopo un periodo tutt’altro che esaltante, finalmente durante la notte italiana Lorenzo Sonego ha ritrovato la gioia della vittoria. Il 7-6(7) 6-2 inflitto all’ombra di Dominic Thiem è una bella boccata d’aria, dopo due sconfitte al primo turno negli ultimi tre tornei e un ranking che un po’ va raddrizzato. Non vinceva a Miami dal 2021, quando si fermò agli ottavi, e avrà ora un ostacolo duro, ma non insormontabile, in Daniel Evans. Post match il torinese, ragazzo sempre sereno e gentile, ha rilasciato in esclusiva dichiarazioni interessanti e che sanno di entusiasmo al nostro inviato Vanni Gibertini.
Vanni Gibertini: “Ci voleva, perché era un po’ di tempo che le cose non giravano bene. Questa vittoria sicuramente ci voleva, però il primo set è stato duro“
Lorenzo Sonego: “Sì, il primo set durissimo. Sono stato bravo a togliermi dalle difficoltà, a servire molto bene, a giocare bene i punti importanti, decisivi, e a cercare di non perdere punti nel tie-break, dove sono stato un pochino più aggressivo io. Ha pagato, gli ho messo un po’ di pressone. Sul suo set point sono andato a prendermelo a rete e l’ho messo in difficoltà, ha dovuto poi sbagliare il passante. Quindi una buona prova di coraggio, e ovviamente di fiducia“.
Gibertini: “Quando le cose non vanno bene, a volte ti vengono tantissimi dubbi, ‘sto facendo la cosa giusta, devo cambiare qualcosa?‘. Chiaramente stai passando un periodo che non è facilissimo, hai avuto la tentazione di cambiare qualcosa? Di cambiare racchetta, scarpe, tutto?“
Sonego: “No, in questo sport bisogna avere pazienza e investire su ogni giorno, aspettando che arrivi il momento buono. Ho tante persone che lavorano per me, sappiamo gli obiettivi, siamo tutti d’accordo su cosa dobbiamo lavorare e lavoriamo su quello. Poi i frutti arriveranno più avanti se arriveranno, però sono convinto di quello che sto facendo. Alla fine si fa tutto durante gli allenamenti, poi in partita essere istintivo è un po’ la mia caratteristica, ma cerco sempre fare quello che sto facendo negli allenamenti. Sono contento di tutte le prestazioni che ho fatto quest’anno. Secondo me ho aumentato il mio livello, anche se i risultati sono arrivati meno, ma mi sono espresso a un livello molto alto. Quindi bisogna giocare ogni settimana e investire per il futuro“
Gibertini: “Adesso c’è un’altra partita, contro Evans. Ci hai giocato una volta sola, e quella è stata una bellissima partita…bisogna ripeterla“
Sonego: “Ovviamente la prepareremo bene, è un giocatore molto fastidioso, con grande esperienza. É un giocatore che sa giocare i punti e vedere molto bene il gioco, e sa come mettere in difficoltà l’avversario. Di sicuro arriverò preparato. Siamo tutti in forma, quindi devo continuare a giocare il mio tennis e fare come sto facendo in queste partite di quest’ultimo periodo“
Gibertini: “Mi sembra che quest’anno i campi siano un po’ più veloci del solito. Questo è almeno un po’ quello che dicono tutti. É una cosa che ti piace oppure no?“
Sonego: “Sì, queste condizioni mi piacciono tanto, e oggi si è visto. Perché sono condizioni che mi portano tanti punti col servizio, mi portano ad essere più intraprendente, a fare anche dei punti col dritto. Quindi a differenza di Indian Wells, che sono condizioni molto lente, qua mi sento agevolato. Diciamo che anche Evans è un giocatore che si trova bene sulle superfici rapide, un giocatore aggressivo, quindi sarà una bella partita“.
ATP
Vagnozzi: “A 19 anni i Fab3 non erano forti come Alcaraz, ma Sinner con lui se la gioca alla pari” [ESCLUSIVA]
Intervista esclusiva con coach Simone Vagnozzi dopo l’ottimo inizio di stagione di Jannik Sinner

(dal nostro inviato a Miami)
L’appuntamento con Simone Vagnozzi è sul prato nell’Hard Rock Stadium intorno alle 14.30, dopo la fine dell’allenamento di Jannik Sinner sul Campo 12 con Marton Fucsovics. Alla vigilia del debutto di Sinner al Miami Open presented by Itaù contro Laslo Djere, è il momento per fare il punto sull’ottimo inizio di stagione, sulla semifinale di Indian Wells persa contro Alcaraz e su quello che verrà nelle prossime settimane.
Il team di Sinner come valuta la prestazione e il risultato ottenuto a Indian Wells?
Siamo certamente contenti, c’è stata continuità nell’ultimo periodo, da quando è iniziato quest’anno, con Australian Open, Rotterdam e Montpellier. Siamo arrivati in semifinale e ci si è giocati la partita per qualche punto con Alcaraz che ha poi vinto il torneo. Questo significa che il percorso che stiamo facendo è un percorso buono e che bisogna continuare a spingere senza rilassarsi perché l’obiettivo finale non è arrivare in semifinale ma provare a vincere uno di questi tornei.
Parlando della partita con Alcaraz, in un match che sembra stia diventando un classico del tennis, che cosa si poteva fare di diverso per cambiare il risultato?
Sicuramente il primo set poteva andare da una parte o dall’altra, e se Jannik avesse vinto quel primo set forse la partita sarebbe potuta andare in un modo diverso. Tornando indietro si poteva fare qualcosa di più, anche se non possiamo svelare le mosse che andremo a utilizzare la prossima volta. Il servizio è stato una parte importante del match, ma non è stata l’unica chiave di lettura del match. Non penso che il primo set sia stato perso solo per il servizio, perché se andiamo a vedere alla fine Jannik ha fatto più punti di Alcaraz, quindi non si possono fare più punti servendo male.
Ci sono state un po’ di occasioni, ma come nelle altre partite con Alcaraz tutto è girato su pochi punti. E bisogna considerare anche che lui viene da esperienze più importanti, ha vinto uno Slam, tre Masters 1000, quindi anche se è più giovane probabilmente è più pronto a giocare certe partite. Alcaraz al momento è più avanti, ma se arriviamo a giocare contro di lui ce la possiamo giocare.
Sinner spesso rimane a rispondere molto indietro: credi che questa posizione possa aver influito sul risultato della partita con Alcaraz, dal momento che anche nella finale contro Medvedev, che risponde ancora più indietro di Jannik, lui ha sfruttato appieno le possibilità fornite da questa posizione arretrata dell’avversario?
Non penso che Sinner stia così indietro. Per esempio sulla seconda lui sta sempre abbastanza avanti, almeno nel 95% dei casi, su questo ha lavorato abbastanza. Sulla prima dipende dagli avversari, però non credo che sia una posizione così arretrata, è un po’ più simile alla posizione di Djokovic.
Prima si è parlato di un percorso con Jannik, e anche parlando con lui a Indian Well si è capito come lui si sia reso conto che ci vorranno almeno un altro paio d’anni prima di arrivare alla sua piena maturazione fisica. Ma quale benchmark utilizzate per capire a che punto siete nel vostro percorso e qual è il punto di arrivo?
Dall’anno scorso abbiamo intrapreso con Jannik un nuovo percorso, inserendo elementi nuovi, tecnici, tattici e fisici, e questo percorso ha bisogno di tempo per essere completato. Se prendiamo Alcaraz come riferimento, lui ha due anni in meno, ma fa le stesse cose da quando aveva 15 anni, quindi al momento è più completo. Jannik ha bisogno di un po’ più di tempo, anche se non lo sa nessuno esattamente quando si arriverà al completamento dello sviluppo. Sono certo comunque che fra 2-3 anni Jannik sarà fisicamente più forte di quanto è adesso. Non bisogna fare cose campate per aria, non bisogna rischiare, bisogna attendere i tempi giusti, e sono convinto che questo percorso ci porterà risultati importanti.
Le stesse considerazioni si possono fare per il servizio: le statistiche ci dicono che sta migliorando, i punti diretti con il servizio, ace e servizi vincenti, stanno crescendo. Ovviamente ci saranno giornate in cui servirà al 50%, ma l’importante è che nel corso dell’anno, nell’arco di 60-70 partite i numeri mostrino una crescita.
Quando dici che “Alcaraz gioca sempre nello stesso modo da quando aveva 15 anni”, cosa vuol dire esattamente?
Vuol dire che se si guarda una partita di Alcaraz quando aveva 15 anni si vede che sapeva fare più o meno tutte le cose che fa anche adesso: gioca la smorzata, viene a rete, fa serve and volley, similmente a quello che succede adesso, quindi è un percorso che sta completando nel corso del tempo.
Quindi lui è arrivato prima? Oppure è nato così?
Beh, stiamo parlando di un fenomeno. A 19 anni nessuno giocava così, nemmeno quelli che noi chiamiamo mostri sacri come Djokovic, Rafa o Federer. Nessuno aveva la completezza che ha lui a 19 anni.
E quindi ora che il suo gioco è già così completo sarà difficile migliorare?
Sicuramente migliorerà, e sarà lì per tanti tanti anni. Ma noi non dobbiamo fare la corsa su di lui, dobbiamo farla su Jannik cercando di renderlo il giocatore migliore possibile. Ed è quello che stiamo provando a fare.
Sia Carlos sia Jannik hanno detto che giocare l’uno contro l’altro li renderà giocatori migliori a vicenda. Ogni partita sembra la mossa successiva di una partita a scacchi. È una percezione che condividete anche voi da dentro?
Credo di sì, ma facciamo lo stesso con tutti i giocatori, ogni volta che si gioca un match si prova a introdurre elementi che possono dare fastidio all’avversario, e di contro l’avversario fa la stessa cosa cercando di mettere in difficoltà noi. Poi ovviamente Carlos, Jannik, e anche Musetti sono un po’ i giovani più in vista per cui queste cose si notano maggiormente.
A pagina 2 la programmazione di Sinner, Miami e la terra battuta