Uno contro tutti: la seconda parte del regno di Sampras, Rios unico re senza corona

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Uno contro tutti: la seconda parte del regno di Sampras, Rios unico re senza corona

Nel triennio 1996-1998 Pete è meno dominante rispetto al passato ma si conferma N.1 del mondo seppur con vari intervalli. Rios prende il N.1 per sei sole settimane ma unico di questa rassegna senza titoli Slam

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Nel lungo regno di Pete Sampras, caratterizzato dal record di sei stagioni consecutive chiuse in vetta al ranking, si alterneranno sul trono altri tennisti, diversi dei quali non faranno quasi in tempo a rendersi conto dei loro privilegi che già saranno stati scalzati. Nella puntata precedente abbiamo raccontato dell’avvento (il primo, a cui ne seguiranno altri) di Andre Agassi e del blitz di Thomas Muster. È proprio con la vittoria dell’austriaco a Estoril e la successiva abidcazione che avevamo chiuso ed è da lì che riprendiamo il filo del racconto.

Pete apprende di essere tornato re nel viaggio tutto orientale tra Hong Kong e Tokyo. In Giappone Sampras festeggia conquistando il titolo ma la prima parte dell’estate porta solo tempesta. Le due sconfitte con Ulihrach e Kafelnikov a Dusseldorf vengono archiviate come rodaggio mentre la scalata alla montagna del Roland Garros passa attraverso vittorie sofferte ma significative contro due ex-campioni del torneo (Bruguera al secondo turno e Courier nei quarti, quest’ultimo battuto recuperando da 0-2) nonché l’amico Todd Martin (di nuovo al quinto). La semifinale è il suo miglior piazzamento in carriera nello Slam rosso e il sogno di mettere a segno il Career Slam si fa ogni giorno più concreto ma è di nuovo Yevgeny Kafelnikov a fermarlo, peraltro senza attenuanti (7-6 6-0 6-2).

Se Parigi rappresenta sempre una sfida, Wimbledon è da tre anni una certezza che viene però incrinata dalle due magiche settimane di Richard Krajicek. Talento e potenza in egual misura, l’olandese gioca una grande partita nei quarti e interrompe a quota 25 la striscia di vittorie consecutive ai Championships. Con un best-ranking in carriera di n.4 e un numero di infortuni da record, Krajicek avrà il privilegio di essere quello (tra i 33 che hanno chiuso la carriera in vantaggio negli head-to-head) che ha battuto Sampras più volte: ben 6 in 10 confronti.

Smaltite le delusioni europee, per il n.1 del mondo è il momento di tornare a salire. Sconfitto dallo svedese Enqvist nei quarti a Cincinnati, Sampras prepara al meglio gli US Open conquistando a Indianapolis il 41° titolo. A New York c’è spazio per un altro incontro che resterà nell’epica della carriera di Pete, quello che lo vede opposto nei quarti di finale allo spagnolo Alex Corretja. Fino a quel momento, fatta eccezione per i cinque set disputati contro Jiri Novak, il suo torneo è stato abbastanza tranquillo. Quel giorno, però, Corretja, pur lontano dall’amata terra, ha due marce in più. Sampras non sta benissimo ma a “peggiorare” il suo stato contribuisce l’iberico, che lo tiene sul campo per ore e gli strappa secondo e terzo set per 7-5 dopo aver perso il primo al tie-break. La solita afa newyorchese non aiuta Pete, che pure fa suo il quarto parziale per 6-4 prima di affidarsi al servizio per restare aggrappato alla partita e trascinarla al tie-break.

Nelle fasi iniziali del gioco decisivo, Sampras è costretto a fermarsi e vomita sul campo ma non vuole arrendersi e continua, arrivando a match-point sul 6-5. Qui Corretja lo costringe all’errore e con un dritto vincente si porta a sua volta a un solo punto dal match. Pete si piega sulle ginocchia ad ogni scambio e la disperazione gli consiglia di attaccare appena possibile; Corretja gli mette un insidioso rovescio in back che Sampras si toglie dalle stringhe e sul passante successivo dello spagnolo si allunga nella volee di dritto del pareggio (7-7). È evidente che l’americano non ce la fa più ma ha già preso un warning per perdita di tempo e tira la prima senza caricare il movimento; la palla esce e sulla seconda, aspettandosela debole, Corretja fa due passi dentro il campo per aggredire.

Tutto può aspettarsi, Alex, tranne un servizio che scheggia la linea laterale per schizzare lontano imprendibile; il pubblico non sta più nella pelle e adesso lo spagnolo, angosciato, vuole a tutti dare profondità alla sua battuta, per far colpire l’avversario senza dargli la possibilità di spingersi a rete. Ma la profondità è troppa e il doppio fallo lo mette in ginocchio, regalando la semifinale a Sampras. Mentre in campo Sampras non ha nemmeno la forza di esultare, lo fanno per lui in tribuna la fidanzata Delaina Mulcahy e Paul Annacone, che all’angolo del numero 1 ha preso il posto del povero Tim Gullikson. Passata la paura, Sampras si riprende e vince il torneo battendo in finale Chang in tre set.

 

Fatta eccezione per l’eliminazione al primo turno a Bercy, il finale di stagione di Pete è esaltante. Dopo il titolo a Basilea, Pete trova nel “vecchio” Boris Becker un avversario di grande spessore che lo batte in cinque set nella finale di Stoccarda e in due tie-break nel round-robin del Masters di Hannover. Qui però, proprio come accadde nel 1994, Sampras lo ritrova in finale e mette in bacheca la terza laurea da maestro imponendosi per 6-4 al quinto set in una delle più belle partite giocate nella storia della manifestazione.

Anno nuovo (il 1997), vita vecchia per il re Sampras che apre le ostilità mettendo a referto il nono titolo slam in quel di Melbourne. Nelle fasi centrali del torneo sono Dominik Hrbaty e Albert Costa a spingerlo fino al quinto set ma in realtà lo statunitense è in controllo per l’intera durata della manifestazione e l’atto conclusivo con il sorprendente Carlos Moya (l’altro spagnolo, insieme a Berasategui, ad aver giocato una finale Slam nell’Era Open senza essere testa di serie) è giusto una formalità. La fiducia del numero uno si esprime con altre due vittorie (a San Josè e Philadelphia) ma all’improvviso si smarrisce nel Double Sunshine: a Indian Wells si fa estromettere dal ceco Bohdan Ulihrach mentre a Miami incappa in un Bruguera eccellente anche lontano dalla terra rossa. Già numero 3 del mondo (in agosto 1994) e due volte campione al Roland Garros, il miglior risultato di Sergi sul duro rimane la finale persa contro Agassi ai Giochi Olimpici di Atlanta 1996 ma in Florida lo spagnolo è in gran spolvero e si impone in tre set molto tirati per poi cedere in finale a Muster.

Sul rosso europeo, per Sampras le cose vanno ancora peggio: tre sconfitte consecutive (Monte Carlo, Roma e Dusseldorf) accompagnano l’americano al Roland Garros dove uno dei tanti svedesi che sembrano tutti uguali, Magnus Norman, lo elimina al terzo turno. Il passaggio all’erba prevede una tappa al Queen’s ma il rodaggio pre-Wimbledon non è di quelli sperati dal leader del ranking, che batte Frana al debutto, salta il secondo turno per il forfait di Brett Steven e nei quarti cade vittima di uno dei pochi svedesi che amano l’erba, Jonas Bjorkman. A Wimbledon, dove per la prima volta in quattro anni Pete non difende il titolo, Sampras non incontra nessun avversario tra i primi 15 del mondo e i due a impensierirlo maggiormente sono Korda negli ottavi e Becker nei quarti, contro i quali perde gli unici tre set del suo torneo (tutti al tie-break, due il ceco e uno il tedesco) prima di dominare sia Woodbridge che Pioline.

Il decimo Slam restituisce il sorriso al campione statunitense che a Cincinnati, alla ripresa, spazza via la concorrenza mentre a Indianapolis conferma di soffrire il gioco di Larsson; lo svedese piazza diciotto ace e nel tie-break del terzo set si porta sul 6-0 prima di vedersi annullare cinque match-point e prevalere solo al sesto, quando la paura sembrava averlo attanagliato. I primi tre turni agli US Open scivolano via senza patemi ma agli ottavi sbatte contro un giocatore in grado di creargli più di un grattacapo: Petr Korda. Pur essendo in svantaggio negli H2H per 11-4, il ceco si è già reso protagonista di tre grandi partite contro Sampras terminate al quinto set: la vittoriosa semifinale della Grand Slam Cup ’93, la finale di Indian Wells dell’anno dopo e il già menzionato ottavo a Wimbledon qualche settimana addietro. A Flushing Meadows la storia si ripete e la conclusione non può che essere al tie-break decisivo, dopo che Sampras è stato avanti di un break (3-0) all’inizio del quinto set. Qui il mancino ceco si dimostra più freddo e il numero uno mondiale vede sfumare così la possibilità di centrare il tris consecutivo nello Slam di casa, dopo esserci riuscito invece a Wimbledon.

Prima di chiudere la stagione giocando sotto un tetto, Pete è protagonista nella vittoriosa semifinale di Davis Cup; a Washington, contro l’Australia di Rafter, Philippoussis e dei “Woodies”, gli Stati Uniti chiudono in vantaggio 2-0 la prima giornata e, dopo aver perso il doppio, è proprio Sampras a dare il punto decisivo al suo team imponendosi in quattro set al neo-campione degli US Open Patrick Rafter. Approdato in Europa, il n.1 del mondo fa (quasi) un sol boccone dei tornei indoor a cui partecipa: oltre alla prestigiosa, nonché unica nella storia, doppietta dei due Masters (a Monaco la Grand Slam Cup battendo di nuovo Rafter in finale e ad Hannover l’ATP World Tour Championship, conquistato nonostante il passo falso iniziale contro Moya e imponendosi in finale a Kafelnikov) Sampras vince anche a Parigi-Bercy e l’unico a causargli un dispiacere è la bestia nera Krajicek, che gli rifila un doppio 6-4 al terzo turno di Stoccarda.

Soddisfatto ma logorato nel fisico, il campione americano vola a Goteborg dove la Svezia attende gli USA per la finale di Coppa Davis. Allo Scandinavium si gioca sul taraflex e la mossa dei padroni di casa si rivela azzeccata: Jonas Bjorkman, che sta attraversando il momento migliore della sua carriera da singolarista, porta in dote il punto iniziale battendo Chang e nel secondo singolare un infortunio al polpaccio costringe Sampras al ritiro all’inizio del terzo set contro Larsson. Il giorno dopo la Svezia si aggiudica il doppio e festeggia anzitempo la conquista della sua sesta insalatiera d’argento.

Nell’Era Open, due mancini in finale agli Australian Open c’erano stati solo ventun anni prima, quando Vilas aveva sconfitto Tanner nella prima delle due edizioni disputate nel 1977. Il 1998 del grande tennis inizia dunque con il sorprendente successo di Petr Korda su Marcelo Rios a Melbourne. Mentre il ceco avrà quell’anno grossi problemi con la giustizia sportiva e verrà squalificato per un anno dopo essere risultato positivo a un controllo antidoping a Wimbledon, il bizzoso ed eclettico cileno meriterà i titoli in prima pagina per il suo redditizio blitz “coast-to-coast” tra la California e la Florida.

Ma, prima di incensare Rios, facciamo un passo indietro e torniamo a Sampras, sconfitto a Melbourne nei quarti da Karol Kucera e in finale a San Josè dal n.71 del mondo, un connazionale che sta faticosamente riemergendo dalle tenebre: Andre Agassi. A Philadelphia, finalmente, Pete torna al successo ma nel Sunshine Double rimedia due brutte battute d’arresto contro Muster e Wayne Ferreira. Quest’ultima, in particolare, brucia perché Sampras non capitalizza due match-point nel tie-break del secondo set (il secondo con un doppio fallo) e finisce per cedere al sudafricano 0-6 7-6 6-3 sul centrale di Crandon Park a Miami.

Di per sé, le sconfitte dello statunitense non avrebbero effetti collaterali se nel frattempo Marcelo Rios non mettesse a segno l’impresa di alzare il trofeo sia a Indian Wells (battendo Rusedski in finale) che a Key Biscayne (contro Agassi). Il cileno è il quarto nella storia ad alzare i due trofei nello stesso anno (ci sono già riusciti Courier nel ’91, Chang l’anno dopo e Sampras nel 1994) e i punti guadagnati lo fanno diventare, il 30 marzo 1998, il 14° numero 1 della storia. Nelle sue prime quattro settimane da leader, Rios giocherà un solo incontro (in Davis, battendo l’argentino Hernan Gumy) perché le storture del sistema che determina il ranking riconsegnano il trono a Sampras, nonostante Pete abbia subìto una batosta tremenda al secondo turno di Monte Carlo per mano del magico Fabrice Santoro (doppio 6-1).

L’americano rimedia alla figuraccia volando ad Atlanta per conquistare il suo terzo – e ultimo – titolo in carriera sulla terra rossa ma al ritorno in Europa lo attendono nuovi contrattempi: giustificabile quello di Roma, dove perde con Chang nei quarti, assai meno quello del Roland Garros, dove a eliminarlo al secondo turno è il paraguaiano Ramon Delgado. Il sudamericano, n.97 del ranking, chiuderà la carriera con una sola finale ATP (persa a Bogoità) e un record di 2-21 nei confronti dei Top-10 (l’altro successo lo otterrà al primo turno degli US Open 2003 contro Grosjean) ma il suo mercoledì da leone a Parigi resterà per sempre: 7-6 6-3 6-4 e per Pete è l’ennesima bocciatura nell’unico Slam che manca al suo palmares.

Nemmeno l’erba del Queen’s è amica di Sampras, vittima dell’australiano Woodforde, ma a Wimbledon il giardiniere vuole affiancarsi a Borg nel numero dei titoli e la quinta coppa arriva dopo una sofferta finale contro Goran Ivanisevic. Mentre Pete torna negli States per preparare l’estate sul duro, Rios resta in Europa e i punti ottenuti sulla terra lo riportano in vetta al ranking il 10 agosto, data di inizio del torneo di Cincinnati. In Ohio il cileno perde subito con Vacek mentre a Indianapolis le cose vanno appena meglio ma la vittoria all’esordio su Bob Bryan non basta: nel turno seguente Rios perde con Byron Black e la sua breve esperienza sul trono si chiude lì. Sei settimane e appena quattro incontri fanno di Marcelo una meteora in questa rassegna, così come non depone a suo favore il primato di essere – ancora oggi – l’unico tra i 26 numeri 1 a non aver mai vinto un titolo dello Slam in carriera.

Nella prossima puntata chiuderemo il discorso relativo a Pete Sampras e ci spingeremo fino alle soglie del nuovo millennio.


TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – QUINDICESIMA PARTE

1997SAMPRAS, PETEULIHRACH, BOHDAN67 57INDIAN WELLSH
1997SAMPRAS, PETEBRUGUERA, SERGI75 67 46MIAMIH
1997SAMPRAS, PETELARSSON, MAGNUS63 26 36MONTE CARLOC
1997SAMPRAS, PETECOURIER, JIM67 46ROMAC
1997SAMPRAS, PETEPHILIPPOUSSIS, MARK64 46 10 RIT.WORLD TEAM CUPC
1997SAMPRAS, PETENORMAN, MAGNUS26 46 62 46ROLAND GARROSC
1997SAMPRAS, PETEBJORKMAN, JONAS63 36 46QUEEN’SG
1997SAMPRAS, PETELARSSON, MAGNUS67 64 67INDIANAPOLISH
1997SAMPRAS, PETEKORDA, PETR76 57 67 63 67US OPENH
1997SAMPRAS, PETEKRAJICEK, RICHARD46 46STOCCARDA INDOORS
1997SAMPRAS, PETEMOYA, CARLOS36 76 26MASTERS H
1997SAMPRAS, PETELARSSON, MAGNUS63 67 12 RIT.DAVIS CUPS
1998SAMPRAS, PETEKUCERA, KAROL46 26 76 36AUSTRALIAN OPENH
1998SAMPRAS, PETEAGASSI, ANDRE26 46SAN JOSEH
1998SAMPRAS, PETEMUSTER, THOMAS57 36INDIAN WELLSH
1998SAMPRAS, PETEFERREIRA, WAYNE60 67 36MIAMIH
1998SAMPRAS, PETECHANG, MICHAEL26 67ROMAC
1998SAMPRAS, PETEDELGADO, RAMON67 36 46ROLAND GARROSC
1998SAMPRAS, PETEWOODFORDE, MARK36 26QUEEN’SG
1998SAMPRAS, PETEAGASSI, ANDRE76 16 26CANADA OPENH
1998RIOS, MARCELOVACEK, DANIEL36 26CINCINNATIH
1998RIOS, MARCELOBLACK, BYRON75 16 57INDIANAPOLISH

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Match fixing, in Belgio riprende il processo alla rete criminale internazionale: sospetti su centinaia di match

Sull’Equipe le cifre impressionanti che risulterebbero dalle indagini degli inquirenti: complessivamente oltre otto milioni di euro

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Sull’Equipe di lunedì 21 marzo Alban Traquet è ritornato sulla vicenda dei match truccati e del processo all’organizzazione che avrebbe gestito scommesse e pagamenti. Una rete che vede accusato principale in un processo in corso in Belgio Grigor Sargsyan, detto “il Maestro”, personaggio a capo di una rete criminale armena che avrebbe approfittato delle falle del circuito internazionale per avvicinare e corrompere giocatori francesi e non.

Una piaga che si è propagata al di sotto dei radar e dei media (la maggior parte di questi tornei non sono ripresi dalla televisione) e grazie anche all’anonimato dei gradi più bassi del tennis professionistico. L’inchiesta avrebbe permesso di identificare, secondo l’accusa, 376 incontri sospetti tra il febbraio e il 2014 e il giugno del 2018, in una rete di corruttela che implicherebbe 182 giocatori di più paesi (alcune audizioni hanno avuto luogo in Belgio, in Francia, in Germania, in Slovacchia, Bulgaria e Stati Uniti) e l’apertura di 1671 conti per l’organizzazione criminale.

Presente all’apertura del processo, il 17 marzo presso il tribunale di Audenarde, in Belgio, Sargsyan, che ha scontato 8 mesi di carcerazione preventiva dopo l’arresto, continua a negare i fatti attribuitigli. Interrogato all’uscita del Palazzo di Giustizia, ha rotto brevemente il silenzio dichiarando: “i miei demoni per i soldi facili sono morti e sepolti. Mi rimetto alla giustizia”. La ripresa del dibattito è prevista per il giorno 24 marzo.

 

La vicenda ha avuto inizio nel 2015 dopo un segnale dato da più operatori all’interno della Commissione per i giochi d’azzardo, in Belgio. Gli attori principali sono tennisti dai bassissimi guadagni, in generale sotto la duecentesima posizione del ranking.

La vita di chi bazzica i tornei Challenger o Futures costa cara (alberghi, trasporti, pranzi) e non è granché redditizia. In queste condizioni può essere forte la tentazione di perdere un set o un game in cambio di qualche centinaia o migliaia di euro. Il pubblico ministero belga nelle sue conclusioni evoca “un esercito di soldati facilmente avvicinabili proprio per motivi di premi bassi e alti costi di partecipazione ai tornei”.

Tra questi soldati deboli ci sarebbero parecchi giocatori francesi. Alcuni sono già stati puniti come Mick Lescure e Jules Okala, sospesi a vita da dicembre. La testimonianza di uno di questi, interrogato nell’ambito dell’inchiesta francese sullo stesso argomento, ben figura nel dossier battezzato “Oryan”.

Il giocatore in questione ha spiegato di aver partecipato a dei match truccati su richiesta del “Maestro”, e che sarebbe ugualmente servito come intermediario tra Sargsyan e altri giocatori, servigio per il quale avrebbe ricevuto una somma di denaro. Avrebbe infine riconosciuto di avere ugualmente truccato dei match di doppio all’insaputa del suo compagno di squadra.

Ha poi raccontato dei pagamenti In banconote alla Gare du Nord a Parigi, all’aeroporto di Roissy o a Forest, a sud di Bruxelles. Ha parlato dei messaggi attraverso Telegram, dei codici utilizzati e delle tariffe: 400 euro per un game perduto in ogni set per il singolare, 2.000 euro per un match di doppio perduto in due set.

Gli inquirenti hanno analizzato minuziosamente le entrate sospette sul suo conto, e hanno trovato 40.000 euro da aprile 2016 a giugno 2018, soldi provenienti da 9 conti correnti diversi.

Il Parquet Federal ha concluso che più di 560000 euro “sporchi” sono stati redistribuiti ai giocatori coinvolti, in cambio dei loro favori “racchetta in mano”. Se la combine per qualche motivo non poteva essere effettuata, il giocatore implicato dichiarava forfait, annullando così la scommessa. In totale più di 8 milioni di euro sono transitati tra giugno 2016 e il marzo 2018 su un conto numerico utilizzato dell’accusato numero 2 nel dossier belga, Andranik M. , presunto responsabile finanziario della rete criminale.

Secondo le conclusioni dell’inchiesta Sargsyan utilizzava diversi metodi per evitare di essere smascherato. Tra marzo e agosto 2017 avrebbe utilizzato 18 numeri di telefono e 8 cellulari diversi, consegnando ai giocatori con cui comunicava diverse schede SIM.

Si sono costituite parte civile la ITF, l’ITIA (International Tennis Integrity Agency) e la FFT. “E’ un grosso affare, dentro il quale si possono trovare parecchie prove; ben organizzato e con tantissimo denaro circolante” – commenta il rappresentante dell’ITIA – “la punta di un iceberg, dalla quale si ha una buona vista d’assieme del fenomeno”.

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ATP

Insider Expeditions sceglie i fratelli McEnroe come icone per un viaggio in Tanzania

I fratelli McEnroe ambasciatori del tennis in Tanzania: la storia

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John McEnroe - Commissioner Eurosport

Un progetto di integrazione tra sport e conoscenza dei territori sarà attuato da Insider Expeditions nel prossimo dicembre. L’azienda, leader nell’organizzazione di viaggi internazionali per lavoro o divertimento, ha annunciato una partnership con John e Patrick McEnroe per portare queste due leggende del tennis in Tanzania. In collaborazione con il governo, i fratelli McEnroe saranno accompagnati da ben 120 appassionati di tennis durante uno speciale viaggio di otto giorni che includerà l’inaugurazione di un nuovo campo da tennis nella pianura di Serengeti.

“Siamo entusiasti di dare il benvenuto a John e Patrick McEnroe e ai loro ospiti in Tanzania per questo evento speciale di dicembre 2023”, ha affermato Samia Suluhu Hassan, la presidente della Tanzania. “Il nostro paese – prosegue – continua a crescere grazie a sforzi come questo, tesi a mettere in evidenza i territori e le tipicità locali. L’aggiunta di un elemento speciale come il tennis ci aiuterà anche nel diffondere altre discipline sportive oltre al calcio. Serve dare nuove possibilità ai giovani, fornire loro testimonianze di altri stili di vita . E’ il calcio a farla da padrone in quelle fasce d’età, ma ovviamente l’esperienza di queste leggende potrebbe aiutarci tantissimo a far crescere uno sport come il tennis”.

John McEnroe si dice entusiasta dell’iniziativa: “Io e la mia famiglia non vediamo l’ora di fare un viaggio molto emozionante in Tanzania, dove avremo la possibilità di far consocere il tennis ai giovani, probabilmente per la loro prima volta”.

 

Il viaggio di lusso includerà una partita di tennis tra i fratelli McEnroe nel mezzo del Serengeti, una delle destinazioni più iconiche dell’Africa. L’itinerario comprende i migliori parchi nazionali della Tanzania tra cui il cratere di Ngorongoro e il Serengeti che ospitano numerosi uccelli e rettili.

Fauna selvatica impareggiabile, culture locali e paesaggi mozzafiato si uniscono per produrre quella che viene spesso descritta come la vacanza da sogno. Realizzare questo percorso accanto a leggende del tennis arricchirà l’esperienza in maniera esponenziale.

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ATP

ATP Rotterdam: Omar Camporese nel 1991 unico italiano vincitore in Olanda, fu il primo titolo del bolognese

Prima di Jannik Sinner, solo il bolognese aveva raggiunto l’ultimo atto. Memorabile la finale vinta contro l’allora n. 3 mondiale Ivan Lendl. L’azzurro rimontò vincendo due tie-break consecutivi con tanto di match point cancellato nel terzo set

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Omar Camporese - Rotterdam 1991

Nella storia del torneo di Rotterdam (qui l’intero albo d’oro), denominato ufficialmente con la dicitura ABN AMRO Open e appartenente alla categoria dei ‘500’, solo un tennista azzurro si era spinto sino all’ultimo atto prima di Jannik Sinnercome abbiamo già ricordato anche sulla nostra pagina Instagram. Si tratta di Omar Camporese, al quale non solo l’impresa nel 1991 riuscì ma addirittura fu enfatizzata dalla conquista del titolo. Per il bolognese, quella in terra olandese fu la seconda finale della carriera a livello ATP; la prima l’aveva disputata un anno prima vicino casa a San Marino perdendola contro l’argentino – nativo di Tandil come Juan Martin Del Potro – Guillermo Perez-Roldan. Successivamente, l’ex n. 18 ATP – suo best ranking – ottenne fino al termine della sua vita di professionista della racchetta – che appese nel 2001- una sola altra finale: nel febbraio del 1992, quando a Milano sconfisse Goran Ivanisevic alzando al cielo meneghino il secondo ed ultimo trofeo della sua carriera.

All’inizio dell’evento orange, Omar era n. 54 del ranking mondiale: vinse il primo turno in tre parziali contro il tedesco Eric Jelen, a cui invece seguirono due successi senza perdere set ai danni dell’austriaco Alex Antonitsch e del ceco Karel Novacek. Dopodiché fu la volta della grande battaglia in semifinale con l’idolo di casa Paul Haarhuis, che attualmente ricopre il ruolo di Capitano di Coppa Davis dei tulipani, sconfitto al tie-break del terzo.

 

In finale ad attenderlo, c’era il n. 3 del mondo e prima testa di serie del tabellone Ivan Lendl, già vincitore delle sue 8 prove dello Slam: l’ultima nel 1990 in Australia contro Stefan Edberg. Perso il primo set, Camporese vinse il secondo 7 punti a 4 nel sempre dirimente dodicesimo gioco ed infine dopo aver anche cancellato un match point sul 5-4 e servizio; si aggiudicò pure il tie-break finale – ancora per 7-4 – che suggellò il suo primo storico trionfo in carriera sublimato dall’essersi dimostrato superiore nel confronto, valevole per il titolo, con uno dei mostri sacri della storia di questo sport.

Ma soprattutto, quello storico successo italico maturato a Rotterdam 32 anni fa assunse connotati emotivamente ancora più intensi grazie alle voci che accompagnarono le gesta di Camporese nel suo straordinario cammino e che fanno riecheggiare tutt’oggi il ricordo delle emozioni vissute nel cuore di quelli appassionati che ebbero la fortuna di poter assistete all’evento o che l’hanno recuperato successivamente tramite la piattaforma di YouTube – per quei pochi che non l’avessero fatto, potrete rimediare a fine articolo -. Al commento, infatti, di quell’incredibile finale contro il campione ceco in postazione telecronaca, rigorosamente dal vivo sul posto e non da tubo – come si suol dire in gergo giornalistico – per Tele+ c’erano il Direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta e il compianto Roberto Lombardi.

(match completo con commento lo trovate nel video in basso)

I followers Instagram di Ubitennis potranno seguire il “Punto di Ubaldo” in un minuto a caldo appena conclusa la finale odierna.
Circa 30 minuti dopo la conclusione, Ubitennis pubblicherà sul sito e sul canale YouTube di Ubitennis un commento più articolato del direttore.

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