Osaka: "Durante gli Slam non dormo. Ci proverò prima della finale!"

Rubriche

Osaka: “Durante gli Slam non dormo. Ci proverò prima della finale!”

Lunga conferenza stampa di Naomi Osaka dopo la vittoria contro Brady in semifinale. L’attivismo (‘non è una cosa che si pianifica’) e le sue motivazioni: “La gente ricorda solo chi vince”

Pubblicato

il

Naomi Osaka - US Open 2020 (via Twitter, @usopen)
 

Sabato 12 settembre alle 22 italiane, Naomi Osaka giocherà la terza finale Slam della sua giovane carriera contro Vika Azarenka. Nelle due precedenti occasioni, US Open 2018 e Australian Open 2019, si è laureata campionessa. Dopo la vittoria in semifinale contro Jennifer Brady, la giapponese si è presentata in sala stampa per rispondere alle domande dei giornalisti collegati via Zoom. Ecco alcuni estratti della sua conferenza.


Hai avuto la stessa sensazione che noi tutti abbiamo avuto, che il match sia stato di livello molto alto dall’inizio alla fine?
Sì. Quello che ho percepito mentre giocavo, è che il suo livello non scendeva mai. Ho ripensato un po’ alla partita che ho giocato contro Kvitova in Australia. A differenza di quella volta, mi è sembrato che Jenny sia stata solidissima durante tutto il match, mi sono sentita come se non avessi quasi possibilità.

Quanta forza hai ricavato dalle storie delle (inudibile, ndt) i cui nomi hai portato sulle mascherine durante il torneo?
Beh, io ricavo molta forza dalle persone attorno a me. Penso decisamente che sia stata una grande motivazione anche soltanto cercare di far conoscere questi nomi a più persone possibili. In definitiva, non sono sicura che mi abbia dato più forza del normale, ma di certo vorrei che più persone parlassero di questo.

È stata una partita incredibile, di qualità davvero molto alta. Sei stata davvero in grado di apprezzare il livello del gioco e l’eccitazione di un match del genere mentre eri nel bel mezzo di esso?
Beh, non sono sicura di aver percepito l’eccitazione, ma certo sono molto felice. Talvolta mi sono sentita come se non avessi altra scelta se non giocare meglio che potevo, perché la mia avversaria non mi avrebbe dato alcuna possibilità. Normalmente, se sono così concentrata, la partita potrebbe benissimo terminare in due set. Ma stavolta sentivo che si protraeva ininterrottamente. Onestamente, è stato divertente, perché un’avversaria di questo livello… E poi, siamo alle fasi finali del torneo. Sì, mi sono divertita.

Ti ho vista prima che assistevi al match di Serena dalla tua suite. Ti ho notata in TV anche in precedenza, a quasi tutti i match di Serena. Cos’hai notato, osservandola durante il torneo? Hai cercato di sfruttare l’occasione del punto di osservazione privilegiato per vederla da vicino come mai prima?
Sì, assolutamente. Sai, prima di tutto lei giocava nei miei giorni di riposo. Normalmente, all’orario in cui io pranzavo, lei giocava. Ma non saprei. Mi sembra sia passato molto tempo, forse era l’anno in cui ho vinto l’Australian Open, da quando sono riuscita a vederla giocare. Per me è una sorta di privilegio, so che moltissime persone pagano un sacco di soldi per guardare le sue partite. Poter semplicemente uscire nel balcone e assistervi gratis è molto bello.

Hai conquistato la tua terza finale Slam. Cos’hai imparato rispetto alla prima, nel 2018, sul modo di approcciarle mentalmente?
Sento che la mia mentalità è molto differente questa volta, sento di aver imparato davvero molto da tutti gli alti e bassi, non soltanto dalle finali, ma da tutti i normali tornei che gioco regolarmente. Direi che mentalmente mi sento più forte. Mi sento più pronta ora. Sarà interessante vedere cosa accadrà.

Sei stata molto esplicita nell’esprimere il tuo appoggio al Black Lives Matter con le mascherine che indossi. Ti ha sorpreso un po’ che Serena non si sia fatta sentire e non abbia espresso alcun supporto per il movimento?
Onestamente, lei è come un’icona vivente. Io non sarei qui senza di lei. Quindi, no. Sono sicura che tutto quello che lei fa sia frutto di attenta riflessione, probabilmente ha parlato molto con moltissime persone. Quando vorrà esprimersi, lo farà. No, io sono appena arrivata in questo mondo, quindi…

A proposito specificamente di Azarenka, cosa la rende un’avversaria difficile da affrontare? L’hai mai guardata giocare durante questa settimana?
Ci ho giocato contro una volta al Roland Garros. In realtà, l’ho affrontata due volte, ma quella del Roland Garros è quella più recente che ricordi. Sembra molto in fiducia ora. Si muove bene. Non saprei, cerco di non pensare troppo alla partita successiva appena ne ho terminata una. Ma certamente sarà difficile se dovrò giocare contro di lei.

Sei riuscita a parlare con Wim dopo la partita? Dopo la tua vittoria, si è alzato in piedi ed è sembrato dicesse qualcosa tipo “Wow!”. Non so cosa significasse, ti ha detto cosa pensa del tuo match?
Sì, tutti nel mio team sono molto contenti. Hanno detto tutti che è stata una partita di alta qualità. Sono orgogliosi di me e della mia attitudine durante tutto il match. Non abbiamo parlato in dettaglio, ma sembravano davvero contenti.

Nelle tue manifestazioni di attivismo, hai dichiarato di avere sette mascherine e hai detto che erano troppe. Hai in mente di continuare con questo tipo di prese di posizione anche nei tornei successivi, o è qualcosa di limitato agli US Open?
Non ho piani. Sto solo facendo ciò che penso di essere capace di fare emotivamente. Ho sentito che era la cosa giusta per me da fare in questo momento, quello che doveva essere fatto. Ma non ho progetti per il futuro, anche perché non credo che questa sia una cosa si pianifica, quindi…

Molte giocatrici hanno parlato del clima di incertezza a seguito della pausa di cinque mesi, del fatto che non sapessero che piega avrebbero preso le cose una volta tornate in campo. Tu non hai perso nemmeno una partita dalla ripartenza. Cosa ti è passato per la testa prima che il tennis ricominciasse? Sei sorpresa da tutto ciò che hai fatto oppure avevi già buone sensazioni poco prima del ritorno?
Non sei mai davvero sicuro di come le cose si metteranno. Ma sapevo di aver lavorato al massimo, ho fatto di tutto durante la quarantena per arrivare pronta. Era l’unica cosa che potessi fare. Nella mia prima partita a Cincinnati ero molto nervosa, ma sono stata molto contenta del livello a cui ho giocato. Da lì in avanti, ho cercato di migliorare costantemente. Ora sono qui, quindi…

Dando un’occhiata alle tue statistiche, ogni volta che hai superato il quarto turno di uno Slam, sei arrivata in finale. È raro, nient’affatto normale. Com’è che, quando incominci a vincere una serie di partite, sei in grado di protrarre la serie così a lungo?
Sì, non sono così certa che questa statistica conti molto, perché è soltanto la terza volta che arrivo a questo punto (sorride). Ma sì, direi che più ci si avvicina alla finale, più penso che… onestamente, nessuno si ricorda alcunché, se non il vincitore. Anche se dovesse succedermi, non dico di perdere, ma di non ottenere il mio obiettivo in finale, comunque porterei casa un piccolo trofeo, qualcosa di luccicante. Almeno me ne torno con qualcosa… (sorride). Questa è probabilmente una delle cose che mi motivano di più.

Lasciando da parte la tua avversaria, come ti preparerai il giorno della finale? Cosa farai, in generale?
In tutta onestà, io non dormo durante gli Slam. Quindi, immagino che ci proverò. Probabilmente assomiglierà a qualcosa del tipo: io che sono stesa a letto con gli occhi spalancati e cerco di imporre a me stessa di prendere sonno. E poi, sì, mi allenerò e basta. Cercherò di stare più tranquilla possibile. Ma poi, non lo so, per quanto mi riguarda sono soltanto felice di essere qui. Quindi, mi auguro di giocare bene.

LE RISPOSTE DI OSAKA ALLE DOMANDE DEI COLLEGHI GIAPPONESI

“Onestamente, non ho avuto la sensazione di dominare in nessun momento della partita. Ho avuto la sensazione che ci siano stati momenti in cui ho capitalizzato su dei suoi errori o su alcuni punti di cui avevo molto bisogno.

Penso che, più invecchi, più diventi forte mentalmente; è un qualcosa che impari stando a lungo nel tour e giocando molte partite. Ma in definitiva, il mio obiettivo durante gli ultimi due tornei era di essere più forte dal punto di vista psicologico e di lottare su ogni punto. Questo è quello che mi porterò in finale. Nulla potrà cambiare questo. Onestamente, non importa contro chi giocherò, perché se mi concentrerò su me stessa, non avrò la necessità di cercare troppe risposte all’esterno.


Sì, ero decisamente nervosa. Sentivo come se questa fosse una possibilità che capita una sola volta nella vita. Ho cercato di non pensarci troppo, ho soltanto detto a me stessa: ‘Gioca punto a punto. Se alla fine riuscirai a tenere il tuo servizio, sarà una gran cosa. Se non ce la farai, avrai comunque altre opportunità’.

Decisamente, mi pare di star guadagnando maggior fiducia in me stessa. Sono consapevole che, se si va al terzo set, se riesco a rimanere calma, il risultato potrà essermi favorevole. Direi che questo dipende molto da quanto giochi, perché impari di più quando competi nelle partite.

Una routine? Rispetto alle ultime volte in cui ho vinto dei titoli Slam, non mi sono allenata nei miei giorni di riposo. Ma questo è stato soprattutto per preservare la mia gamba. E poi, ero davvero stanca. Ma non direi di aver stabilito una routine. Per quanto mi riguarda, mi sto rilassando qui. L’ambiente della bolla è differente, non penso troppo alle cose che capitano all’esterno”.

Traduzione a cura di Filippo Ambrosi

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement