Musetti, esordio vincente a Parma con l'Australian Open nel mirino: "Noi giovani dobbiamo dare l'esempio"

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Musetti, esordio vincente a Parma con l’Australian Open nel mirino: “Noi giovani dobbiamo dare l’esempio”

Intervista esclusiva con il giovane azzurro, impegnato nel challenger di Parma. Buona la prima contro Gaio, potrebbe ritrovare Tiafoe al secondo turno. “Sto lavorando tanto dal punto di vista fisico. Mi piace viaggiare, altrimenti non potrei fare questo lavoro”

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Lorenzo Musetti - ATP Challenger Parma 2020 (foto Marta Magni)
 

da Parma, Massimo Gaiba

Dopo la splendida cavalcata di Roma (sconfitto negli ottavi di finale) e il primo trionfo a livello Challenger a Forlì, Lorenzo Musetti è tornato in campo nel Challenger 125 di Parma. Un ottimo esordio per il 18enne di Carrara, che si è sbarazzato di Federico Gaio con un veloce 6-3 6-2. Quattro break per Lorenzo, due per set, contro una sola palla break (non sfruttata) per Federico. Troppo veloce la palla della nostra giovane promessa, troppo vari i suoi schemi, disarmante la sua facilità di gioco. A tutto questo Gaio non è mai riuscito ad opporre una vera resistenza, limitandosi a qualche buona, ma sporadica, giocata. E a un certo punto è apparso pure rassegnato al proprio destino. Musetti ha così commentato: “Credo di aver fatto un’ottima partita da ogni punto di vista. Ho servito con incisività, ho concesso una sola palla break che ho annullato molto bene. E soprattutto ho sempre avuto il controllo del gioco. Oggi sono veramente orgoglioso di me stesso.

Poche ore prima del suo esordio, abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Lorenzo. Si è parlato un po’ di tutto, dall’obiettivo Australian Open al rapporto con il coach Simone Tartatini, passando per la scuola, gli amici e i modelli del passato. Ecco l’intervista completa.


Smaltita l’emozione per la tua prima importante vittoria nel Challenger di Forlì?
Certo, nel tennis bisogna voltare pagina in fretta.

E adesso questo Challenger 125 di Parma, un torneo dall’entry list veramente importante. Per te è una specie di prova del nove. Sai che nello sport si dice che non sia tanto difficile vincere quanto confermarsi.
Lo so, sicuramente sarà un torneo difficile da tanti punti di vista, soprattutto per il tabellone che è degno di un ATP 250. È difficile confermarsi… ma siamo qui per questo.

È molto probabile che nel secondo turno tu debba affrontare di nuovo Frances Tiafoe, che vorrà prendersi la rivincita dopo la sconfitta di Forlì.
Già, però è meglio pensare ad un turno alla volta e questo pomeriggio con Federico Gaio non sarà certo una passeggiata.

Credo non sia lontano il momento in cui parteciperai al tuo primo Slam e senza passare dalle qualificazioni. Ti mancano una quarantina di posizioni per raggiungere il numero magico 104 della classifica ATP che ti consentirebbe l’accesso diretto al main draw.
Sì, diciamo che ormai questo è diventato il nostro obiettivo dopo il balzo di Forlì.

Il tennis degli Slam, con tre set su cinque, è quasi un altro sport. Se ti toccasse una partita di oltre sei ore come quella di Giustino a Parigi?
Penso di essere pronto perché stiamo lavorando tanto dal punto di vista fisico. Certo bisognerà allenarsi ancora di più ma per fortuna prima degli Australian Open ci sarà la preparazione invernale per cui sicuramente arriverò pronto.

Hai sempre detto che i tuoi modelli tra i giocatori in attività sono Tsisipas e Federer. Invece tra i grandi del passato conosci qualcuno? A parte ovviamente Edberg e la sua leggendaria volée di rovescio di cui ti parla in continuazione il tuo coach.
Ho visto la famosa finale di Wimbledon tra Borg e McEnroe. Molto di più mi ha appassionato il periodo in cui Federer dominava con le sue vittorie su Hewitt, Roddick e Safin. Ma sinceramente non è che guardi tanto tennis in TV.

Il tennis è uno sport dove si viaggia molto, ti piace?
Mi piace molto anche perché in caso contrario non potrei fare questo tipo di lavoro.

Quando sei in giro riesci a concederti qualche divagazione turistica?
Con le giuste cautele, andare a mangiare fuori la sera e fare una passeggiata in città credo che non faccia assolutamente male. Anzi ti distrae un po’ dalla routine quotidiana e vedi cose che possono senz’altro servire nella vita.

Nei momenti off cosa ti piace fare?
Ascolto tanta musica e vedo qualche film su Netflix. Anche se in realtà non è che poi siano tanti i momenti liberi. Ad esempio se giochi nel turno serale, prima di scendere in campo ti tocca aspettare l’intera giornata.

Su Netflix segui qualcosa in particolare? So che Sonego è soprannominato Viking perché grande fan di quella serie.
In questo momento non ci sono serie che mi appassionino particolarmente. In passato ho visto “La casa di carta” e “Suits”, ma non passo tanto tempo su Netflix.

Ho letto da qualche parte che ti piace cucinare, corrisponde al vero?
Quando ho tempo, con la supervisione di mia madre e mia nonna, provo a dilettarmi in cucina anche se non sono proprio bravo come a tennis. I risultati sono un po’ diversi. Diciamo però che ho sperimentato tanto durante il lockdown e adesso, visto che vivo da solo a Montecarlo, mi torna utile per non essere costretto a mangiare fuori tutte le sere.

Pratichi o segui qualche altro sport?
Praticare no. Seguo un po’ di calcio ma neanche tanto. Poi mi piace molto la NBA. Tifo Lakers, anzi tifo Lebron James e la squadra dove va diventa subito la mia squadra.

A 16 anni hai fatto la scelta di lasciare la scuola pubblica per seguire dei corsi online. Ti è mancata la vita da “normale adolescente”?
Lasciare la scuola fu una scelta obbligata: due allenamenti al giorno e i viaggi non erano compatibili con una normale routine scolastica. Alla fine però è stata una scelta che mi ha ripagato. E gli amici che avevo li ho ancora, sono riuscito a mantenere un buon rapporto con tutti.

A proposito di amici qui nel circuito hai dei buoni rapporti? Ovviamente come risposta non vale che tu dica Zeppieri.
Beh, Giulio per me è come un fratello. E comunque tra noi italiani andiamo tutti molto d’accordo. Alcune amicizie sono nate a Tirrenia, tipo con Pellegrino e Dalla Valle. Ma anche con gli altri abbiamo un ottimo rapporto, visto che tra l’altro ci vediamo quasi tutte le settimane.

A proposito di Andrea Pellegrino, a Forlì hai giocato in doppio assieme al lui. Per la specialità hai un interesse specifico?
Mi piace giocare in doppio. Poi è ovvio che se arrivi in fondo nel tabellone di singolare (come è successo ad entrambi a Forlì, ndr) la cosa può divenire problematica.

Tu hai definito il tuo coach Simone Tartarini un secondo padre. Con i genitori spesso si litiga.
Sinceramente non è il mio caso. Può capitare di avere qualche scambio di opinioni ma litigate mai avute.

Dunque un rapporto molto solido destinato a durare nel tempo.
Assolutamente, io gli sono molto legato. Lui è come uno di famiglia.

A Forlì dopo la semifinale dicesti che il sudafricano Lloyd Harris avrebbe meritato di vincere. Una dichiarazione che non si sente così spesso e per cui ti faccio davvero i complimenti.
Per come si era messa la partita e per come io stavo giocando, lui si meritava sicuramente la vittoria. Perché non dirlo?

Un’ultima cosa, di cui forse nemmeno ti sei accorto. Eri seduto in attesa della premiazione. Vicino alla tua sedia c’erano due cartacce e una bottiglietta d’acqua. Tu ti sei alzato, le hai raccolte e le hai buttate nel cestino. Un gesto di normale buona educazione che in quel momento, è parso straordinario. Un gesto che ti definisce come persona. Lo chiamerei “l’automatismo della buona educazione”.
Credo che noi giovani, che abbiamo davanti un futuro che ci appartiene, dobbiamo dare l’esempio. Soprattutto verso coloro che ci stimano e che guardano a noi come a un esempio. E poi l’educazione che mi hanno dato i miei, assieme a Simone, è proprio quella. Per me è normale, non lo faccio per farmi notare.

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