Julia Goerges parla del ritiro: "Volevo una vita al di fuori del tennis"

Interviste

Julia Goerges parla del ritiro: “Volevo una vita al di fuori del tennis”

La ormai ex-tennista tedesca ha partecipato al WTA Insider Podcast per parlare della sua decisione

Pubblicato

il

Julia Goerges - US Open 2019 (foto via Twitter, @usopen)
 

Julia Goerges ha annunciato qualche giorno fa il ritiro alla vigilia del trentaduesimo compleanno (che cade il 2 novembre), mettendo la parola fine ad una carriera che l’ha vista raggiungere le semifinali a Wimbledon 2018 e il nono posto delle classifiche, nonché di vincere sette tornei su diciassette finali in singolare (con i fiori all’occhiello di due Premier e soprattutto dell’Elite Trophy del 2017) e cinque su sedici in doppio – ha anche fatto una finale nel misto al Roland Garros del 2014. Negli ultimi giorni, la tedesca ha partecipato al WTA Insider Podcast per parlare della sua decisione, ma anche del successo che ricorda con maggior affetto e del futuro del tennis tedesco quando la generazione sua, di Kerber, di Petkovic e di Lisicki avrà fatto il suo corso.

Onestamente, ogni giocatore dovrebbe essere invidioso della carriera che ha avuto“, ha dichiarato Maria Sakkari.Ha vinto un torneo come Stoccarda, giocato benissimo in tanti Slam ed è anche una grande persona – questa è la cosa più importante per me. Soprattutto ora che ha smesso, questa reputazione è la cosa più importante che possa portare con sé“.

LA SCELTA

In merito a un ritiro che potrebbe sembrare prematuro nel tennis contemporaneo, Goerges ha detto: “Non è stata una decisione improvvisa, era da qualche mese che ci pensavo. Il piano originale era di smettere attorno ai 30 anni, quindi sono riuscita a giocare un po’ più del previsto. Più in generale, però, ho imparato a conoscere anche il mondo al di fuori del tennis. Soprattutto in questo momento, per via di quello che sta succedendo, ho dovuto iniziare a vedere che c’è anche altro nella vita. Ho fatto parte del WTA Tour per 15 anni e ho rinunciato a tante cose che avrei voluto fare, quindi penso che sia arrivata l’ora di passare più tempo con la famiglia e con gli amici. Non significa che lascerò completamente il gioco, ma solo che non parteciperò più alle competizioni. Sto continuando ad allenarmi, ma senza più lo stress dei viaggi e dei tornei“.

Julia ha sempre pensato che avrebbe smesso appena la gioia dello stare in campo non ci fosse più stata, e ha confermato di essersene accorta a partire dalle sessioni d’allenamento: “Il fatto è che ho sempre sentito questo bisogno di migliorarmi e di andare in campo ogni giorno a lavorare duro. A un certo punto, però, ho iniziato a divertirmi giocando per massimo tre o quattro giorni di fila, mentre magari il resto della settimana preferivo non prendere in mano la racchetta e concentrarmi sulla preparazione fisica. Da un certo punto di vista mi ha aiutato, perché colpivo meglio giocando meno e riuscivo a ricaricarmi di più dal punto di vista mentale. D’altro canto, però, ho capito di non poter continuare con questo regime per tutto l’anno, perché non sarei riuscita a raggiungere il livello che mi ero prefissata. Il livello è molto più alto adesso di quanto fosse cinque o sette anni fa, e quindi non avrebbe avuto senso continuare solo per rimanere una Top 100, perché se faccio qualcosa voglio farla al 100 o al 110 percento. Sono sicura che potrei avere ancora successo come doppista, ma non mi interessa, perché credo di aver fatto quello che dovevo fare come giocatrice professionista“.

LA CARRIERA

Per Goerges, l’approccio al tennis a Bad Oldesloe, 25.000 anime, è stato prettamente ludico: “Quando ho iniziato a giocare facevo anche nuoto e danza, quindi a un certo punto ho dovuto decidere se provare a diventare una professionista o meno. Sarò sempre grata ai miei genitori per avermi dato questa possibilità, senza di loro non ce l’avrei fatta. Non avrei mai pensato di raggiungere certi traguardi, era sempre stato solo un sogno per me. La prima barriera da infrangere è stata la Top 100, e da lì è tutto un porsi degli obiettivi sempre più alti. Vengo da una piccola cittadina e non avrei mai pensato di trovarmi a giocare di fronte a migliaia di persone nei più grandi stadi del mondo, ma sono orgogliosa di averlo fatto e non ho rimpianti“.

Ha poi aggiunto: “Credo di aver dimostrato tanto, visto che sono riuscita a riprendermi da una serie di anni difficili e ad arrivare in Top 10 e in semifinale in uno Slam. Secondo alcuni avrei potuto fare qualcosina di più nei tornei più importanti, ma sono soddisfatta di ciò che ho ottenuto, perché anche le sconfitte più dure mi hanno resa la persona che sono adesso. Credo che non si possa maturare se si ottiene tutto facilmente“.

La serenità per la decisione presa è un segno della grande chiarezza che Goerges ha sempre avuto riguardo la propria carriera: “Sono tranquilla all’idea di chiudere qui, perché ho sempre detto che avrei continuato finché avessi continuato a divertirmi; ho avvertito che non era più così e per me va bene. Sono uscita dal campo con un grande sorriso e pensando: ‘OK, questo capitolo è finito’. Amo ancora il tennis, ma non è per tutti e ti fa rinunciare a tante cose, quindi credo che arrivi sempre il momento di prendere in un’altra direzione“.

LA VITTORIA A STOCCARDA

Buona parte dell’intervista si è focalizzata sul Premier conquistato nel 2011, il successo che la mise sulla mappa del tennis che conta, e che forse non sarebbe arrivato se non fosse stata in patria: “Quando ho vinto a Stoccarda nel 2011 ho avuto bisogno di una wild card, perché ero N.36 o qualcosa del genere ma il torneo ha sempre avuto un livello altissimo, e quindi anche un ranking come quello non era sufficiente per entrare in tabellone! Avevo giocato in Fed Cup la settimana precedente con Andrea [Petkovic, ndr], credo contro gli Stati Uniti, e quella competizione è sempre molto stancante, soprattutto se giochi davanti al tuo pubblico e subito dopo devi andare a giocare il torneo più importante di Germania“.

All’inizio della settimana io e mia madre eravamo andate a vedere la vettura che il torneo mette in palio, e le avevo detto: ‘Magari domenica potrò guidarla’. Alla fine ho effettivamente vinto la macchina e sono andata da lei, ‘visto? Te l’avevo detto‘. Quello era stato un momento divertente, ma non avevo mai seriamente pensato di poter vincere“.

Il suo percorso fu tutt’altro che semplice, ma una combinazione di buona sorte e sangue freddo furono sue alleate: “Sono stata anche un po’ fortunata perché Vika Azarenka si è ritirata al secondo turno, e più avanti sono riuscita a vincere dei match molto duri come la semifinale con Sammy [Stosur, ndr], contro cui ero andata sotto 0-30 o 0-40 sul 5-5 al terzo. Quindi ci sono stati tanti momenti cruciali. Per quanto riguarda la finale con Caroline, credo di aver fatto delle buone scelte tattiche, e poi il mio gioco ha sempre funzionato contro di lei. Credo che a lei non sia mai piaciuto affrontarmi, e abbiamo avuto alcune grandi battaglie“.

LE ASPETTATIVE E IL FUTURO DEL TENNIS TEDESCO

Proprio quella vittoria inattesa, però, non le fu di grande aiuto, almeno a posteriori: “Fu un grande torneo, ma credo che mi abbia penalizzato un pochino, perché improvvisamente ero in Top 20 e le aspettative si erano alzate, e non c’era nessuno vicino a me che fosse in grado di consigliarmi o di farmi vedere le cose dalla giusta prospettiva. Quando sei giovane, a volte lasci che i media ti influenzino, una cosa che sono riuscita a gestire meglio nella mia ‘seconda carriera’, quando ho imparato dagli errori commessi in precedenza“.

In Germania, le aspettative sul quartetto Goerges-Kerber-Lisicki-Petkovic sono sempre state molto alte, e questo non ha mai giovato: “All’inizio non mi divertivo in conferenza stampa, perché mi chiedevano sempre quando avremmo avuto successo e quando avremmo vinto uno Slam, e anche dopo che Angie ha iniziato a vincere non è stato abbastanza. Credo che ora la stampa stia iniziando a capire quanto la nostra generazione abbia fatto per il tennis tedesco, pur non avendo ottenuto gli stessi risultati di Steffi, ma lei è una leggenda, la sua carriera è irripetibile“.

Se c’è una cosa che si augura, quindi, è che l’unica a imparare dai propri errori non sia stata lei: “Ora non ci sono rimaste molte stagione, e credo che sarà interessante vedere cosa combineranno le giovani che verranno dopo di noi, perché credo che bisognerà dare loro molto tempo e rendersi conto che non è normale avere così tante giocatrici forti nello stesso periodo, quindi non bisogna mettere troppa pressione su chi verrà, soprattutto se fosse una giocatrice sola. Per noi era più facile perché eravamo in quattro, ma comunque a volte ci infastidiva ricevere sempre quelle domande. Quindi spero che alle giovani venga dato il tempo di crescere, ma so che le aspettative sono sempre elevate, come in ogni altra nazione“.

In questo momento, il futuro del tennis femminile tedesco non sembra troppo roseo. Le prime quattro quattro giocatrici tedesche del ranking sono anche le più anziane (Kerber e Siegemund in top 100, Petkovic e Maria appena fuori) e tra le under 21 ce n’è soltanto una in top 500 – Jule Niemeier.

Mentre non è ancora sicura di ciò che farà precisamente, Julia Goerges è conscia di avere ancora bisogno di stimoli: “Voglio comunque continuare a fare qualcosa per tenere attivo il cervello: quando giochi vedi palline da tennis 24/7, gira tutto attorno a questo lavoro, ma adesso è arrivato il momento di fare altro, magari di essere creativa“. Non si può che augurarle buona fortuna.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement