Le conseguenze della pandemia: senza l'Asia la WTA è in rosso fisso

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Le conseguenze della pandemia: senza l’Asia la WTA è in rosso fisso

Su L’Equipe un’inchiesta che mette in luce le difficoltà economiche del circuito femminile, che con la pandemia ha visto svanire la metà dei suoi introiti

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Selfie di gruppo a Shenzhen - WTA Finals 2019 (foto @WTAFinals)
 

Giorni duri, senza l’Asia, per la WTA. Da anni il circuito femminile ha scelto di prendere il largo con il vento d’Oriente, che ha portato anche un’abbondante pioggia di dollari. Un meccanismo però collassato nell’anno del Coronavirus, in cui è stata forzatamente cancellata la parte finale della stagione. La più redditizia. Anche e soprattutto grazie al Master di Shenzhen, quello che ha portato nelle casse della WTA un miliardo di dollari per un appalto decennale e ha fatto registrare nella passata edizione – la prima, dopo gli anni di Singapore – il record di montepremi: 18 milioni di euro, di cui quasi 4,5 bonificati sul conto della vincitrice Ashleigh Barty.

Quando il governo cinese ha annunciato il 24 luglio la cancellazione di tutti i tornei in programma fino a fine anno, la WTA ha visto crollare la metà dei suoi ricavi. Nel 2019 i tornei in Asia – tenendo da parte il Master e il Master B di Zhuhai – hanno generato complessivamente una dotazione di montepremi da 13,78 milioni di dollari. Si è giocato a Taipei, Seoul, Tianjin, Pechino (7,6 milioni, il più ricco), Wuhan, Nanchang, Zhengzou, Tokyo e Guangzhou.

L’INCHIESTA – In questi giorni L’Equipe ha acceso la luce sui giorni difficili che sta vivendo il lato rosa del tennis mondiale, descrivendo senza mezzi termini un movimento devastato economicamente. La WTA avrebbe negoziato con Shenzhen una forma di risarcimento e l’estensione del contratto per un altro anno, ma – si legge sul quotidiano francese – “il salvadanaio rimane vuoto“. Dal Roland Garros in poi, 17 tornei (di cui 13 in Asia) hanno gettato la spugna. Sono rimaste le briciole di Ostrava e Linz, insieme agli ITF in cui le giocatrici si affollano per provare a recuperare qualcosa. È la crisi di un modello che non può funzionare senza le entrate da ticketing, sponsor e con diritti televisivi di minore entità rispetto al circuito maschile.

GLI SLAM AL CENTRO – Le federazioni più ricche come la FFT hanno strutturato un piano di ripresa, ma l’edificio si regge sui pilastri rappresentati dagli Slam. Nataly Dechy, che si occupa per il Roland Garros dei rapporti con i giocatori, ha fatto i conti con il quotidiano francese: “Per le donne ancor più che per gli uomini, il circuito risulta drogato dai proventi degli Slam che forniscono alle giocatrici un buon 60% del reddito annuale“. Un canale di finanziamento rimasto aperto anche nel 2020 (a eccezione di Wimbledon), ma comunque riservato solo alle giocatrici di prima fascia che riescono ad accedervi, mentre le altre hanno sofferto il deserto del calendario. Un esempio: nel 2019 Alize Cornet ha giocato in totale 48 match, ma i sei disputati negli Slam le hanno garantito più della metà – nei calcoli de L’Equipe – degli oltre 553mila dollari guadagnati.

La situazione di crisi è stata meglio ammortizzata dal circuito maschile – ha proseguito Dechy – dove sono stati inseriti anche eventi extra come Nur Sultan o Colonia. Se l’ATP ha fornito supporto finanziario per il regolare svolgimento del torneo di Bercy, la WTA non ha la forza per permetterselo“.

INCERTEZZA – Pascal Biojout, direttore dei tornei di Lione e Limoges, non ha difficoltà a spiegare come circa il 40% del budget dei due eventi dipenda da biglietteria e villaggio ospitalità, solo il 15% dai 250mila euro incassati dai diritti televisivi. Limoges, teoricamente in programma dal 14 al 20 dicembre, è saltato a causa della quarantena obbligatoria imposta a chi andrà all’Australian Open. Per Lione c’è la possibilità di calendarizzarlo a fine febbraio, ma comunque bisognerà fare i conti con l’inevitabile taglio del budget. “L’incertezza generata dalla pandemia sta mettendo in luce tutte le difficoltà del settore – ha dichiarato – di cui parliamo ogni settimana in videoconferenza con il presidente WTA Steve Simon. Come molti altri settori economici, il tennis femminile è in balia del Coronavirus e spera in un vaccino“.

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