Roland Garros: Djokovic-Nadal, 3° set da cineteca. Macchè overdose! 58 duelli non ci bastano [VIDEO]

Editoriali del Direttore

Roland Garros: Djokovic-Nadal, 3° set da cineteca. Macchè overdose! 58 duelli non ci bastano [VIDEO]

PARIGI – Alla fine Nadal l’invincibile non ne aveva più. Stroncato fisicamente, ma prima tecnicamente. Ora Nole è a un tiro di schioppo dallo Slam n.19, da Nadal e Federer. Ma nessuno ha vinto più di Tsitsipas quest’anno

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Rafael Nadal e Novak Djokovic - Roland Garros 2021 (ph. ©Cédric Lecocq _ FFT)
 

Io non sono proprio così sicuro che vedrò un’altra partita così. Eppure di partite epiche – che dite? – credo di averne viste davvero tante. Potrei non vederne più così, in particolare, fra Djokovic e Nadal. Il film del terzo set nel regno di Nadal secondo me andrebbe fatto vedere e rivedere in tutte le scuole tennis.

Pur avendo apprezzato a sprazzi anche quella vinta in cinque set da Tsitsipas su Zverev (6-3 6-3 4-6 4-6 6-3 in 3h e 36 m), con il greco che ha dimostrato di possedere un tennis più completo rispetto al tedesco e se non si fosse distratto con tre errori gratuiti nel secondo game del terzo set secondo me avrebbe potuto “uccidere” il match in tre set, mi riferisco alla seconda semifinale, quella finita una decina di minuti dopo le 23, e che Novak Djokovic, vittorioso dopo quattro ore e 11 minuti (3-6 6-3 7-6 6-2) ha definito “la mia miglior partita di sempre al Roland Garros, la più bella ed emozionante, una delle mie tre migliori partite di sempre in carriera”.

Sono frasi pronunciate da uno che ha vinto 18 Slam e che di partite ne ha giocate… soltanto 1.155 nel circuito maggiore (960 vinte con ieri sera, 195 perse).  Avrà esagerato lui, esagero io? Per carità, può essere, però al ritmo in cui ho visto giocare contemporaneamente questi due fenomeni ieri sera, scambi, angoli, pallate, finezze, dal secondo set in poi, non ho ricordanza sulla terra rossa. Eppure credo di avere buona memoria. Certo la finale Lendl McEnroe del 1984 fu fantastica, la semifinale vinta da Nadal su Djokovic 9-7 al quinto nel 2013, forse Wawrinka-Djokovic nel 2015, ma era tutto un altro genere di partite, perfino quella citata del 2013 fra gli stessi contendenti.

Leggendo su Ubitennis nella cronaca di Vanni Gibertini che secondo lui il match “non è stato per lunghi tratti straordinario dal punto di vista tecnico” – e come detto io sono d’accordo per buona parte del primo set, nel quale Djokovic è partito malissimo, subito sotto 5-0 anche se nei primi due giochi aveva avuto la palla game e anche per l’ultima parte del quarto, perché Rafa negli ultimi game proprio non ne aveva più… –  a me viene il dubbio di essermi lasciato trasportare dalle emozioni, dall’atmosfera fantastica grazie al pubblico finalmente ritrovato. E anche, forse, dall’emozione di scoprire che anche Rafa Nadal può perdere al Roland Garros perfino se gioca bene. Anche se lui, ecco perché è umano, penserà che avrebbe potuto giocare meglio, subire di meno.

Ma, incluso il finale del primo set e l’inizio del quarto, quei due set centrali sono stati, a parer mio, giocati a un ritmo e a una intensita tale, davvero disumani, che per forza chi aveva subito di più il gioco avrebbe dovuto scoppiare. E ciò a prescindere, a parer mio (quindi discutibilissimo), dall’aspetto anagrafico, dai 35 anni di Rafa che oggi mi aspetto in tanti tirino fuori. Mi direte che due set e mezzo di una partita tre su cinque e chiusa in quattro non possono essere dipinti come un intero match davvero memorabile, e forse ci avete ragione. Ma io continuo a valutarlo eccezionale.

Certo il tennis è uno sport di centimetri e non sempre si possono cogliere senza… il metro. Basta che uno tiri più corto o meno angolato di un paio di centimetri in dieci punti importanti e l’equilibrio si sposta senza che se ne possa avere l’immediata percezione. L’ho scritto altre volte: se seguiste una gara di salto in alto e la TV non vi facesse vedere a che altezza viene messa l’asticella, sareste in grado di distinguere un salto record da uno inferiore di tre centimetri e che quindi non lo è? Basterebbe l’eleganza di un salto a farvi capire che quel salto è migliore di quell’altro?  

Parlo di stile, di eleganza, e subito mi viene in mente il più stiloso di tutti, Roger Federer. Fantastico giocatore sull’erba, mille volte grandissimo anche sulla terra rossa dove per tanti anni è stato secondo solo a Nadal – e questa inferiorità l’ha fatto passare ingiustamente per uno che sulla terra non vinceva abbastanza – ma, per intendersi, io Federer sulla terra rossa non l’ho mai visto giocare così come questi due ieri sera. Come intensità ritmo, recuperi, spinta, cioè tutti quegli aspetti del match di ieri sera messi insieme che mi hanno fatto scattare in piedi un sacco di volte, al colmo dell’ammirazione e dell’incredulità giocare?

So bene che per aver scritto questo molti la considereranno una provocazione, salteranno sulla sedia come morsi da una tarantola e mi daranno del matto, dell’anti-Federer, del nadaliano, del diokoviciano. Pazienza. La penso così, anche non mi ritengo davvero infallibile. Anzi. Eppure anche questi due fenomeni, quante volte li avrò visti? Dovrei mettermi a contarli, ora che Djokovic conduce 30 a 28 i confronti diretti, ma i 17 match giocati negli Slam li ho visti tutti (10 a 7 le vittorie per Rafa dopo ieri) e secondo me su 58 me ne possono essere sfuggiti quattro o cinque, perché salvo cinque quarti di finale e quattro sfide di Round Robin (tra Finals e Davis) gli altri duelli sono sempre stati tutte finali o semifinali.  

Rafael Nadal e Novak Djokovic – Roland Garros 2021 (via Twitter, @rolandgarros)

Certo posso ritenere che il Nadal di qualche anno fa avrebbe retto meglio fisicamente, perché alla fine Djokovic lo ha proprio stroncato sul fisico facendogli fare il tergicristallo, giocando un match tatticamente perfetto, soprattutto con i cross stretti di dritto che hanno martellato il maioechino impedendogli di girare attorno alla palla per colpire di dritto. Se il merito è di Marian Vajda complimenti a lui. Anche se poi le tattiche vanno sapute eseguire.

Ma se Rafa ha subito il tennis di Djokovic e il “golpe” c’è stato, non si può dire che ciò sia accaduto perché lui abbia incontrato una cattiva giornata, come gli era capitato con Rublev a Montecarlo. Nel quarto set, pur essendo andato avanti di un break, Rafa non ne poteva proprio più, perché Djokovic sembrava quello del 2011 quando batté Rafa sette volte di fila, cedendogli appena sei set fra Indian Wells e la famosa interminabile finale di Melbourne 2012 (7-5 al quinto, 5 ore e 53 minuti. In quella serie lo batté anche a Madrid (7-5 6-4) e a Roma (6-4 6-4), quindi sulla terra battuta. Fino a Montecarlo 2012 non ci avrebbe più riperso.

Allora in tanti, ricordo uno per tutti Gianni Clerici, si persuasero che Novak fosse in assoluto più forte di Rafa per il fatto di possedere due colpi da fondocampo ugualmente efficaci al cospetto di Rafa che aveva invece uno straordinario e unico dritto ma non un altrettanto straordinario rovescio. Poi negli anni Rafa è migliorato tantissimo di rovescio (e col servizio) ed è diventato sempre più completo fino a chiudere il gap. E sulla terra nessuno, nemmeno Djokovic che ora è l’unico ad averlo battuto due volte al Roland Garros ma ancora deve vincere il torneo per la seconda volta, mentre Rafa lo ha vinto 13 volte, poteva considerarsi alla sua altezza.

Ora, così fragili sono le credenze umane, già c’è chi dice che Rafa non vincerà più il Roland Garros, che la sua leggenda si è conclusa ieri. Ebbene, io proprio non credo che sia così. Se fino a ieri era il favorito dei più, può bastare una sconfitta a darlo per spacciato nel 2022 sul suo campo?

Ora, a leggere il punteggio, si può anche pensare che sia stata una sconfitta piuttosto netta. Ma chi la pensa così dimentica che Rafa sul 6-5 per lui del terzo set ha avuto un set point. Lì Djokovic ha avuto un coraggio da leone giocando, dopo essere ricorso alla seconda di servizio (non avrebbe potuto attaccarla di più Rafa?) una smorzata bellissima e vincente, quasi che avesse cancellato dalla sua mente le precedenti smorzate boomerang, finite malissimo.

Poi Nole ha vinto il tie-break che ha finito per spostare quasi definitivamente l’equilibrio, dopo che sul 4-3 Rafa si è mangiato una volée facilissima al termine di uno scambio magnifico, incredibile, in fondo al quale forse è arrivato poco lucido dopo corse e rincorse sue e di Nole da far arrossire Usain Bolt. Lì è girato il match. Stefano Semeraro che seguiva la partita vicino a me mi sarà testimone del fatto che all’inizio del tie-break gli ho detto: “Chi vince questo set al 90% porta a casa la partita”. Niente di geniale, sia chiaro, ma lo sforzo di tutti e due era stato tale perché il perdente di quella frazione non subisse un contraccolpo psicologico terribile.

Per un attimo, nel caos della situazione, il pubblico che gridava e scandiva in coro a più riprese “On ne s’en ira pas!” (“Non ce ne andremo!”) e “Dimission Forget!” “Dimission Guy”), perché oramai erano le 22:40, l’ora in cui per Djokovic-Berrettini era stato evacuato lo Chatrier, e si è temuta una nuova sospensione e il “tutti a casa”. Sarebbe scoppiata una seconda Rivoluzione Francese, ve l’assicuro. La partita era talmente bella che nessuno voleva mollarla lì. La gente ha visto uscire Djokovic e ha cominciato a fischiare temendo il peggio. Due minuti primi i colleghi dell’Equipe, seduti davanti a me, mi avevano avvertito: “Il Governo ha decretato il permesso a continuare con il pubblico!”.

Ma la gente non lo sapeva, così quando lo speaker ha cominciato a parlare per annunciare la lieta novella, tutti hanno preso a fischiare, urla che non vi dico, coprendo la sua voce. Finché qualcuno ha sentito e ha cominciato ad esultare, ad abbracciarsi. Il ghiaccio era stato rotto. Al terzo tentativo lo speaker è riuscito a farsi sentire.

Beh, sembrava avesse fatto gol la Francia al Parco dei Principi. Anche coloro che, più rassegnati, si erano avviati verso le uscite sono ritornati giubilanti ai loro posti. Pregustando magari altri due set di spettacolo straordinario. E quando Djokovic è rientrato in campo qualcuno lo ha fischiato, ritenendo erroneamente che lui avesse preso la strada degli spogliatoi per… facilitare l’evacuazione generale. Come era accaduto con Berrettini (che ora potrebbe fare causa al Governo francese! Scherzo eh, però perché per Nadal sì e lui no? Vabbè scherzo ancora, anche se sono sicuro che Matteo un pensierino del genere lo avrà fatto).

La gente ha cominciato allora a cantare “Merci Macron, merci Macron!”. E anche così, a volte, che si guadagna il consenso popolare. Erano contenti della decisione gli spettatori, i media, le TV, i telespettatori, i giocatori. Di tennis a spalti deserti non se ne può proprio più. Insomma, come dicevo all’inizio, chissà se rivedrò sulla terra rossa – perché è un tennis diverso da quello sul cemento e sull’erba – un Djokovic-Nadal di questo livello. Io che alla vigilia temevo l’overdose da Djokovic-Nadal dopo 57 capitoli della loro telenovela, ora mi dispero all’idea che possa essere stata l’ultima. Che banderuola! Ma sapete che i due si sono affrontati in totale per 139 ore? Sì, qualcuno ha fatto le somme della durata dei loro incontri in 15 anni. Un pazzo. Cui sono grato.

Rafa ha mancato l’occasione di raggiungere il 29 pari, e forse di staccare Roger Federer nel conto degli Slam vinti. Mentre Novak ha sulla sua strada Tsitsipas, ma se lo batterà sarà per la prima volta – con 19 Major – a un solo passo dalla vetta dei 20 Slam di Roger e Rafa e in piena corsa per la famosa questione del GOAT. Anche se dubito fortemente che al Roland Garros gli venga mai eretta una statua alta tre metri come è stato fatto per Rafa Nadal. Se anche dovesse vincere il suo secondo Roland Garros, diventando così il primo giocatore dopo Rod Laver ad aver vinto due volte tutti gli Slam, Novak non potrà mai vincerne tredici.

Poiché neppure Novak è più un bambino (34 anni) viene da chiedersi se questo sforzo di 4h e 11 m e con tante tensioni, che fa seguito a quello compiuto con Berrettini (3h e 28 m), potrà minarne la freschezza domenica alle 15 quando affronterà in Stefanos Tsitsipas il primo greco della storia a giocare una finale di Slam, il più giovane con i suoi 22 anni dacché Andy Murray giocò la sua prima finale Slam all’Australian Open 2010, nonché il più giovane al Roland Garros dopo il ventiduenne Nadal nel 2008.

Non è la prima volta che mi trovo a giocare una finale di Slam dopo una grande battaglia in semifinale, non sono proprio fresco adesso, ma le mie capacità di recupero sono piuttosto buone” ha detto Djokovic perché Tsitispas non si illudesse di trovarsi di fronte un guerriero dimezzato, ferito. Su come Tsitsi abbia raggiunto la finale vi rimando all’eccellente cronaca di Antonio Ortu. Però il livello tecnico della prima semifinale, paragonato alla seconda, mi è parso decisamente inferiore. L’ha vinta il giocatore capace di fare più cose, di venire a rete a prendersi i punti importanti. Ma se non avesse annullato le tre palle break d’inizio quinto set non so come sarebbe andata a finire.

Stefanos Tsitsipas – Roland Garros 2021 (via Twitter @rolandgarros)

I precedenti parlano a favore di Novak, 5-2 e due vittorie sulla terra rossa. La prima qui a Parigi per 6-1 al quinto in una delle tre semifinali Slam fin qui perse dall’ateniese, ma nella seconda a Roma poche settimane fa, Tsitsipas, che lunedì sarà comunque n.4 del mondo – è stato a un passo dal vincere in due set e anche in tre. Nole starà in guardia. Nessuno ha vinto più di Tsitsipas quest’anno sulla terra rossa: 22 vittorie a fronte di 3 sole sconfitte (una a Barcellona con il match point con Nadal, l’altra con Djokovic a Roma 4-6 7-5 7-5 e poi con Ruud a Madrid).

Per le interviste dei protagonisti delle semifinali di ieri, Ubitennis vi offrirà come al solito la traduzione nel corso della mattinata. Oggi Ladies Day, mi aspetto, da Pavlyuchenkova (n.32 Wta) e Krejickova (n.33 e non è uno scherzo, ma uno stranissimo caso), che non si sono mai incontrate e due delle tante “ova” del circuito WTA, una battaglia più di nervi che di grande spettacolo. D’altra parte nessuna delle due aveva mai raggiunto neppure una semifinale d’uno Slam – eppure la Pavlyuchenkova di Slam ne ha giocati 52! –  che aspettarsi da una finale… se non che a vincerla, per la sesta volta consecutiva a Parigi, sarà una regina inedita, mai incoronata?

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