Perché quello delle wildcard è un sistema ingiusto

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Perché quello delle wildcard è un sistema ingiusto

Il Guardian ha raccontato l’uso delle wild card come merce di scambio per giocatori e federazioni. Diversi casi noti, da Tsitsipas a Clijsters, da Osaka a Djokovic

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Stefanos e Petros Tsitsipas - ATP Rotterdam 2021 (foto via Twitter @abnamrowtt)
 

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Allo scorso torneo di Marsiglia, conclusosi a metà marzo, scorrendo i nomi presenti al primo turno ne risaltava uno piuttosto blasonato: Tsitsipas. Anziché riferirsi al numero 5 al mondo Stefanos [già al secondo con un bye, ndr], però, il cognome era quello del fratello minore (numero 970 del ranking), che era solito competere ad un livello ben inferiore nel circuito ITF. Petros Tsitsipas, 20 anni, ha infatti ricevuto una wild card per il tabellone principale: il suo esordio nel torneo, tuttavia, è stato da dimenticare, visto che è stato annientato in 45 minuti circa dal numero 52 al mondo, Alejandro Davidovich Fokina; la distanza in classifica tra i due non a caso era abissale, circa 920 posizioni di differenza in favore dello spagnolo. ADF ha uno dei peggiori servizi dell’intero circuito maschile, come evidenziato dalla centosettesima posizione (su 111 totali analizzati) per numero di turni di battuta mantenuti nella scorsa stagione [secondo i dati ATP, ndr]: ebbene, contro di lui Petros è stato in grado di vincere solo tre punti in risposta nell’intero match.

Un episodio del genere ha chiaramente attirato le ire degli addetti ai lavori (e non solo), i quali puntavano il dito contro il minore dei due fratelli, reo di aver guadagnato un posto in tabellone soltanto grazie alla sua famiglia. Stefanos è prontamente sceso in campo a difendere l’onore del fratellino, descrivendo l’intera discussione come “ingiusta”, ma il direttore del torneo, Jean-Francois Caujolle, ha in seguito ammesso che Petros ha ricevuto la wild card in virtù del supporto che la sua famiglia ha garantito all’organizzazione.Penso sappiate che Stefanos ha richiesto la metà di quello che avrebbe potuto guadagnare altrove”, sono state le sue parole.

Quello appena riportato è solo un esempio dell’assurdo sistema delle wild card assegnate nel tennis, dove gli slot in tabellone sono utilizzati come vere e proprie merci di scambio per fare favori ai colleghi organizzatori o alle federazioni amiche, e dove a perderci sono sempre tennisti promettenti provenienti da Paesi “minori”.

Il nepotismo è radicato nel mondo del tennis. Marko Djokovic, il fratello minore di Novak con un best-ranking in carriera di N.571, ha ricevuto ben otto wildcard in tornei ATP, perdendo tutte le volte. Elke Clijsters, la sorella dell’ex numero uno Kim ed attuale concorrente della versione belga di “The Bachelorette”, ne ha ricevute sette (anche qui tutte sconfitte), nonostante in carriera non si sia mai spinta oltre la posizione N.389. Jaslyn Hewitt, sorella del campione australiano Lleyton, ne ha ricevute una dozzina su suolo amico e quattro oltreoceano. Nel 2019 Mari Osaka, sorella di Naomi e recentemente ritiratasi dall’attività professionistica, ha ricevuto una wild card nel torneo di Miami grazie all’affiliazione con la IMG, proprietaria del torneo che annovera l’Osaka più famosa tra i suoi clienti.

La strategia che si è vista per alcune di queste “concessioni” è molto simile a quella usata con la famiglia Tsitsipas (ossia attirare un numero di giocatori importanti al proprio torneo 250 o 500, risparmiando sul gettone di partecipazione). In alcuni casi i giocatori sono stati letteralmente ingaggiati dalla propria famiglia, come nel caso del torneo di Belgrado organizzato dai Djokovic e dove Marko ha ricevuto varie WC, oppure in quello della N.492 al mondo, Emma Navarro, beneficiaria di una wildcard al recente torneo di Charleston organizzato dal padre, il miliardario Ben Navarro.

Voci di compravendite di wild card, o del loro utilizzo per secondi fini, ci sono sempre state, in particolare per gli eventi ATP 250; spesso questo discorso si intreccia con quello delle squalifiche. Lo scorso febbraio, al torneo 250 di Cordoba, in Argentina, due wild card su tre sono state assegnate a Nicolas Kicker e Nicolas Jarry: ebbene, il primo aveva appena scontato una squalifica per match-fixing, il secondo per doping (Ubitennis ne aveva parlato in questo articolo, ndr).

Nicolas Jarry – ATP 250 Cordoba (foto via Twitter @CordobaOpen)

Il nocciolo della questione è che questo sistema dovrebbe aiutare le nazioni emergenti dello sport, e invece finisce per arricchire sempre gli stessi. Gli Stati con un maggior numero di tornei offrono le migliori opportunità ai giocatori; il Roland Garros, l’Australian Open e lo US Open si organizzano in proprio e si scambiano favori a riguardo ogni anno.

Va detto che non sempre le wild card equivalgono a un successo sicuro, anzi, come dimostrano le 71 opportunità concesse all’ex promessa del tennis a stelle e strisce Ryan Harrison. Per i giocatori provenienti da Paesi meno “importanti” non resta che accettare la situazione e magari usarla come motivazione per trovare il successo in altro modo. Clara Tauson, una delle giovani tenniste più interessanti nel panorama WTA, oltre che unica rappresentante dei colori danesi nelle prime 800 posizioni del ranking WTA, dice: “Si assiste a queste scene ogni settimana, di giocatori che ricevono wild card in continuazione e tu pensi, ‘perché non a me?’ Ma alla fine credo che questa cosa mi faccia bene, perché mi spinge a lavorare duro per guadagnarmi il posto in tabellone… credo sia meglio così. In questo modo tutto dipende da me e nessun altro”.

Il Paese scandinavo, abbastanza a sorpresa, ha prodotto due ottimi prospetti recentemente, ma mentre Tauson si è sudata la scalata alla Top 100, Holger Rune, diciassettenne e N.323 al mondo, si vede facilitato il compito. Infatti, sin dal mese di marzo si è visto assegnare ben sette wild card (su otto partecipazioni complessive a tornei ATP), di cui una per il prestigioso 1000 di Montecarlo. Il motivo di questa “predilezione” si spiega nell’influenza esercitata dai suoi sponsor e dalla rinomata Academy francese dove il ragazzo si allena.

In uno sport individuale come il tennis, dove la differenza tra i guadagni degli atleti è enorme, ogni posto in tabellone conta, per cui i tennisti che hanno una classifica più deficitaria si danno battaglia per conquistarne uno. Affinché lo sport possa funzionare in modo più professionale possibile, le decisioni importanti dovrebbero tenere un certo standard. Ecco perché, così come gli atleti sono tenuti a giustificare il ritiro da un torneo, allo stesso tempo anche gli organizzatori dovrebbero essere tenuti a spiegare le ragioni delle loro scelte sulle wildcard. L’auspicio è per una maggiore regolamentazione dell’intero sistema, e per uno sforzo maggiore al fine di garantire ai giocatori più talentuosi, ma senza le “conoscenze” adatte, di giocare partite di livello più alto, di modo da far sì che il tennis sia davvero uguale per tutti.

Traduzione a cura di Antonio Flagiello

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