US Open, Djokovic: "È difficile riflettere sui traguardi raggiunti quando sei ancora in corsa"

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US Open, Djokovic: “È difficile riflettere sui traguardi raggiunti quando sei ancora in corsa”

Il n. 1 del mondo si prepara per Berrettini: “Se serve bene è uno tosto”. E racconta del primo match in uno Slam… col ciuffo colorato

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Novak Djokovic - US Open 2021
 

Per il terzo match su quattro in questo torneo, Novak Djokovic ha perso un set e come accaduto contro Nishikori, anche contro Brooksby si è trattato del set di apertura. Alla fine il serbo ha ribaltato la situazione senza troppe difficoltà e lo conferma il 1-6 6-3 6-2 6-2 finale. A favore del giovane americano deve aver giocato anche il fatto che Nole era un po’ ignorante a proposito del suo avversario. “Non ci avevo mai giocato. Non l’ho visto giocare troppe volte, solo poche partite negli ultimi mesi. Non ho seguito la sua carriera prima, quindi non sapevo molto di lui. Ho dovuto fare i compiti e delle analisi sul suo gioco. È diverso scendere in campo per la prima volta contro qualcuno che non ha davvero nulla da perdere. È un giocatore giovane, di talento, molto furbo. Ha il gioco davvero completo. Era carico e aveva la folla che lo sosteneva ovviamente”.

Commentando poi il match ha aggiunto: “Ha giocato un primo set perfetto. Tutto quello che aveva intenzione di fare lo ha eseguito perfettamente. Da parte mia, stavo solo cercando di trovare un ritmo, cercando di leggere il suo gioco, cercando di capire dove potessi trovare buchi e iniziare ad attaccare e spostare l’inerzia dalla mia parte. Abbiamo avuto alcuni scambi molto, molto lunghi ed entrambi li abbiamo pagati a livello fisico. Ma sono riuscito a trovare i servizi giusti. Ho servito in modo efficiente quando ne avevo bisogno, aprendo il campo. Il terzo e il quarto set sono stati davvero molto buoni da parte mia. Mi sentivo più dominante. Ho diminuito gli errori non forzati che erano davvero alti nella prima parte del match. Non è stato un buon inizio. Ma tutto sommato, mi aspettavo la battaglia e l’ho avuta. Sono contento di averla superata.

Il 20enne californiano ha avuto un’esplosione di risultati negli ultimi mesi come dimostra la finale sull’erba di Newport e la semifinale sul cemento di Washington. Attualmente Jenson Brooksby è numero 6 nella Race to Milan quindi con ogni probabilità lo vedremo in Italia alle Next Gen Finals, e col suo gioco inusuale arricchirà lo spettacolo. “Assorbe molto bene il ritmo, soprattutto di rovescio. Mi ricorda Florian Mayer che aveva questo slice a due mani, un giocatore molto intelligente” ha spiegato Djokovic, visibilmente stupito.

“Forse non è il miglior giocatore, ma Mayer è riuscito a giocare abbastanza bene sui grandi palcoscenici contro i giocatori che cercano di spingere la palla e in qualche modo dettare il gioco, stare vicino alla linea. Brooksby mi ricorda molto lui, ma penso che sia più bravo nei movimenti di Mayer. È giovane. Ha 20 anni. Ha un sacco di tempo. Ha dimostrato anche maturità mentale in campo. Considerando le circostanze, la sua prima partita all’Arthur Ashe Stadium, contro di me, sessione notturna, penso che si sia comportato molto bene. Era motivato e ha fatto del suo meglio. Devo congratularmi con lui e dire che sono rimasto impressionato dal suo gioco ma anche dal suo comportamento. Sì, penso che lo vedremo molto in futuro. Voglio dire, ha i mezzi. Ora, ovviamente tutti i pezzi vanno messi insieme, ha un gioco non ortodosso, usa molto il suo tocco. Ma è intelligente e sa come fare punti”.

Prima di passare al prossimo match, c’è stato un piccolo revival per il numero 1 del mondo in cui ha tirato fuori dagli archivi un episodio di inizio carriera. “Uno dei ricordi più profondi è dell’Australian Open 2005, quando mi sono qualificato e ho giocato la sessione notturna contro Safin sul campo centrale. Mi stavo tagliando i capelli quel giorno e la parrucchiera mi ha chiesto ‘vuoi fare qualcosa di speciale per stasera?’ Ho detto ‘cosa stai suggerendo?’ ‘Forse dovremmo colorare il tuo ciuffo’ ha risposto. Non l’avevo mai fatto in vita mia. Così ho detto, ‘sai cosa? Perché no?’ Avevo 17, 18 anni. Se ho intenzione di andare su un palcoscenico del genere, tanto vale farlo con stile. Non è stato molto soddisfacente per mia madre vederlo. La conversazione che abbiamo avuto dopo non è stata eccezionale per me, ma ci siamo fatti una bella risata. Sembrano secoli fa, e lo è”.

“Insomma, sono passati ormai 16 anni dalla mia prima partita del Grande Slam sul campo centrale, la prima partita ufficiale del tabellone principale. È passato un po’ di tempo. Ma che bel viaggio. Voglio dire, è difficile riflettere su tutto ciò mentre sei ancora, diciamo, sull’autobus e stai ancora viaggiando. È un po’ difficile. Le persone tendono a chiedermi, ‘come ci si sente? Comprendi cosa hai fatto? Pensi a tutto il viaggio?’ Certo, lo faccio. Ma il tennis è uno sport tale che devi davvero voltare pagina il giorno dopo. Hai finito con questo torneo. Qual è il prossimo? Qual è la prossima sfida? Qual è il prossimo obiettivo che devi raggiungere? Dove stai andando? Non hai molto tempo ed energie per riflettere su tutto quello che hai passato. Ma cerco di esserne grato. Certo, apprezzo ogni singolo passo del viaggio. Un giorno, ovviamente, quando non giocherò più a tennis professionistico, probabilmente avrò una prospettiva un po’ più ampia sulle cose e capirò un po’ meglio quello che ho passato”.

E ad attenderlo alla prossima fermata di questo viaggio c’è Matteo Berrettini, il quale da un po’ di tempo a questa parte ha iniziato a percorrere diversi tratti insieme a lui. Il martello del tennis. Accanto a del Potro, probabilmente il colpitore più forte col servizio e dritto. È letale con la battuta e il colpo successivo. Si è già affermato come un top player. Senza dubbio, credo che abbia giocato la semifinale qui un paio di anni fa, la finale a Wimbledon. Quello è stato un match difficile in quattro set. Se serve bene è uno tosto. È dura su qualsiasi superficie affrontarlo. Di recente ho avuto alcune partite molto tirate con lui al Roland Garros e a Wimbledon. Giocheremo il terzo Grande Slam di fila uno contro l’altro. Speriamo che il risultato sia lo stesso dei due precedenti. Il tennista romano però ci ha tenuto a far sapere che, quanto meno sotto l’aspetto mentale, i passi in avanti sono stati fatti eccome.

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