ATP FINALS - Il contropiede del CTS (capienza ridotta al 60% dal 75%) spiazza FIT e acquirenti dei biglietti

Editoriali del Direttore

ATP FINALS – Il contropiede del CTS (capienza ridotta al 60% dal 75%) spiazza FIT e acquirenti dei biglietti

La Fit li aveva venduti in overbooking. Superficiale ottimismo? La Stampa di Torino scrive: “Gigantesca figuraccia planetaria”. Imputati FIT, Governo e CTS. Ubitennis però invoca le attenuanti generiche

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Il Pala Alpitour di Torino (foto palaalpitour.it)
 

Venerdì pomeriggio è arrivato il fulmine a ciel sereno. E con un tuono assordante. A lanciarlo suo malgrado è stato il CTS, il Comitato Tecnico Scientifico che – certamente influenzato dalla recrudescenza della pandemia riscontrata in tutto il Nord Europa (Olanda, Belgio, Germania etcetera) e con la sensazione che l’Italia finora risulti un po’ meno colpita grazie ad una maggior percentuale di vaccinati e green pass assieme a un clima più temperato vissuto nel nostro Paese a confronto con le nazioni più a nord, ma che non sia il caso di abbassare la guardia – ha ritenuto opportuno ridurre la ventilata capienza del 75% all’interno del PalaAlpiTour per le ATP finals al 60%.

Inevitabilmente turbata dall’inatteso contropiedo la FIT ha reagito immediatamente diramando un comunicato che più in basso riportiamo integralmente e al quale probabilmente ne seguirà almeno un altro per informare i possessori dei biglietti improvvisamente diventati invalidi/scaduti riguardo al modo di essere rimborsati più o meno tempestivamente. I criteri con i quali alcuni sono diventati biglietti inutilizzabili e altri invece sono rimasti validi non sono ancora stati chiariti. A seconda dei prezzi? Della nazionalità degli acquirenti (chi viene dall’estero avrà certamente “investito” altri soldi in viaggi e hotel…e quei soldi nessuno li rimborserà mai)? Della distanza da Torino? Dei posti che dovranno essere correttamente distanziati? Dei tempi d’acquisto? Privilegiando chi li aveva acquistati prima? O no? Avendo avuto notizia da lettori che hanno scritto a Ubitennis per segnalare di aver avuto comunicazione che i loro biglietti, sebbene acquistati nel 2020, non erano più utilizzabili, la situazione per ora appare tutt’altro che chiara.

Riprendiamo qui sull’argomento un estratto della quotidiana newsletter omnisport di Angelo.Carotenuto@loslalom.it (Carotenuto, giornalista napoletano autore di diversi libri, è l’ex capo della redazione sportiva de La Repubblica; ha collaborato con il Corriere dello Sport, adesso collabora con la Gazzetta dello Sport) che tutti i giorni magistralmente raccoglie, assembla e commenta articoli e opinioni usciti giornalmente sui media (Orson Welles diceva: “Il montaggio è tutto”), scrive quanto segue: “Il Masters di Torino si apre domani con una contrazione dei posti al palazzetto ed è la scelta più rassicurante e più razionale per chi sa cosa succede fuori dalle righe dei campi di calcio, di basket, di tennis, quelli che non stanno seduti sulle poltrone in pelle umana. Il punto è che a Torino avevano già venduto i biglietti al 75 percento della capienza prima che fosse ufficiale la decisione e adesso devono rimborsare quelli in eccedenza. Andrea Rossi su la Stampa la definisce una gigantesca figuraccia planetaria cui nessuno può dirsi estraneo. Non gli organizzatori, che hanno venduto in overbooking contando su una deroga che nessuno aveva loro assicurato, almeno fino a dieci giorni fa. Non il governo che, appunto, dieci giorni fa ha garantito spalti pieni o quasi e indotto a mettere in vendita nuovi biglietti. E nemmeno il Comitato tecnico scientifico che, annunciato il lasciapassare, ora se lo è rimangiato. La lotta alla pandemia è prioritaria, nessuno lo nega. E nel momento in cui il Covid torna a fare paura è sacrosanta la massima prudenza. Ma proprio per questo motivo sarebbe stato prudente ponderare bene le scelte e decidere su basi razionali anziché sull’onda dell’entusiasmo o per compiacere chi voleva vendere più biglietti. Perché i biglietti si rimborseranno pure ma la figuraccia non ha prezzo.

Prosegue Carotenuto: “Sono sconfortanti invece le parole di Angelo Binaghi, il presidente della federazione tennis. Nel definirsi uomo delle istituzioni dice «non posso che comprendere ed accettare la decisione del CTS. In un momento in cui i contagi da coronavirus stanno risalendo ogni forma di prudenza è giustificata. Proprio per questo, però, mi aspetto che adesso il CTS rispetti quanto pensava in tema di equiparazione fra appassionati di tennis e spettatori di cinema e teatri e riduca immediatamente anche la loro capienza al 60%”». 

Nel momento di massimo splendore del tennis italiano degli ultimi 40 anni, la soddisfazione di Binaghi stamattina consisterebbe nel vedere ridotte le capienze di cinema e teatri, in una ripicca del poco. Un orizzonte di attesa triste, infelice, con del rancore immotivato. Binaghi esige l’equiparazione con un mondo che neppure lontanamente ha usufruito delle stesse opportunità concesse allo sport, e al suo in modo particolare. Nessuno sta togliendo nulla al tennis, casomai non gli viene aggiunto qualcosa che si basava su un auspicio, purtroppo superato dai fatti. Cinema e teatri erano chiusi quando il tennis mandava avanti la sua attività regolarmente. Il suo mondo lavorava, quello dello spettacolo no. Nell’ottobre del 2020 non si poteva nemmeno giocare a calcio tra amici, erano vietate le partite di basket, pallavolo, beach volley all’aperto e al chiuso, non c’erano la boxe né le arti marziali. Il tennis amatoriale era invece in campo grazie alla distanza di sicurezza, con tutto quel che significa in termini di ricadute economiche per il settore. Un privilegio. Erano giorni in cui un attore come Paolo Rossi recitava nei cortili dei palazzi, altri meno noti hanno dovuto cambiare mestiere, mentre la federazione tennis aumentava i tesserati, potendo perfino giocare al chiuso. Andatevi a guardare i tesseramenti del padel in quei mesi. Erano i giorni delle tensioni tra gli sport che chiedevano e il governo che frenava. La federazione tennis li trascorse facendo entrare in consiglio federale la politica, affiliando al consiglio di Binaghi come vicepresidente la sindaca Chiara Appendino, stesso partito del ministro Spadafora. Non sembra il profilo di chi oggi possa lamentarsi di un discrimine”. 

Qui si chiude la parentesi della newsletter di Slalom.it dedicata ai biglietti, ma amplissima è la sezione dedicata poi al ricordo di Giampiero Galeazzi, con una raccolta di molti interessanti e struggenti amarcord.

Ma a Ubitennis sono giunte anche mail di lettori che facevano notare come “al cinema si sta due ore tutti con mascherine, senza muoversi e senza parlare, con possibilità di contatti e contagi quindi molto più difficili, diversamente da uno spettacolo sportivo nel quale ci si comporta in tutt’altra maniera: al tennis le ore possono diventare anche 5 o 6 per un paio di incontri e c’è pure l’intervallo e il … diritto a rifocillarsi e a andare in bagno per un toilette break regolamentare. E poi perché, conclude un lettore, “che senso ha farsi la guerra tra poveri? Cornuti e mazziati?”.

Prima di pubblicare per esteso il comunicato FIT, vorrei dire che sebbene anche io trovi poco elegante l’appello a “maltrattare”  cinema e teatro in nome di una sopposta parità di trattamento, sono invece meno severo, meno giustizialista riguardo alla vendita “overbooking” dei biglietti.

Questa pandemia ha spiazzato parecchi promoters, tanti eventi, e che si cercasse di organizzarsi per procurarsi il massimo incasso possibile nel caso le cose fossero filate per il verso giusto – ed era il verso che sembrava profilarsi uno o due mesi fa, addirittura 10 giorni fa si sperava di ottenere l’80% se non il 100% – insieme alla possibilità di avere un PalaAlpitour pieno di pubblico festante… era tutto sommato desiderio umanamente comprensibile e – senza eccedere in buonismo – non solo per far cassetta. Tutto ciò purchè si fosse pensato per tempo anche a un piano B, quello di riserva cioè per restituire agli appassionati quel 15% di biglietti venduti oltre il 60%. A questo spero che si fosse pensato e che, comunque, si comunichi rapidamente agli acquirenti sacrificati quel che hanno diritto di sapere. Avrà certo un ruolo anche …la fortuna. Sì perché se uno avesse acquistato biglietti in una sezione più piena anziché meno piena, il fatto che li abbia acquistati più presto o più tardi avrà magari poco peso.

Esiste questa clausola, riguardo ai criteri di selezione del 60% previsti dall’articolo 4 di Termini e Condizioni:

Qualora, per cause non imputabili all’Organizzatore, l’accesso all’Impianto sia consentito in misura inferiore rispetto ai biglietti venduti, l’eccedenza di questi ultimi sarà oggetto di annullamento, per ciascun settore dell’Impianto in ciascuna sessione, secondo l’ordine temporale di acquisto (a partire dall’ultimo) e di ristoro, da parte dell’Organizzatore, nelle forme consentite dalle norme vigenti in materia”.

Quel “a partire dall’ultimo” non mi è chiarissimo, che vuole dire?, si torna all’indietro? Non mi è chiarissimo perché mi pare strano che qualcuno si sia visto revocare il biglietto acquistato nel 2020: se si era prenotato fra i primi non avrebbe più diritti degli ultimi? E non solo per una questione di interessi…

Concludiamo pubblicando per esteso il comunicato diramato ieri dalla FIT: “Cattive notizie per le Nitto ATP Finals di Torino da parte del CTS. Contrariamente a quanto aveva comunicato in passato, il Comitato Tecnico Scientifico che indirizza l’azione del Governo in materia di lotta al Covid non ha confermato ne’ il giudizio sulle differenze di comportamento del pubblico del tennis rispetto a quello di altre discipline sportive, ne’ l’intenzione, ufficialmente espressa, di concedere una deroga che avrebbe consentito di riempire il Pala Alpitour al 75% della sua capienza massima anziche’ mantenerla al 60%. E’ davvero sorprendente come, dopo la reiterata presa d’atto di tale differenza e l’attenzione prestata alle sollecitazioni del Sottosegretario Vezzali e del Dipartimento per lo Sport, il CTS abbia oggi disconosciuto la somiglianza fra i comportamenti del pubblico del tennis e quello di cinema e teatri, consentendo a questi ultimi di continuare a riempire le rispettive sale anche al 100% della capienza. Questa inattesa retromarcia avra’ purtroppo conseguenze negative per quanti avevano di recente acquistato biglietti per le Nitto ATP Finals, visto che i posti a loro riservati sono diventati indisponibili. La Federazione Italiana Tennis non potra’ purtroppo far altro che rimborsare integralmente, subito dopo la fine del torneo, coloro che non sono rientrati nel primo 60% di acquirenti. “Come uomo delle istituzioni non posso che comprendere ed accettare la decisione del CTS – ha commentato il Presidente della FIT Angelo Binaghi – In un momento in cui i contagi da coronavirus stanno risalendo ogni forma di prudenza e’ giustificata. Proprio per questo, pero’, mi aspetto che adesso il CTS rispetti quanto pensava in tema di equiparazione fra appassionati di tennis e spettatori di cinema e teatri e riduca immediatamente anche la loro capienza al 60%”.

Per finire raccomandiamo ai lettori massimo equilibrio e massima educazione nei loro eventuali commenti a questa vicenda. Anche se aveste comprato biglietti che non potrete utilizzare eh…

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