ATP Finals, Ivan Ljubicic: "Dopo quello che ho vissuto qui per me si chiude un cerchio. Federer lo rivedremo il prossimo anno"

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ATP Finals, Ivan Ljubicic: “Dopo quello che ho vissuto qui per me si chiude un cerchio. Federer lo rivedremo il prossimo anno”

Grandi emozioni per l’ex tennista croato: “Vedere le Finals a Torino è veramente una cosa speciale”. E su Roger: “Di preciso neanche io so quando, ma tornerà”

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Ivan Ljubicic - ATP Finals 2018 (foto Alberto Pezzali/Ubitennis)
 

Il trasferimento delle ATP Finals da Londra a Torino ha implicato anche nuove opportunità di lavoro per ex tennisti ed è questo il caso di Ivan Ljubicic, che seguirà il torneo piemontese in veste di opinionista per SKY Sport. Durante le fasi di preparazione dell’evento l’ex numero 3 del mondo è stato avvicinato dalla stampa e con la sua classica galanteria ha risposto a tutte le domande rigorosamente in italiano. Ricordiamo infatti che il croato a 14 anni si trasferì in Italia e proprio da qui è partito il suo racconto: attualmente Ljubicic è ambasciatore di un progetto che aiuta giovani tennisti con necessità economiche e lui non può non rivedersi in questi atleti. Io sono venuto in Italia nel 1993 e avevo problemi economici, quindi facevo parte di un progetto simile. Quello che è arrivato dopo nella mia vita è stato grazie a questa opportunità che ho avuto a Moncalieri, pochissimi km da Torino. Venticinque anni dopo mi ritrovo quasi nella stessa città ed essere ambasciatore di un progetto così simile, se non uguale, mi emoziona“.

“È un progetto benefico che darà la possibilità a quelli che non se lo possono permettere di raggiungere i propri sogni. Non ci credo ancora che abbiamo le Finals a Torino, dopo tutto quello che ho vissuto per me è come chiudere un cerchio. Qualificarsi alle Finals è l’emozione più grande che si possa provare, vedere le Finals a Torino è veramente una cosa speciale; quando è arrivata l’ufficialità mi sono emozionato” ha spiegato Ljubicic. Ricordiamo che in due occasioni nella sua carriera Ivan ha giocato le Finals (2005 e 2006) vincendo un match in entrambe le edizioni (contro Coria e Nalbandian) ma senza mai superare il girone, e curiosamente nel 2006 affrontò persino Federer.

I due attualmente sono legati da una collaborazione lavorativa e dunque era inevitabile una domanda sul campione svizzero. “Dobbiamo aspettare. Roger lo rivedremo il prossimo anno. Neanche io so ancora quando di preciso, ma è in fase di riabilitazione: sta recuperando pian piano, non ha fretta. Ha 40 anni quindi un passo sbagliato in questo momento potrebbe essere quasi la fine, quindi lui sta molto attento. Non abbiamo una data ma il prossimo anno sicuramente”. Tornando poi a parlare delle Nitto ATP Finals, il ruolo di favorito per lui è ben delineato. “È sempre Djokovic. Possiamo dire che a Bercy ha cancellato il trauma di New York. Novak è un giocatore di ribattuta che si adatta all’avversario meglio di tutti, forse il migliore di tutti i tempi”.

Dopo queste considerazioni di attualità Ljubicic, rispondendo alle domande del nostro inviato Gianluca Sartori, ha espresso anche il suo parere sul tennis in generale e cosa ci potrebbe riservare il futuro. Alcuni temono tempi bui dopo il ritiro dei Big Three mentre lui è di parere completamente opposto. Questo non è un momento di transizione. Sicuramente i giovani si stanno avvicinando a Novak ma il più forte è sempre lui. Vediamo adesso Roger e Rafa cosa riusciranno a combinare nel 2022; comunque per inerzia ci sarà presto un cambio perché stanno invecchiando. La generazione che c’è stata dopo i migliori tre non è riuscita ad impensierirli; questa generazione attuale sembra essere un po’ più forte ma il tennis è sempre interessante. C’è sempre qualcosa da raccontare.

Parlando poi dei giovanissimi ha aggiunto:Sinner non è più una prospettiva futura, è il presente. È un giocatore che farà una parte di storia per i prossimi 10-15 anni. Musetti deve riconfermarsi, non possiamo metterli ancora nello stesso discorso perché Jannik è molto più avanti. E poi c’è anche un ragazzo spagnolo molto interessante, Alcaraz… insomma il tennis non deve preoccuparsi per il futuro”.

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