Buenos Aires si ferma per Del Potro: con Delbonis la sua ultima "prima volta"

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Buenos Aires si ferma per Del Potro: con Delbonis la sua ultima “prima volta”

Questa sera, non prima della mezzanotte italiana, Del Potro tornerà in campo dopo 965 giorni in un incredibile mix di emozioni

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Juan Martin Del Potro (Twitter - @ArgentinaOpen)
Juan Martin Del Potro (Twitter - @ArgentinaOpen)
 

La partita contro il grande amico Federico Delbonis, ormai è certo, sarà una delle ultimissime della carriera di Juan Martín del Potro. Come da lui stesso annunciato nella conferenza stampa pre-torneo, salvo marce indietro improbabili, i tornei di Buenos Aires e Rio de Janeiro segneranno la fine della sua vita tennistica. Non prima delle 20 argentine (mezzanotte in Italia) il Court Guillermo Vilas sarà il teatro dell’ultimo torneo in patria del gigante di Tandil, dove ad attenderlo ci sarà un pubblico pronto a tributarlo come merita. Del Potro non disputa un incontro ufficiale da 965 giorni, da quel 19 giugno 2019 in cui sconfisse 7-5 6-4 Denis Shapovalov sull’erba del Queen’s in un match in cui, poco dopo, scoprì di essersi rotto la rotula. Inizialmente, sembrava che l’operazione l’avrebbe tenuto lontano dai campi per qualche mese, ma da allora non è più tornato.

IL CALVARIO DI JUAN MARTÍN DEL POTRO, POTENZIALE LEGGENDA DI CRISTALLO – Del Potro non disputa una partita dal 2019, ma da allora si è comunque sottoposto a quattro interventi chirurgici, che vanno ad aggiungersi ad altrettante operazioni nel corso della carriera. In particolare, una al polso destro (2010), tre al polso sinistro (una nel 2014 e due nel 2015) e quattro al ginocchio destro (una nel 2019, due nel 2020 e una nel 2021). Chissà dove sarebbe potuto arrivare Del Potro senza gli infortuni – quante volte avremo già sentito questa o una frase simile – lui che prima dei 21 anni aveva già raggiunto quattro quarti di finale Slam (solo Nadal e Djokovic, 5, fecero meglio prima di quell’età). Lui che, nonostante tutto, vanta in bacheca 22 titoli ATP, tra cui ovviamente spicca lo US Open 2009, oltre alla Coppa Davis del 2016 – l’unica insalatiera vinta dall’Argentina nella sua storia – e a due medaglie olimpiche. A proposito del torneo a cinque cerchi, dal 1988 (anno in cui il tennis è stato reintrodotto tra le discipline olimpiche) Del Potro è anche uno dei tre tennisti ad essere andato a podio in due edizioni distinte, insieme ad Andy Murray e Fernando González. L’argentino ci è riuscito a Londra 2012 (bronzo) e Rio 2016 (argento), sconfitto proprio da Murray che vinse due ori di fila tra Londra 2012 e Rio 2016. Fernando González, invece, conquistò un bronzo ad Atene 2004 e un argento a Pechino 2008.

IL MERITATISSIMO TRIBUTO DEL MONDO DEL TENNIS – A cavallo tra il primo e il secondo decennio degli anni 2000 venne domandato a Roger Federer chi fosse il tennista che, e dal lato del dritto e da quello del rovescio, colpisse meglio e più forte la palla. Escludendo gli altri tre (con lui, Djokovic e Nadal, a quell’epoca, anche Murray rientrava nell’olimpo contemporaneo), lo svizzero indicò proprio Del Potro. Un incensamento alla grandezza e alle potenzialità dell’argentino, visto come il primissimo rivale tra i tennisti normali. Ed effettivamente fu così: il gigante di Tandil, nell’arco della sua carriera, conta venti vittorie ai danni dei fantastici quattro (sette contro Federer, sei contro Nadal, quattro contro Djokovic e tre contro Murray). Non c’è dubbio, come disse anche Toni Nadal, che sia tra i più grandi interpreti, se non il più grande, della racchetta albiceleste: “Se dovessi evidenziare in modo particolare due tennisti nella storia del tennis argentino sceglierei Del Potro e Nalbandian”. Federer in particolare, stando al racconto di Martiniano Orazi (ex preparatore atletico di Del Potro), impazziva quando doveva giocarci contro. Cercava sempre di togliere ritmo all’argentino scendendo più spesso a rete e, addirittura, quando giocavano sul cemento sbatteva i piedi per terra più forte, per farsi sentire. Addirittura, pare che in un’occasione Federer iniziò a gridare a voce alta i punti in suo favore. Sembra impossibile ripensare che, solo quattro anni fa, il classe 1988 raggiungeva il picco più alto della sua carriera, toccando la terza posizione della classifica mondiale il 13 agosto 2018 ed eguagliando proprio il best ranking di David Nalbandian.

RITORNO AL PRESENTE – Contro Federico Delbonis, mancino con cui DelPo condivide l’indimenticabile Davis del 2016, potrebbe essere l’ultima partita in casa nonché la penultima in assoluto (se dovesse subito perdere anche a Rio). Anche per questo, ne siamo certi, questa sera a Buenos Aires ci sarà anche mamma Patricia, che non ha mai visto dal vivo un match del figlio. Se per lei sarà la prima volta, per Juan Martín sarà l’ultima prima volta, l’ultimo rientro che, però, ha più il sapore di una toccata e fuga. Resta un po’ di amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere e invece non è stato. Ma, altrettanto, rimane tanta emozione e riconoscenza verso un grande esempio di resilienza prima ancora che un grande campione.

Giovanni Pelazzo

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