I segreti di un campione: Juan Martin Del Potro

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I segreti di un campione: Juan Martin Del Potro

Quello che i numeri raccontano del gioco di un campione sfortunato

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Juan Martin del Potro - Roland Garros 2018 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Il 14 settembre 2009, Roger Federer scende in campo a Flushing Meadows con i favori del pronostico, e non soltanto perché disputa la sesta finale consecutiva in quel Major, avendo vinto le precedenti cinque.

Federer, nel 2009, si è rialzato, dopo aver ceduto la vetta della classifica ATP all’eterno rivale Nadal: dopo aver perso proprio con Nadal in Australia in finale, ha conquistato non soltanto la vittoria a Wimbledon ma anche, per la prima (e tuttora unica) volta, si è aggiudicato il Roland Garros.

Per completare il quadro. lo sfidante è un ragazzo di vent’anni, alla sua prima finale in un Major. È un gigante di quasi due metri, argentino: si chiama Juan Martin Del Potro. Inesperto a quei livelli, sì, ma quando tocca la palla di dritto, questo ragazzo fa davvero paura, forse anche a Sua Maestà Federer. E infatti, dopo essersi portato in vantaggio per due set a uno, l’elvetico perde il tie-break del quarto set. Sulle ali dell’entusiasmo, Delpo dilaga nel set decisivo, che si aggiudica per 6-2, sconfiggendo il suo idolo.

Sembra l’alba di una grande carriera e, invece, purtroppo, rimarrà l’unica vittoria Slam dell’argentino, che ha recentemente annunciato il proprio ritiro. Una lunga serie di imprevisti, cominciata nel 2010 con un grave infortunio al polso e conclusasi con l’infortunio al ginocchio del 2018, che tuttora fa sentire i suoi strascichi, ha probabilmente impedito a Delpo di realizzare pienamente il proprio potenziale. Ciò nonostante, la sua carriera, che pure si sviluppa nell’era dei Big Three (Federer, Nadal, Djokovic), è chiara testimonianza non solo di qualità di gioco, ma anche di determinazione.

Cercheremo, attraverso l’analisi statistica dei match disputati in tornei del Grande Slam a partire dal 2011 da Del Potro, di intuire quali elementi, quali pattern abbiano portato l’argentino al successo, nei momenti di maggiore forma. Prima però proviamo a ripercorrere brevemente la sua carriera, a partire dai primi passi.

Palmarès

Delpo esordisce a livello ATP nel 2006, a Viña del Mar, battendo Albert Portas, prima di essere sconfitto al secondo turno da Fernando González, in un match tra veri e propri pesi massimi del dritto. Già l’anno successivo, qualificandosi al terzo turno sia agli US Open che al Masters 1000 di Madrid, l’argentino raggiunge la top 50.

Nel 2008, la stella di Delpo comincia a brillare nel tennis mondiale, arrivano i primi titoli ATP e, un po’ a sorpresa, l’argentino li conquista entrambi sulla terra battuta: a Stoccarda e a Kitzbühel. Nonostante qualche problema alla schiena, Del Potro chiude l’anno in top 10, e scalda i motori per un grande 2009.

Dell’anno successivo, si ricorda soprattutto l’exploit con il titolo agli US Open, superando Federer in finale (da sottolineare come, in semifinale, Delpo avesse sconfitto anche Nadal): in generale, si tratta di una grande stagione, che porta l’argentino in top 5, e a raggiungere anche la finale del Master di fine anno, in cui viene sconfitto da Davydenko.

Il 2010 è l’anno del primo grave infortunio al polso: perde praticamente tutta la stagione, scivolando fuori dalla top 250. Anche l’anno successivo, complice una posizione in classifica da ricostruire, è molto travagliato, e regala a Delpo soltanto la soddisfazione di portare l’Argentina in finale di Coppa Davis, che verrà vinta dalla Spagna.

Il 2012 è l’anno delle Olimpiadi di Londra, il torneo si gioca sull’erba di Wimbledon. Delpo viene sconfitto da Federer in semifinale e si aggiudicherà una medaglia di bronzo che sa di riscatto. Il match di semifinale con Federer, una partita da antologia, è la più lunga mai giocata al meglio dei tre set. A fine anno, Delpo è di nuovo in top 10.

Nel 2013 la crescita continua, fino a portarlo in semifinale a Wimbledon e, nuovamente nella top 5 mondiale. Purtroppo però, un secondo infortunio al polso interrompe la rincorsa dell’argentino, e lo costringe di fatto a saltare due intere stagioni, 2014 e 2015.

Il 2016, l’anno del rientro, è anche quello delle Olimpiadi di Rio. E l’atmosfera delle Olimpiadi sembra fare un gran bene a Delpo, che conquista una grande medaglia d’argento. Nello stesso anno, porta la sua Argentina a vincere la coppa Davis.

Sembra la volta buona: l’anno successivo, incontra una volta Federer, di cui peraltro Delpo è un grande fan, sempre agli US Open, ai quarti di finale. Ancora una volta, lo sconfigge, per arrendersi poi a Nadal in semifinale. Complice anche altri buoni risultati, come la vittoria a Stoccolma (ventesimo titolo ATP, nonostante i continui infortuni) e la finale a Basilea, l’argentino rientra in top 10, e si qualifica per il Master di fine anno.

Nel 2018, Delpo raggiunge addirittura la terza posizione del ranking mondiale: sempre a Flushing Meadows, incontra ancora una volta Nadal in semifinale. Il maiorchino è costretto a ritirarsi a causa di un infortunio al ginocchio, e Del Potro raggiunge una finale Slam. Sarà sconfitto da Djokovic, in tre set.

Purtroppo però, durante il Master 1000 di Shanghai, Del Potro subisce un nuovo infortunio, e chiude anticipatamente la stagione. Da allora, si può dire che l’argentino non sia mai veramente rientrato a pieno regime tanto che, recentemente, ha annunciato la propria intenzione di ritirarsi.

Uno sguardo d’insieme

Prima di approfondire l’analisi, alla ricerca di pattern vincenti e perdenti, cerchiamo, nei limiti del possibile, di averne una visione d’insieme, inquadrando lo stile di gioco di Del Potro degli ultimi dieci anni con una serie di statistiche, i cui valori medi sono mostrati in Figura 1, separatamente per superficie di gioco.

Figura 1. Statistiche medie di gioco per Del Potro, match di singolare in tornei del Grande Slam dal 2011 in poi

Il numero di vincenti e di ace, specialmente sul veloce, è davvero notevole ma forse, considerate le caratteristiche fisiche e lo stile di gioco di Delpo, colpisce ancora di più la sua capacità di procurarsi palle break, in particolare sulla terra battuta. Questo a testimonianza del fatto che, per quanto Del Potro faccia della violenza dei propri colpi, in particolare del dritto, un’arma vincente, si tratta di un giocatore completo, che sa procurarsi diverse chance anche nei game di risposta, su una superficie che porta a scambi più lunghi.

Un secondo set di statistiche, mostrato in Figura 2, può esserci d’aiuto nel farci un’idea ancora più precisa:

Figura 2. Altre statistiche medie per Del Potro, match di singolare in tornei del Grande Slam dal 2011 in poi

Da questo secondo plot, emerge forse un piccolo punto debole di Del Potro. La prima di servizio, eventualmente seguita dal dritto, è eccezionale, e porta a una percentuale di punti vinti con la prima superiore al 70% su tutte le superfici, che addirittura si avvicina all’80% sul veloce. La seconda palla però, a differenza ad esempio di ciò che accade nel caso di un altro big server con capacità di fare gioco come Berrettini, è molto più aggredibile, e procura a Delpo un rendimento tra il 50% e il 60%.

I pattern più significativi, gli elementi-chiave del gioco di Del Potro

Dopo questa panoramica, proviamo a chiederci quale o quali tra le varie statistiche di gioco (che rappresentano le nostre variabili di input) si rivelino decisive, e in che modo, rispetto alla vittoria o alla sconfitta nel match (che rappresenta la nostra variabile di output). Impostiamo cioè, in altre parole, un problema di classificazione.

Per maggiore chiarezza, facciamo in modo che l’algoritmo di classificazione utilizzato restituisca automaticamente, sulla base delle variabili a disposizione, un modello costituito da un insieme di regole, che rappresentano i pattern statisticamente più significativi che conducono Del Potro alla vittoria o alla sconfitta. Di seguito, illustriamo le tre regole più significative così calcolate:

  1. Se Del Potro concede meno di sei palle break e si presenta meno di quarantacinque volte a rete, allora l’argentino vince la partita”. Il pattern si è verificato in cinquantaquattro occasioni e, in tutte e cinquantaquattro, Del Potro ha vinto il match.
  2. Se Del Potro ha una percentuale di trasformazione delle palle break di almeno il 13.9% maggiore dell’avversario, si aggiudica la partita”. Il pattern è meno generale, ma altrettanto preciso: si è verificato ventitré volte, e per ventitré volte Del Potro si è aggiudicato la vittoria.
  3. Se Del Potro concede più di sette palle break, se ne procura meno di quindici e mette a segno meno di quarantanove vincenti, viene sconfitto”. Il pattern è piuttosto generale, anche se meno preciso: si verifica venti volte, e in diciassette occasioni l’argentino viene sconfitto.

Sulla base di regole come queste, considerando che quanto più una caratteristica del gioco compare come condizione rilevante all’interno di tali pattern, tanto più potremo definirla un elemento-chiave del gioco del campione argentino.

Potremo quindi, sulla base dei dati, stilare un feature ranking, ovvero una sorta di classifica dei vari aspetti del gioco, distinguendo quelli che, in misura maggiore, da soli o in combinazione con altri, si sono rivelati decisivi.

Figura 3. Feature ranking associato ai match di Grande Slam di Del Potro, dal 2011 in poi. La lunghezza della barra rappresenta la rilevanza della feature, la direzione rappresenta il verso della correlazione (diretta per barre che si sviluppano verso destra, inversa per barre che si sviluppano verso sinistra)

L’elemento più significativo sembra essere la pressione che Delpo è in grado di mettere al proprio avversario con i propri turni di servizio. La prima chiave verso la vittoria, in altre parole, è concedere poche palle break. Soltanto dopo (terza e quarta feature) vengono la percentuale di trasformazione delle palle break rispetto a quella dell’avversario, e il numero di palle break che Delpo si procura nei suoi game di risposta. Ancor meno rilevante (quinta feature in ordine di importanza), la percentuale di trasformazione delle palle break di Delpo, considerata da sola e non in relazione a quella dell’avversario.

In altre parole, i numeri sembrano dirci questo: se nei suoi game di servizio Del Potro riesce a imporsi, senza lasciare spazio all’avversario e creando difficoltà anche nel trovare ritmo, avrà, presto o tardi, le occasioni giuste in qualche game di risposta, così portando a casa il match. A confermare tale sintesi, osserviamo che la seconda feature più significativa in ordine di importanza è il numero di vincenti messi a segno dall’argentino, e sappiamo che, una quota significativa di questi vincenti sono dritti violentissimi dopo una buona prima di servizio. In sintesi: se questo schema funziona, per l’avversario la partita sarà molto complicata. Hanno dovuto accorgersene vere e proprie leggende del tennis come Federer e Nadal, anche nei loro anni migliori. Nondimeno, Delpo si avvia a chiudere la propria carriera con in bacheca un solo trionfo Slam, una finale e quattro semifinali. Risultati ragguardevoli, in sé, ma senz’altro riduttivi rispetto al potenziale dell’argentino.

Ciò nonostante, con la sua voglia di lottare e di rialzarsi, oltre che col suo stile aggressivo, ha saputo accendere l’entusiasmo dei tifosi. E d’altronde, come ricordava John Steinbeck in una lettera indirizzata al figlio Thom: “Non avere paura di perdere. Se deve accadere, accadrà. L’importante è non avere fretta. Le cose belle non scappano via”. E il trionfo del 2009, la vittoria in Coppa Davis del 2016, le due medaglie olimpiche a sorpresa, entrambe segno di riscatto, resteranno, sempre, nel cuore degli appassionati.

Nota: l’analisi e i grafici inseriti nell’articolo sono realizzati per mezzo del software Rulex


Genovese, classe 1985, Damiano Verda è ingegnere informatico e data scientist ma anche appassionato di scrittura. “There’s four and twenty million doors on life’s endless corridor” (ci sono milioni di porte lungo l’infinito corridoio della vita), cantavano gli Oasis. Convinto che anche scrivere, divertendosi, possa essere un modo per cercare di socchiudere qualcuna di quelle porte, lungo quel corridoio senza fine. Per leggere i suoi articoli visitate www.damianoverda.it

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