Il serve and volley? Non è morto e risulta ancora efficace

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Il serve and volley? Non è morto e risulta ancora efficace

Rafter: “Io servivo per piazzare una volée, non per fare un ace!”. L’interprete moderno che solletica le fantasie degli appassionati è Maxime Cressy

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Maxime Cressy - Australian Open 2022 (via twitter @USTA)
 

Vi proponiamo la traduzione integrale dell’articolo di Simon Cambers apparso su tennismajors

I giorni in cui i giocatori più forti usavano questa tattica su ogni prima e seconda di servizio potrebbero essere finiti, ma il Serve and Volley (in seguito abbreviato S&V), se viene utilizzato al momento giusto, conserva sempre la sua utilità. Con la conclusione del primo evento del Grande Slam in Australia, in quel di Melbourne, si è ancora una volta osservato che i giocatori si sono dati battaglia, restando prevalentemente ancorati alla linea di fondo, come avviene oramai da 20 anni. I giorni in cui Stefan Edberg, Pat Cash, Pat Rafter e compagni scendevano arrembanti a rete sembrano un lontano ricordo. Eppure, con quasi tutti i giocatori che effettivamente fanno la stessa cosa, per qualsiasi giovane tennista che si avvicina al circuito in questi giorni, l’occasione di distinguersi è veramente molto limitata. Fare quello che fanno tutti gli altri, ma meglio, è tutt’altro che facile. Questo è in parte (ma solo in parte) il motivo per cui Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic (con l’aggiunta di Andy Murray), hanno dominato i più grandi tornei durante i primi due decenni di questo secolo. I progressi nella tecnologia delle corde hanno reso più facile per i ribattitori giocare colpi carichi di topspin in modo che la palla raggiunga i piedi degli incauti giocatori che si avventano a rete per giocare un colpo di volo. La graduale omogeneizzazione delle superfici dei campi, con velocità del campo più lente che mai, è stata un fattore chiave. Se ci aggiungiamo la crescente fisicità del tennis moderno, con la conseguente riduzione del numero di giocatori che tentano di eseguire il S&V in modo sistematico, si spiega perché questa tipologia di gioco si stia estinguendo. Eppure viene la tentazione di chiedersi: si potrebbe ancora fare? Qualcuno con le doti fisiche di Boris Becker, il servizio di Pete Sampras, magari più alto e forte, potrebbe tornare a far risplendere il S&V? Potrebbe arrivare a vincere tornei dello Slam nelle condizioni attuali? Il giornalista Simon Cambers ha posto la domanda sui social media, ottenendo alcune risposte interessanti. L’ex numero 1 del mondo Yevgeny Kafelnikov, un giocatore da fondo campo di prim’ordine, che era solito provare a utilizzare il S&V sull’erba scivolosa – a quell’epoca -di Wimbledon, ha risposto che oggi sarebbe impossibile. “Non ci sarebbe nessuna chance con le superfici attuali. Occorrerebbe riportare a Wimbledon il tipo di erba che si utilizzava prima e tornare al supreme per i tornei indoor.” Ivan Ljubicic, ex numero 3 del mondo e ora allenatore di Roger Federer, è sulla stessa linea di Kafelnikov, e indica i progressi nella tecnologia delle corde come motivo principale che fa propendere per il no. Anche diversi giornalisti sono intervenuti e Darren Walton, il corrispondente sportivo di lunga data dell’AAP (Australian Associated Press), ha indicato il preciso momento in cui Roger Federer, che aveva iniziato la sua carriera praticando il S&V sulla prima e seconda di servizio, specialmente a Wimbledon, abbandonò questa tattica. “La sconfitta contro Hewitt nel 2003 nella semifinale di Coppa Davis è stata la fine della carriera di Federer come giocatore di puro S&V. Se non ci riesce lui non ci può riuscire nessuno. Anche Sampras, che aveva provato ad adottare la stessa tattica l’anno precedente nella finale degli US Open contro Hewitt, era stato demolito.

Pat Rafter: “le corde hanno cambiato il gioco”

La domanda doveva essere necessariamente posta a uno dei migliori interpreti del S&V non solo della sua generazione, ma di sempre, ovvero all’australiano Pat Rafter, che con il suo gioco basato su servizio e volée è riuscito a raggiungere la vetta della classifica in singolare. Il suo brillante servizio in “kick” e la straordinaria copertura della rete gli hanno permesso di vincere due titoli consecutivi agli US Open nel 1997 e nel 1998. Non fosse stato per Pete Sampras (2000) e Goran Ivanisevic in quell’indimenticabile lunedì del 2001, sarebbe stato sicuramente anche lui un campione di Wimbledon, titolo che il suo gioco meritava ampiamente. In un’intervista rilasciata a Tennis Majors, Rafter ha detto che è difficile immaginare che qualcuno possa avere così tanto successo con il S&V in questi tempi. “Ormai non sembrano più esserci le condizioni favorevoli per giocare S&V”, ha detto Rafter durante una telefonata dalla sua casa nel New South Wales. “È una strana evoluzione del gioco e non so in che direzione proceda. Se i tennisti diventano più imponenti fisicamente, più alti, più forti, cosa succede alle dimensioni del campo? E all’altezza della rete? Oggi mediamente siamo più alti di un metro e settanta (5 piedi e 7 pollici), l’altezza di Ken Rosewall (1,70) e Rod Laver (1,73). Penso che le corde abbiano davvero condizionato il modo in cui il gioco può essere interpretato, consentendo ai giocatori di generare potenza, ritmo e rotazioni, posizionati ben oltre la linea di fondocampo. Quando vedevi che il tuo avversario era lontano dalla linea di fondocampo, era logico prendere la via della rete per chiudere al volo. L’avversario al massimo poteva tentare un pallonetto difensivo. I ragazzi di oggi sono grandi atleti, atleti migliori di noi, e senza dubbio la tecnologia ha permesso loro di poter eseguire quei colpi da fondocampo.

Pat Rafter: “non so come si possa insegnare oggi a qualcuno il S&V!”

“Ho parlato con Goran Ivanisevic, e a quanto pare a Wimbledon si è seminato così tanto che l’erba cresce in verticale, non è semplicemente piatta e liscia.” “Goran mi ha appena riferito che dovrei vedere quanto è lento il campo. Voglio dire che le palle erano sempre pesanti a Wimbledon, ma il campo era veloce. Se si confronta il modo in cui il campo si usurava negli anni ’90 e si dà un’occhiata a come appare il campo ora, si potrà notare che è completamente verde in tutta la parte centrale del campo.” “Negli anni ’90, dopo qualche giorno di gioco, la parte centrale era già consumata all’altezza della sezione a T, dove si scendeva a rete, si faceva lo split step e si decideva se andare da una parte o dall’altra. Oggi non saprei come insegnare a qualcuno il S&V”. Rafter ha ricordato una partita in particolare della sua carriera, quando si è reso conto che le corde gli stavano rendendo la vita sempre più difficile. “Ricordo di aver giocato con Gustavo Kuerten nella finale di Cincinnati [finale del 2001 vinta da Kuerten 6-1- 6-3 ndr]. Faceva caldo e il campo era veloce”. Ricorda Rafter: “Ho perso sia il primo che il secondo set. Kuerten era posizionato a circa sei metri dalla linea di fondo, e continuava a snocciolare colpi vincenti. Ricordo che tiravo grandi servizi kick a uscire e scendevo a rete e mi chiedevo: cosa succede qui? Presumo che sarebbe una situazione molto simile a quella odierna. Questa tendenza stava cominciando a prendere piede quando io ero alla fine della mia carriera e stavo per lasciare il tennis. Sarebbe davvero difficile immaginare come sarebbe andata la mia carriera con questi materiali. Penso che sarebbe stato dannatamente orribile”. Eppure, forse c’è ancora una speranza per il gioco di volo.

L’incredibile Cressy e il suo solitario percorso S&V

Nel frattempo nel circuito sono apparsi nuovi personaggi come Maxime Cressy, Americano di origine francese, uno dei pochi giocatori del Tour maschile a praticare costantemente il S&V. Cressy ha avuto un ottimo inizio di stagione raggiungendo dapprima la finale del torneo ATP 250 di Melbourne Summer Set, poi gli ottavi dell’Australian Open. E’ così salito fino al numero 59 nel ranking ATP. Alto 1 metro e 98 (6 piedi e 6 pollici), sta dando non pochi grattacapi ai suoi avversari con il suo stile di gioco inusuale. Cresciuto in Francia, ha frequentato il college negli Stati Uniti e dice di sentirsi mezzo francese e mezzo statunitense. Il 24enne ha affrontato Rafael Nadal nella finale del torneo ATP 250 di Melbourne e ha percepito come lo spagnolo non fosse a suo agio. “In realtà avevo l’impressione che la mia tattica funzionasse davvero bene, anche se ero un po’ nervoso. Mi pareva che Nadal non fosse a suo agio nella risposta al servizio.” ha dichiarato Cressy. “Credo che il S&V sia efficiente perché porta l’avversario a giocare fuori dalla sua comfort zone, e penso che potrà funzionare contro tutte le tipologie di giocatori. Ho già affrontato molti giocatori e non ne ho visti molti divertirsi a giocare contro questo stile di gioco. Ne sono molto felice”.

Vale la pena praticare il S&V? Le statistiche dicono sì

Nessuno si aspetta che i giocatori inizino a seguire il servizio a rete sulla prima e seconda di servizio, su ogni superficie. Ma Craig O’Shannessy, analista e guru delle statistiche, che cura il blog Brain Game Tennis, sostiene da tempo che il S&V possa costituire un’arma efficace per i giocatori. Parafrasando Oscar Wilde, O’Shannessy ritiene che le notizie sulla morte del S&V siano state molto esagerate. Stefanos Tsitsipas, ad esempio, è uno di quelli che usa questa tattica abbastanza regolarmente. O’Shannessy ha fatto notare come questa tattica sia risultata decisiva nella finale del Paris Masters 2021 a novembre, quando il n. 1 al mondo Novak Djokovic, su 22 punti giocati S&V contro il n.2 Daniil Medvedev ne ha vinti 19. “Djokovic ha vinto uno straordinario 86% dei suoi punti S&V, trovando così la chiave di volta per mandare all’aria la monotona strategia di gioco da fondocampo del russo, basata sull’ingabbiare il serbo sul rovescio ben in fondo al lato sinistro del campo.” ha scritto O’Shannessy sul blog pubblicato sul sito dell’ATP Tour O’Shannessy ha condiviso due serie di statistiche con Tennis Majors per illustrare i motivi per cui il S&V, sia ancora da considerare una tattica vincente. Nella prima ha illustrato la percentuale di punti S&V, giocati e vinti dai giocatori dall’edizione di Wimbledon del 2002 (anno in cui hanno cambiato la tipologia di erba, rendendola più lenta), fino al 2019. Anche se la percentuale di punti S&V giocati è diminuita dal 33 per cento del 2002 al 5 per cento del 2019, ciò che è intrigante, è che la percentuale di punti vinti è cambiata di poco, attestandosi intorno al 70 per cento (67% nel 2002 e 68% nel 2019).

Ora, solo perché la percentuale di punti S&V vinti è rimasta quasi la stessa non significa che seguire il servizio a rete sia proficuo come lo era 20 anni fa. Con solo il 5% dei punti giocati nel 2019, semplici calcoli matematici mostrano, che il numero assoluto di punti giocati seguendo a rete il servizio, nonché di quelli vinti, è diminuito molto. Il S&V, come tattica, resta comunque importante. È solo che, dal momento che tutti rispondono e passano molto meglio di quanto abbiano mai fatto, è più difficile da praticare e generalmente viene utilizzata come tattica a sorpresa. O’Shannessy ha anche condiviso le statistiche della finale degli US Open 2019, quando Rafael Nadal ha battuto Daniil Medvedev in cinque set, utilizzando il S&V in modo superbo.

Carillo: “Ci vorrebbe un fenomeno, ma è possibile”

Cresciuta a New York, Mary Carillo può vantare un posto di osservazione privilegiato, mentre osservava il suo amico d’infanzia John McEnroe servire e giocare al volo, ascendendo verso la vetta della classifica mondiale e allo stesso tempo collezionando sette titoli del Grande Slam. L’americana Carillo è infatti una degli esperti televisivi più rispettati nel mondo del tennis. Ha vinto il titolo di doppio misto agli Open di Francia in coppia con McEnroe nel 1977 e rimase immediatamente sbalordita dalle sue capacità nel gioco di volo. “Ciò che era sorprendente in John, è stato quanto bene fosse in grado di gestire il topspin di Bjorn Borg”, ha affermato Carillo. “Penso che sia possibile il ritorno in auge del S&V. Ciò che ha cambiato l’efficacia del S&V in modo determinante è stato l’avvento del rovescio giocato a due mani. Quel colpo, per me, ha cambiato tutto. Sono stata allenata dal grande e compianto Harry Hopman che mi ha insegnato a praticare il S&V e questo è avvenuto quando tre dei quattro major si disputavano comunque sull’erba e l’essenza del gioco stava nel servire sul rovescio, andare a rete, mettere a segno la volée. E ora vorrei sottolineare, quante volte specialmente nell’attuale circuito femminile, i rovesci delle giocatrici sono migliori dei loro diritti? Quindi, la prima volée giocata sarà di approccio alla rete e probabilmente difensiva.

Carillo: “Servire sul rovescio, scendere a rete, chiudere con la volée”

“Può succedere? Sì. Ma ci vorrebbe qualcuno di eccezionale, dotato non solo di un servizio terrificante, perché molti giocatori sono in grado di mettere a segno ace, soprattutto nel circuito maschile. “Dovresti servire al corpo, per far colpire una risposta che sia difensiva o neutrale e poi forse hai una possibilità. Ma i giorni di Stefan Edberg, che serviva una palla lavorata per arrivare a colpire la prima volée il più vicino possibile alla rete, sono passati. Questa tattica non funzionerebbe più. Oggi poi i giocatori sono posizionati molto lontano dalla linea di fondo per rispondere meglio. Corde, telai, fisicità del gioco e dimensioni del campo sono effettivamente cambiati. Quindi, se vuoi praticare S&V, devi davvero conoscere molto bene il mestiere e sapere il fatto tuo.”

Rafter: “Penso che uno come Pete Sampras potrebbe farlo”

Rafter ha aggiunto che se qualcuno potesse sistematicamente oggi praticare il S&V, quel qualcuno dovrebbe possedere le qualità di Pete Sampras. “Sampras era diverso”, ha detto. “Non possedeva solo un gran servizio, ma era pure un grande atleta, quando voleva muoversi. Non era un tipico giocatore S&V, ma lo praticava con continuità. Penso che qualcuno come Pete potrebbe probabilmente farlo anche oggi. Ma Rafter ha anche messo in rilievo un’altra criticità: il fatto che ci voglia tempo per imparare tutte le sottigliezze tattico-tecniche che il S&V comporta, lo rende ancora più difficile per i giocatori delle nuove generazioni. “Sarebbe davvero interessante da vedere, ma il problema con il gioco S&V è che quando dici a un giocatore di 18 o 19 anni: ‘Bene, lavoreremo per i prossimi due anni sul S&V’, ci sono molte sfumature nel gioco da apprendere. Dove ti posizioni, dove colpisci, quanto forte colpisci il servizio per arrivare a rete in tempo, conoscendo i punti deboli dei giocatori che hai di fronte.”

Rafter: “Io servivo per piazzare una volée, non per fare un ace!”

“Servivo per giocare una volée, e non per piazzare un ace. Quindi non lo so. Forse un giovane non lo può imparare in due anni, lo impara a partire dai 14 anni, quando viene infilato regolarmente dai passanti degli avversari. E poi, quando raggiunge i 22 anni, si rende finalmente conto che questo è il modo in cui si gioca. Ecco il tempo che mi ci è voluto. Quindi, a meno che non si pratichi il S&V fin dalla giovane età, non lo so. Ma fino a quando i campi non diventeranno di nuovo leggermente più veloci, non saprei dire quanto possa tornare in auge”. Sergiy Stakhovsky, appena ritiratosi [nel gennaio di quest’anno 2022 ndr], è stato uno dei pochi tennisti ad aver seguito regolarmente il servizio a rete per giocare la volée. La sua vittoria più eclatante è arrivata a Wimbledon nel 2013 quando ha sconfitto il campione in carica Roger Federer. Dustin Brown, che una volta ha battuto Nadal a Wimbledon, è stato un altro esponente del S&V in tempi recenti. Altri si sono dilettati – alcuni continuano a farlo – e Cressy crede che si possa fare, al massimo livello. “Ho preso la decisione di voler essere un’artista del S&V molto tempo fa, quando avevo 14 anni” ha raccontato Cressy. “Nessuno è riuscito a convincermi a fare diversamente, anche se in tanti hanno cercato di farmi diventare un giocatore da fondocampo o di trasformarmi in un “big server”. Ma ho sviluppato un’enorme fiducia in me stesso, soprattutto perché la decisione di adottare questo stile di gioco è stata una mia decisione consapevole e non quella di qualcun altro, ed è il mio sogno riuscire a renderlo uno stile di gioco diffuso in quest’era tennistica. Spero di poterlo instillare nella convinzione di tutti i giocatori”,

Traduzione di Andrea Canella

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