Challenger
Vita da Challenger: la scommessa abruzzese
Cronache dell’altro tennis dalle tribune di Roseto degli Abruzzi

Dal nostro inviato Andrea Negro
E poi succede che ci troviamo a Silvi Marina durante il challenger di Roseto, anzi i challenger, perché sono due, uno in fila all’altro. Siamo qui per scrivere, non solo di racchette: il mare d’inverno è come un film in bianco e nero visto alla tivvù – cantava Ruggeri – e il sottofondo ideale per recuperare l’ispirazione, aggiungiamo noi.
Appena sappiamo che a meno di mezz’ora di 500 si gioca il tennis che conta, poggiamo la penna e imbocchiamo la SS16. Nel risalire l’Abruzzo verso nord, l’Adriatica – questo il nome romantico della statale – esibisce uno dei tratti più suggestivi: finite le case di Silvi s’incrocia la Torre di Cerrano a guardia di una spiaggia immensa che pare di stare in Normandia, poi si attraversano Pineto e la sua profumata distesa di pini marittimi, infine ci si immerge in un lungo canneto con l’acqua a destra, le colline a sinistra e, dietro, il Gran Sasso, una gigantesca meringata di neve.
Roseto ci accoglie viva, i suoi 25.000 abitanti ne fanno il centro più popoloso delle cosiddette “sette sorelle”, i comuni costieri che scorrono dal confine con le Marche fino ai bordi di Pescara. Il tempo di un paio di rotonde ed entriamo nel parcheggio condiviso dal Tennis Club Roseto e dal palazzetto del basket – la squadra locale gioca in B. Il circolo è sorprendentemente grande per le dimensioni del paese, 200 soci e 10 campi, quattro in terra outdoor, quattro coperti, due di padel. E ottimamente organizzato: come spendiamo il nome di Ubitennis, gli addetti all’ingresso ci consegnano a Elisabetta Di Berardino, figlia del fondatore e ambasciatrice del club. In un attimo ci stampano il pass e veniamo presentati prima al presidente Luigi Bianchini, poi al direttore del torneo, Luca Del Federico. L’accoglienza è quella calda, confidenziale e vagamente accorta degli abruzzesi, di cui chi scrive conosce bene la consistenza, avendo avuto mamma e nonna aquilane.
Del Federico ci racconta la genesi dei challenger Roseto 1 e Roseto 2, al loro primo anno di vita. La scintilla è scoccata con il tennis tour “I love Abruzzo” dell’estate scorsa, una kermesse di tornei di seconda categoria culminata in quattro ITF internazionali, giocati tutti sul territorio abruzzese. Un format concepito da Del Federico e sviluppato grazie al supporto della Regione, attenta a rilanciare economia e turismo locali anche attraverso lo sport. Da quell’esperienza, che nell’arco di quattro mesi ha coinvolto nove città e portato in Abruzzo 2.300 tennisti, e dalla sospensione del challenger di Francavilla, ormai fermo da tre anni, è nata l’idea di sfruttare la struttura del Tennis Club Roseto per un nuovo challenger sull’Adriatico. Risultato: due main draw di prestigio – tra i 32 al nastro di partenza anche Vesely, Mager, Cobolli, Taberner, Rosol, Trungelliti, Haase – un montepremi di 45.000 € e un bel successo di pubblico.
Uno degli aspetti più gratificanti di un challenger è la possibilità di mescolarsi a tennisti e addetti ai lavori senza le barriere del circuito maggiore: rispetto ai tornei ATP infatti mancano infrastrutture e bodyguard a protezione dei giocatori, capita perciò di incontrarli facilmente. Ci succede con Luciano Darderi, passaporto italo-argentino, col quale chiacchieriamo amabilmente dei margini, dei sacrifici, delle ambizioni di un ventenne n. 210 del ranking mondiale (lo vedremo anche allenarsi, gran servizio, buone prospettive). Ci succederà più tardi con Federico Gaio.
Poco prima delle 11 ci uniamo ai già numerosi spettatori sugli spalti, ci sono due semifinali di livello, la seconda con Cobolli. Non stupisce la presenza di tanti appassionati, da queste parti c’è antica tradizione tennistica, si gioca e si guarda giocare, perfino nei 9° di un marzo anomalo che costringe al giaccone quando a fine inverno qui di solito si gira in pullover. Taberner e Sanchez Izquierdo iniziano puntuali, altra prova della buona organizzazione del torneo, che all’arbitro affianca cinque giudici di linea in divisa, medici di supporto, tabelloni digitali con nome, nazionalità, punteggio e misuratore del servizio.
Ai primi scambi subentra lo straniamento di quando si assiste dal vivo alla performance di un vero tennista. Non è come vedere un match su Challenger TV, dove il filtro dello schermo appiattisce e rallenta i colpi; dalle tribune si colgono la velocità di palla e di gamba, la coordinazione, le rotazioni, si chiarisce il significato di una prima a 190 all’ora. E sfuma in un attimo quella sorta di illusoria condivisione che, a causa della vicinanza, ci piazza in campo coi campioni, come se insieme giocassimo la partitella della domenica. La verità è che, a guardare chi sa come usare una racchetta, viene voglia di darsi agli scacchi.
Mentre i due spagnoli randellano, un uomo si accorge che prendiamo appunti e ci scambia per un coach. Lo informiamo del nostro umile lavoro di scribacchini, il che determina una serie di rivelazioni da parte di colui che, essendone socio, si fa testimone dall’interno delle dinamiche del circolo. La prima riguarda la carenza di talenti tra i tennisti di Roseto, pare che chi vuole emergere emigri a Mosciano S. Angelo, lontana 18 km e pronta ad investire sui giovani più promettenti. Poi si passa all’invadenza della Scuola Tennis che intasa i campi, soprattutto d’inverno, obbligando gli iscritti a litigarsi le poche ore libere. La nostra gola profonda chiude con un accenno polemico al propagarsi del padel. Ci segniamo tutto, non è propriamente cronaca sportiva, tuttavia la deposizione del socio merita attenzione, gli umori della piazza spesso nascondono verità inconfessabili da parte degli organi ufficiali.
Intanto Taberner ha tamponato in due set l’esuberanza di Sanchez. In attesa che attacchino Cobolli e Borges, ci concediamo una delle svariate eccellenze gastronomiche locali: insieme agli arrosticini, il panino con la porchetta rende totalmente inutile la presenza di McDonald sul territorio abruzzese. Con la squisitezza tra le mani, vediamo Cobolli gestire malissimo il primo set, riprendersi nel secondo ma poi smarrirsi definitivamente nel terzo, lasciando al portoghese una vittoria ampiamente alla sua portata. Forse al romano servirebbe un pellegrinaggio a Mosciano S. Angelo.
Aspettiamo che Flavio smaltisca la sconfitta avvicinando e conoscendo Federico Gaio, infagottato a studiare l’allenamento di Giustino, lunedì parte Roseto 2 e sono entrambi iscritti in tabellone. Gaio ha buone parole per l’organizzazione, l’unico appunto è sul freddo, davvero molesto, nei primi turni si è giocato sotto la neve: forse sarebbe stato opportuno spostare la coppia di challenger ad aprile o maggio. Annuisce anche Fabio Colangelo, coach di Gaio dalle chiare origini abruzzesi. Fatti i doverosi auguri a Federico, intercettiamo Cobolli per una piacevole intervista, già riassunta in calce alla cronaca su Ubitennis della partita con Borges.
Il programma delle semifinali ora è terminato e con lui il nostro compito di umili scribacchini. Rimane soltanto da ringraziare Elisabetta, Del Federico e Bianchini per la cordialissima ospitalità; e rifiutare l’invito al ricevimento nel giardino del circolo da parte dell’altrettanto cordiale direttore sportivo, Emiliano Aloisi: non è il caso di farci la reputazione di chi sfrutta il pass giornalisti per imbucarsi ai party, e pazienza se ciò comporta la rinuncia alla sicura grigliata di arrosticini e porchetta.
ATP
Presentato a Torino il Piemonte Open Intesa Sanpaolo: “Un bel regalo per appassionati italiani”
Il torneo si disputerà nella seconda settimana degli Internazionali d’Italia a Roma. Previsto un importante parco giocatori

Torino val bene un Super Challenger. Nella mattinata di oggi, lunedì 20 marzo, è stato presentato il nuovo “Piemonte Open Intesa Sanpaolo”, torneo in programma dal 14 al 20 maggio 2023 appartenente alla neonata categoria ATP Challenger 175, quella che comprende anche gli eventi di Phoenix (andato in scena nella settimana appena conclusa, con la vittoria di Nuno Borges) e Cagliari (si gioca dall’1 al 7 maggio). Si tratta di un ristrettissimo elenco di eventi “Premium” che si collocano di fatto a metà tra il circuito Challenger e quello ATP per punti, montepremi e parco partecipanti. L’idea, come noto, è stata quella di collocare questi tornei durante la seconda settimana dei Masters 1000 con tabelloni a 96 giocatori, in modo da consentire ai tennisti eliminati nei primi turni di avere una possibilità per rifarsi in tornei logisticamente collegabili. A Torino si giocherà dunque nella seconda settimana degli Internazionali d’Italia a Roma.
Il Challenger 175 della capitale piemontese non è certo paragonabile alle ATP Finals, ma ne è in qualche modo parente, non foss’altro perché si gioca nella struttura che a novembre funge da Training Center per il torneo dei maestri. Ovviamente, cambia la stagione e la collocazione nel calendario, dunque la superficie sarà la terra rossa. “La prima edizione del Challenger ATP ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ è una grande notizia per il Circolo della Stampa Sporting e per il movimento tennistico piemontese, per almeno tre motivi – dice Pietro Garibaldi, presidente del Circolo -. Innanzitutto il torneo segna il ritorno del grande tennis nel restaurato Campo Stadio del Circolo della Stampa Sporting che ospitò gli Internazionali del 1961 e degli incontri di Coppa Davis degli anni ‘70. Il secondo motivo riguarda il movimento tennistico piemontese; con il torneo di prequalificazione che si svolgerà presso il Circolo della Stampa Sporting a partire dal 23 aprile 2022, daremo a tutte le giovani leve tennistiche piemontesi e del resto d’Italia la possibilità di qualificarsi per un torneo internazionale di primo livello. Infine, il Challenger ATP ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ conferma il ruolo del Circolo della Stampa Sporting come casa del tennis piemontese in stretto legame con tutte le istituzioni che ci hanno sostenuto in questi anni: il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Camera di commercio di Torino, la Sovrintendenza ai Beni Architettonici, le Fondazioni ex bancarie e lo sponsor Intesa Sanpaolo”.
Proprio nella forte presenza di Intesa Sanpaolo, title sponsor dell’evento, si ravvisa un altro elemento di contatto con le ATP Finals. Così Fabrizio Paschina, Executive Director Comunicazione e Immagine Intesa Sanpaolo: “Nel percorso di sostegno al tennis intrapreso da Intesa Sanpaolo con le Nitto ATP Finals e le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals si apre oggi il nuovo capitolo del torneo Challenger 175. Gli atleti che si sfideranno al Circolo della Stampa Sporting, del quale sosteniamo il rilancio, esprimono capacità, energia, passione – le stesse della Banca nell’accompagnare ogni giorno lo sviluppo del Paese. Grazie a questo nuovo evento Torino si consolida come sede ideale per i grandi eventi sportivi e culturali”.
Direttore del torneo sarà Giorgio Di Palermo. “Il Challenger 175 ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ rappresenta un bel regalo per gli appassionati italiani e una nuova grande occasione per tutti i tennisti impegnati in quei giorni sulla terra rossa europea. I campioni usciti di scena nei primi giorni del Foro Italico avranno, infatti, l’opportunità di confrontarsi da domenica 14 a sabato 20 maggio al Circolo della Stampa Sporting; sugli storici campi torinesi troveranno le condizioni ideali per acquisire punti importanti per la classifica mondiale ATP. Questa nuova categoria premier garantisce, infatti, un alto tasso di qualità di tutti i partecipanti e rappresenta un’ottima opportunità per i giovani azzurri in rampa di lancio sul tour”, ha detto.
Le partite del torneo di Torino saranno trasmesse live sulla tv della Federazione Italiana Tennis e Padel SuperTennis Tv e sulla piattaforma digitale SuperTenniX. I biglietti per il torneo sono acquistabili a questo link: https://www.ticketone.it/artist/piemonte-open-intesa-sanpaolo/
Challenger
Challenger Phoenix: vince Borges e vola al 22° posto della Race
Nuno Borges, colui che mai perde al primo turno di un torneo ATP, batte in rimonta Shevchenko, l’autore dell’eliminazione di Berrettini e Monfils

[Alt] N. Borges b. [Q] A. Shevchenko 4-6 6-2 6-1
Si ferma in finale la corsa di Alexander Shevchenko, il ventiduenne di Rostov sul Don proveniente dalle qualificazioni che ha battuto tra gli altri Gael Monfils e Matteo Berrettini. Arrivato a un set dal traguardo, Shevchenko si è arreso alla rimonta del portoghese Nuno Borges che, dopo Monterrey, ha alzato il secondo trofeo Challenger consecutivo su due disputati quest’anno. Poco più di un’ora e mezza di match in cui Shevchenko è stato il giocatore più aggressivo, mentre Borges – che risponde abbastanza vicino alla riga e poi si allontana, tipo Nadal o Medvedev al contrario – ha fatto valere le proprie doti difensive. E proprio vincendo un punto (quasi) perso due o tre volte sul 3-2 30-30 del secondo set Nuno ha preso lo slancio per un parzialone da 10 giochi a 1.
I 175 punti in palio all’Arizona Tennis Classic (Challenger dalla partecipazione di altissimo livello in cui sono arrivati in finale un qualificato e un alternate) gli valgono il best ranking al n. 68, il 22° posto della Race e l’aggiunta del nome al dizionario del nostro programma di videoscrittura.
Classe 1997 (quindi teoricamente un Orginal Next Gen, anche se all’epoca della prima edizione del Masterino era fuori dai primi 500 della classifica), con quattro anni di tennis alla Mississippi State University, Borges è un esempio di come ci si possa costruire un’ottima classifica con i tornei Challenger. Tuttavia, nonostante l’esperienza nel circuito maggiore sia al momento limitata a 20 match, Nuno vanta una statistica interessante: non ha mai perso al primo turno di un torneo ATP. Un altro modo di dirlo è che non ha mai superato il secondo ostacolo nelle sue sei partecipazioni ma, in ogni caso, il prossimo passo non potrà che essere un quarto di finale (almeno) in un “250”.
“Sono così felice e orgoglioso che non so se riuscirò a dormire stanotte” ha commentato Borges dopo il successo. “Ero nelle qualificazioni quando mi sono iscirtto, ma sono entrato in tabellone all’ultimo momento, peraltro con basse aspettative, visto il primo turno tosto che mi aspettava”. E invece ha battuto in due set Diego Schwartzman e non si è più fermato.
Per quanto riguarda il ventiduenne Shevchenko, allievo della scuderia di Gunter Bresnik, si ferma a un solo passo dalla top 100, ma ha già dell’ottimo materiale da raccontare ai nipotini, come quella volta che batté due top 10, senza bisogno di entrare nei dettagli. Insomma, a dispetto del nome benaugurante, a Phoenix né Monfils né Berrettini sono risorti dalle proprie ceneri. Ceneri si fa per dire, naturalmente. Dopotutto, Lamonf è appena rientrato nel circuito e, dopotutto, Matteo è andato in Arizona per giocare qualche match e qualche match ha giocato; se poi, invece di perdere dal presunto ex pallone d’oro, fosse arrivato in fondo, sarebbe stato criticato per aver messo a rischio la propria integrità fisica giocando cinque incontri in quattro giorni. Ammettiamolo, Spike Lee dava un consiglio impossibile con il suo “Fa’ la cosa giusta”.
Challenger
Al Challenger di Vina del Mar si ferma in semifinale la corsa di Andrea Vavassori
Vince Seyboth Wild mentre l’azzurro non riesce a prendersi la rivincita nella finale di doppio. In Ungheria il trofeo è del 19enne Medjedovic.

Al Challenger 75 di Vina del Mar (Cile, terra outdoor) è il brasiliano Thiago Seyboth Wild a vincere il torneo che poteva essere di Andrea Vavassori. Facciamo allora un passo indietro, alla semifinale di sabato che ha visto l’azzurro uscire dal torneo con qualche rimpianto.
La giornata di Andrea Vavassori era iniziata con tante speranze, la più grande delle quali era di togliersi finalmente dalle spalle quella scimmia che gli ha finora impedito di vincere un Challenger in singolare. Purtroppo Hugo Gaston (n.106 ATP) non ci stava a recitare la parte della vittima predestinata e si portava avanti di un break, andando così a servire sul 5-4 in proprio favore. Ma il tennista piemontese, con un sussulto d’orgoglio, si procurava velocemente due palle break, trasformando la seconda con una bella discesa a rete. Si arrivava così al tie-break che purtroppo Vavassori inaugurava nel peggiore dei modi schiacciando in rete una palla che forse sarebbe finita fuori. E lì Andrea ha un po’ perso ritmo, lasciando galoppare l’avversario fino al 6-1. Sul primo dei cinque set point, l’azzurro decideva di servire dal basso, pur sapendo quanto sia azzardato sfidare il francese sul tocco. Finito così il primo set, non meglio iniziava il secondo con Andrea che si ritrova sotto 3-0 in un batter d’occhio, mentre Gaston comincia a fare un po’ il clown: colpisce di testa una pallina, scherza coi raccattapalle lanciandogli le palline da dietro la schiena. Fin troppo signorile invece Andrea che sul 1-3 e palla break concede all’avversario un punto che l’arbitro sarebbe stato propenso a far rigiocare. Il francese ringrazia e nel giro di pochi minuti è il momento delle strette di mano.
Non meglio per il torinese sarebbe andata la finale del doppio in cui, dopo doccia e merenda, si è presentato in campo in coppia con Luciano Darderi. Avversari l’equadoregno Diego Hidalgo e il colombiano Cristian Rodriguez, entrambi di poco dentro la top 100 e alla fine vincitori col punteggio di 6-4 7-6(5). Insomma, diciamo che la giornata poteva anche finire meglio ma già essere spesso presente alle curve finali è merito non piccolo per Andrea che chiude comunque con un bilancio più che positivo questa lunga trasferta sudamericana, con la gemma della vittoria nell’ATP 250 di Santiago.
Il suo nuovo best in una classifica di doppio che lo vede ora al n.50, ripropone con forza la sua candidatura a un futuro tinto d’azzurro. Nella giornata di domenica poi Gaston non è riuscito a capitalizzare questo successo ed è uscito sconfitto abbastanza nettamente (7-5 6-1) nel confronto col brasiliano Thiago Seyboth Wild (n.226 ATP) che così si aggiudica il suo secondo titolo Challenger (a Guayaquil 2019 il precedente) e cerca di risalire in classifica dove nel 2020 era arrivato alla posizione n.106.
Al Challenger 50 di Szekesfehervar (Ungheria, terra battuta indoor) il trofeo è di Hamad Medjedovic che in finale regola in scioltezza (6-4 6-3) il croato Nino Serdarusic (n.257 ATP). Il 19enne serbo ha in realtà faticato parecchio ad ingranare nel torneo e nei primi tre match è sempre stato costretto al set decisivo, rischiando anche parecchio. Poi quando il motore è andato in pressione non ce n’è stato più per nessuno, come può confermare, oltre al croato, anche Evan Furness (il giustiziere di Cobolli nei quarti) che in semifinale ha racimolato la miseria di tre games. Per il giovane talento, che ha già suscitato l’interesse di Sua Maestà Djokovic, è il secondo successo Challenger dopo quello di Luedenscheid del luglio scorso. Con questo risultato migliora il proprio best ranking alla posizione n.192, sesto miglior giocatore serbo in classifica.