ATP Houston: nella finale più alta della storia è il glaciale Reilly Opelka ad avere la meglio

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ATP Houston: nella finale più alta della storia è il glaciale Reilly Opelka ad avere la meglio

Primo trionfo sul rosso per il gigante del Michigan che supera John Isner in due set

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Reilly Opelka – ATP Houston 2022 (foto via Twitter @mensclaycourt)
 

Nella finale della 110ecima edizione del Fayez Saforim & Co. U.S. Men’s Clay Court Championship, nonché quella che contava il maggior numero di centimetri della storia dell’ATP, sui campi del River Oaks Country Club ha trionfato il n. 18 della classifica ATP e tds n. 3 del seeding Reilly Opelka, che ha avuto la meglio nel derby a stelle e strisce sulla tds n. 4 John Isner (n. 27 del mondo, ma da oggi sarà 23) con il punteggio di 6-3 7-6(7) in più di un’ora e quaranta di match. Nell’atto conclusivo del torneo texano, che non vedeva due tennisti statunitensi impegnati dalla finale del 2003 in cui Andre Agassi vinse in rimonta su Andy Roddick 3-6 6-3 6-4, il gigante del Michigan centra il quarto successo della carriera, il secondo nel 2022 dopo quello ottenuto sempre sul suolo americano ma sul duro indoor di Dallas contro Broosby. Dopo il problema alla spalla destra, con conseguente ritiro in quel di Miami, il 24enne di St. Joseph ritrova lo smalto d’inizio stagione al primo appuntamento sul rosso e alla terza finale del 2022 (due consecutive, dopo quella vinta in Texas è arrivato il ko con Norrie a Delray Beach) – la sesta in totale – vince il suo primo torneo sulla terra battuta (le precedenti 5 le aveva giocate tutte sul cemento e altrettante delle sue 6 finali le ha disputate nella propria nazione). Con questa affermazione il bilancio degli scontri diretti recita un perentorio 4-1 per il più giovane tra i due esponenti del tennis d’oltreoceano. Reilly ha infatti vinto le ultime tre sfide: nel 2019; 3 set a 1 all’Australian Open, in rimonta nelle semifinali dell’ATP 250 di New York; e quest’anno sempre in un penultimo atto all’ATP 250 di Dallas in due set – con il tie-break più lungo della storia andato in scena. Curiosamente i 9 set giocati in questi tre confronti diretti si sono decisi tutti al gioco decisivo. Solamente nel primo H2H, l’unico vinto da Isner, nella semifinale di Atlanta 2016 ci sono stati due set sui tre del match che non si sono conclusi al deciding game. Ma entrambi sono stati vinti da Isner, che ebbe la meglio proprio dopo aver perso il primo al tie-break. Quindi il primo set dell’incontro odierno è stato il primo di cinque sfide contro Long John, che Opelka non ha vinto al tie-break (il primo su 13 set). Nella finale di Houston a fare la differenza è stata la migliore mobilità negli spostamenti del n. 18 delle classifiche e la freddezza glaciale con la quale non si è sgretolato, ma anzi si è dimostrato integro mentalmente in modo impressionante davanti alle 7 palle break e ai tre set point (tutti nel tie-break) avuti dall’ex n. 8 nella seconda frazione. Sfuma invece, per il nativo della Carolina del Nord il diciassettesimo titolo in carriera, che sarebbe stato il secondo sulla terra battuta dopo quello vinto sempre qui a Houston nel 2013, (in finale su Almagro) alla quarta finale in carriera sul mattone tritato. Oltre alle già citate in terra texana, a cui si aggiunge anche quella del 2012 con Juan Monaco, Isner ne ha persa anche una nel 2010 contro Querrey a Belgrado.

[3] R. Opelka b. [4] J. Isner 6-3 7-6(7)

IL MATCH – Il primo set vede il suo momento di svolta nell’ottavo game, quando con Isner al servizio, all’improvviso e incredibilmente si manifestano le prime tre palle break dell’incontro per Opelka, tra l’altro consecutive; dopo che nei sette game precedenti ce n’era stata una soltanto, a favore del classe ’85 della Carolina del Nord. In questo gioco viene fuori in maniera evidente il sostanziale divario fisico che c’è tra i due giocatori in campo; quando parte lo scambio è sempre il 24enne del Michigan ha dare la sensazione di potersi aggiudicare il punto. A conferma dei 12 anni in meno e degli enormi progressi compiuti dal nativo di St. Joseph negli spostamenti laterali ma anche sulla mobilità nella copertura verticale del campo, messa in mostra nei recuperi sulle frequenti palle corte dell’avversario. Mentre dall’altra metà della rete il n. 27 del ranking cerca di accorciare maggiormente gli scambi, appena può, con servizi seguiti a rete e drop-shot che gli permettano di giocare il più possibile su due, massimo tre colpi. Reilly, dal canto suo, fa soprattutto leva sul rovescio lungolinea per muovere Big John, costringendolo a fare il tergicristallo sul lato destro per far sì che vada a colpire il dritto senza sufficiente stabilità sugli appoggi, e di conseguenza perdendo in efficacia. Grazie a questo schema, e alla complicità del nativo di Greensboro che sul 0-15 sbaglia una comoda volée di dritto e non sazio commette anche una imperdonabile unforced con il diritto a campo aperto, vola sullo 0-40 sul 4-3 in suo favore. L’ex n. 8 del ranking, con grande coraggio rinviene cancellando tutte e tre le opportunità, in realtà sulla prima sono maggiormente i demeriti del n. 18 ATP che spreca malamente affossando a metà rete il diritto. Sulle altre due, però, è bravissimo John prima con un serve&volley eseguito perfettamente e poi con una prima vincente. Purtroppo per lui, concede una quarta possibilità al più giovane in campo con un sanguinoso errore dal lato destro, per poi completare il pasticcio con una stecca sempre di dritto causata anche da un’estemporanea folata di vento. Opelka non si fa pregare e suggella il primo parziale a 30, usufruendo impeccabilmente dell’uno-due e in particolar modo della seconda di servizio con la quale è stato ben capace di non farsi attaccare e di non subire la risposta altrui per tutta la frazione, riuscendo a trovare sempre profondità con questo fondamentale quando si è trovato a giocarlo.

Nel secondo parziale, (che viene caratterizzato, per quanto riguarda le condizioni ambientali, da un considerevole aumento della presenza di dio Eolo) invece, cala molto il rendimento con il fondamentale d’inizio gioco di Opelka, che però è bravissimo a ritrovarlo puntualmente in modo chirurgico nei momenti cruciali. Infatti nei suoi primi tre turni di servizio del secondo set, annulla due break point a game (quindi ben 6) sino al 3-3. Mentre dall’altra parte Long John, beneficiando anche del fatto di servire per primo rispetto alla frazione inaugurale, non rischia nulla e regala anche alcune magnificenze nei pressi della rete. Tocchi davvero sopraffini che vanno dalle demi-volée accarezzate a delle smorzate eleganti, e che dimostrano come la manina alla tds n. 4 del seeding non sia mai mancata. Ma il vincitore di Miami 2018 sa perfettamente che ha bisogno di concretizzare qualche chance in ribattuta se vuole realmente provare a riaprire la finale, per cercare di andare a caccia del diciassettesimo titolo della carriera. Reilly, da par sua, continua a scherzare con il fuoco, ma quando avverte le prime sensazioni di forte calore, tira sempre fuori dal cilindro come d’incanto la miglior versione possibile del suo bolide spara palline, frantumando ogni possibilità di break. Però come detto al gigante n. 2 del tennis a stelle e strisce piace soffrire per poi togliere le castagne dal fuoco nel momento in cui la palla scotta di più. Perché così c’è più gusto, ovvero quel godimento provocato dal piacere sublime. Ed ecco che si fa beffe della settima palla break nella frazione per Isner sul 4-3 a sfavore. A questo punto seguono tre giochi interlocutori con i servizi implacabili, fino al 5-5; dove nel sesto turno alla battuta del set per l’ex top 10 si materializza la prima chance in ribattuta in favore del 24enne di 2,08 metri. Qui però viene fuori tutta l’esperienza e il carisma di Big John, che attraverso due ace consecutivi (il primo esterno da destra ed il secondo al centro da sinistra) s’inerpica 6-5. Ma secondo voi può non esserci un tie-break nella sfida più alta della storia? Impossibile, Opelka tiene a 0 e il deciding game è servito. L’equilibrio si rompe nel quarto punto, quando sul 2-1 per la tds n. 3 del tabellone, il mini-break arriva seguendo il modus operandi che ha permesso ad Opelka di breakkare nel primo set; ovvero il rovescio. Spinge benissimo, prima incrociando e poi andando lungo-riga con il colpo bimane ed il diritto successivo in corsa di Isner non supera la rete. John rimane attaccato tenendo il successivo servizio. Poi Opelka spreca tutto, sparacchiando in rete un rovescio lungolinea in avanzamento a campo sguarnito dove aver scagliato una prima molto potente. Si giunge al 5-4, questa volta è il 36enne statunitense a procurarsi un mini-break con una fantasmagorica rispostona di rovescio in allungo che buca l’avversario venuto avanti. Sul 6-5, dopo che Opelka ha cancellato il primo set point con la battuta; Isner getta al vento il secondo, al servizio, mandando in rete una demi-volée di dritto dopo aver seguito la prima a rete complice una sontuosa risposta, bassa nei piedi, di rovescio dell’avversario. Il 24enne del Michigan cancella anche un terzo set ball sul 6-7 con l’ottima combinazione servizio-dritto, nonostante non avesse messo la prima, la quale però è stata ben rimpiazzata da una seconda di grande sostanza. E alla fine non sfruttando le occasioni che si hanno, come 7 palle break nel secondo parziale e tre set point nel tie-break, alla lunga c’è il concreto rischio di pagare le chance mancate. Ebbene, sul 8-7 Opelka, una filante risposta di rovescio ha chiuso il torneo texano poiché la volée in contro-balzo di rovescio di John è finita larga in corridoio. Opelka chiude il proprio incontro con 10 ace, contro gli 8 di Isner; ma soprattutto con un straordinario 8/8 sulle palle break salvate (una nel primo set e ben 7 nel secondo).

LE DICHIRAZIONI DEI DUE PROTAGONISTI DURANTE LA PREMIAZIONE – il finalista, John Isner: “Grazie a tutti. E’ stato bellissimo vedervi sugli spalti questa settimana. Forse è vero, questa edizione è stata la migliore. Il pubblico è stato straordinario e ci siamo sentiti a casa dal primo all’ultimo giorno. Congratulazioni a Reilly, continui a battermi eh (risata generale da parte del pubblico). E’ stato unico affrontarti in finale. Grazie allo sponsor e a tutti coloro che hanno davvero reso speciale questa edizione del torneo. Grazie anche ai Ball Boys, siete stati e siete sempre molto importanti. Ho apprezzato tutta l’ospitalità dall’inizio alla fine. Infine grazie a tutto il mio team“.

Il vincitore, Reilly Opelka: “Grazie al numeroso pubblico presente per l’intera settimana. L’atmosfera e l’energia dei fan è stata importante. Grazie al mio team, alla mia famiglia. E’ stata un’esperienza incredibile. Grazie agli sponsor, ai Ball Boys e a tutti coloro che hanno dato il massimo per rendere così bella quest’edizione del torneo”.

Inoltre Il 24enne americano ha anche aggiunto parole al miele per Long John, citando alcune statistiche che lo avvicinano ai Big 3: Federer, Nadal e Djokovic. Come per esempio il fatto di aver vinto titoli su tutte le superfici (dei 16 conquistati in carriera da Isner, 11 sono arrivati sul veloce, 4 sull’erba – tutti a Newport- ed uno sulla terra).

Il tabellone di Houston

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