Sarà a tinte tricolori l’ultimo atto del Roma Garden Open. La pattuglia di 10 italiani presenti nel main draw è riuscita monopolizzare la finale del Challenger 80 capitolino, nonostante il solo Cobolli era stato insignito di una testa di serie.
Nella prima semifinale il romano Gian Marco Moroni ha sconfitto in due set la testa di serie numero 1 del torneo Quentyn Halys.
Esce meglio dai blocchi il francese con il break in apertura. La tattica del francese sembra essere chiara sin dall’inizio, sollecitare Moroni sul rovescio cercando di farlo muovere molto. Moroni dal canto suo cerca di giocare molto aggressivo e quando riesce a manovrare di dritto fa male al francese. Halys si dimostra poco appariscente ma solido ed efficace quando può aggredire.
Gian Marco è rimasto attaccato al match annullando ben quattro set point nel decimo game del primo set durato 24 punti. Halys, infatti, comincia a commetter un maggior numero di errori e Moroni sfrutta il momentum per assicurarsi il tie-break. Nel secondo parziale Moroni sembra aver qualcosa in più del francese nella manovra e rispetto ad inizio match la palla arriva più profonda mettendo in difficoltà Halys che non riesce più a gestire lo scambio e finisce per cedere 7-6 6-3 in poco meno di due ore.
Intervistato a fine incontro Moroni manifesta la propria soddisfazione per il successo: “Quentin è partito molto bene, sappiamo che quest’anno ha vinto tante partite, sta giocando un gran tennis, oggi l’ha dimostrato. Sono stato molto bravo a non farlo scappare via, perché quando gioca in vantaggio, gioca sempre molto bene e gioca molto aggressivo. La chiave è stata cercare di rispondere il più possibile, cercare di tenere il servizio anche se non era facile, perché lui mi aggrediva sempre sulla seconda. Sono contento di aver girato il match.”
Nella seconda semifinale è Franco Agamenone ad avere la meglio su Flavio Cobolli, aggiudicandosi il match in un ora e quarantasette minuti per 6-3 6-4.
Inizio subito complicato per Cobolli costretto a salvare tre palle break in un primo game, che lo ha visto anche discutere a lungo con il Chair Umpire per una palla di Agamenone chiamata in campo. Cobolli, dopo le fatiche dei giorni scorsi con tre match andati al terzo, è attanagliato dai problemi fisici. Infatti, dopo un game è costretto a chiamare il fisioterapista per un problema di vesciche. Alla ripresa del gioco si prosegue in equilibrio, fino al settimo game che cambia le sorti del primo set. Tre errori di Flavio spianano le porte per il break di Agamenone, che da lì a poco piazza un altro break chiudendo 6-3.
Un secondo set molto divertente con un buon livello espresso da entrambi i giocatori. Cobolli per ben due volte si trova avanti di un break, ma in entrambi i casi viene rimontato da Agamenone. Decisivo il nono game durato 14 punti nel quale con molte difficoltà Agamenone è riuscito a tenere il servizio. Le occasioni mancate hanno pesato su Cobolli che si è arreso al nativo di Rio Cuarto, che ha evidenziato un ottimo stato di forma a livello fisico, rendendosi protagonista di diversi recuperi.
“Penso di aver giocato una grande partita, sapevo che lui è un gran giocatore, che dovevo giocare bene dall’inizio alla fine, forse nei momenti importanti ho giocato meglio di lui e la partita si è decisa lì” ha dichiarato Agamenone a fine match.
Nel torneo di doppio ad aggiudicarsi la finale che vedeva in campo le prime due teste di serie è stata la coppia olandese Stevens/De Jong che ha la meglio in rimonta dei francesi Doumbia e Reboul. I francesi complessivamente si sono fatti preferire sia nel primo set sia nel secondo. A fare la differenza è stata la tenuta mentale del duo francese che è pian piano diminuita in seguito ad una discussione concitata con il giudice di sedia. Nel super tie-break trainati dell’inerzia a loro favore gli olandesi hanno chiuso 10-8.
Delusi dal risultato i francesi che hanno anche parlato delle difficoltà per i doppisti di scalare il ranking e giocare grandi tornei nonostante un ranking da Top100: “È abbastanza difficile, noi siamo intorno alla novantesima posizione ma non abbiamo molte chance di giocare nel circuito ATP, al massimo un paio di occasioni l’anno e quando ti capitano devi fare un ottimo risultato per scalare il ranking. Nei challenger devi vincere molti match, settimana dopo settimana per migliorare il tuo ranking. Noi sappiamo cosa dobbiamo fare, dobbiamo vincere molto”.