ATP Roma: Il bello e il brutto del derby Sinner-Fognini. Perché spero che vinca Sinner. Nel 2021 il cielo fu molto più azzurro

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ATP Roma: Il bello e il brutto del derby Sinner-Fognini. Perché spero che vinca Sinner. Nel 2021 il cielo fu molto più azzurro

Nel confronto con un anno fa l’Italtennis ha fatto sicuramente peggio. Ma i romani, dimentichi del COVID, sono impazziti per Sinner. Ha tanto da imparare…per esempio leggi qui. E Luca Nardi? Se lo conoscessi come Federer, Nadal e Djokovic…

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Una buona notizia e una brutta notizia. La buona notizia è che avremo un tennista italiano in ottavi di finale a Roma, perché al secondo turno stasera ci sarà il primo inedito derby, con tanto di conflitto generazionale, fra Jannik Sinner (21 anni il prossimo 16 agosto) e Fabio Fognini (35 anni il prossimo 24 maggio).

La brutta notizia è che ci resterà un solo tennista in gara dei 13 all’avvio del torneo. Il vincente del match di cui sopra, perché tutti gli altri 11, incluse 5 ragazze su 5, hanno tutti perso al primo turno.

Ero stato facile profeta…di italiche sventure in sede di presentazione. Ma assenti Berrettini e Musetti non c’era bisogno di avere frequentato 162 Slam per fare le stesse predizioni.

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Lo scorso anno avevamo in tabellone 11 tennisti, 8 uomini e 3 donne e se le tre donne avevano tutte perso al primo turno proprio come quest’anno (Trevisan, Giorgi e Cocciaretto sia nel 2021 sia nel 2022, cui quest’anno si sono aggiunte ieri sul carro delle sconfitte Bronzetti e Paolini raccogliendo pochissimi game) però cinque uomini avevano superato il primo turno sebbene i loro avversari fossero tutt’altro che comodi: Musetti l’aveva sfangata alla grande con Hurkacz, Mager con de Minaur, Berrettini con Basilashvili, Travaglia con Paire e Sinner con Humbert. Tre vittorie su cinque arrivarono smentendo il ranking ATP, ma anche le altre due furono successi di valore.

Poi al secondo turno Musetti si arrese ai servizi di Opelka, Mager perse il derby con Sonego, Travaglia lottò ma perse con Shapovalov, Sinner perse anche lui lottando (7-5,6-4) con Rafa Nadal che avrebbe poi vinto il suo decimo torneo al Foro Italico battendo Novak Djokovic in finale, Berrettini battè l’australiano Millman con un netto 6-4 6-2.

Dei due superstiti in ottavi, Sonego e Berrettini, fu solo il primo – sebbene allora appena n.33 del mondo come probabilmente ridiventerà per l’appunto la settimana prossima- a fare un primo passo in più perché batté al termine di un match bellissimo e combattutissimo fino alle ore piccole Dominik Thiem, con il pubblico del Grand Stand che finì per ballare entusiasta sugli spalti insieme a un Sonego in estasi e pieno orgasmo (trascinando nelle danze improvvistae perfino l’incauto direttore di questo sito). Berrettini invece si arrese a Tsitsipas (7-6 6-2). Sonego non si fermò a Thiem e nei quarti, perché in preda ad una sacra erezione agonistica prolungata annientò anche Rublev. Soltanto Djokovic sarebbe riuscito a fermare il torinese-torinista in semifinale. E guai ad azzardarsi a battezzarlo juventino…Gli fareste il peggior affronto.

Beh, quest’anno, il sogno si chiama Sinner. Sinner – più che Fognini che potrebbe anche “intortare” Sinner stasera ma difficilmente i successivi avversari (Rublev o Krajinovic, Tsitsipas o Dimitrov, o il vincente di Carreno Busta- Khachanov  – potrebbe teoricamente riuscire a imitare l’exploit romano 2021 di Sonego. E’ solo per questo che spero che a vincere il derby sia Sinner. Non mi illudo che ci riesca, come dirò, ma ha comunque più chance lui di andare avanti piuttosto che Fognini. Sono certo che qualcuno oggi penserà che è a causa di miei rapporti spesso polemici con Fognini (per la verità più lui con me che il contrario) che mi esprimo così, ma sono malignità gratuite. Le mie speranze sono soltanto legate alle maggiori chance che ritengo si possano attribuire a Sinner nel prosieguo del torneo, anche se non sono eccessivamente ottimista neppure sul suo conto.

Ciò detto spero di sbagliare, come certo sbagliai lo scorso alla vigilia dei vari exploit di Lorenzo, ma non mi sembra che l’attuale Sinner abbia grandissime chances di imitare Sonego.

Vedremo. Basta pazientare, da qui a venerdì sera per conoscere i nomi dei quattro semifinalisti. Tre sembrano quasi scontati: Djokovic e Nadal in alto, Zverev giù giù in basso. Magari il quarto fosse Jannik.

Al Foro, e in tutt’Italia direi, tutti (anche gli sponsor che hanno magari un po’ trascurato Berrettini) stravedono per lui, per Sinner, è proprio Sinnermania, e si è visto anche ieri sera contro Pedro Martinez, n.40 del mondo. Qualunque punto facesse Jannik, ed è vero che ne ha fatti di belli, in particolare con il rovescio lungolinea e qualche missile di dritto incrociato, e lo stadio pareva potesse venire giù dagli applausi e dagli incitamenti. Perfino esagerati, perché non è stato un match trascendentale, ancorché vinto agevolmente 6-4 6-3 con due set entrambi decollati con un 3-0  di abbrivio, nonostante Jannik abbia tentato di complicarsi la vita – e gli succede spesso quando deve chiudere un set – perdendo la battuta sul 5-3 del primo set. Peraltro break immediatamente restituito allo spagnolo che ha una buona mano, ma un tennis leggero e un dritto troppo modesto per permettersi di contrastare il peso debordante di palla di Jannik.

Furbo e un tantino ruffianello – quanto basta – Jannik ha imparato a ingraziarsi il pubblico ringraziandolo in più riprese sul campo al microfono tenuto da Diego Nargiso e riscuotendo così entusiastiche ovazioni.

Del resto che il pubblico romano sia assolutamente vivo, vivace ed entusiasta, senza retropensieri, lo dimostra anche il fatto che al Foro Italico sembra quasi che il COVID non sia mai esistito, oppure si sia “spento” una decina di anni fa.

Non si vede una mascherina in giro a pagarla oro, all’aperto dove la promiscuità è massima ma insomma ci può stare, ma anche nei pochi posti chiusi, negli stand grandi e piccoli multicolori…allegri anch’essi quasi ad allontanare ogni ombra di convissuta tristezza. Omicron? Nome e variante sconosciuta. Mai più ignorato con così tanta nonchalance. Che Dio ci protegga. Personalmente, sognando la quarantaseiesima trasferta consecutiva dal ’76 (annus excellentissimus Panattae) al Roland Garros (ho saltato in realtà l’anno del Covid), sono terrorizzato all’idea di beccare il virus, ora che i 3 vaccini paiono simili all’aver bevuto acqua minerale non gassata, e di dover saltare la trasferta parigina. Ma stare con la mascherina 14 ore al giorno, quando nessuno accanto a te la porta, è ancora più dura di sempre.

Perdonate l’inciso Covid…torno a Jannick e alla sua recente capacità acquisita di strappare facili applausi alla folla. Ha imparato alla svelta il ragazzo della Val Pusteria. Così fan tutti e lui si è adeguato. Come, nel rispondere a una mia domanda, aveva spiegato qualche ora prima Novak Djokovic – che considera Roma la sua seconda casa perché qui è dove ha più tifosi che ovunque, eccezion fatta naturalmente per la sua Serbia – “avere il pubblico dalla tua parte aiuta, eccome se aiuta. Ed è vero che io invece, quando ho dovuto giocare contro Federer e contro Nadal, ho quasi sempre avuto il pubblico contro. Qui forse anche perché parlo italiano – e in italiano ha fatto quasi tutta la sua conferenza stampa che avrebbe continuato a fare per chissà quanto se il troppo solerte media manager dell’ATP non lo avesse interrotto mentre lui sembrava divertito e ciarliero – la gente mi apprezza. Alcuni da oltre 10 anni! Erano ragazzini e ora sono grandi e mi cantano ancora “Uno di noi! Uno di noi!”. Ecco perché ho voluto scrivere proprio quella frase “Uno di noi!”  sulla telecamera quando ho finito il match con Karatsev”.

Tornando a Sinner mi pare che Jannik si trovi ancora in piena fase di apprendistato con il suo nuovo coach Simone Vagnozzi.

Sa che deve cercate di variare un po’ di più il gioco, azzardare qualche smorzata anche se lui prefeirebbe tirare sempre una gran pallata, anche qualche serve&volley contro natura (per lui eh…), ma lo fa quando – a parer mio – non dovrebbe farlo.

Come quel serve&volley che ha voluto fare sul 2-0 40-0 del primo set avviato in discesa. Ha servito a 160 km l’ora – e ci sta che per avvicinarsi meglio alla rete uno giochi un kick più lento dei soliti 203-207 km orari cui è abituato, ma oggi 160 è un servizio modesto cui rispondono agevolmente anche le ragazze – e ha lasciato completamente scoperto il proprio lato destro. Che era il primo da coprire.

Chiunque abbia giocato a tennis sa che se c’è un punto sul quale chi ribatte lascia partire le sue migliori risposte è proprio sul 40-0. Non hai nulla da perdere, tiri a tutto braccio e spesso ti entrano le migliori risposte. Chi scrive ricorda di averne giocate alcune straordinarie nel senso letterale dell’aggettivo: fuori dal (modesto) ordinario. Magari mi fossero riuscite sul 30 pari!

Scelta doppiamente sbagliataquella di Jannik,  perché non è sul 40-0 che prendi di sorpresa il tuo avversario. E’ semmai in un frangente delicato che la sorpresa sortisce l’effetto voluto. Perché l’avversario non penserà mai che tu ti senta di farlo, perché lui stesso sarà teso e in apprensione. Certo bisogna avere quella sicurezza nei propri mezzi e il coraggio di avventurarsi in un terreno in cui non ci si sente a proprio agio per mettere in atto certe strategie. Se perfino Roger Federer all’inizio della carriera – come ebbe a confessarmi all’aeroporto di Melbourne uno dei primi coach di Roegr, lo svedese Peter Lundgren – “Quando si trova a rete si sente come uno che nuota in acque infestate dai pescicani” si può capire come Jannik, a poco più di 20 anni, possa ancora essere titubante…possa sbagliare volée piuttosto comode come ha fatto ancora ieri sera in un match che certo non doveva angosciarlo per come si era messo – Martinez ha fatto 3 punti nei primi 3 game…- senza per questo scomodare il Don Abbondio del Manzoni, quello cioè che “se uno non ha coraggio non se lo può dare”.

Poiché non bisogna fare di tutte le erbe un fascio, e neppure di tutte le sconfitte, pare giusto far presente che Luca Nardi, 18 anni e tante profezie interessanti riguardo al suo futuro a dispetto di un approccio meno…altoatesino a confronto con Sinner, è piaciuto parecchio sul Grand Stand anche se ha perso 6-4 6-4 con il n.11 del mondo, l’inglese del Sud Africa Cameron Norrie. L’eccellente cronaca di Cipriano Colonna lo dice e lo ribadisce.

Nardi ha una bella prima di servizio, anche se una seconda certamente da migliorare. “Il grande campione in fieri lo si riconosce dalla seconda palla di servizio” soleva dire l’avvocato Pier Giovanni Canepele, detto Vanni, che è stato indimenticato capitano di Davis all’epoca delle prime due finali conquistate dall’Italia di Pietrangeli, Sirola, Gardini e Merlo a cavallo degli anni Sessanta.

Una buona seconda palla di servizio è sinonimo di coraggio, intraprendenza, fiducia, ambizione, personalità, tecnica. E anche di un tantino di presunzione che non guasta. Qualità non comuni. Proprie soltanto di veri campioni.

Vorrei poter scrivere dopo averlo visto giocare che Luca  Nardi è qualcosa di più di una speranza, anche se oggi è ancora soltanto n.199 del mondo. Una speranza concreta? Per come gioca, dritto e rovescio direi di sì, mano discreta seppur da raffinare – ohè mica son tutti Alcaraz! – a rete ancora assolutamente acerbo…ma a 18 che si pretende?

Però prima di sbilanciarmi voglio ancora rivederlo e soprattutto voglio conoscerloQuando conobbi Federer a Fienze e Nadal a Montecarlo, entrambi prima dei loro 17 anni, e Djokovic anche lui a Montecarlo un mese prima dei suoi 18 anni, mi parve di capire subito dalle loro prime risposte che dietro al grande e già evidente precocissimo talento sul campo da tennis, c’erano anche teste belle mature di uomini già quasi fatti e certamente intelligenti che sapevano il fatto loro.

Con Luca Nardi ci ho parlato brevissimamente a Londra quando aveva 14 anni e giocò un torneino di semi esibizione durante le ATP finals alla O2 Arena, ma poi mai più. Quando ci avrò riparlato e un po’ conosciuto avrò le idee un po’ più chiare.

Mi accorgo di essermi dilungato anche troppo, e ora vi lascio segnalata la inattesa resurrezione di un giocatore che ho sempre ammirato molto, David Goffin, perché ha ottenuto grandi risultati (n.7 del mondo e finale alle ATP Finals nel 2017) grazie al proprio innato talento e a dispetto di un fisico ben diverso da quello di tanti marcantoni, Stan the Man in possanza, Isner o anche solo Zverev, Medvedev, Berrettini in altezze dal metro e 96 in su e assistiti naturalmente dal santo protettore dei grandi battitori,  San Servizio. Dato a Goffin quel che è di Goffin, passate le tre del mattino vi saluto e vado a dormire che quest’oggi con Nadal-Isner e Sinner-Fognini, mi e ci aspetta una lunga giornata. Buon tennis a tutti nel brulichio del Foro Italico per chi avrà la fortuna di esserci, davanti alla tv o leggendo Ubitennis per tutti gli altri.

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