Zimaglia, ex fisioterapista di Sinner: "Il guaio è stato non fare la preparazione"

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Zimaglia, ex fisioterapista di Sinner: “Il guaio è stato non fare la preparazione”

L’ex fisioterapista di Sinner intervistato da La Stampa, critica le scelte del ventenne di San Candido. E sulla rottura: “Problemi personali. Di solito cambi per stare meglio o perché i risultati non arrivano. Non era questo il caso”

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Jannik Sinner - Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

In arrivo fra poco un commento del direttore Scanagatta su questa vicenda

Che la rottura tra Sinner e il team Piatti non fosse stata così pacifica era chiaro a tutti. Che la scelta di affidarsi ad un nuovo coach fosse più figlia di attriti e divergenze di opinioni che di questioni tecniche emerge sempre di più con il passare del tempo. A confermare una situazione che non era più idilliaca sono le parole rilasciate al quotidiano La Stampa da Claudio Zimaglia, fisioterapista membro del team che ha seguito Sinner prima della rottura con Piatti dello scorso febbraio.

Un 2022 caratterizzato dagli infortuni che gli sono costati diversi ritiri, l’ultimo quello al Roland Garros e che hanno alimentato preoccupazioni sulla tenuta fisica del ventenne di San Candido. E proprio su questa situazione poco chiara Zimaglia che insieme a Dalibor Sirola si era preso cura di Jannik in quel di Bordighera ha le idee chiare su questi infortuni: “Il suo problema non è il fisico, come ho sentito dire persino da lui – ha tuonato Zimaglia – Jannik ha un fisico forte, ma bisogna conoscerlo e allenarlo di conseguenza”.

Zimaglia ha le idee chiare su quale sia stato il vero problema di Sinner in questo 2022:” Il guaio è stato non fare la preparazione, che è la base di tutto”. Preparazione che secondo l’ex fisioterapista di Sinner si sarebbe dovuta svolgere al rientro dalla trasferta down under ma che invece non è stata svolta, preferendo la trasferta di Dubai: “Dopo l’Australia avrebbe dovuto fermarsi tre settimane, l’idea era ricominciare da Indian Wells, perché poi fino a Wimbledon non c’è più tempo e senza preparazione non la scampi”.

Preparazione fisica che forse è stata trascurata per scelte economiche: “Non lo chieda a me – ha sottolineato Zimaglia – Nel frattempo ci si è messo il Covid. Dopo Dubai, è andato in Davis e ha giocato tre match, perché Berrettini non c’era, poi in montagna, a -5 gradi per un obbligo con gli sponsor. Poi nel caldo di Indian Wells e Miami…

Sui paragoni con due tennisti della stessa età come Alcaraz e Auger-Aliassime, che mostrano un fisico muscoloso e maggiore potenza, Zimaglia ha le idee chiare: “Fino a 7-8 mesi fa Jannik non aveva completato la crescita ossea, non poteva essere caricato troppo per non spaccarlo. Carlos e Felix hanno concluso la crescita prima.”

Tra i problemi del 2022 anche quello delle vesciche che gli sono state fatali a Miami nel match contro Cerundolo e che hanno fatto il giro dei social quando furono inquadrati durante il match contro Rublev a Montecarlo:Erano già comparse a Vienna nel 2020. Scoperto che il motivo erano i calli, la conformazione particolare del suo piede, abbiamo inserito delle protezioni e non si erano più presentate.”

Sulla possibilità che allo stato attuale tali protezioni non vengano più utilizzate la risposta è netta. “In tre anni con noi di problemi ne ha avuti pochissimi e tutti risolti. Altro che fisico fragile”.

Ma il problema non sono solo le vesciche, infatti è anche il ginocchio a martoriare Sinner: “Potrebbe essere a causa di come ha variato il servizio, il nuovo movimento implica più rotazioni, ma non ne ho la certezza”.

Sulle colpe di questi problemi Zimaglia è sorpreso che nessuno lo abbia contattato per chiedere informazioni: “Chi lo cura fisicamente non ha avuto il tempo di farlo a dovere, anche se mi ha sorpreso che nessuno abbia chiesto informazioni a me o Sirola. L’errore sta nella programmazione. Doveva fermarsi, spero lo faccia ora, per recuperare”.

E la programmazione rimane un punto poco chiaro a Zimaglia: Mi chiedo che senso abbia andare ad Umago. Mi sembrano scelte legate al momento, non finalizzare ad una crescita a lungo termine.”

Su Wimbledon: “Se si ferma ora può farcela, ci sono tre settimane”.

Chiosa finale sulla scelta di cambiare team: “Problemi personali. Di solito cambi per stare meglio o perché i risultati non arrivano. Non era questo il caso. E oggi il team, dal preparatore fisico al mental coach, è fondamentale per un tennista. Se avesse continuato con noi nel giro di due anni avrebbe completato la formazione”.

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