Schwartzman: "Coaching libero? Giusto così. Per me è Federer il più grande, ecco perchè"

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Schwartzman: “Coaching libero? Giusto così. Per me è Federer il più grande, ecco perchè”

Il tennista argentino si sofferma su una seconda parte di stagione poco soddisfacente per lui ai microfoni di ESPN

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Diego Schwartzman - Anversa 2021. BELGA PHOTO DAVID PINTENS
 

Tra i tennisti che stanno vivendo un’estate avara di soddisfazioni vi è l’argentino Diego Schwartzman. Il Peque, dopo un buon Roland Garros in cui si è spinto fino al quarto turno, ha iniziato un periodo negativo. Tra giugno e luglio, infatti, è riuscito a conquistare solo due successi a fronte di cinque sconfitte, alcune abbastanza pesanti come il 6-1 6-0 subito a Bastad da Carreño Busta.

E sul momento poco soddisfacente e non solo si è soffermato il tennista argentino durante un’intervista concessa alla ESPN prima della trasferta nordamericana. “Gli ultimi due mesi non sono stati buoni, soprattutto la performance che ho espresso in campo” ha dichiarato il Peque. “Perché tante volte si possono avere delle giornate che sono molto positive ma ti senti a tuo agio, tuttavia in questi ultimi due mesi mi sono sentito un po’ più a disagio”.

Nel continuare ad analizzare la sua stagione Schwartzman sottolinea come dopo il Roland Garros qualcosa non ha funzionato: “Fino al Roland Garros avevo avuto un’annata molto buona. A Parigi ho giocato al mio livello ma non l’ho più ritrovato nelle settimane successive al Roland Garros”, ha proseguito il tennista di Buenos Aires, che rimane ottimista sulla possibilità di recuperare lo slancio di inizio stagione: “Speriamo nelle prossime settimane, negli Stati Uniti, di ritornare a quel livello”.

Nell’analizzare la sua stagione Schwartzman ha discusso anche del suo stile di gioco e della sua tendenza a “pensare” troppo ai punti durante le partite: “Sarebbe molto più facile a volte non dover pensare tanto a cosa fare dentro campo, entrare in partita e giocare tutti in due o tre colpi, come molti nel tennis moderno, con servizi e colpi molto potenti. Per me non è così, devo pensare un po’ prima della partita e nei giorni precedenti ogni sfida, studiare l’avversario e decidere cosa farò e come giocherò. Poi il risultato dipende dalla superficie, dal luogo e dalle condizioni, devi cambiare un po’ e adattarti. Lo faccio sempre e cerco sempre di analizzare ogni aspetto”.

Il tennista argentino ha detto la sua anche sul coaching, liberalizzato subito dopo Wimbledon, dimostrandosi ampiamente a favore: “A volte hai bisogno di qualcosa, il tennis è uno sport molto solitario. Alcuni sono contrari al coaching, ma mi sembra assurdo che non sia permesso”. Schwartzman ha anche sostenuto che il coach in qualche forma era già una prassi sul circuito: “Prima gli allenatori cercavano di farti un segno, sussurrarti qualcosa cercando di non farsi vedere. Ma tutti parlavano, ognuno aveva i propri metodi. Ora quando sei dalla stessa parte del tuo allenatore, può parlarti senza problemi”.

In chiusura il tennista argentino non ha mancato di ribadire la sua ammirazione per Roger Federer, tennista che considera il più grande di tutti i tempi: “Se si considera il migliore colui che ha vinto più titoli, basta vedere chi ha vinto di più. Per me essere il più grande implica altre cose, fuori dal campo. Per questo rimango dell’idea che il migliore sia Roger. Penso che sia quello che suscita più entusiasmo nelle persone”. Schwartzman ha anche approfondito ciò che secondo lui rende grande lo svizzero: “Il modo in cui gioca ma anche quello che è giorno per giorno nella sua vita privata. È cordiale con tutti, lo puoi sentire parlare in spagnolo, in italiano, in francese. E tu ti chiedi, come fa? Ha quattro figli, gioca a tennis, si allena tutti i giorni. La mattina si allena con te e il pomeriggio si veste elegante per un evento nel centro della città, sempre impeccabile. Non può essere! Gli altri sono altrettanto grandiosi in quasi tutto, ma sento che lui ha un po’ più di carisma”.

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